I miei loops¹, si basano sul ciclo di feedback di un comune delay: la nota eseguita non fa altro che ritornare più volte fino a quando, molto lentamente, sparisce. Non ci sono quindi dispositivi midi come espander o simili, i suoni nascono da semplice ritocchi di Chorus, flange, delay, e altri. Possiamo immaginare le sticktronics come una 'improvvisazione meditativa', perché come un'improvvisazione, queste sequenze non sono mai una uguale all'altra e meditativa perché il tempo di delay è sufficientemente lungo che si ha la possibilità di pensare molto tra una nota e l'altra.
La prima volta che ho provato ad eseguire una sequenza sono rimasto folgorato dall'accattivante attrazione che hanno su chi li esegue, non si vorrebbe mai smettere e non vi è dubbio che è più interessante per l'esecutore che per l'ascoltatore: è un po' come andare alla ricerca di una creatività che sentiamo vicino ma non vediamo e quello che occorre è di muoversi sempre per osservare attentamente tutto ciò che ci circonda per trovarla. Questo modo di suonare è un metodo un po' differente dal tradizionale, ma non per questo è da considerare meno interessante e può dare le stesse emozioni di una bella canzone. Inoltre questo "ritornare" lo possiamo collegare alla filosofia Zen dell'interdipendenza che è una parola chiave del Buddismo: tutto quello che fai, di positivo o di negativo, avrà ripercussioni sul futuro, tutto ritorna o se volete analogie cristiane chi semina bene raccoglie bene. Così anche le Sticktronics.
Questa tecnica è nata molti anni fa utilizzando due revox a bobina per fare il feedback: nel primo il nastro passava e registrava la nota suonata, il secondo (in riproduzione) ritrasmetteva al primo il segnale che veniva aggiunto alla nuova nota.
Le mie sequenze sono create da un vecchio delay Ibanez (1,4 sec) ed un quadraverb-V2 che crea i suoni più un turbo distorsore a pedalina. il tutto con un po' di reverbero pampottato. Poca roba ma sfruttata al massimo.

Chapman Stick® Le mie Sticktronics