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Ricreazioni di Aprile 2002

220. Quanto visse?
    di Gianfranco Bo
Una persona nacque il 14 marzo del 10 a. C. e
    morì il 14 marzo del 10 d. C.
    Quanti anni visse?
>>> Risposte & riflessioni
Gianfranco
    Bo
    19 oppure 20?
    Nel Forum c'è stata una lunga discussione di cui riporto
    soltanto alcuni interventi.
Enrico Delfini
    Qui si entra in una diatriba storico-matematica che
    sconfina nell'esegesi biblica. Vedi gli interventi del Prof.
    Zichichi sulla fine del millennio.
    Nella cronologia ufficiale, che è peraltro una convenzione,
    normale per noi, ma non per gran parte del mondo (Islam in
    testa) gli anni si contano a.C e d.C. rispetto ad una data,
    stabilita nel VII-VIII secolo che per convenzione si fa
    coincidere con la nascita di Gesù. Oggi si sa che l'evento-nascita
    è in realtà accaduto qualche anno prima di quanto calcolato
    dal monaco Dionigi, ma ciò non conta.
    Il fatto è che nella cronologia di Dionigi l'anno zero non
    c'è, nè poteva esserci, non essendo stato lo zero ancora
    "inventato", o almeno non nella forma e nell'uso
    per noi ovvio, e non certamente nel mondo europeo-mediterraneo.
    Tutto questo per dire che fra le due date proposte
    intercorrono 19 anni. Per sapere l'età della
    persona, bisognerebbe sapere l'ora di nascita: potrebbe
    essere morto a diciotto anni, trecentosessantaquattro giorni,
    e qualche ora....
    
