Lo spirito non intuisce se non facendo, formando, esprimendo. Chi separa intuizione da
espressione, non riesce mai più a congiungerle. L'attività intuitiva tanto intuisce quanto
esprime. Se questa proposizione suona paradossale, una delle cause di ciò è senza dubbio
nell'abito di dare alla parola "espressione" un significato troppo ristretto assegnandola alle
sole espressioni che si dicono verbali; laddove esistono anche espressioni non verbali, come
quelle di linee, colori, toni: tutte quante da includere nel concetto di espressione, che
abbraccia perciò ogni sorta di manifestazioni, non può mancare all'intuizione, dalla quale è
propriamente inscindibile. Come possiamo intuire davvero una figura geometrica, se non ne abbiamo
così netta l'immagine da essere in grado di tracciarla immediatamente sulla carta o sulla lavagna?
...Ma la cagione principale che fa sembrare paradossale la tesi da noi affermata, è l'illusione o
pregiudizio che s'intuisca della realtà più di quanto effettivamente se ne intuisce. Si ode
spesso taluni asserire di avere in mente molti e importanti pensieri, ma di non riuscire a
esprimerli. In verità, se li avessero davvero, li avrebbero coniati in tante belle parole sonanti,
e perciò espressi. Se, nell'atto di esprimerli, quei pensieri sembrano dileguarsi o si riducono
scarsi e poveri, gli è che o non esistevano e erano soltanto scarsi e poveri. Parimente si
crede che noi tutti, uomini ordinari, intuiamo e immaginiamo paesi, figure, scene, come
pittori e scultori; salvo che i pittori e scultori sanno dipingere e scolpire quelle
immagini, e noi le portiamo dentro il nostro animo inespresse. Una madonna di Raffaello,
si crede, avrebbe potuto immaginarla chiunque; ma Raffaello è stato Raffaello per
l'abilità meccanica di averla fissata sulla tela.
...E Michelangelo sentenziava che "Si dipinge col cervello, non con le mani "; e Leonardo
scandalizzava il priore del convento delle Grazie con lo stare giorni interi avanti al Cenacolo
senza mettervi pennello, e diceva che "Gl'ingegni elevati talor che manco lavorano più
adoprano, cercando con la mente l'invenzione ".
...Meno facile è l'illusione per le espressioni musicali; perché ad ognuno parrebbe strano il dire
che a un motivo, il quale è già nell'animo di chi non è compositore, il compositore aggiunga
o appiccichi le note; quasi che l'intuizione del Beethoven non fosse, per esempio, la sua Nona
sinfonia e la sua Nona sinfonia la sua intuzione.
Ora, come colui che si fa illusioni sulla quantità delle proprie ricchezze materiali è
smentito dall'aritmetica, la quale gli dice esattamente a quanto esse ammontano; così chi
s'illude sulla ricchezza dei propri pensieri e delle proprie immagini è ricondotto alla realtà,
allorché è costretto ad attraversare il ponte dell'asino dell'espressione. "Numerate", diciamo
al primo; "Parlate, eccovi una matita e disegnate, esprimetevi", diremo all'altro.
Ognuno di noi, insomma, è un po' pittore, scultore, musicista, poeta, prosatore; ma quanto
poco, rispetto a coloro che son chiamati così appunto pel grado elevato in cui hanno le
comunissime disposizioni ed energie della natura umana;...
...L'espressione come attività è l'indivisibilità dell'opera d'arte. Ogni espressione
estetica è fusione dell'impressioni in un tutto organico. Ed è quel che si è voluto sempre
notare quando si è detto che l'opera d'arte deve avere unità, o, ch'è lo stesso, unità nella
varietà. L'espressione è sintesi del vario, o molteplice, nell'uno.
Potrebbe opporsi a quest'affermazione il fatto che noi dividiamo l'opera artistica nelle
sue parti: un poema in scene, episodi, similitudini, sentenze, o un quadro nelle singole
figure e oggetti, sfondo, primo piano, e così via. Ma codesta divisione annulla l'opera,
come il dividere l'organismo in cuore, cervello, nervi, muscoli e via continuando, muta il
vivente in cadavere.
Elaborando le impressioni, l'uomo si libera da esse. Oggettivandole, le distacca da
sé e si fa loro superiore. La funzione liberatrice e purificatrice dell'arte è un altro
aspetto e un'altra formula del suo carattere di attività. L'attività è liberatrice appunto
perché scaccia la passività.
Da ciò si scorge anche perché agli artisti si soglia a volte attribuire la massima
sensibilità o passionalità, e la massima insensibilità o l'olimpica serenità. Entrambi
le qualifiche si conciliano, perché non cadono sullo stesso oggetto. La sensibilità o
passionalità si riferisce alla ricca materia che l'artista accoglie nel suo animo;
l'insensibilita o serenità, alla forma con cui egli assoggetta e domina il tumulto
sensazionale e passionale.
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