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I
BUCANIERI
Nel 1603 il
re inglese Giacomo I aprì un capitolo sanguinoso nella storia del
mar delle Antille.
Per porre fine al caos causato dai saccheggi nei Caraibi, ritirò
tutte le lettere di marca, provocando conseguenze disastrose.
I bucanieri, originariamente semplici cacciatori dell'isola di Hispaniola,
si unirono in bande senza legge e sostituirono i corsari, dopo che gli
Spagnoli ebbero distrutto i loro insediamenti, cominciarono ad attaccare
prima piccole navi spagnole per poi cercare prede sempre più grosse,
pregiudicati, fuorilegge, schiavi fuggiti, sunirono ai bucanieri
ubbidendo alle loro leggi e sottostando alla ferrea e crudele disciplina
imposta dai capi.
Alcuni tuttavia, come Henry Morgan, combatterono
per conquistare fama e gloria e divennero degli eroi.
In origine i bucanieri vivevano fornendo carne, grasso e pelli alle navi
di passaggio, catturavano il bestiame che si era riprodotto rapidamente
dopo che i conquistatori spagnoli avevano lasciato l'isola di Hispaniola.
François L'Ollonnais, il più crudele tra i bucanieri, seminò
il terrore tra gli spagnoli, temendo la crudeltà delle sue torture,
le vittime preferivano morire piuttosto che cadere nelle sue mani.
Nelle pericolose acque dei Caraibi, la vita aveva poco valore e la tortura
dei prigionieri era una pratica comune, tanto che la crudeltà dei
bucanieri divenne leggendaria.
L'Ollonnais, torturava le sue vittime con macabra originalità.
Rock Braziliano, prese questo soprannome a causa del suo lungo esilio
in Brasile, era un ubriacone pazzo e brutale e odiava gli spagnoli.
Bartholomew Portugues, ingegnoso e audace, razziava bottini favolosi per
perderli qualche giorno dopo, anche se non sapeva nuotare, riuscì
a scappare da una nave-prigione raggiungendo la riva grazie a degli otri
da vino che usò come galleggianti.
Sir Henry Morgan, gallese (1635-1688), aveva innate capacità di
comando, probabilmente era crudele quanto gli altri bucanieri, ma i suoi
audaci attacchi ai possedimenti spagnoli, sopratutto a Panamà,
gli valsero la nomina a baronetto inglese, e il titolo di governatore
della Giamaica. Saccheggiò le colonie spagnole senza nessuna pietà.
Nel 1688 i suoi 800 uomini sconfissero la guarnigione dEl Puerto
del Principe a Cuba, costrinsero gli uomini della città ad arrendersi,
minacciando ritorsioni su donne e bambini tenuti in ostaggio nelle chiese,
la gente moriva di fame, mentre gli uomini di Morgan depredavano le abitazioni.
Per difendersi, fondarono la "fratellanza della costa" e alcuni
di loro si trasferirono a Tortuga, da dove potevano attaccare più
facilmente le navi spagnole.
Più tardi, l'arrivo di guarnigioni francesi disperse i membri della
Fratellanza verso isolette di Île-à-Vache e Saona.
I CORSARI
AMERICANI
La rivoluzione americana
(1775-1783) mostrò il potere dei corsari come poche altre guerre
aveva fatto nei secoli precedenti.
La piccola Marina Continentale americana combatté i dominatori
inglesi con sole 34 navi, ma una flotta di navi corsare, tredici volte
superiore per numero, attaccò i mercantili inglesi, ostacolandone
il commercio.
Dopo l'indipendenza, quando nel 1812 scoppiò una nuova guerra con
l'Inghilterra, la giovane nazione degli Stati Uniti d'America utilizzò
i corsari per aumentare, ancora una volta, le potenzialità della
propria marina, ma le navi veloci non furono più così efficaci
come nei giorni in cui avevano assicurato la libertà alla loro
nazione.
Leggendario in America per le sue azioni in mare, John Paul Jones si meritò,
in terra britannica dove era nato, l'appellativo di "pirata"
per le sue audaci scorrerie nelle terre costiere inglesi, ne pirata, né
corsaro,John Paul Jones, nato in Scozia nel 1747, apprendista in mare
su una nave negriera, scappò dai Caraibi per evitare un'accusa
domicidio, la sua carriera nella Marina Continentale cominciò
nel 1775, e le sue imprese temerarie, nei sei anni successivi, fecero
di lui un eroe nazionale americano, morì nel 1792.
Nella battaglia che ne consacrò la fama, affiancò la sua
nave ad una cannoniera inglese, sino a fonderle in un corpo unico, i cannoni
inglesi quasi affondarono il suo vascello, ma Jones ignorò la richiesta
di arrendersi con le parole: Non ho ancora cominciato a combattere!,
tre ore più tardi glinglesi si arresero.
I corsari americani che si facevano costruire navi agili e veloci, preferivano
le golette con la vela di gabbia, queste navi piccole ma molto veloci
avevano due alberi: il trinchetto era più basso dell'albero di
maestra, con il vento in poppa, se si alzava una vela quadra in cima sull'albero
di trinchetto, si aumentava notevolmente la velocità.
Jean Lafitte (circa 1780- circa 1826) nato a Haiti, pirata, corsaro, negriero
e contrabbandiere, con suo fratello Pierre comandavano una banda, che
nel 1807 controllava circa un decimo, di tutti i lavori della città
di New Orleans.
Dichiarato fuorilegge per contrabbando di schiavi, Jean ottenne la grazia
per aver difeso la città da un attacco inglese nella guerra del
1812.
Gli attacchi pirateschi di Lafitte erano indirizzati sopratutto contro
navi spagnole nel Golfo del Messico, sosteneva la legittimità di
tali attacchi, esibendo lettere di marca, ma depredava anche navi americane
e dalla sua roccaforte a Barataria Bay, presso New Orleans, dirigeva segretamente
anche il commercio degli schiavi.
I PIRATI
DELLOCEANO INDIANO
Quando il
ricco raccolto del mar delle Antille cominciò a scarseggiare, molti
pirati si spostarono ad oriente, nelle acque dell'Oceano Indiano, attirati
dalle flotte del tesoro dei principi indiani e dalle grandi navi mercantili
delle Compagnie delle Indie Orientali, olandesi, francesi e inglesi, molti
pirati trovarono un rifugio sicuro in Madagascar, la grande isola al largo
delle coste orientali dell'Africa, si trovava nella posizione ideale per
controllare le rotte commerciali per le Indie e i pellegrinaggi dei Musulmani
verso la Mecca, i pirati accumularono ben presto incredibili ricchezze
e alcuni di loro, come Kidd e Avery, diventarono personaggi leggendari.
Dopo aver doppiato il Capo di Buona Speranza, le navi europee per recarsi
in India ed in Cina, potevano scegliere tra due rotte, entrambe passavano
a poche miglia di distanza dal Madagascar, covo dei pirati, nel viaggio
verso l'Asia erano carichi d'oro e d'argento, in quello di ritorno trasportavano
porcellane cinesi, sete e spezie, gli East Indiament (grandi navi a vela
usate dalle Compagnie delle Indie, con armamento da 16 a 20 cannoni, che
nei secoli XVII e XVIII facevano la spola tra l'Europa e l'Asia) erano
le prede favorite dei pirati.
