1974 vita in in Kibbutz

A pagina 1 di Informazione Corretta del 2003-07-12, Deborah Fait firma un articolo dal titolo «1947 - vita in kibbutz»

 

Vita in kibbuz nel 1947.

Miriam, oggi dicono che all'epoca il paese era pieno di arabi e che voi gli avete rubato la terra. Tu cosa ricordi?
Ero gia’ da un mesetto nel Paese e ancora non avevo visto un arabo. Probabilmente c'erano ma stavano nei loro villaggi ed erano ancora occupati a fare la guerra contro i beduini e a rubare dagli accampamenti degli ebrei, la guerra contro di noi sarebbe scoppiata piu' tardi. All'epoca si limitavano a incursioni terroristiche di piccoli gruppi contro gli insediamenti ebraici. I capi arabi, con cui i nostri parlavano e trattavano, non avevano nessun contatto con la loro popolazione che era lasciata nella totale ignoranza e poverta'.

- E voi come vivevate?

Noi vivevamo in questo kibbuz-accampamento vicino a Kfar Saba. E devo dire che nonostante le difficolta' riuscivamo anche a divertirci. Eravamo tutti giovani, pieni di entusiasmo e felici di stare a casa nostra. Cercavamo di dimenticare il passato, senza risultato, e non pensavamo troppo al futuro. Era la vita giorno per giorno che ci prendeva completamente: il lavoro, la guardia, la coltivazione della terra, l'approvvigionamento, il contatto con gli altri gruppi.
Con alcuni amici andavamo spesso anche sulla passeggiata a mare di Tel Aviv che gia' allora era bellissima.
Andavamo e tornavamo con l’autobus della Drom Jehuda’, una societa’ di servizi automobilistici che oggi non c’e’ piu’.
Durante i viaggi che facevamo per conoscere il paese mi mostrarono la villa di Chaim Weizman, a Rechovot, "non e’ solo una villa" mi dissero. "Lo so", risposi perche' tutti conoscevano il valore di quello che fu il primo Presidente dello Stato di Israele.
Weizmann era un grande chimico, un insigne studioso e un grande sionista. I suoi studi e le sue ricerche lo avevano portato a scoprire l'acetone prodotto dal granturco. Weizmann regalo' all'Inghilterra il brevetto della sua scoperta per ottenere in cambio una vita migliore per gli ebrei.
Gli inglesi usarono la scoperta di Weizmann per gli armamenti della Prima Guerra Mondiale e in cambio ci chiusero le porte in faccia quando avevamo bisogno del loro aiuto.

- Ma cos'era, anche, la villa di Weizmann?

Era gia' allora un importante Istituto di chimica e di agraria sovvenzionato da un altro grande ebreo sionista il milionario inglese Ziv. Oggi e' il famoso Istituto Weizmann per la ricerca scientifica, conosciuto e rinomato in tutto il mondo. La villa di Chaim Weizmann e' ancora la' e si puo' visitare. E' circondata da un immenso parco dove hanno sede il campus, i vari padiglioni universitari, le villette dei professori e degli studenti, il country club con la piscina e i campi da tennis. Il parco e' il polmone verde di Rechovot, un tempo conosciuta come "la perla della Giudea" per le sue casette bianche in mezzo al verde. Oggi e' una citta' di centomila abitanti e le case hanno rubato il posto occupato dagli alberi ma quel parco e' il parco del Weizmann, il Machon come lo si chiama in Israele con rispetto, l'Istituto, non serve il nome, il Machon e' il Machon come se fosse l'unico, e il suo parco e' intoccabile e sacro per tutti.
Dall’autobus, dicevo, vedevo degli arabi che, cavalcando piccoli asinelli o a piedi, si spostavano da un agglomerato di casucce ad un altro di baracche. Loro ci guardavano, alcuni con odio, altri con indifferenza.

-Ma c'erano strade?

Strade? Non pensare alle strade di oggi, erano tanto strette che spesso, se s’incontravano due auto in direzioni opposte, una doveva fermarsi per lasciar passare l’altra. Ai bordi delle strade svettavano pero' altissimi gli eucalipti, crescevano dappertutto, li avevano importati dall'Australia per combattere le paludi portatrici di malaria. "Che bello le strade ombreggiate!" esclamai, ero ancora una novellina appena arrivata.
‘Non è per l’ombra- mi risposero- è perchè bevono l'acqua infetta e perche' non si veda quel che passa sulle strade". Oggi quegli eucalipti sono un problema perche' nel paese bonificato e trasfromato in un giardino, l'acqua scarseggia.

