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I Simboli della scuola pitagorica

raccolti e tramandati da Giamblico

I testi di questa pagina sono tratti (e parzialmente rielaborati) da: Pitagorici - Testimonianze e frammenti, a cura di Maria Timpanaro Cardini, Fasc. I, II, III, La nuova Italia, Firenze, 1973.

(da Giamblico, Protrettico)
I "Simboli" da insegnare siano questi:

1. Avviandoti al tempio inchinati, né t'occupare, con parole e con atti, d'altra faccenda lungo il cammino.
2. Non devi entrare nel tempio e nemmeno solo inchinarti occasionalmente nel tuo cammino, neppure se ti trovi a passare proprio davanti alle sue porte.
3. Sacrifica e inchinati scalzo.
4. Evita le vie maestre, cammina per i sentieri.
5. Astienti dal melanuro: è sacro agli dèi sotteranei.
6. Frena la lingua davanti agli altri, per deferenza verso gli dèi.
7. Quando i venti spirano, venera Eco.
8. Non attizzare il fuoco col coltello.
9. Allontana da te ogni ampolla d'aceto.
10. Aiuta l'uomo che si carica un fardello, non aiutare chi lo depone.
11. Per calzarti avanza prima il piede destro, per il pediluvio il sinistro.
12. Non parlare di cose Pitagoriche al buio.
13. Non squilibrare la bilancia.
14. Partendo dalla patria non voltarti indietro, perché le Erinni ti seguono.
15. Non orinare rivolto al sole.
16. Non nettare la latrina con la fiaccola.
17. Alleva il gallo, ma non ucciderlo; perché è sacro al Mese e al Sole.
18. Non sedere sul moggio.
19 Non allevare animali con artigli ricurvi.
20. Per strada, non dividere.
21. Non accogliere rondini in casa.
22. Non portare anello.
23. Non incidere l'immagine di un dio in un anello.
24. Non specchiarti a lume di lucerna.
25. Non negar fede a cosa anche strana riguardo agli dèi e alle divine sentenze.
26. Non abbandonarti a riso incontenibile.
27. Durante un sacrificio non tagliarti le unghie.
28. Non porgere con facilità la destra a chiunque.
29. Quando ti alzi arrotola le coperte e riordina il luogo.
30. Non masticar cuore.
31. Non mangiare cervello.
32. Sui tuoi capelli e unghie tagliate, sputa.
33. Non cibarti di eritino.
34. Cancella l'impronta della pentola dalla cenere.
35. Per aver figli non unirti a donna ricca.
36. Preferisci il motto: "una figura e un passo" al motto: "una figura e un triobolo".
37. Astienti dalle fave.
38. Coltiva la malva, ma non mangiarne.
39. Astienti dal cibarti di esseri animati.

(da Giamblico, Protrettico)
Oltremodo necessario era ritenuto nella sua scuola il metodo d'insegnamento mediante simboli; e questo stile non solo era coltivato presso quasi tutti i Greci in quanto aveva origine antica, ma era tenuto in speciale onore dagli Egizi, in forme allusive piuttosto involute. Nelle stesse forme fu adottato anche nella scuola di Pitagora, con un intento molto serio, qualora s'interpretino in modo esatto le forme esteriori e gli arcani significati dei simboli Pitagorici, mostrando quanto di retto e di vero contengono, quando siano svelati e liberati dalla forma enigmatica e adattati in semplice e schietto insegnamento agl'ingegni di questi amanti del sapere. ...(105) Che se, dopo aver raccolto questi simboli, non si spiegano e non si muniscono di una seria interpretazione, potranno sembrare, ai lettori, detti ridicoli e da vecchierelle, non altro che sciocche ciarle. Quando però siano spiegati secondo lo stile proprio di questi simboli, in modo da apparire ai più non oscuri, ma chiari e intelligibili, essi somigliano ad alcuni vaticini ed oracoli di Apollo, e rivelano un mirabile significato, e inspirano un che di divino negli studiosi che vi hanno meditato sopra. Vale la pena di ricordarne qualcuno per chiarir meglio il tipo dell'insegnamento: "Non devi entrare nel tempio e nemmeno solo inchinarti occasionalmente nel tuo cammino, neppure se ti trovi a passare proprio davanti alle porte [del tempio]. Sacrifica e inchinati scalzo. Evita le vie maestre, cammina per i sentieri. Non parlare di cose Pitagoriche al buio". Tale, in via d'esempio, era il suo modo d'insegnare mediante simboli.

(da Profirio, Vita di Pitagora)
C'era anche un'altra specie di Simboli, come questi:
"non squilibrare la bilancia", cioè non prevaricare;
"non attizzare il fuoco col coltello", cioè non eccitare con parole taglienti chi è già gonfio d'ira;
"non sfrondare la corona", cioè non violare le leggi, ché queste sono corone delle città.
Altri ancora di questo genere:
"non mangiare il cuore", cioè non ti tormentare con afflizioni;
"non star seduto sul moggio, cioè non vivere da fannullone;
"non ti voltare partendo", cioè al momento di morire non ti sentire attaccato a questa vita;
"non camminare per le vie maestre", col quale precetto ordinava. di non seguire le opinioni dei molti, ma. quelle dei pochi e dotati di cultura;
"non accogliere rondini in casa", cioè non coabitare con uomini ciarlieri e di lingua incontinenti;
"aiutare a caricarsi un fardello, non a deporlo", col che esortava a cooperare non in favore dell'ignavia, ma della virtù e della fatica;
"non portare immagini di dèi negli anelli, cioè non aver sempre in bocca ciò che pensi e credi della divinità né divulgarlo;
"far libagioni agli dèi dall'ansa del calice", e con ciò ordinava allusivamente di onorare gli dèi e di celebrare la musica, ché questa passa per le orecchie.
"Non man- giare ciò che non è lecito": nascita, crescita, principio, fine, né ciò da cui proviene "il primo fondamento del tutto", pertanto ordinava di astenersi da lombi, testicoli e pudende, midollo, piedi e testa delle vittime ... raccomandava. poi "di astenersi dalle fave egualmente come da carni umane.
Anche da altre cose esortava ad astenersi: matrice, triglia, ortica di mare, e da quasi tutti gli altri prodotti marini.


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