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Due o tre curiosità sui numeri primi

La definizione di numero primo
Tutti noi abbiamo studiato la definizione di numero primo alle scuole medie. Ma ora, siamo sicuri di ricordarla bene? Non abbiamo magari qualche dubbio? Ad esempio, 1 è un numero primo? E 2, visto che è pari, come mai è un numero primo?

Per rinfrescare la memoria, ecco le definizioni di "numero primo" e di "numero composto"

Definizione. Un intero positivo n si dice primo se ha esattamente due divisori positivi.

Questa definizione di numero primo è diversa da quella che la maggior parte delle persone ricorda dalle Scuole Medie: "un intero positivo n si dice primo se è divisibile solo per 1 e per se stesso". Il motivo principale per cui diamo questa definizione è che vogliamo escludere il numero 1 dall'insieme dei numeri primi.

Sono dunque primi i numeri 2, 3, 5, 7, 11, 13, . . . , mentre non sono primi i numeri 4, 6, 8, 9, 10, 12, 14, 15, 16, . . . . Il numero 1 non è classificato.

I numeri primi sono importanti perché sono alla base della struttura moltiplicativa dei numeri naturali: il Teorema Fondamentale dell'Aritmetica assicura che ogni numero naturale si può ottenere moltiplicando fra loro opportuni numeri primi in uno ed un solo modo , a parte l'ordine in cui i fattori sono presi.

Per questo motivo, gli interi n=2 che non sono numeri primi si dicono composti.

Ma il numero 1 è primo o no?

Perché il numero 1 non è primo?

Troverete in fondo alla pagina la risposta a queste domande.

Il teorema fondamentale dell'aritmetica.
Ogni numero naturale diverso da 0 e da 1 o è primo, o è il prodotto di fattori primi. Tale decomposizione in fattori primi è unica a meno dell'ordine dei fattori.

E ora che ci siamo chiariti le idee, vi propongo alcune curiosità sui numeri primi. Buona lettura!

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Ultimo aggiornamento: luglio 2005


Perché 1 non è primo?

Una piccola nota storica
Una prima definizione dei numeri primi è quella di Euclide: "Numero primo è quello che è misurato (=diviso) soltanto dall’unità"
Seguendo la tradizione pitagorica, ad Euclide non conveniva considerare un numero come divisore di se stesso; 1 non era un numero primo, anche se divisibile solo per l’unità, perché per Euclide 1 non era un numero, non essendo una "pluralità composta di unità".
(Grazie a Ivana Niccolai per questa nota su Euclide)

C'è stato un periodo, nel Medioevo, in cui né 1 né 2 erano considerati numeri primi. Anzi, l'unità non era neppure un numero, ma qualcosa di più!
A sostegno di questa tesi vorrei portare l'autorevole voce di un santo: Sant'Isidoro da Siviglia:
"Inparium numerorum alii simplices sunt, alii conpositi, alii mediocres.
7. Simplices sunt, qui nullam aliam partem habent nisi solam unitatem, ut ternarius solam tertiam, et quinarius solam quintam, et septenaruis solam septimam. His enim una pars sola est."

In pratica dice che i numeri dispari si dividono in tre categorie: i semplici (primi), i composti e i "mediocres". Quindi il 2, essendo pari, non può essere un numero primo.

Neanche 1 può essere un numero primo, infatti:
"Nam unum semen numeri esse, non numerum."
L'uno è il seme di tutti i numeri, non è un numero.

In un versante completamente diverso, l'occultista Gerard Encausse, conosciuto col nome di Papus, osò svelare alcuni segreti dei numerologi.
Ecco cosa dice del numero 1.

Adattamenti diversi

Un numero così è un vero fuori classe! Cioè, ci vuole una classe solo per lui!

La risposta di due veri esperti
E ora lasciamo la parola a Alessandro Languasco e Alessandro Zaccagnini.

tratto da: http://matematica.uni-bocconi.it/LangZac/primi.htm

Alessandro Languasco ha studiato a Genova e Torino.  Attualmente è ricercatore di Analisi matematica presso l'Università di Padova. Si occupa di Teoria analitica dei Numeri ed applicazioni. Nel 2003 l'Hardy-Ramanujan Society gli ha conferito il suo Distinguished Award per un lavoro sulla congettura di Goldbach.

Alessandro Zaccagnini ha studiato a Pisa e Genova, ed ora è Professore associato di Analisi matematica all'Università di Parma. Si occupa di Teoria analitica dei numeri e di alcune applicazioni della Matematica all'Informatica. Si è sempre dilettato di divulgazione matematica.

Vogliamo qui spiegare perché si suole escludere 1 dall'insieme dei numeri primi: prima di passare al dettaglio, è bene osservare che in Matematica si cerca di dare definizioni utili e generali, anche al costo di darle in modo apparentemente “non naturale.” Non è certamente pensabile che i Matematici siano costretti a conservare la definizione vista nelle Scuole Medie, quando questa entra in conflitto con il principio generale appena esposto: speriamo di convincere anche i nostri Lettori con gli esempi qui sotto.

Veniamo dunque al nostro problema; il numero 1 non viene considerato primo per vari motivi, fra i quali citiamo quelli che riteniamo più importanti.

1. Il numero 1 ha un solo divisore, mentre tutti i numeri primi ne hanno due.
Questo è solo un esempio di un fenomeno generale: per molte funzioni aritmetiche assolutamente naturali, come la funzione Phi di Eulero definita dalla cardinalità dell'insieme degli interi 0<=a<n tali che (a,n)=1, sarebbe necessario avere due formule distinte, una valida per 1 e l'altra per i numeri primi p>=2. In questo caso, infatti, dovremmo dire che Phi(p)=p-1 per tutti i p>=2, ma Phi(1)=1.

2. Molti teoremi, per esempio il Teorema Fondamentale dell'Aritmetica, dovrebbero essere enunciati in un modo molto più complicato per tener conto delle proprietà speciali di 1.

3. Nel crivello di Eratostene, se il numero 1 fosse considerato primo si cancellerebbero tutti i numeri tranne lo stesso 1 al primo passo.

...

5. Nell'Algebra, gli elementi invertibili degli anelli (cioè quegli elementi a per i quali si può risolvere l'equazione ax=1) hanno uno status speciale. In N l'unico elemento invertibile è proprio 1; esso va quindi trattato a parte.

In definitiva, possiamo riassumere la nostra argomentazione così: se decidessimo di considerare primo anche 1, dovremmo rassegnarci a fare continue eccezioni perfino nelle definizioni o nei teoremi più semplici. Per economia, dunque, preferiamo dare una definizione che a prima vista può sembrare meno naturale, ma con la quale non c'è questa necessità. In effetti si tratta di un principio generale della Matematica: l'utilità e la versatilità delle definizioni sono decidibili solo “a posteriori”, cioè solo dopo averle viste all'opera e confrontate con possibili definizioni alternative.


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