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Il Consiglio di Stato rimette in piedi il parlamentino molisano: prevale il buon senso


Nonostante si temessero rinvii e perdite di tempo, il Consiglio di Stato ha tenuto fede all’impegno assunto, esaminando la spinosa questione Molise il 30 marzo.
Negli ambienti del centro-sinistra tutti si auguravano che i giudici amministrativi di secondo grado potessero accogliere la richiesta di sospensiva dell’efficacia della sentenza di annullamento delle elezioni regionali pronunciata dal TAR di Campobasso lo scorso 1° marzo.
Ebbene, le attese dei ricorrenti non sono andate deluse: una decisione di buon senso, quella adottata dal Consiglio di Stato, che ha ridato pieni poteri a Di Stasi ed alla sua Giunta, nonché al Consiglio Regionale, in attesa di emanare un verdetto definitivo il prossimo 5 giugno, allorquando la questione Molise sarà affrontata nel giudizio di merito di secondo grado.
Evidente la soddisfazione di Di Stasi, che ha promesso di tornare subito al lavoro, poiché già troppo tempo è stato perduto nel corso di un mese vissuto in un’atmosfera di buio legislativo ed istituzionale.
Cocente, ovviamente, la delusione per gli esponenti dell’opposizione, cioè per i lungimiranti uomini politici della Casa delle Libertà, i quali, tuttavia minacciano di ricorrere addirittura alla magistratura penale.
Appena tornato in sella, però, il governo molisano si vede subito costretto a rituffarsi in un problema che ormai si fa sempre più intricato: la delicatissima questione della captazione delle acque dell’invaso del Liscione da parte della Regione Puglia.
Già un paio di mesi fa i governatori delle due regioni coinvolte si trovarono a confronto col ministro Nerio Nesi, senza che tuttavia si riuscisse a trovare un accordo. Oggi la matassa si ripresenta con un aspetto importante ed inedito: appare palese l’allusione ad una dichiarazione pubblica del Ministro Nesi, il quale tornando sull’argomento oggetto di conflitto, pare ritenga la concessione delle acque locali alla Puglia, alla stregua di un atto dovuto.
Una dichiarazione che ha suscitato non poche polemiche, specie da parte di RC, il partito che più di ogni altro in Molise si è battuto e continua a battersi per la difesa delle acque locali, nonché per la valorizzazione e lo sviluppo turistico dell’area dell’invaso.
Ma allora cosa succederà? Se il Molise e la vicina Puglia non pervenissero ad un accordo, arriverà veramente un commissario mandato da Nesi a definire la vicenda?
Dal mio punto di vista, l’emergenza “acque del Liscione” non può essere sminuita al punto di ridurla ad un incontro fra due squadre di calcio, dove non si può dar avvio alla gara se non c’è l’arbitro.
Ritengo perciò che per l’ennesima volta, in Italia, la sinistra governativa sia sempre meno a sinistra, sposando perciò minacciate decisioni intrise di autoritarismo.


Circolo di Rifondazione Comunista di Palata