Giovanni Macchia
    La domanda sembrava facile... allora: consideriamo gli anni
    su un asse cartesiano. Lo 0 è la nascita di Cristo, gli a.C.
    sono numeri negativi e i d.C sono positivi. 
    Allora l'età sarà la somma dell'età nel ramo negativo più
    quello nel ramo positivo. L'età nel ramo negativo è
    chiaramente 10 (la distanza da -10 allo 0) mentre l'età nel
    ramo postivo è 10 (la distanza da 0 a 10). L'età di
    questo disgraziato è pertanto 20 anni. 
Andro
    Dunque mi schiero con Enrico: nasce nel 10 aC
    il 14 marzo del 9 aC compie 1 anno
    8 2
    7 3
    6 4
    5 5
    4 6
    3 7
    2 8
    1 9
    1 dC 10
    2 11
    3 12
    4 13
    5 14
    6 15
    7 16
    8 17
    9 18
    10 19
Ivana Niccolai
    Sono d'accordo con Enrico, Andro e Dino: 19 anni
    Lo stesso prof. Zichichi ha affermato che l'anno 0 è in
    pratica l'anno 1 d.C. 
    Riconosco, però, che esiste il cosiddetto: "Dilemma
    sulla cronologia"...
    Comunque tra l'anno 1 e l'anno -1 è trascorso solo un anno...
    Giovanni ha usato una scala metrica validissima dal punto di
    vista algebrico, però, a mio avviso, non va applicata per la
    misurazione del tempo,dove non può esistere un'origine degli
    assi, ma un asse unico con una sola direzione...
Enrico Delfini
    Alcune note storiche.
    Si ripete da sempre (anzi solo da un paio di secoli) la
    "leggenda dell'anno mille".
    In effetti, che io sappia e da quanto riportato su libri di
    medievistica seri e non su riviste divulgative, attorno
    all'anno mille non ci fu nessuna paura o terrore.
    Bisogna pensare che all'epoca la stragrande maggioranza della
    popolazione viveva in un mondo in cui la precisione temporale
    era molto vaga. In Europa (che è il "mondo" che ci
    interessa), a parte la scansione settimanale per il riposo
    domenicale e per la data della Pasqua, l'interesse per la
    precisione era certamente secondario. Ben pochi erano in
    grado di interessarsi al problema se stessero vivendo nel 999
    o nel 1001. Del resto nessuno era interessato a sapere se
    erano le 10 o 11 di mattina (a anche se interessato, non era
    in grado di saperlo!).
    Può interessare sapere che Papa in carica nell'anno mille
    era Gerberto di Aurillac (945-1003), grande studioso e
    matematico, traduttore e commentatore di autori arabi, a cui
    si deve l'introduzione in Europa della numerazione indo-araba.
    Inventò anche uno strumento di calcolo, la tavoletta
    calcolatoria romana; una specie si abaco che per un paio di
    secoli fu lo strumento nettamente prevalente rispetto alla
    scrittura. L'uso dei numeri indoarabi in forma scritta fu
    molto ritardato anche se nella pratica erano usati per "fare
    i conti". Ciò puo sembrarci strano, ma ancora nel 1299,
    per es., ai mercanti fiorentini, era proibito il loro uso nei
    contratti scritti, in cui era obbligatorio l'uso dei simboli
    romani, assolutamente inadatti a far di conto, ma...molto più
    difficili da contraffarre.
Francesco Veneziano
    Per quel che riguarda il millennio, trovo azzeccatissima l'osservazione
    che, quando è stata stabilita la convenzione del calendario,
    non si aveva neanche la concezione dello 0, quindi il primo
    anno è stato l'anno 1; questa mi sembra quasi una prova
    risolutiva, e mi stupisco che, nonostante tutta l'attenzione
    dedicata al problema, non sia mai venuta fuori prima.
    Un problema aggiuntivo deriva dal fatto che si suole fissare
    il Natale il 25 dicembre; non ho intenzione di addentrarmi in
    un problema teologico, ma anche questa dovrebbe essere una
    formalità, esempio della condotta della chiesa, che ha
    sempre tentato di "fagocitare" feste pagane e
    laiche convertendole in festività religiose; infatti intorno
    a quella data si svolgevano importanti feste a Roma, legate
    ai cicli dell'agricoltura, e sempre per quella data, era
    fissata la festa più importante della religione mitraica,
    diffusasi quasi contemporaneamente al cristianesimo e molto
    simile ad esso, al punto che si pensa possa aver fatto da
    "base" su cui potrebbe essersi sviluppato.
    Stabilito questo, e ricordando che anche l'uso di far
    cominciare l'anno a Gennaio è una convenzione
    medioevale, mi sembra probabile che i teologi dell'alto
    medioevo, abbiano fissato la nascita di Gesù al primo giorno
    dell'anno 1.
    
    A proposito del calendario, mi chiedo quando finalmente
    rinunceremo al ciclo settimanale, relitto dei tempi in cui il
    calendario era collegato alle fasi lunari, che causa lo
    slittamento dei giorni e costringe all'uso di calendari
    perpetui, tutto perché 365 non è multiplo di 7.
    La comunità internazionale degli astronomi si batte da tempo
    per una riforma del genere, ma non credo che se ne farà mai
    niente.
    Il calendario rivoluzionario proposto in Francia nel 1798
    potrebbe essere una buona alternativa al nostro.

219. Il calendario e l'orologio
    di Giorgio Dendi
Che differenza passa tra un calendario e un
    orologio?
    La domanda prevede una risposta matematica, non un gioco
    enigmistico o un gioco di parole.
    Poi ti chiederò: sapresti fare un altro esempio simile? (Almeno
    uno c'è)
    
>>> Risposte & riflessioni
Alberta Sestito, Dino, Roberto, Paolo P.
    Cosi', ad occhio mi viene in mente la scala.
    Un'alternativa potrebbe essere l'unità di misura.
    Nell'orologio c'è un meccanismo che fa muovere le lancette;
    nel calendario non si muove nulla!
    Una differenza di tipo matematico è la base nel quale
    vengono rappresentate le grandezze.
    Oltre alla scala, una differenza "matematica" è il
    periodo.
    L' orologio "si ripete" ogni 12 ( o 24) ore, il
    calendario..... non lo so! Ogni quanti anni il primo gennaio
    è martedì e Pasqua cade il 31 marzo ?
Giorgio Dendi
    Scusate se intervengo, ho paura di farvi perdere troppo tempo
    sulla strada sbagliata...
    Entrambi misurano il tempo, ma... in modo differente e
    precisamente....
    