Dorigine scozzese, William Kidd (1645-1701) era un uomo d'affari
di New York inviato nell'Oceano Indiano per dare la caccia ai pirati,
primo fra tutti Avery, tuttavia, convinto dall'equipaggio corrotto, commise
parecchi atti di pirateria, e al suo ritorno fu giudicato e impiccato.
Il pirata inglese Henry Avery (circa 1665-1728) divenne famoso per aver
catturato la nave del Moghul indiano, la Gang-i-Sawai, che trasportava
pellegrini e tesori da Surat alla Mecca, il trattamento brutale che riservò
ai passeggeri scatenò l'ira del Moghul, che chiese un indennizzo
alle autorità inglesi.
Il pirata americano Thomas Tew faceva la spola tra l'America settentrionale
e l'oceano Indiano, ritornando sempre con un buon bottino, in America
era considerato una celebrità, fu ucciso in una spedizione con
Avery nel 1696.
Alla fine del XVII secolo, i pirati, costruirono una roccaforte sulla
vicina isola di Santie-Marie, facilmente difendibile in caso dattacco.
Quando i pirati catturavano una nave, spesso trovavano un carico dumana
sofferenza, nelle stive buie si accalcavano centinaia di schiavi africani
diretti alle colonie americane.
Nel XVII e XVIII secolo, la tratta degli schiavi era un affare redditizio:
gli schiavi erano rivenduti in America a 10 o anche a 15 volte il prezzo
pagato in Africa, questi grossi profitti attiravano i pirati, che divennero
a loro volta negrieri, oppure vendevano per proprio conto il carico di
schiavi catturati in mare, alcuni si alternavano fra le occupazioni di
negriero.
Corsaro e pirata, John Hawkins (1532-1595) fu il primo corsaro inglese
a rendersi conto che il commercio degli schiavi rappresentava un affare
redditizio, nel 1562 fece il primo di tre viaggi come negriero, dall'Inghilterra
all'Africa occidentale, dove imbarcò 300 schiavi, si diresse poi
ai Caraibi dove vendette il suo carico umano nell'isola di Hispaniola.
Le navi negriere partivano dall'Inghilterra o dall'America con un carico
di merci di poco valore, i negrieri europei acquistavano gli schiavi dai
capi tribù africani, in cambio di braccialetti di ferro, ottone,
rame, usati come moneta nell'Africa occidentale, e qualche fucile e polvere
da sparo, poi salpavano verso i Caraibi questa parte del viaggio era chiamata
"il passaggio di mezzo".
Sulle isole come Giamaica gli schiavi erano barattati con zucchero, melassa
o legname, che venivano imbarcati per il viaggio di ritorno, così
ogni fase del viaggio, assicurava un profitto.
I marinai di una nave negriera vivevano con la paura costante di una rivolta
degli schiavi, molto più numerosi di loro, pertanto qualsiasi accenno
di ribellione era represso selvaggiamente, durante la navigazione, non
vi erano misure igieniche, e le malattie si diffondevano rapidamente,
e la mortalità era alta, a volte i morti rimanevano incatenati
accanto ai vivi per giorni interi.
A bordo delle navi gli schiavi erano tenuti in ceppi, per impedire ribellioni
o suicidi, gli unici modi per sfuggire agli orrori della stiva, questo
significava che gli schiavi non potevano collaborare alla difesa in caso
dattacco daltre navi pirata.
I capitani dei Caraibi accettavano a bordo gli schiavi fuggiti, che a
volte rappresentavano più di un terzo dell'equipaggio, imbarcarsi
su una nave era una scelta allettante, se paragonata alle sofferenze della
schiavitù.
Il pirata inglese Bartholomew Roberts (1682-1722), catturò a Whydah,
nell'Africa occidentale, 11 navi negriere, Roberts aveva cominciato la
sua carriera nel 1719, caricando schiavi in una postazione commerciale.
L'Inghilterra abolì la schiavitù nel 1833 e gli Stati Uniti
d'America la seguirono 30 anni più tardi.
LE PUNIZIONI
I pirati colti
sul fatto e giudicati colpevoli erano condannati al patibolo, la "ballata
dell'impiccato" era la danza di morte che simprovvisava dopo
l'esecuzione, i pirati scherzavano sull'impiccagione, ma la loro sicumera
finiva quando si trovavano davanti alla forca.
Tuttavia, per la maggior parte dei pirati, il pericolo della vita in mare,
era molto più pericolosa del boia, erano pochi quelli che erano
portati davanti alla giustizia e anche quelli giudicati colpevoli erano
spesso graziati.
Per i corsari, la cattura significava il carcere, con la possibilità
della libertà in cambio dei prigionieri, ma molti corsari temevano
la prigione: le carceri erano luoghi malsani dai quali era difficile uscire
vivi.
L'Inghilterra introdusse nel 1776 le prigioni galleggianti, situate sull'estuario
del Tamigi, all'inizio erano ricavate da navi in disarmo, più tardi
i pontoni (così erano chiamate) furono costruiti come prigioni
galleggianti, erano umide e malsane, ed essere condannati a rimanervi
rinchiusi era la peggior punizione, dopo la morte, per un pirata incarcerato
una cella "singola" sarebbe stata considerata una sistemazione
di lusso.
Nel XVII secolo le prigioni erano affollatissime, e solo quelli che potevano
permettersi di corrompere il carceriere potevano sperare di vivere in
condizioni accettabili, i prigionieri dovevano pagare per le candele,
per il cibo e persino per stare vicino al fuoco che scaldava l'umida prigione.
I corsari francesi che erano catturati temevano le prigioni galleggianti,
nel 1797 uno di loro scrisse: (in questi ultimi otto giorni siamo stati
costretti a mangiare cani, gatti e topi... l'unica razione consiste in
pane ammuffito... carne putrida e acqua salata).
L'impiccagione era il consueto sistema desecuzione per i pirati,
in Inghilterra e nelle colonie, erano impiccati al livello della bassa
marea, per dimostrare che il crimine commesso, rientrava sotto la giurisdizione
dell'Ammiragliato, le loro ultime parole erano spesso pubblicate, per
la morbosa curiosità del pubblico, tutte le impiccagioni dei pirati,
anche quella di Stede Bonnet, nel 1718, fu pubblica: la gente di Charleston
(Stati Uniti meridionali) si affollò intorno ai magazzini
del porto dove la condanna fu eseguita, temerario e spavaldo come pirata,
Bonnet aveva chiesto al governatore la grazia, che però gli fu
negata.
William Kidd fu impiccato nel 1701 e il fatto attirò una gran folla
nella piazza delle esecuzioni al porto di Londra, il cappio si ruppe al
primo tentativo, ma non al secondo, il cadavere incatenato ad un palo,
fu sommerso tre volte dalla marea, come prescriveva la legge dell'Ammiragliato,
come monito a tutti i marinai che percorrevano l'estuario del Tamigi,
il suo corpo fu poi ricoperto di catrame per evitarne la decomposizione,
e appeso nella gabbia, alla forca di Tilbury Point.