- Nel kibbuz come vivevate?

Nel nostro accampamento si affondava nella sabbia, solo intorno alla baracca della cucina e sala da pranzo c’era una fila di mattoni da marciapiede. L’accampamento si presentava cosi’- la baracca della cucina, tre tende per le coppie sposate, una costruzione di due piani dove erano, fra l’altro, le camere dei non sposati, che, secondo la *rivoluzione della morale* di allora, dormivano, ragazzi e ragazze, nelle stesse camere.
Credimi, era molto scomodo!

Passata questa costruzione,affondando nella sabbia ancora per alcuni metri,si andava a destra alla baracca dei gabinetti e delle docce, per fortuna separate, a Ghivat Brenner nei primi anni le avevano avute in comune!! E a sinistra la stalla dove stavano una mucca e un mulo, no, mula, si chiamava Buba' - bambola .
Il nostro magazziniere andava a fare la spesa col carro tirato da Buba'.
...Ed io, con quel carro, fui portata all’ospedale di li’ a pochi mesi... ma andiamo con ordine.

-Quale era il tuo compito nel kibbuz?

Ero stata assegnata alla guardia notturna in compagnia di un cane! Io non simpatizzavo con i cani. Comunque fui presentata, con tutti i convenevoli del caso, a Huma un magnifico esemplare di una giovane bulldog (brutta come il peccato, pensai).
"Huma questa è Miriam", Zvi il suo allevatore-istruttore me la fece girare e rigirare intorno e mi sentii il suo naso umido sulle gambe nude. Nacque subito una grande amicizia tra noi, imparai a conoscere ed apprezzare il segnale che mi mandava attraverso il guinzaglio, quando s’irrigidiva per esaminare i rumori che venivano dalla stalla ed il suo uggiolare tranquillo ed il tiro che dava al guinzaglio per annunciare il ‘via libera’. I dirigenti dell’accampamento avevano deciso di affiancarmi un ragazzo anche piu' giovane di me che dovetti convincere ad aver fiducia in Huma.
Eravamo dunque due ragazzi, due fucili e un cane nel buio, nella sabbia ed eravamo proprio di fronte a Kalkilia, oggi nome ricorrente nei Telegiornali a causa del terrorismo arabo che imperversa in Israele. Nelle nostre quattro mani e quattro zampe avevamo la vita dell'accampamento.
Il gruppo che era rimasto a Ghivat Brenner fini’ il suo periodo di preparazione e alla fine i due gruppi si unirono definitamente.
Nel frattempo rincontrai Kurt Blumenfeld- divenuto poi Kurt Bar-El, un ragazzo, che già avevo conosciuto in Italia, in Lombardia, dove eravamo a fare addestramento e che avevo incontrato ancora la notte in cui eravamo arrivati a nuoto. Decidemmo di sposarci, avvisammo la commissione e ricevemmo in dotazione una tenda solo per noi!
Io facevo la guerra alla sabbia! Decisi di pavimentare un pò la tenda con dei mattoni da marciapiede. " Bello e comodo !-pensai- Chissà perchè non lo fanno anche gli altri."
Pochi giorni dopo ebbi la risposta: o convivere con la sabbia o con gli scorpioni che facevano il nido sotto le pietre. Buttai via tutto.
Una notte ebbi una visita inaspettata ed indesiderata. Kurt e la sua squadra erano andati verso Kalkilia per impedire alla banda di ladri che veniva da là di avvicinarsi al nostro accampamento. Il sorvegliante che avevamo allora entro' improvvisamente nella tenda. "Fuori !- esclamai - fuori prima che esca e lo gridi a tutti!" Scappo' a gambe levate.


-Come era organizzata la vita di tutti i giorni? la cucina per esempio.

La cucina era unita alla parte della baracca adibita a sala da pranzo da una finestra passa-vivande. Cosa mangiavamo? ...tristi ricordi!
Un'ebrea algerina faceva la cuoca e aveva imparato a cucinare a un corso della W.I.Z.O organizzato da un'ebrea polacca. Quindi avevamo un'alegrina che faceva la pastasciutta come gliel'aveva insegnato una polacca: la cucinava alle 8 della mattina per mangiarla a mezzogiorno!
"Ma che cosa fai, alle 8 di mattina cuoci la pasta che mangeremo fra 5 ore"
"Si fa così, mi rispose offesa, l’ho imparato al corso di cucina della W.I.Z.O".
" Ecco perchè ne rimane così tanta che ci sfamiamo la mucca e la mula, fa schifo, e' colla, nessuno puo' mangiarla". Il finestrone permise a quelli che facevano colazione di vedere e sentire tutto e si unirono a me nella protesta ...ma la pasta rimase colla con grande gioia della mucca e della mula.