    Per quanto riguarda la periodicità nel tempo, ho visto che
    siamo tutti d'accordo sul fatto che l'orologio misura un
    periodo sempre uguale, il giorno. Il calendario misura un
    tempo non sempre uguale, cioè chissà se il giorno di
    Pasqua, che è determinato dal plenilunio, cade con una certa
    periodicità o se invece dei piccoli scarti nell'orbita
    terrestre o lunare fanno sì che si abbiano date sempre
    diverse, non periodiche neanche dopo millenni?
    Ma anche rispondendo a questa domanda, non è quello che
    volevo io. La spiegazione è di matematica elementare.
    ...
    Sia l'orologio che il calendario servono a misurare il tempo,
    ma lo misurano in due modi differenti: siamo abituati a
    capire subito cosa significa "Oggi è il 3 aprile"
    oppure "Adesso sono le 4 e 3 minuti", ed entrambi
    si esprimono usando un 3 e un 4, però "3 aprile" o
    3-4-2002 significa che adesso siamo al terzo giorno del
    quarto mese di quest'anno, mentre ore 4 e 3 minuti indica che
    adesso siamo nel quarto minuto della quinta ora di questa
    giornata, cioè i giorni e i mesi è come se fossero scritti
    in cifre romane, in quanto esprimono la data mediante il
    numero ordinale, mentre le ore indicano il tempo già
    trascorso.
    Un minuto e un'ora trascorrono molto più velocemente di un
    giorno e di un mese, eppure pochi istanti dopo la mezzanotte
    di Capodanno, se guardo l'orologio e il calendario, vedo che
    il calendario segna già 1-1-2002, eppure il mio orologio
    digitale segna ancora 0-0 (zero ore e zero minuti). Non è
    strano?
    Sapreste trovare un altro esempio simile?
Se guardo il contachilometri della mia nuova
    Prinz verde, in tutte le caselle - unità, decine, centinaia,
    migliaia... di chilometri - vedo degli zeri, e il
    contachilometri funziona così: ad ogni chilometro l'ultima
    casella aumenta di un valore, tranne quando c'è il nove, che
    diventa zero mentre il precedente aumenta di uno (ed
    eventualmente anche lì c'è un riporto).
    Ora invece io ho un contatempo nuovo, che inizia a funzionare
    con il nuovo millennio: l'ultima casella a destra indica i
    secondi, quella prima i minuti, poi ore, giorni, mesi ed anni.
    Funziona tutto come per i chilometri: ad ogni secondo
    l'ultima casella aumenta il suo valore di 1 da 0 a 59 (anche
    nel contachilometri andava da 0 a 9) e quando dovrebbe
    scrivere 60, mi scrive 0 riportando un minuto. Anche i
    minuti, che sono 60, vanno da 0 a 59 e anche qui vale lo
    stesso ragionamento. Anche le ore, che sono 24, vanno da 0 a
    23, e la ora 24 diventa 0 con uno scatto dei giorni. Noto con
    stupore che ora qualcosa cambia: i giorni, che sono 31,
    dovrebbero andare per analogia da 0 a 30, e così anche i
    mesi, che sono 12, dovrebbero andare da 0 a 11. Invece quando
    sono passato dal tempo che si misura con l'orologio a quello
    che si misura col calendario vedo questo cambiamento. In
    pratica il mio contachilometri parte al momento di uscire dal
    concessionario con 0 nella casella delle migliaia di
    chilometri, 0 nella casella delle centinaia, 0 nelle caselle
    delle decine e 0 nella casella delle unità, mentre il mio
    contatempo nuovo che ho inaugurato allo scoccare della
    mezzanotte del primo giorno del nuovo millennio riporta sul
    display: 1 nella casella degli anni (eravamo nel 2001), 1
    nella casella dei mesi, 1 nella casella dei giorni, 0 nella
    casella delle ore, 0 nella casella dei minuti e 0 nella
    casella dei secondi. Gulp