I corpi dei pirati impiccati erano spesso lasciati appesi alla forca come
monito, oppure incatenato in una gabbia di ferro, per impedire ai parenti
che lo rimuovessero per seppellirlo.
Un pirata abbandonato su un'isola deserta, osserva con disperazione la
sua nave che si allontanava, quel luogo diventava per lui una prigione
senza pareti, il mare impediva di fuggire e le possibilità di essere
avvistato da un'altra nave erano quasi inesistenti, ai pirati abbandonati
erano lasciate alcune provviste essenziali, vi erano poche possibilità
di sopravvivere per coloro che non avevano mezzi per cacciare o pescare.
Questa crudele punizione era inflitta a chi derubava i propri compagni
o chi disertava il combattimento, lo stesso destino di naufraghi toccava
ai pirati, quando la loro nave andava a fondo.
Il codice dei pirati stilato dal capitano inglese John Phillips prevedeva
che il "condannato" fosse fornito di una fiaschetta di polvere
da sparo, una bottiglia d'acqua, e una piccola arma, ma lo sfortunato
non aveva possibilità di cucinare o riscaldarsi, la pistola era
utile per difendersi dagli animali selvatici, ma per cacciare era meglio
il moschetto, la bottiglia d'acqua durava un giorno o poco più,
dopo questo periodo il naufrago doveva darsi da fare, per trovare ciò
di cui dissetarsi.
Stanco dei litigi sulla sua nave, il corsaro scozzese Alexander Selkirk
(1676-1721) chiese dessere sbarcato su un'isola, dove visse dal
1704 al 1709, la sua residenza fu un'isoletta del Pacifico meridionale,
640 chilometri ad ovest del Cile, una delle isole del gruppo Juan Fernandez,
Mas a Tierra aveva abbondanza dacqua, suini e capre Selkirk, si
nutrì di carne di capra, e frutti di palma, e si vestì con
pelle di capra.
Nella letteratura il naufrago più famoso fu creato da Daniel Defoe
(1660-1731), che per il racconto sispirò alla vicenda di
Alexander Selkirk, ma diede a Crusoe un selvaggio come compagno, Venerdì.
Crusoe passò più di venticinque anni nella sua isola e visse
molto più comodamente di qualsiasi vero naufrago.
LA NAVIGAZIONE
E LE MAPPE
Per compiere
con successo azioni di pirateria nel Mar delle Antille, bisognava essere
in grado di superare in navigazione, e in battaglia la preda prescelta,
ma come potevano i pirati localizzare le loro vittime? dal momento che
i metodi di navigazione erano alquanto primitivi, i pirati dovevano riuscire
a incrociare le rotte dei galeoni spagnoli carichi di tesori, affidandosi
esclusivamente all'esperienza, al senso comune e, in buona parte, alla
fortuna, erano in grado di stabilire la latitudine con accuratezza, misurando
la posizione del sole, ma era molto più difficile calcolare la
longitudine.
Oltre alla bussola, lo strumento di navigazione più importante,
di cui poteva disporre un capitano erano le mappe.
All'inizio del XVI secolo i conquistatori spagnoli, avevano già
esplorato gran parte delle coste del Nuovo Mondo, e le loro mappe dettagliate
costituivano un bottino prezioso.
Con l'aiuto di una mappa rubata agli Spagnoli, i pirati e i bucanieri
potevano saccheggiare le ricchezze di nuove zone costiere.
I pirati chiamavano i piloti esperti "artisti del mare", in
condizioni ideali potevano stimare le distanze con un'approssimazione
di due chilometri, ma sul ponte di una nave che beccheggiava tutto era
molto meno preciso.
I primi pirati stimavano la latitudine usando la balestriglia,
guardando il Sole, l'osservatore faceva scorrere le aste corte, dette
archi, su quella lunga, detta freccia, che accostava all'occhio, sino
a che l'estremità inferiore dell'arco, non coincideva con l'orizzonte,
e quella superiore, con il Sole, la scala graduata della freccia e delle
apposite tavole astronomiche fornivano la latitudine, altro valido strumento
era il cannocchiale, che permetteva ai pirati, anche se non c'era nessuna
terra in vista, di stimare la direzione e la distanza osservando le nuvole
e gli uccelli.
Il navigatore inglese John Davis (circa 1550-1605) raccolse in un libro
le conoscenze acquisite navigando con il corsaro Thomas Cavendish nel
1591.
LA VITA
IN MARE
La vita a
bordo di una nave pirata era piena di contrasti, quando ci simpadroniva
di un carico, si attraversavano momenti di grandeccitazione e di
pericolo, ma tra un saccheggio e l'altro, trascorrevano settimane di noia
assoluta.
Per riuscire a vincere la noia e alleviare la frustrazione del suo equipaggio,
il "capitano" doveva incutere rispetto, se non paura, molti
pirati volevano che la vita a bordo seguisse le regole di una comunità
democratica: se non vi era accordo su una decisione da prendere, si teneva
una votazione, poteva essere contestato perfino il capitano.
I pirati consideravano indispensabili i servizi di un medico chirurgo,
il quale aveva con sé un portautensili e usava una sega per amputare
braccia e gambe, le infezioni provocate dagli interventi chirurgici portavano
spesso alla morte.
Sulle navi non mancava certo il lavoro per la ciurma, che era continuamente
impegnata per il buon governo della nave, per mantenere costante la velocità
erano necessarie continue rettifiche alle vele e alle sartie, tutti i
marinai erano in grado di intrecciare e unire le cime, ma i pirati preferivano
rubare i "ricambi", alcuni equipaggi avevano un codice di comportamento
che tutti dovevano rispettare.
Ecco alcune regole, derivate dal libro sui pirati di Charles Johnsons
(XVIII secolo)
I. Ognuno ha il diritto di voto, ha diritto a provviste fresche, e alla
razione di liquore.
II. Nessuno deve giocare a carte o a dadi per denaro.
III. I lumi e le candele devono essere spenti alle otto di sera.
IV. Tenere il proprio pezzo (moschetto), la pistola, e la spada, puliti
e pronti ad essere usati.
V. Non è consentito salire a bordo ai ragazzi e alle donne.
VI. Chi diserta in battaglia è punito con la morte o con l'abbandono
in mare aperto.
La frusta tipica che si usava in mare era il "gatto a nove code",
lo stesso marinaio che doveva subire la punizione la preparava, srotolando
una fune in tre parti, a loro volta suddivise in tre funicelle, e poi
annodando ogni estremità, un "gatto" era usato una volta
sola, le corde insanguinate, se riutilizzate, potevano infettare le ferite.
LE PROVVISTE
A BORDO
Per i pirati
affamati, il menù non era molto vario e quando c'era carne fresca
di solito si trattava di tartarughe, abbondanti in tutte le isole dei
Caraibi, costituivano una delle poche risorse di cibo fresco, agili in
mare, questi animali corazzati erano lenti a terra e facili prede, a bordo
della nave, il cuoco poteva tenere le tartarughe vive nella stiva, fino
a quando arrivava il momento di cucinarle, le loro uova erano poi una
ghiottoneria molto apprezzata, si trasportavano pollame vivo, per rifornirsi
duova e carne fresca, se non si riusciva a catturare tartarughe,
e il pesce non abboccava, i pirati sopravvivevano con gallette o carne
secca, che innaffiavano con birra o vino, a bordo di una nave la galletta
era il cibo principale.
