INIZIO IL SILE BOTTENIGA I MULINI L'OASI DI S.CRISTINA

IL SILE E GLI ANTICHI MESTIERI

La pesca fluviale era, fino ai primi decenni di questo secolo, uno tra i più diffusi mestieri praticati lungo il Sile.
Pescavano abitualmente nel fiume i contadini che vivevano nelle vicinanze e anche i mugnai, per i quali il prelievo del pesce era agevole in quanto collocavano manufatti di legno o reti a valle delle paratoie di scarico dei mulini.
Si pescavano bisate (anguille), tinche e squali (lucci); gli strumenti più utilizzati erano i bertovei (trappole in rete di forma cilindrico-conica), le nasse, costruite in vimini, ed altri attrezzi di uso saltuario come la fiocina e il rezzaglio.
La peculiare vegetazione rivierasca del Sile ha da sempre attirato la gente di fiume a raccogliere le erbe palustri, utili come foraggio e strame per le stalle, ma anche materia prima per l'artigianato rurale: impagliare sedie, rivestire fiaschi, costruire stuoie e borse.
Il periodo più adatto per il taglio delle erbe era luglio, dopo la trebbiatura, sia per l'ottimale stadio di sviluppo delle erbe, sia per il clima; le piante più ricercate erano le canne, per fare scope, la paja da careghe, per impagliare sedie, e infine i paerossi utilizzati per lo più come strame da lettiera.
L'esigenza di spostarsi in ambienti dominati da fisionomie anfibie sviluppò la navigazione a bordo di modesti natanti a fondo piatto con l'uso di una pertica come mezzo di propulsione.
Queste imbarcazioni erano costruite da falegnami o da contadini e servivano per l'attività di caccia e pesca, per la raccolta delle erbe palustri, per il trasporto di modeste quantità di granaglie ai mulini, per traghettare persone e animali da una sponda all'altra.


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