218. Il recipiente: problemino
    accademico
    di Archimede
Immagina un recipiente infinitamente lungo
    generato facendo ruotare la curva y=1/x attorno a l'asse x
    con x>=1<inf. 
    Ora immagina di riempire di pittura tale recipiente. 
    
    Domande:
    
    1) Che volume di pittura è neccessario
    per riempirlo tutto supponendo la scala della curva
    y=1/x è 1u=1cm ?
    
    2) Mostra che la superficie è infinita.
    
    3) Come spieghi l'apparente paradosso che il recipiente può 
    essere riempito con una quantità finita di pittura, ma
    ne richiede una quantità infinita per pitturarlo?
>>> Risposte & riflessioni
Andro
    Dalla formula di Cavalieri per il volume, abbiamo
    che il Volume è dato dall'integrale da 1 a infinito di Pi-greco
    per (1/x)^2 in dx.
    Se non ho fatto male il calcolo questo è Pigreco, e dunque
    è un numero finito.
    Ora si pensa alla risposta n. 2
    Comunque è molto bellino questo
    
    Il calcolo della superficie invece dovrebbe essere
    l'integrale tra 1 e infinito di 2*Pi*(1/x) in dx e visto che
    la primitiva di 1/x è ln(x), questo integrale è infinito.
    
    Per il paradosso non ho assolutamente nulla da dire. E' ovvio
    che c'entra 1/x che è una funzione particolare, ma non
    saprei proprio dire nulla.
CFB
    Ringrazio archimede per avermi dato la possibilità
    di allargare i miei orizzonti.
    Grazie. 
    Riporto una frase trovata su internet:
    La dimostrazione di Torricelli del "solido hiperbolico
    acuto" fu espressa meraviglia dallo stesso Bonaventura
    Cavalieri: "Così la ringrazio della dimostrazione del
    solido acuto iperbolico veramente divina; e non so come abbia
    pescato nell'infinita profondità di quel solido così
    facilmente la dimensione."
Sprmnt21
    Non sono sicuro di dove stia il paradosso. O meglio non sono
    sicuro che quello che io interpreto come "paradossale"
    e meritevole di qualche ulteriore riflessione sia
    condivisibile e/o condiviso.
    Io direi che l'intuizione porta a vedere la superficie di un
    solido come una parte del solido. Dall'altro lato il volume
    rappresenta TUTTO il solido. Quindi avremmo il risultato
    strano che la parte e' maggiore del tutto.
    E' questo il punto? 
    
    Vorrei farvi notare, per chi non l'avesse gia' pensato, che
    un'analogo "ragionamento" puo farsi per il "fiocco
    di neve". Una figura con area finita e contorno infinito.
    
    Ovviamente questo non scioglie il nodo. Anzi intrica ancora
    di piu' l'imbroglio.
    
    A parte dire che la superficie come numero che risulta
    dall'integrale e' il rapporto tra la superficie della figura
    e la superficie di un quadrato di lato 1. Mentre il volume (come
    numero) e' il rapporto tra il volume del solido e il volume
    di un cubo di lato 1. Quindi superficie e volume possono
    essere valori "scorrelati".
    Innanzitutto, ritengo che per aver qualche speranza di
    chiarire il paradosso dovremmo definire cosa significa
    matematicamente "pitturazione del vaso".
    Piu' precisamente, supponiamo di voler pitturare la parete
    interna del vaso. Quale modello di pitturazione utilizziamo?
    Lo strato di pittura e' "piccolo" ma costante
    oppure e' una frazione del raggio della sezione del vaso?
    