Nei lunghi viaggi una dieta povera poteva far ammalare i marinai di scorbuto,
causato dalla mancanza di vitamina C, nel 1753 fu scoperto che mangiare
frutta fresca, agrumi in particolare, preveniva questa malattia.
I marinai non conoscevano metodi per conservare l'acqua, che divenne ben
presto imbevibile: preferivano quindi la birra, tutte le navi ne trasportavano
grandi quantità, generalmente in barili e non in bottiglie.
LA VITA
A TERRA
Pigiati per
mesi in una nave maleodorante uno accanto all'altro, pirati e bucanieri
non potevano far altro che sognare la vita a terra, e quando sbarcavano
in un porto, molti erano abbastanza ricchi da soddisfare qualsiasi desiderio,
sperperavano il loro bottino nel bere, nelle donne e nel gioco: Si
trovavano alcuni di questi pirati che sperperano due o tremila pezzi da
otto in una sola notte, per poi rimanere anche senza camicia, considerando
che con due pezzi da otto, si poteva comperare una mucca, i pirati scialacquavano
in poche ore l'equivalente di unintera fattoria.
La vita a terra non era sempre una festa ininterrotta: l'equipaggio doveva
calafatare lo scafo, riparare la nave e provvedere alle provviste per
il viaggio successivo, le donne erano bandite dalla maggior parte delle
navi pirata, ma quando queste erano in porto spesso salivano a bordo.
Dopo una lunga navigazione, i pirati andavano in cerca di compagnia femminile:
nei porti dei Caraibi c'erano molte donne contente di dividere il bottino
e gozzovigliare con loro.
Alghe e cirripedi sattaccavano allo scafo, rallentando la velocità
della nave, a volte i vermi perforavano il legno e ciò, alla fine,
poteva far affondare l'imbarcazione, si preveniva il problema carenando
regolarmente la nave, e per farlo la portavano in secca.
Per i pirati era indispensabile trovare una spiaggia solitaria per carenare
la nave, le coste africane della Guinea era un posto ideale, avevano un
fondale basso e le navi da guerra non potevano inseguire i piccoli vascelli
dei pirati.
Per tenere il mare senza troppi rischi daffondamento, gli scafi
di legno richiedevano una manutenzione costante, si usavano utensili adatti
per eseguire i lavori indispensabili, il calafataggio, che comportava
la riparazione delle giunture tra le tavole, era indispensabile per evitare
infiltrazioni d'acqua, le giunture erano pulite, riempite di stoppa e
sigillate con pece bollente.
I pirati erano ben accetti in molti porti, vista la loro facilità
nello spendere grosse somme di denaro anche per oggetti di scarso valore,
gli equipaggi delle navi erano alleggeriti con gran velocità, del
loro bottino da abili giocatori bari.
Una buona pipata era un lusso che i pirati potevano permettersi
solo a terra, le navi di legno prendevano fuoco facilmente e gli equipaggi,
che a bordo non potevano fumare, erano costretti a masticare tabacco,
Port Royal, in Giamaica, era una specie di calamita per i pirati del XVII
secolo in cerca di piacere e divertimento.
I governatori britannici erano favorevoli ai pirati, ritenendo che la
loro presenza avrebbe protetto l'isola dagli attacchi degli spagnoli,
nel 1692 Port Royal fu distrutta da un terremoto, che molti giudicarono
una punizione divina per la corruzione della città.
I pirati tracannavano rum in continuazione: ingurgitavano qualsiasi tipo
di bevanda alcolica e alcuni di loro non erano mai sobri quando erano
a terra.
Il vetro era costoso e fragile, e così i tavernieri servivano le
bevande ai pirati in boccali di peltro, che ben sopportavano una notte
di baldoria.
LE ARMI
PALLE
INCATENATE: raramente i colpi di cannone potevano affondare
una nave, ma l'impatto della palla di ferro contro lo scafo provocava
un'esplosione di schegge mortali. Bastavano due palle incatenate insieme
e lanciate in alto per abbattere gli alberi e le vele e danneggiare un
vascello.
SCIABOLA TAGLIAGOLA: nel
XVII e XVIII secolo la sciabola corta, o squarcina, era l'arma preferita
da tutti coloro che combattevano in mare, la sua lama corta e larga la
rendeva ideale in un corpo a corpo; una lama più lunga poteva impigliarsi
facilmente nel sartiame.
TROMBONE: la canna corta
del trombone limitava la sua precisione, i pirati lo usavano solo a distanza
ravvicinata, come il moschetto, era appoggiato alla spalla, ma la canna
corta rendeva il trombone più maneggevole sul ponte della nave,
beccheggiante e affollato.
PISTOLA A PIETRA FOCAIA:
leggera e maneggevole, era l'arma da fuoco preferita dai pirati quando
assaltavano una nave, tuttavia, a volte l'umidità dell'aria, e
gli spruzzi, bagnava la polvere e la pistola faceva cilecca, ricaricare
l'arma richiedeva molto tempo, che i pirati preferivano usarne l'impugnatura
come una clava.
IL MOSCHETTO: il tiratore
scelto poteva colpire il timoniere della nave avversaria, anche da notevole
distanza, la rigatura all'interno della canna stabilizzava la traiettoria,
migliorando la precisione
del colpo.
ASCIA D'ATTACCO: i pirati
che andavano all'arrembaggio dei grandi vascelli, usavano asce per scalare
le murature delle navi e, una volta sul ponte, le utilizzavano per abbattere
le vele, un solo colpo d'ascia poteva tagliare una grossa cima, come il
braccio di un uomo.
ARMA SEGRETA: il pugnale
poteva essere facilmente nascosto sotto i vestiti e in un attacco a sorpresa,
dove non c'era spazio per brandire la spada, poteva infliggere ferite
mortali.
BOMBE INCENDIARIE: scagliate
dal castello di prua della nave pirata, bombe spesso fatte di una mistura
di pece e stracci potevano appiccare un incendio che si propagava rapidamente,
la cortina di fumo che ne seguiva creava confusione e panico.
PIEDI DI CORVO:
a volte i corsari francesi, spargevano chiodi a quattro punte,
detti "piedi di corvo", sul ponte della nave che stavano per
arrembare, poiché i marinai andavano a piedi nudi per evitare di
scivolare sui ponti bagnati, i piedi di corvo potevano infliggere terribili
ferite a chi li calpestava.
Quando i pirati abbordavano una nave, lo facevano con la speranza di trovare
la stiva colma di tesori, se avevano fortuna, il bottino poteva far diventare
l'intero equipaggio ricchissimo.
Nel 1693, quando Thomas Tew depredò una nave nell'Oceano Indiano,
ogni membro dell'equipaggio ricevette una ricompensa di oltre 3000 sterline
e, secondo il tenore di vita di quei tempi, tutti diventarono miliardari
(un marinaio inglese percepiva allora, come salario, la somma di una sterlina
al mese),
Ma bottini di questa entità rappresentavano casi eccezionali: la
maggior parte delle volte l'equipaggio divideva tesori di entità
più modesta e, nei casi veramente sfortunati, scopriva una stiva
con un carico ingombrante e per di più senza valore, quando il
carico non aveva valore, i pirati derubavano i passeggeri e si disputavano
i loro beni personali, valeva la pena di accapigliarsi per un pugnale
dottima fattura se ne poteva ricavare un buon prezzo.