-Hai detto di esserti sposata in quel periodo. Racconta com'e' andata.

Il 21\10\1947 andammo in tre coppie (all'epoca ci si sposava in serie per risparmiare) al rabbinato a Kfar Saba.
Il matrimonio di mia madre fu benedetto da suo nonno. Il mio matrimonio doveva essere benedetto da mio nonno ma Lui non c'era piu', era morto nei lager nazisti e io per protesta contro D-0, gli uomini, il destino, mi rifiutai di fare il mikve, il bagno rituale. Il rabbino disse "e io non ti sposo" e io risposi cocciuta " e allora non sposarmi". Alla fine ci sposo' e vinsi io perche' non feci il mikve.
Ricordo che noi tre sposine ci scambiavamo il fazzoletto con cui coprirci il capo, man mano che il rabbino sposava una coppia il fazzoletto passava sul capo della sposa successiva e le ultime due coppie avevano in comune anche gli anelli!
Tornando al kibbuz avemmo la simpatica sorpresa di trovare la sala preparata con un piccolo rinfresco e le tavole spostate ai lati per ballare. Non chiedermi che musica ci fu, ho un vuoto di memoria! Forse perchè non ebbi voglia di rimanere, pensavo alla mia famiglia distrutta, a quel nonno che avrebbe dovuto mettere le sue mani sul mio capo per la benedizione e provai una sensazione di solitudine cosi' dolorosa che ne soffro ancora e anche oggi non riesco a stare in mezzo alla folla senza provare una sensazione di soffocamento .
Uscii dalla sala e, passando dalla luce al buio assoluto, accecata, andai avanti a istinto e percepii che non camminavo sulla sabbia, bensì su terreno lavorato, ricordai che avevamo deciso di abbellire la zona con un’aiuola fiorita e, disorientata com'ero, ero finita proprio la'.
Contemporaneamente qualcosa battè contro la mia gamba e il mio piede, affondando nel terreno, fu penetrato da un ferro messo la' per recintare l'aiuola.
Conclusione: Buba, la mula, mi portò insieme all'infermiera, all’ospedale Belinson vicino a Tel Aviv.

- Beh! hai fatto proprio una bella luna di miele!

Si, infatti! Ma i tempi erano cosi', tutto poteva succedere in qualsiasi momento. Nonostante il dolore terribile non potei fare a meno di ammirare ( probabilmente aiutata dall’iniezione sedativa ) l’efficienza della sala operatoria e nel grande specchio sospeso sopra di me guardavo l’abilità dei chirurghi che ricucivano il triangolo che si era formato nel mio muscolo. Trasportata poi in corsia ammirai l’ampiezza della sala di 12 letti tutti occupati. Misero il mio, il tredicesimo, nel mezzo, ma la sala era cosi' grande e arieggiata che non disturbava.
Tornata a casa, grazie all'insistenza dell’infermiera, fummo spostati dalla tenda ad una stanza delle baracche, qui mettemmo un paralume alla lampada che dava noia agli occhi, un foglio di carta disegnato da Kurt ed era anche grazioso.
Scandalo! apriti cielo! come avevamo potuto esser così borghesi da abbellire la nostra camera prima di addobbare la stanza di lettura e quelle dei compagni ?
Le regole erano così severe che alcuni membri del kibbuz si scoraggiarono e insieme a noi, dopo qualche tempo, tornarono al kibbuz-madre, Givat Brenner.
Era la seconda metà di novembre del 1947, passato Rechovot, l’autobus fu assalito a sassate da un piccolo gruppo di scalmanati arabi , ma arrivammo a destinazione senza gravi conseguenze.
Chiedemmo di restare come membri del kibbuz e il consiglio si riuni' per decidere.
Tamburi improvvisati mi svegliarono all'alba: ci avevano accettati! In fretta mi alzai ed mi unii al gruppo che correva verso la sala delle riunioni, qui i dirigenti ci accolsero, erano seri, compassati, preoccupati: "Non sarà facile, ragazzi, non sarà facile..."
Era il 29 novembre del 1947: l’O.N.U. aveva votato e deciso per la rinascita dello Stato di Israele, la spartizione era stata rigettata dagli arabi....incominciava la guerra!
 
 

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