    Nel primo caso, per quanto sottile possa essere lo strato
    anche fosse di un solo raggio atomico, ad un certo punto, le
    pareti si "impasterebbero" riempiendo tutto lo
    spazio del vaso e l'operazione perdderebbe di coerenza, non
    avrebbe piu' senso fisico.
    
    Nel secondo caso (strato proporzionale al raggio della
    sezione "retta" del vaso) supponiamo che la
    pellicola di pittura sia spessa s=1/f r(x) con f=(ad esempio)100.
    Pure in questo caso il senso fisico dell'operazione ad un
    certo punto svanisce. Infatti quando r(x)=1/x diventa
    moooolto piccolo allora s < "raggio atomico" e
    quindi ...
    
    D'altra parte, se volessimo fare i conti per calcolare il
    volume di pittura nei due casi avremmo un valore finito in
    entrambi.
    Nel primo caso perche' ad un certo punto la "mano"
    di pittura diventa il volume del vaso. Quindi avremo una
    parte finita di superficie pitturata (con quantita' di
    pittura finita) piu' una parte di volume (finito) "riempito"
    di pittura.
    
    Nel secondo caso(anche volendo trascurare il fatto che da un
    certo punto in poi la "mano" diventa trasparente)
    il "volume" di pittura e' dato da:
    
    
    Pi/F*int(1,oo)1/x^2 dx=Pi/F dove F=2/f-1/f^2.
    
    Quindi pure qua un volume di pittura finito per dare una
    "mano" al vaso.
    
    Percio' con queste interpretazioni non vedo piu' alcun
    paradosso.
    
    
    Supponendo di voler pitturare la parete esterna del vaso,
    anche se non ho fatto i conti, una volta definito in un
    qualche modo preciso che significa pitturare (magari un modo
    ancora diverso da quelli che ho ipotizzato io, chesso' si
    puo' usare una tecnica dadaista) le cose dovrebbero avere un
    interpetazione non contraddittoria.
    
    Questo modo di impostare la cosa corrisponde all'idea
    intuitiva (di cui parlavo nel precedente post ) secondo cui
    la superficie di un solido e' una parte del solido.
    Volendo essere coerenti a questa impostazione, i conti vanno
    fatti pero' come ho descritto sopra.
    
    Risolvendo invece gli integrali che danno la superficie
    "matematica" e il volume "matematico" si
    trovano e valori che si trovano e che non contraddicono il
    senso comune poiche' non hanno niente a che vedere tra di
    loro e con il senso comune.
    Io vedrei sia questo caso sia il caso del fiocco di neve come
    degli avvertimenti per dire che non sempre il senso comune si
    accorda con i fatti matematici (conseguenze delle definizioni
    e delle convenzioni precedenti).
    

217. Le cartucce d'inchiostro
    difettose
    di Andro
    Ancora un problemino trovato non risolto nella
    collezione (serie bilance con scala graduata)
    