I favolosi tesori dei pirati spesso erano solo delle leggende, William
Kidd seppellì veramente un tesoro, poi recuperato, sull'isola di
Gardiner (New York), il bottino preferito dai pirati era l'oro e l'argento
trasportati dalle navi spagnole, un doblone d'oro spagnolo equivaleva
alla paga di sette settimane di un marinaio, i pezzi da otto in argento
potevano vanire tagliati per ottenerne spiccioli.
Dopo il saccheggio di un vascello portoghese (1721), John Taylor ricompensò
ciascun membro dell'equipaggio con 4000 sterline, e 42 piccoli diamanti.
I pirati dividevano il bottino abbastanza equamente, anche se al capitano,
e agli ufficiali spettasse una parte più grande, considerando il
valore di ununità, la ricompensa del marinaio, il capitano
riceveva 2,5 il chirurgo 1,5, il maestro d'ascia, che non aveva rischiato
la vita nei combattimenti, solo tre quarti, i mozzi solo la metà.
Dopo aver depredato una nave, i pirati dovevano rientrare nel loro porto
per dividersi il bottino, ma la ciurma era spesso autorizzata a depredare
i passeggeri e l'equipaggio, le armi e le munizioni, erano considerate
un prezioso bottino.
Intorno al 1860, era divenuto di moda fiutare il tabacco, i ricchi passeggeri
avevano spesso delle tabacchiere decorate e preziose, che rappresentavano
un bottino allettante, come regola, i corsari dovevano dividere il tutto
secondo il rango, ma in pratica molti intascavano di nascosto piccoli
oggetti come anelli d'oro.
BANDIERE
Con i suoi simboli di morte, la bandiera nera invitava le vittime ad arrendersi
senza combattere, i marinai rabbrividivano nel vederla, era tuttavia meno
temuta di una disadorna bandiera rossa, che significava morte certa per
tutti quelli che la avvistavano.
Questa bandiera sanguinaria significava che i pirati non avrebbero avuto
nessuna pietà in battaglia, ma, in genere, la semplice vista della
bandiera nera era sufficiente allo scopo, la maggior parte degli equipaggi
era disposta alla resa, e a volte si univa addirittura alla ciurma pirata.
Erano pochi i marinai che difendevano coraggiosamente la propria nave,
costretti a lavorare fini allo stremo, e con una disciplina ferrea, molti
di loro consideravano la vita del pirata come un'esistenza libera e con
la possibilità di arricchirsi senza seri pericoli di essere catturati.
La bandiera di Henry Avery è il classico esempio della simbologia
delle bandiere pirata, con il teschio e le ossa incrociate, nel 1600 questimmagine
era comunemente usata per raffigurare la morte e fu adottata dai pirati
verso la fine del secolo, ma il teschio e le ossa incrociate non erano
gli unici contrassegni dei pirati: ogni comandante aveva una sua bandiera
nera personale.
La spada è sempre stata simbolo di potere, e così il messaggio
sulla bandiera nera di Thomas Tew era molto chiaro, la scelta di una scimitarra
asiatica, non fu però di buon auspicio per Tew, molto probabilmente
fu proprio con un'arma di questo tipo che fu ucciso nel 1695, nella battaglia
per la cattura della nave indiana Futteh Mahmood.
Le donne pirata Mary Read e Anne Bonny probabilmente combatterono sotto
una bandiera con il teschio e due spade incrociate.
La bandiera di Bartholomew Roberts lo raffigura mentre brinda con la morte,
ne aveva anche una seconda, che lo mostrava a cavalcioni di due teschi
con le sigle ABH e AMH, che significavano "una testa delle Barbados"
(A Barbadian's Head) e "una testa della Martinica (A Matrinican's
Head), chiara minaccia di vendetta alle isole che avevano osato contrastarlo.
Sulla bandiera di Barbanera era raffigurato un diavolo a forma di scheletro
che regge una clessidra e una freccia e un cuore sanguinante.
La clessidra appare su molte bandiere dei pirati, sulla bandiera di Christopher
Moody (1694-1722), come pure su molte lapidi del tempo, la clessidra era
raffigurata con le ali e rappresentava la fugacità del tempo, simbolo
tradizionale di morte, la clessidra avvertiva i marinai che il tempo per
la resa era limitato.
In inglese la bandiera dei pirati detta Jolly Roger che potrebbe derivare
dal diavolo, detto "vecchio Roger", o, più probabilmente,
dal francese Jolie Rouge, la bandiera rossa.
Temendo di poter avere la peggio in una battaglia navale tradizionale,
i pirati ricorrevano all'inganno, a volte, mentre si avvicinavano al bersaglio
prescelto, i pirati alzavano una bandiera amica e solo all'ultimo momento,
la sostituivano con la bandiera nera per terrorizzare le vittime e convincerle
ad arrendersi senza combattere, se questa tattica falliva, sferravano
un attacco di sorpresa, abbordando la nave sopraffacendo l'equipaggio.
LA FINE
DEI PIRATI
Dopo aver prosperato
per tre millenni, la pirateria organizzata e le guerre di corsa si conclusero
nel XIX secolo.
All'inizio del secolo i corsari erano ancora un flagello pericoloso, anche
se ormai le marine delle grandi potenze marittime non avessero più
bisogno dell'aiuto delle navi da guerra armate dai privati.
Nel 1856 la maggior parte delle nazioni marittime firmò un trattato,
la dichiarazione di Parigi, che bandiva le lettere di marca, anche le
nuove tecnologie contribuirono a sconfiggere la pirateria. Il XIX secolo
segnava l'avvento del vapore e le marine dell'Inghilterra e degli Stati
Uniti costruirono navi che potevano andare ovunque, anche in un giorno
senza vento, i pirati, che facevano ancora affidamento sulla propulsione
a vela, erano facilmente sopraffatti dalle navi a vapore.
La Marina britannica prese energici provvedimenti nei confronti dei pirati
indonesiani e malesi, sospettati di danneggiare il commercio, nel 1844
la nave Harlequin, e due altre, salparono da Penang per una missione punitiva
contro i pirati dAchin, nella parte settentrionale di Sumatra, i
comandanti di questa piccola flotta non riuscirono nel loro intento e
bruciarono indiscriminatamente tutte le case lungo la costa.
Nel 1718 il tenente di vascello Maynard della nave Pearl fu incaricato
di catturare Barbanera vivo o morto, quando riuscì a raggiungere
il pirata, Maynard ingaggiò con lui un
furioso duello, secondo il capitano Johnson Barbanera lottò con
una tale forza che gli ci volle ben venticinque ferite, di cui cinque
provocate da colpi di pistola, prima di stramazzare a terra, la sua testa
fu appesa al bompresso (albero prodiero) della nave Pearl.
La nave inglese Greyhound (Levriero) avvistò due navi al largo
di Long Island (Stati Uniti), l'equipaggio non sapeva con chi si fosse
imbattuto, le navi appartenevano al terribile Edward Low e alla sua ciurma,
dopo una battaglia durata otto ore, la Greyhound uscì vittoriosa.
