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Una sordida storia di matematica impura
nella quale si racconta in che modo la nostra eroina Polly Nomial,
poligonale esempio di virtù femminile, sia stata avvicinata dal noto villano
Curly Pi, e fattorizzata (oh, orrore!)
Michael A. Stueben
Once upon a time ( 1/T ), Pretty Polly Nomial was strolling across a field of vectors when she came to the boundary of a singularly large matrix. Now Polly was convergent and her mother had made it an absolute condition that she never enter such an array without her brackets on. Polly, however, who had changed her variables that morning and was feeling particularly badly behaved, ignored this condition on the basis that it was insufficient, and made her way amongst the complex elements. Rows and columns closed in from all sides. Tangents
approached her surface. She became tensor and tensor. Quite suddenly, two
branches of a hyperbola touched her at a single point. She oscillated
violently, lost all sense of directrix, and went completely divergent. As she
reached a turning point, she tripped over a square root that was protruding
from the erf and plunged headlong down a steep gradient. When she rounded off
once more, she found herself inverted, apparently alone, in a non-Euclidian
space. He wondered, was she still convergent? He decided to
integrate improperly at once. Hearing a common fraction behind her, Polly
rotated and saw Curly Pi approaching with his power series extrapolated. She
could see at once by his degenerate conic and dissipative terms that he was
bent on no good. The moral of our sad story is this: |
LAVORI IN CORSO... Un giorno la piccola Polly Nomial stava passeggiando per un campo di vettori quando si trovò sul bordo di una grande matrice singolare. Polly era ormai convergente e la madre le aveva fatto promettere come valore assoluto che non sarebbe entrata in un array senza aver su le sue parentesi. Polly tuttavia, che quel giorno si era cambiata le variabili e si sentiva spinta a un comportamento irregolare, ignorò quelle condizioni considerandole non necessarie e si inoltrò negli elementi complessi. Righe e colonne la avvolgevano da tutti i lati. Tangenti sfioravano le sue superfici; ella divenne sempre più tesa. Improvvisamente due rami di un'iperbole la toccarono in un punto unico. Ella oscillo violentemente, perse ogni senso di direttrice e andò completamente a divergere. Nel girare un angolo, inciampò in una radice quadrata che sporgeva dal terreno e finì a capofitto lungo un ripido gradiente. Quando si differenziò di nuovo, si trovò sola, apparentemente in uno spazio non euclideo. C'era qualcuno che la guardava. Quel fine operatore Curly Pi, spiava il suo prodotto interno. Mentre i suoi occhi divoravano le sue coordinate curvilinee, un'espressione singolare attraversò il suo volto. [...]
Non ci fu pietà perché Curly era un operatore di Heaviside. Egli integrava per frazioni parziali. La bestia complessa fece tutto il circuito e un'integrazione al contorno. Che indegnità. Essere multiconnessa alla sua prima integrazione. Curly continuò a operare finché non si sentì completamente e assolutamente ortogonale ... Quando Polly tornò a casa, quella sera, la madre notò che era troncata in diverse parti ... Man mano che i mesi passavano, Polly cresceva monotonicamente. Alla fine generò una piccola funzione patologica, che spargeva surdi dappertutto.
Traduzione parziale di Gabriele Lolli, Il riso di Talete, Boringhieri, 1998. |
Ultimo aggiornamento: luglio 2005
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