    Il sig. Parodi ha appena ricevuto 7 scatole di cartucce per
    la sua stampante a getto d'inchiostro. Ogni scatola contiene
    100 cartucce: un vero capitale! Sta per firmare l'assegno (rigorosamente
    coperto) e consegnarlo al corriere, quando squilla il
    telefono.
    "Pronto, chi parla?"
    "Sono il doctor Muller, responsabile qualità della
    ditta Kran Roxxe."
    "Dica."
    "Le abbiamo spedito 7 scatole di cartucce, ma ci risulta
    che 3 di esse contengono tutte cartucce difettose. La
    preghiamo di restituircele il più presto possibile e gliele
    sostituiremo immediatamente."
    "Come faccio a riconoscere le cartucce difettose?"
    "E' molto semplice: le cartucce difettose pesano 90 g
    mentre quelle buone pesano 100 g."
    "Le altre casse contengono tutte cartucce buone?"
    "Certamente, senza alcun dubbio."
    Come può il signor Parodi risolvere il problema utilizzando
    il minor numero di cartucce ed una sola pesata su una
    bilancia a scala graduata?
>>> Risposte & riflessioni
Andro
    Io adoprerei 127 cartucce prese così dalle 7 scatole:
    1 dalla prima,
    2 dalla seconda,
    4 dalla terza,
    8 dalla quarta,
    16 dalla quinta,
    32 dalla sesta e
    64 dalla settima.
    Se le cartucce fossero tutte buone, il peso sarebbe di 12700
    grammi. Il peso P sarà invece minore di 12700.
    Chiamiamo x=(12700-P)/10
    Il numero x è univocamente determinato dalla somma dei 3
    numeri di cartucce prelevati dalle 3 scatole difettose.
    Se ad esempio ottengo x=74, le scatole difettose sono la
    seconda (da cui ho prelevato 2 cartucce), la quarta (da cui
    ne ho prelevate 8) e la settima (da cui ne ho prelevate 64: 2+8+64=74).
    Per come si è costruito x, non c'è un'altra terna che può
    dare comme somma 74.
Alessandro Venturi ci riesce con 63
    cartucce
    Il numero di scatoloni contenenti cartucce non buone
    e' noto a priori, quindi si puo' tranquillamente ignorarne
    uno e lasciare il procedimento inalterato. Si ha un massimo
    di 63 cartucce utilizzate. Se la scomposizione binaria del
    numero di cartucce non buone pesate ha un contributo di solo
    due potenza di 2 allora lo scatolone escluso conterra'
    sicuramente cartucce fallate.
Giorgio Tumelero è arrivato a 51
    cartucce: è una sfida per tutti!
    Ringrazio Andro per il suo lavoro - di cui
    questo scritto è solo un miglioramento - che mi ha fatto
    capire quanto è matematicamente interessante questo problema
    in senso generale: 
    trovare una base minima di fattori primi che permetta una
    scomposizione "additiva" unica, come i numeri primi
    nella scomposizione "moltiplicativa".
    Iniziamo col notare che (1) non ci devono essere due fattori
    uguali e che (2) anche le somme di due fattori devono essere
    tutte diverse.
    Infatti, 
    (1) se a = a' allora p = a + b + c = a' + b + c. Il peso p ha
    due scomposizioni;
    (2) se c = a + b = a' + b' allora p = a + b + d = a' + b' + d.
    Il peso p ha due scomposizioni.
    Come base prendiamo l'insieme B = {0, 1, 2, 4, 7, 13, 24}.
    L'insieme contenente tutte le somme di due termini è:
    SommaB2 = {0+1, 0+2, ..., 1+2, 1+4, ..., 2+4,
    ..., 13+24} = {1, 2, 4, 7, 13, 24, 3, 5, 8, 14, 25, 6, 9, 15,
    26, 11, 17, 28, 20, 31, 37}. Tale insieme contiene elementi
    tutti diversi e quindi soddisfa la condizione (2).
    L'insieme contenente tutte le somme di tre termini è:
    SommaB3 = {0+1+2, 0+1+4, 0+1+7, ..., 0+2+4,
    0+2+7, 0+2+13, ..., 1+2+4, 1+2+7, ..., 7+13+24} = {3, 5, 8,
    14, 25, 6, 9, 15, 26, 11, 17, 28, 20, 31, 37, 7, 10, 16, 27,
    12, 18, 29, 21, 32, 38, 13, 19, 30, 22, 33, 39, 24, 35, 41,
    44}. Tale insieme contiene elementi tutti diversi e ogni
    elemento ammette un'unica scomposizione in fattori presi da B.
    La somma dei numeri in B dà 51.
    Vediamo se essa è minima.
    Siccome la somma gode della proprietà commutativa, da un
    insieme di 7 numeri si ricavano 35 distinte somme e, tenendo
    conto che la somma di tre fattori non dà mai 1 o 2, possiamo
    dire che se SommaB'3 contiene i numeri da 3 a 37 allora la
    base B' è minima. Dalla mia SommaB3 mancano i numeri 4, 23,
    34, 36 e ci sono 38, 39, 41, 44, quindi, in teoria, si
    potrebbe eliminare qualcuno di questi quattro ultimi numeri
    inutili trovando una base con valore minore di 51. 

