CHE GRAN PAURA

Ricordi dal 5 novemre 1994

La professoressa di italiano sta spiegando, ma io non riesco più a seguire; le sue parole si perdono nella nuvoletta dei miei pensieri. Penso ad altro... al passato....torno indietro nel tempo di ben due anni. Ricordo ancora la paura, il buio il rumore della pioggia, il vento, le sirene assordanti, le strade e la natura distrutta dall'acqua. Tutto questo a causa dell'alluvione avvenuta nel novembre 94. Ricordo in particolare il pomeriggio del sabato 5 novembre quando la mamma era andata a lavorare alla Ferrero verso le 18.00 e alle 24.00 non è più rientrata.
In casa eravamo in nove ad aspettarla: i miei zii, i miei nonni,papà, mia sorella ed io.
Per le strade e nelle case tutto era buio, tranne lo stabilimento Ferrero, che io vedo da casa mia. Ad un tratto ho udito una sirena assordante più delle altre; sono uscita sul terrazzo per vedere da dove provenisse, ed ho capito che si trattava di quella della fabbrica dolciaria.
Mi sono precipitata sul terrazzo e ho notato enormi nuvole di fumo, più scure del solito, che si levavano in cielo; per questo ho invitato mio padre a osservare con me quel denso fumo; ma lui, forse per tranquillizzarmi, mi ha risposto che era normale.
Il tempo passava, era l'una di notte e mamma non era ancora tornata a casa. Io stanchissima, mi ero addormentata sul tavolo, accanto alla candela e al mio risveglio mi sono trovata nel mio letto insieme a mia cugina Jessica e mia sorella Sara. Ho chiamato papà, ma in casa c'erano soltanto i nonni, perchè gli zii e il babbo erano accorsi alla Ferrero, per capire che cosa fosse accaduto.
Le ore sembravano eterne; alle prime luci dell'alba sono andata in bagno per lavarmi, ma l'acqua non c'era; sentivo freddo, infatti anche i termosifoni erano spenti, per mancanza di metano; ho cercato di accendere la T.V., ma non c'era neppure corrente, allora mi sono lavata con l'acqua minerale, dopo di che sono ritornata sotto le coperte al caldo, con un buon libro da leggere ad alta voce, così ascoltavano anche Sara e Jessica e tutte cercavamo di distrarci. Finalmente alle 10,30 mamma è rientrata: sul volto portava i segni della paura vissuta per tutta la notte, ma, dopo averci abbracciati è parsa un po' sollevata e, quasi per distendersi ha iniziato a raccontare: <<Tutto ad un tratto è diventato buio e l'acqua è entrata nei locali; il suo livello si alzava a vista d'occhio allora il capo del reparto ha dato ad ognuno delle borse di plastica da mettere ai piedi; i cioccolatini Rocher galleggiavano nell'acqua sporca e c'era un brutto odore di gas che ci soffocava; una mia collega aveva una piccola pila così abbiamo potuto vedere dove mettevamo i piedi; ad un tratto però abbiamo ricevuto l'ordine di salire su una scala che portava al piano superiore dove si trova un altro reparto, perchè oltre all' acqua mista a fango che continuava a salire, aumentavano lo sgradevole odore del metano e il fumo dei macchinari che bruciando emanavano una gran quantità di vapore.
Alcune mie colleghe erano disperate e piangevano. Si udivano in lontananza, provenienti dall'esterno voci di incoraggiamento, stavano per sopraggiungere i mezzi anfibi che ci avrebbero messi in salvo. Finalmente! I vigili del fuoco ci hanno portato all'esterno dell'industria; i nostri parenti ci hanno soccorse ed accompagnate finalmente a casa>>.
Non dimenticherò mai questi giorni di terrore, paura e brivido. Penso che la gente che ha perso i parenti, a causa dell' alluvione stiano ancora piangendo e soffrendo.