Nel XVIII secolo la Marina britannica mise appunto delle navi da guerra,
vere e proprie fortezze galleggianti, in grado di competere con qualsiasi
nave pirata.
Nel 1722 la Swallow mise fine alla carriera del famoso pirata Bartholomew
Roberts al largo delle coste occidentali dell'Africa, Roberts, incautamente
ingaggiò una battaglia contro la nave da guerra, fu mortalmente
ferito al collo.
I corsari che salpavano dagli stati barbareschi rinnovarono i loro attacchi
durante le guerre napoleoniche (1796- 1815).
Quando la pace ritornò, gli Stati Uniti e le potenze europee si
allearono per annientare definitivamente questi pirati, nelle 1816 navi
inglesi e olandesi bombardarono Algeri, obbligando il bey a rilasciare
i prigionieri e a scusarsi per le azioni compiute
I PIRATI
NELLA LETTERATURA
Molti scrittori
circondarono di un alone romantico le loro avventure, trasformandoli in
veri e propri eroi, alcuni, come Bucaniers of America (Bucanieri d'America),
raccontano la vera vita dei pirati con dettagli raccapriccianti, nel romanzo
più famoso, l'isola del tesoro, i pirati sono malvagi
figuri.
Ma anche in questo caso la fantasia prende il sopravvento e la vicenda
è imperniata sulla ricerca di un tesoro, i forzieri sepolti in
isole deserte e ricolmi di ricchezze sono un classico dei racconti sui
pirati ed eccitano la curiosità dei lettori, ma non hanno nessun
aggancio con la realtà.
Il poeta inglese George Byron (1788- 1824) contribuì notevolmente
a creare il mito del pirata romantico, scrisse il suo famoso poema Il
Corsaro solo poco tempo dopo la fine della minaccia dei pirati,
nel romanzo L'isola del tesoro (1883), Jim Hawkins fa vela con la nave
Hispaniola alla ricerca di un tesoro sepolto, Jim ascolta di nascosto
un piano architettato da Silver e Israel Hands per impadronirsi della
nave e uccidere l'equipaggio.
Charles Ellms nel 1837 pubblicò The Pirates' Own Book (Il libro
dei pirati), un misto di leggende e storie vere che divenne molto presto
un best seller, Ellms racconta che a volte i pirati costringevano
i prigionieri a camminare lungo un trampolino sporgente dalla nave, fino
a cadere in mare: ma non esiste nessuna prova che i pirati obbligassero
le loro vittime a questa "passeggiata".
Alexander Exquemeling (1645-1707) fornisce una delle poche testimonianze
sulla vera vita dei pirati del XVII secolo: era francese e navigò
con i bucanieri nei Caraibi, la sua descrizione delle loro atrocità,
pubblicata per la prima volta in olandese nel 1678, riesce ancora oggi
a far inorridire il lettore.
A General History of the Robberies and Murders of the Most Notorius Pyrates
(Storia completa dei furti e degli assassini dei più noti pirati)
fu pubblicata nel 1724 descrive, a pochi anni dalla loro cattura o esecuzione,
le gesta di pirati come Barbanera, Bartholomew Roberts, Mary Read e Anne
Bonny, ispirando molti romanzi, ma la vera identità del suo autore
(capitano Charles Johnson) rimane tuttora un mistero.
Lo scrittore scozzese Robert Louis Stevenson (1850- 1894) creò
il personaggio di Long John Silver, descrisse un pirata che in seguito
influenzò tutti gli scrittori, nel romanzo, Silver si guadagna
facilmente la fiducia dei cercatori del tesoro per poi tradirli.
Migliaia di bambini hanno seguito le gesta di Peter Pan al cinema o a
teatro; ma sono milioni quelli che sono stati catturati dalla lettura
del racconto Peter Pan e Wendy, ambientata sull'"isola che non c'è"
e sulla nave dei pirati, la storia racconta le avventure di un bambino
che non voleva crescere, l'avversario di Peter Pan, Capitan Uncino; nel
racconto è il nostromo di Barbanera e l'autore, James Matthew Barrie,
attribuì al personaggio le caratteristiche dEdward Teach.
PERSONAGGI
- LE DONNE PIRATA
Nel XVIII secolo,
così come gli affari, le arti e la politica, anche la pirateria
era un lavoro, riservato agli uomini, le donne che sognavano di percorrere
i mari sotto la bandiera dei pirati non avevano altra scelta che apparire
degli uomini e, di conseguenza, vestirsi, combattere, bere e bestemmiare
come tali.
La storia non ci racconta le imprese di quelle donne che sono riuscite
sempre a mantenere il loro segreto, le audaci imprese delle donne pirata
Mary Read e Anne Bonny sono sorprendenti, ma non incredibili, queste donne
sono solo due di una lunga schiera davventuriere, disposte a travestirsi
da uomo pur di avere gli stessi diritti, come molte delle loro contemporanee,
Mary Read e Anne Bonny avevano forza e coraggio da vendere, quando combattevano
una accanto, formavano una formidabile coppia in grado di intimidire anche
il più coraggioso dei pirati.
ALVILDA: una delle prime donne pirata ad aver comandato una nave, fu Alvilda,
prima ancora del periodo dei Vichinghi, originaria della Svezia meridionale.
Andò per mare per evitare il matrimonio combinato con il principe
Alf, il suo equipaggio era composto di sole donne.
MARY READ: prima di intraprendere
la carriera di pirata, l'inglese Mary Read (1690-1720) aveva scelto di
vivere la sua vita da uomo, travestendosi con abiti maschili, riuscì
a combattere nelle file della Marina Inglese.
Quando i pirati di Rackham catturarono la nave sulla quale era imbarcata,
si unì a loro, il suo coraggio era tale da far vergognare i suoi
compagni di ventura, durante un combattimento tutti i pirati, tranne uno,
si nascosero, mentre lei e Anne Bonny si difesero strenuamente, la Read,
uccise i codardi che non avevano combattuto da veri uomini.
ANNE BONNY: dopo aver incontrato
il pirata Jack Rackham, abbandonò il marito marinaio per seguirlo,
travestita con abiti maschili, quando Mary Read, anche lei vestita da
uomo, si unì alla ciurma di Rackham, la Read confidò a Bonny
il suo segreto e le due donne divennero ottime amiche.
Quando i pirati di Rackham furono catturati, le due donne sfuggirono alla
pena capitale perchè erano entrambe incinte.
"CALICO" JACK:
dal 1718 Jack Rackham, detto "Calico" da un tipo di tela di
cotone, e Anne Bonny furono pirati e amanti nei Caraibi, più tardi
si unì a loro Mary Read, tutti e tre furono catturati dalla Marina
britannica, al largo delle coste della Giamaica, Bonny e Read furono le
uniche, mentre tutta la ciurma era ubriaca, a combattere coraggiosamente,
nel 1720 i pirati furono condannati a morte.
Quando Rackham salì sulla forca, Bonny gli gridò Se
tu avessi combattuto da uomo, ora non moriresti come un cane!
