Bose

La comunità monastica di Bose

 
Ho deciso di dedicare uno spazio di questo sito alla religione. Leggendo il manifesto programmatico, questa mia scelta sembrerebbe essere piuttosto pericolosa, una sorta di violazione.

In realtà non è così per diversi motivi: 1. tutti gli iscritti possono parlare della propria religione (se mai dovessimo, come mi auguro, incontrare amici di altre fedi potremo dedicare loro uno spazio più che adeguato) 2. la comunità di cui sto per parlarvi è già pluralista.

Sicuramente molti di voi conosceranno la comunità di Bose. Penso che ogni cristiano, almeno una volta, si incappato in un articolo del suo priore, Enzo Bianchi.

Bose è una comunità nella quale convivono tutte le diverse correnti del cattolicesimo.

E’ difficile anche parlarne. Per farlo mi avvarrò della mia esperienza.

 

Qualche anno fa, una mia professoressa mi consigliò di leggere un libro (Rinascere edito da Qiqajon) in quanto attraversavo una fase di grossi dubbi religiosi e questo (anche se lo negavo), ovviamente, mi creava grossi scompigli. Così venni a contatto con gli scritti di Enzo Bianchi e ne rimasi sconvolto. Questo mio sconvolgimento non significa “positivamente colpito”. Non sapevo proprio cosa dire. C’è un qualcosa nelle parole di Bianchi che è spaventoso per potenza. Un capitolo in particolare mi colpì: L’asfissia spirituale. Vi consiglio di cercare quel libro e, se avete tempo, leggerlo con calma, molta calma.

Dopo alcuni mesi tornò a bussare nella mia mente, in seguito ad una conferenza di Monsignor Bruno Forte. Dovevo trovare Bose, a tutti i costi. Mi ritrovai al sito www.monasterodibose.it ed iniziai a leggere avidamente. Vi assicuro, non esiste niente del genere nel mondo occidentale. Bose è unica, non ha precedenti e non potrà nemmeno avere successori in quanto è figlia di un uomo troppo forte ed è cresciuta su persone la cui fede è talmente sincera da essere introvabile.

Scaricata la cartina, presi la macchina e partii. Il monastero si trova in una sperduta valletta su una morena subito dopo Biella. Arrivarci, è una impresa, anche perché le strade sono tanto strette nella parte finale da costringerci quasi ad abbandonare la macchina. Il paesaggio è irreale, fuori dal mondo. Era autunno, gli alberi erano coloratissimi, l’erba ancora verde splendente e tutte le radure diventavano paesaggi incantati. Una piccola pietra miliare con un Ictus disegnatovi sopra indica la piccola comunità.

Una chiesetta, piccola sebbene sia la maggiore, tutta bianca con travi a vista. Nessun altare, nessuna via crucis. Lo spazio è diviso in due: uomini della comunità ed ospiti. I figli di Bose entrano con sai e cappucci bianchi. Uomini da una parte e donne dall’altra. Le luci si accendono e la messa ha inizio.

Nella valletta c’è l’obbligo del silenzio. Nessuno parla, mai. Tutti si muovono come se sapessero sempre dove debbano andare. Bose è innanzitutto un polo di cultura di livello mondiale. Conferenze, convegni, incontri, corsi di cetra, ebraico antico e greco biblico. La conoscenza trasuda dalle pareti e l’amore del Creatore sembra essere più potente. Si ha proprio la sensazione di entrare realmente nella Sua dimora, è una emozione strana, spaventosa. La prima volta non vi nascondo: ho avuto paura. Io ero dubbioso, avevo alle spalle un periodo di ateismo, entrare in un posto simile mi faceva sentire schiacciato, piccolo. Aveva ragione Forte: la condizione dell’ateo è la più gravosa in assoluto, è la sofferenza massima!

Dopo aver camminato per qualche centinaio di metri, raggiunsi una piccola pieve duecentesca, anch’essa immersa nel verde. Non so come dirvi, ma lì mi sentivo meglio..ero già più lontano e mi sembrava che il Suo sguardo fosse tanto concentrato sulla comunità da non vedermi. E’ una eresia, per amor del cielo, ma l’impressione era quella, un’aria più leggera e rarefatta.

Decisi di andarmene e di non tornare mai più i quel posto. Neanche a dirlo, ci sono tornato ancora e poi ancora: oggi è una sorta di pellegrinaggio fisso.

E’ una fede dura quella di Bose, impossibile per chiunque di noi. Un vescovo (di cui non conosco il nome), parlando disse: non è la fede di tutti, non è per il popolo. Non lo diceva con sprezzo, era vero. Non possiamo che essere spettatori e godere di quel meraviglioso clima che vi si respira, lo stesso che animava le prime comunità cristiane.

 

Nei documenti troverete la lettera agli amici in pdf. Date una sbirciatina

 

 
 
 

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