216. La corda da annodare
    di Dino
Questo lo trovo davvero a livello olimpionico: pensate che
    io personalmente non seppi risolverlo e solo grazie ad un
    amico sono arrivai a conoscere la difficile soluzione ...
    
    Prendete un pezzo di corda da bucato lungo circa due metri di
    lunghezza e annodatene le due estremità a cappio; ogni
    cappio deve essere abbastanza grande per infilarci una mano.
    
    Con un cappio attorno a ogni polso e con la corda tesa è
    possibile fare un nodo semplice al centro della corda stessa?
    
    E' consentito manipolare la corda a piacimento, senza
    naturalmente sfilarsi i cappi dai posli o sciogliere i nodi
    già esistenti ai due cappi.
    
    Buon divertimento a tutti.
>>> Risposte & riflessioni
Ci sono state numerosissime risposte a questo problema, riporto solo quella "ufficiale" ed alcune osservazioni.
Alberta Sestito
    Spero di aver capito il problema.
    Basta incrociare le braccia prima di legare i cappi ai polsi.
    Poi, aprendo le braccia, si forma un nodo.
Dino
    Una puntualizzazione: i cappi non devono essere
    legati ai polsi, ma semplicemente infilati!
    
    Comunque la soluzione che ho io non parte con l'incrocio
    delle braccia bensì con queste distese normalmente in avanti
    dopodicchè l'introduzione dei due polsi nei rispettivi cappi:
    polso dx nel cappio dx e polso sx nel cappio sx.
    
Paolo P.
    Mi sono procurato la corda e ho fatto qualche tentativo.
    Risultato: a un certo punto mi sono ritrovato legato come un
    salame, il che ha una sua logica, se alla mia età mi dedico
    a questi esperimenti.
    Appena mi ha visto, mio figlio è corso a prendere arco e
    frecce e ha improvvisato un palo della tortura. 
    Poi è entrata mia moglie, mi ha dato un' occhiata
    inequivocabile e mi ha detto con aria lasciva "Mmmhh, a
    questo non avevo mai pensato".
    Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata che la
    figlia più grande, profittando della mia forzata immobilità,
    mi ha elegantemente sfilato il portafogli e si è servita con
    un improbabile "Domani te li rendo, papà".
    Ora vi saluto, è difficile usare la tastiera con il naso, ma
    appena mi libero prometto che ci riprovo.
Peppe
    Ah...ah...ah...ah 
    Simpaticissimo paolo p.!,Si, si, non posso fare a meno di
    sganasciarmi dalla risate.
    E non solo per il fatto che ti sei "autoimpacchettato",
    ma perchè sono certo che a trafficare con corde e cordicelle
    siamo stati in più di uno...io compreso.
    Solo che a me è andata meglio nel senso che, (quando il
    gatto non c'è...) ero in caso solo con mio figlio (sedicenne),
    ragazzo discreto che, per fortuna, sa tenere un segreto, che
    ha fatto da incredulo e sbigottito ...assistente.
    Ci sono riuscito a fare il nodo, ma ce n'è voluta! Non perchè
    sono "bravo", ma per il motivo che ho detto nel
    precedente intervento.
    Ora sono tormentato dal segreto dubbio...chissà cosa penserà
    mio figlio di me? Magari si sarà detto: "Eh, si, papà
    sta proprio rincog..., maledetta vecchiaia! Anche se vecchio
    non sono, oddio... più o meno)
    
    Ora rispondo a Dino
    Intanto grazie per il divertimento e le risate che il tuo
    "nodo" ci ha fatto procurate.
    