CHING SHIH: all'inizio del
XIX secolo, una nutrita flotta di pirati, capitanata dalla "piratessa"
Ching Shih, terrorizzava il Mar della Cina, in questi luoghi non era insolito
incontrare donne al comando di navi, ma fu eccezionale la vastità
dell'impero di Ching Shih 1800 navi e 80000 pirati.
CHARLOTTE DE BERRY: nata
in Inghilterra nel 1636, Charlotte de Berry crebbe con il sogno di andare
per mare, vestita da uomo, seguì il marito in marina, più
tardi, costretta ad imbarcarsi su un vascello diretto in Africa,
capeggiò un ammutinamento contro un brutale capitano che l'aveva
aggredita; gli taglio la testa con un pugnale affilato, e simpadronì
della nave, sotto il suo comando, l'equipaggio si diede alla pirateria
catturando navi cariche d'oro lungo le coste dell'Africa.
I
PIRATI
JOHN PAUL JONES: nato in
Scozia nel 1747, leggendario in America per le sue azioni in mare, si
meritò, in terra britannica dove era nato, l'appellativo di "pirata"
per le sue audaci scorrerie nelle terre costiere inglesi, apprendista
in mare su una nave negriera, scappò dai Caraibi per evitare un'accusa
domicidio, la sua carriera nella Marina Continentale cominciò
nel 1775, e le sue imprese temerarie, nei sei anni successivi, fecero
di lui un eroe nazionale americano, fece carriera, ma rivalità
politiche lo lasciarono amareggiato e senza denaro, morì nel 1792.
CAPITAN KIDD: (William Kidd),
corsaro e pirata inglese (1645 - 1701).
Trasferitosi ancor giovane nella Nuova Inghilterra, si rivelò ben
presto un abile e coraggioso uomo di mare, guadagnandosi pubblici riconoscimenti
per i servigi resi alla colonia durante il conflitto del 1688 con la Nuova
Francia.
Recatosi nel 1695 in Inghilterra, ottenne da re Guglielmo III la nomina
a capitano di vascello, con l'incarico di reprimere la pirateria e, particolarmente,
di combattere i corsari francesi molto attivi nel Nuovo Mondo.
Partito da Plymouth nel 1696, con il vascello da corsa Adventure Galley
alla volta di New York, dopo aver incrociato per qualche tempo lungo le
coste nordamericane, cambiò rotta, dirigendosi verso il Madagascar,
dove si diede alla pirateria (1697-1699), ritornato in America, fu smascherato
e arrestato; inviato quindi in Inghilterra riconosciuto colpevole dassassinio
e di pirateria fu impiccato.
MORGAN: tuttoggi le
sue origini, sono incerte, nato nel 1635 circa, nel Glamorganshire, morì
a Port Royal, in Giamaica nel 1688.
Fu rapito da fanciullo a Bristol e venduto come servo a Barbados, si unì
giovanissimo ai bucanieri della Giamaica, probabilmente arrivò
nelle Antille nel 1655, e partecipò all'invasione della Giamaica,
fu un ufficiale militare e un capo pirata e nel 1667 è nominato
Ammiraglio dei pirati dal governatore inglese di Port Royal.
Negli ultimi anni assalì numerose imbarcazioni e città,
incluso Puerto Bello, nel 1671, conquistò Panama, la più
ricca e protetta città del nuovo mondo.
Fra i benefattori che finanziarono la spedizione di Panama vi furono Sir
Thomas Modyford, il governatore di Jamaica, George Monck, il Duca dAlbermarle
e James Stewart II, re d'Inghilterra, di casa nei circoli aristocratici,
dove tutti brindarono alla sua salute, e fu consultato, in India, dai
governatori del re.
Nel 1674 il Re Charles II lo nominò Sir Henry Morgan, e vicegovernatore
della di Giamaica, dove divenne proprietario terriero; infatti, per gratificare
il suo operato, e i servigi resi alla Corona Inglese, gli furono concessi
numerosi lotti di terra.
SIR FRANCIS DRAKE: navigatore,
corsaro e ammiraglio inglese (nato presso Tavistock, Devonshire, 1539-1545
circa, morto al largo di Portobello nel 1596).
Iniziata in giovane età la carriera del marinaio, a ventidue anni
già comandava una nave, combatté nel golfo del Messico,
e nel 1570 ottenne la lettera di corsa dalla regina Elisabetta, la quale
finanziò le spedizioni che Drake condusse contro le colonie spagnole
(1570-1572).
Drake salpò con cinque navi da Plymouth il 13 dicembre 1577, attraversato
l'oceano Atlantico, la spedizione raggiunse il Río de la Plata,
costeggiò la Patagonia, raggiunse lo stretto di Magellano nell'agosto
del 1578, e infine l'oceano Pacifico.
Solo con l'ammiraglia Golden Hind, Drake continuò la navigazione
in direzione sud e poi verso est, oltre la Terra del Fuoco, di cui scoprì
l'insularità, dimostrando che non era collegata, al "grande
continente meridionale", il passaggio tra la Terra del Fuoco e le
isole Shetland australi è oggi noto come stretto di Drake.
Costeggiando verso nord il Sudamerica, saccheggiò Valparaíso
e altri porti spagnoli del Pacifico, fino a raggiungere, probabilmente,
l'isola di Vancouver, ma fu costretto ad invertire la rotta e ad approdare
in una baia, situata a nord dell'attuale città di San Francisco,
che da allora porta il suo nome.
Il 23 luglio 1579 Drake lasciò la costa americana, attraversò
l'oceano Pacifico e giunse presso le Filippine, dove attaccò di
sorpresa le navi spagnole, attraversò l'oceano Indiano, doppiò
il capo di Buona Speranza e raggiunse l'Inghilterra nel settembre del
1580, Drake fu così il primo inglese ad aver circumnavigato il
globo (impresa realizzata in precedenza solo da Magellano).
Per l'impresa, la regina lo nominò cavaliere, (nonostante le complicazioni
insorte con la Spagna) e ordinò, che la nave "Golden Hint"
fosse conservata come ricordo (fu demolita circa un secolo dopo).
Scoppiata la guerra contro la Spagna, Drake riprese il mare con una squadra
navale: conquistò città nelle isole di Capo Verde e nelle
Indie Occidentali, e a Cadice, nel 1578 attaccò una potente flotta
spagnola, incendiandola, fu a capo di una delle squadre che dispersero
l'Invincibile Armada, morì di malattia a bordo della
sua nave, durante una spedizione contro le colonie d'America.
BARBANERA: molte leggende sorsero intorno a Barbanera, Nato in Inghilterra,
sembra che avesse 14 mogli e altrettanti cognomi, fra i quali Drummond,
Thatch, Trsh; ufficialmente si chiamava Edward Teach.
Il suo regno di terrore durò due anni, la Marina inglese riuscì
a catturarlo nell'insenatura dOcracoke nel 1718, dove fu ucciso
in un famoso duello, questo breve periodo fu sufficiente per Barbanera
per entrare nella leggenda.
In battaglia, Barbanera si metteva dei pezzi di miccia accesi sotto il
capello: in questo modo era sempre avvolto da una fitta nuvola di fumo,
aveva sei pistole infilate nel suo balteo (fascia a tracolla), una saggia
precauzione, poiché ogni pistola poteva sparare solo un colpo.
