Breve Storia Di Ceccano


Dall' epoca romana al Novecento                 


PG 3

Vai avanti

(1871 – 1962 )
DA PORTA PIA ALL’AVVENTO DEL FASCISMO

 Dopo la “presa di Roma” del 1870, il cambio istituzionale  non determinò a Ceccano veri e propri mutamenti. Infatti ritroviamo ad amministrare il Comune quasi tutte le persone del precedente governo pontificio.
Nel mutato quadro politico, primo Sindaco di Ceccano  fu Tommaso Mancini che dal 1871 rimarrà in carica fino al 1883. A traghettare il Comune dal XIX al XX secolo fu il Sindaco Filippo Ambrosi.

All’inizio del nuovo secolo gli abitanti di Ceccano erano poco meno di 9000, per la maggior parte braccianti agricoli e contadini; forte era anche la presenza operaia non organizzata presso le piccole industrie del paese. Consistente era il numero degli addetti all’Ospizio Provinciale S. Maria della Pietà di Ceccano, dove già nel 1907 erano ricoverati 300 malati di mente, ai quali la Provincia doveva garantire alloggio e sorveglianza. Anche l’emigrazione verso le Americhe leniva in parte le condizioni di vita dei ceccanesi. ma ciò che per tanti anni rappresentò una valvola di sfogo fu la palude pontina. Questa era una zona piena di pozzanghere  e di acqua inquinata. Le zanzare pungevano fino a far venire la faccia livida. Nei fiumi si trovavano rane, rospi e ogni sorta di animali. La malaria colpiva senza pietà. Non c’erano case, né alberi degni di questi nomi. La palude era posseduta da quattro grossi latifondisti che determinavano, senza alcun controllo da parte dello Stato, le durissime condizioni di lavoro; condizioni a cui  purtroppo dovevano assoggettarsi tutti quelli che, per necessità, erano costretti ad accettare qualsiasi lavoro pur di mangiare. In questo contesto, le Americhe, per coloro che potevano permettersi di sborsare un anticipo di 500 lire, rappresentavano invece una specie di “Terra Promessa”.

Nel corso della Prima Guerra mondiale ( 1915 – 1918), persero la vita circa 200 giovani ceccanesi. Numerosi furono i mutilati e gli invalidi. L’autunno del 1918 fu reso più drammatico dalle vittime di una tremenda epidemia. Ai lutti della guerra,  si aggiunse il mortale morbo influenzale chiamato la “spagnola”: dal 27 settembre al 6 novembre 1918 i registri comunali contarono ben 244 morti provocati da tale epidemia. Intanto in Italia andava affermandosi il Fascismo. All’inizio del 1921, vengono costituite a Ceccano tre squadracce fasciste: “la saetta”, “la volante” e “la disperata”. Queste alla vigilia delle elezioni cominciarono a consumare violenze contro i socialisti, bersaglio preferito perché rappresentavano una forte componente della vita politica di Ceccano.

Nella serata del 2 aprile 1921 si verificano in vari punti del paese ripetuti scontri tra fascisti e socialisti. Soltanto a tarda notte gli scontri ebbero termine. Nei giorni e nei mesi successivi, squadre fasciste entrano negli uffici comunali e si abbandonano a devastazioni. Pur se sottoposta a questi atti di intimidazione, l’amministrazione socialista di Ceccano va avanti fino alla vigilia della “marcia su Roma” del 28 ottobre 1922 (con conseguente chiamata al Governo di Mussolini).

  

AFFERMAZIONE DEL FASCISMO  




Nel 1923, Ceccano contava ormai oltre 12000 abitanti. Qualche anno dopo, con regio Decreto del 2 gennaio 1927, veniva creata la Provincia di Frosinone, che poteva contare su un popolazione complessiva di 424.636 abitanti, distribuiti in 89 Comuni. Fu in questo periodo che il Palazzo Antonelli, da poco acquistato, cominciò a funzionare, dopo alcuni lavori di adattamento e ristrutturazione, come sede del Comune. Si diede inizio inoltre alla costruzione del Monumento ai Caduti in Piazza Vittorio Emanuele, inaugurato con una patriottica manifestazione il 17 maggio 1931. Alla fine degli anni Trenta il tessuto economico - sociale di Ceccano fu trasformato radicalmente. Un grande stabilimento bellico, situato a Bosco Faito, permise per la prima volta alle giovani donne di Ceccano di andare a lavorare fuori delle mura domestiche. Non vi erano disoccupati, anche perché i giovani in età di servizio militare erano sparsi su tutti i campi di battaglia: Francia, Grecia, Russia, Africa.  

17 maggio 1931: cerimonia per l’inaugurazione del Monumento ai Caduti in Piazza Vittorio Emanuele (futura p.zza XXV luglio)


(documento curato dal professor Tiziano Germani)