    Comunque per non smentirmi e dimostrare la mia "magnanimità",
    vi dico come fare: procuratevi il libro di Carlo Rossetti dal
    titolo "Il trucco c'è ...ma non si vede" Hoepli
    Editore
    Poi andate a pagina 217, se avete la 4^ edizione del libro,
    dove trovate ben 6 figure esplicative, e...il "NODO"
    è fatto.
Dino
    A beneficio degli altri, che vogliono cimentarsi, vi faccio
    il copia incolla del mio file in modo che possa essere chiaro
    a tutti il procedimento:
    
    Per fare un nodo semplice a metà di una corda tesa da polso
    a polso occorre seguire i seguenti tre passi:
    
    1) Far passare dapprima la parte centrale della corda entro
    il cappio che lega il polso sinistro. In pratica per fare ciò
    occorre piegare un tratto centrale della corda ad U e tenerla
    in modo da creare un nuovo cappietto da inserire, con la mano
    destra, in quello originario che abbiamo attorno al polso
    sinistro, dal gomito verso la mano (dove in genere le signore
    portano il quadrante dell'orologio da polso);
    2) Far passare questo nuovo cappietto nella mano sinistra
    INTERNAMENTE al vecchio cappio che avevamo dall'inizio
    attorno al polso sinistro, ossia AL DI SOTTO di questo, e,
    tenendolo il più attaccato possibile alla pelle, lo si fa
    scivolare lungo l'avambraccio sinistro fin quasi al gomito.
    Guardando il tutto non ci sono ancora nodi sulla corda perchè
    l'inserimento dell'anello che abbiamo creato avviene
    attraverso la mano sinistra e non genera ulteriori
    cambiamenti. A questo punto avremo, quindi, il nuovo anello
    di corda attorno al braccio sinistro;
    3) Sfiliamo questo anello dal braccio facendolo passare
    ESTERNAMENTE al vecchio cappio che avevamo dall'inizio
    intorno al polso sinistro, vale a dire AL DI SOPRA di questo,
    e lo si estrae definitivamente dalla mano. Esso andrà a
    formare così un nodo semplice al centro della corda.
    
    Se all'anello di corda, dopo che lo si è fatto passare sotto
    il cappio legato attorno al polso sinistro e prima che passi
    al di là della mano, cioè tra i passi (2) e (3) sopra
    descritti, gli si fa compiere un mezzo girno a destra, il
    nodo che ne risulta poi avrà la forma di otto. Se l'estremità
    del nuovo cappietto di corda viene fatta passare in un anello
    metallico prima che lo stesso passi al di là della mano,
    qust'anello risulterà alla fine strettamente legato alla
    corda qualunque sia il nodo che abbiamo formato.
    
    Ed ora ... buon "ingrovigliamento" a tutti!

215. Tetris
    di Ivan D'Avanzo

E' possibile riempire il rettangolo qui sopra con i seguenti pezzi?

>>> Risposte & riflessioni
Ho ricevuto diverse
    risposte indipendenti l'una dall'altra. Ringrazio:
    Daniele Morassi, Alberta Sestito,
    Marco Pellegrini, Francesco Veneziano
    Il problema dovrebbe essere insolubile in quanto
    colorando come una scacchiera il rettangolo si ottengono 10
    caselle bianche e 10 nere mentre colorando allo stesso modo i
    pezzi del Tetris se ne ottengono 9 e 11 (ho letto la
    soluzione ad un problema analogo qualche anno fa, forse in un
    articolo di Gardner)
Andrea Partiti ha una megasoluzione, speriamo che la invii...

214. Impossibile con quattro colori?
    di Francesco Veneziano
    Chi è capace di dipingere questa mappa
    utilizzando non più di quattro colori diversi in modo che
    non esistano due regioni confinanti colorate con lo stesso
    colore?
    (tratto da Martin Gardner, 1979)

>>> Risposte & riflessioni
Jacopo Santoni


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