WILLIAM HAWKYNS: uomo di mare inglese, morto a Plymouth
nel 1553, mentre aspettava di essere nominato "Sir", fu il primo
di una dinastia di grandi navigatori, fra i più famosi il figlio
John, e il nipote Richard.
Nel 1528 iniziò il commercio con la Guinea e il Brasile, depredò
sette galeoni spagnoli al largo di Maracaibo.
JOHN HAWKYNS: ammiraglio
Inglese (Plymouth 1532- al largo di Portorico 1595), figlio di William
Hawkyns, fu il primo inglese che praticò il commercio di schiavi
tra l'Africa e le colonie spagnole d'America (1562).
Entrò nel porto di Veracruz valendosi dalcuni ostaggi spagnoli,
senza che la debole guarnigione locale potesse opporre resistenza; ma
forza spagnole sopraggiunte lo attaccarono, ed egli fu costretto (1567)
ad una rovinosa fuga insieme al cugino Francis Drake.
Tesoriere (1573) e poi controllore della marina reale, partecipò
con il grado di contrammiraglio alla lotta contro la "Invincibile
Armada" spagnola (1588).
Nel 1590 tentò di intercettare la flotta spagnola che portava l'oro
del Nuovo Mondo in Spagna, ma arrivò nelle Antille senza averla
intercettata, durante il viaggio di ritorno navigò nelle vicinanze,
con la flotta spagnola, senza accorgersi della sua presenza, quando si
accorse delle navi spagnole, era nei pressi del Portogallo, nel 1595 accompagnò
il cugino Drake in un'altra infruttuosa spedizione nelle Indie Occidentali,
dove perse la vita.
Fu uno dei più arditi navigatori al servizio della regina Elisabetta,
e fra i primi a praticare la guerra di corsa.
RICHARD HAWKYNS: navigatore
e ammiraglio inglese, figlio di John, comandante di una nave, nella lotta
contro la "Invincibile Armada spagnola, nel 1588.
Con il Dainty, e altri due bastimenti, partì, nel 1593 alla volta
delle colonie spagnole nellAmerica meridionale, a scopo di preda,
e non per tentare scoperte geografiche, come asserì nelle sue memorie.
Passato dall'Atlantico al Pacifico attraverso lo stretto di Magellano,
predò la costa cilena, finché, ferito e con il Dainty in
procinto daffondare, dovette arrendersi a due navi spagnole, catturato
fu condotto in Europa, e liberato nel 1602.
Raggiunse il grado di viceammiraglio e combatté i pirati algerini
nel Mediterraneo, morì a Londra nel 1622, di lui rimangono le "osservazioni
sul viaggio nei mari del sud.
WALTER RALEIGH: (1558 -1618)
cortigiano, navigatore e scrittore inglese, dopo aver combattuto in Francia
per la causa ugonotta (1569-1576).
Nel 1578 si dedicò alla carriera marinaresca, con il fratellastro
Sir Humphrey Gilbert, compiendo un primo viaggio a Terranova.
Nel 1580 si mise al servizio di Robert Dudley, conte di Leicester, e combatté
in Irlanda, divenuto il favorito della regina Elisabetta I, ebbe in dono
lucrosi monopoli commerciali, e vasti domini in Inghilterra e in Irlanda,
nel 1584 finanziò un viaggio desplorazione lungo le coste
dell'America Settentrionale, tra la Florida e Carolina del Nord, assegnando
il nome di Virginia (in onore dElisabetta I detta la
Regina vergine) ad un vasto territorio, seguì nel 1585-1587
un tentativo di colonizzazione (sbarco nell'isola di Roanoke) ma senza
successo.
Sostituito nel 1587 dal rivale conte dEssex nel favore della regina,
fu imprigionato nel 1592, per aver sedotto un'ancella di questa, che sposò.
Nel 1595, riprese l'attività marinara ed esplorò le coste
dell'America Meridionale, sperando di scoprire il favoloso Eldorado; quindi
partecipò alla presa di Cadice (1596), nel 1601 partecipò
alla repressione della ribellione del conte dEssex, presenziando
come capitano della guardia alla sua esecuzione.
All'avvento di Giacomo I fu imprigionato (luglio 1603) sotto l'accusa,
infondata, di avere complottato contro di lui; processato nel novembre
fu condannato a morte, ma la sentenza non fu eseguita, e Raleigh
rimase prigioniero nella torre di Londra fino al marzo 1616, liberato
purché comandasse una spedizione nella Guiana, alla ricerca di
una miniera d'oro, senza venire a conflitto con i coloni spagnoli, salpò
nel marzo 1617 raggiungendo in dicembre la foce dell'Orinoco, l'oro non
fu trovato, e gli uomini di Raleigh si scontrarono con gli spagnoli; per
questo al suo ritorno Giacomo I, secondo l'impegno preso con l'ambasciatore
spagnolo Gondomar, e in base alla sentenza del 1603, lo condannò
alla pena capitale, fra i suoi scritti, oltre a numerose poesie, si ricordano
la descrizione della Guiana e una storia del mondo, rimasta incompiuta,
a lui si deve la coltivazione del tabacco in Inghilterra, e secondo alcuni,
quella della patata.
HEIN o HEYN PIETER PIETERSZOON:
(15781629) ammiraglio olandese, al servizio della Compagnia delle
Indie, nel 1628 riuscì a catturare a Matanzas, presso Cuba, un
convoglio spagnolo carico di verghe d'oro e d'argento, provenienti dalle
miniere americane, per un valore di quattro milioni di ducati.
Poco tempo dopo, con il grado di vice ammiraglio, gli fu affidato il comando
della flotta olandese. Incaricato di liberare il mare del Nord dai Valloni,
che si battevano per aiutare la Spagna, a mantenere il proprio dominio
sui Paesi Bassi, nel giugno del 1629 li sconfisse, ma perse la vita nel
corso della stessa battaglia, combattuta al largo di Dungeness.
JEAN DAVID NAU: (1630
1671) François L'Ollonnais, filibustiere francese, soprannominato
lOlonese, stabilitosi a Santo Domingo, si rifugiò poi sull'isola
di Tortuga (una delle isole Vergini), donde condusse contro gli spagnoli
una lotta senza quartiere (di qui l'attributo di flagello degli spagnoli),
impossessandosi di Maracaibo (1666), Puerto Cabello,
San Pedro, e altri luoghi, fu il più crudele tra i bucanieri, seminò
il terrore tra gli spagnoli, che temendo la crudeltà delle sue
torture, preferivano morire piuttosto che cadere prigionieri. Naufragato
in seguito ad una tempesta, fu ucciso dagli Indios.
JEAN BART: (1650-1702),
francese discendente da una famiglia di tradizioni marittime, s'imbarcò
come mozzo a 17 anni, servendo sulle navi dell'olandese De Ruyter, tornò
in patria nel 1672, quando scoppiarono le ostilità tra Francia
e Olanda.
Dal 1672 al 1678, dimostrò eccezionali qualità di comandante,
al comando di navi corsare, nominato tenente di vascello nel 1679, capitano
di Fregata nel 1686, nel 1689 salvò un convoglio mercantile, dall'attacco
di due vascelli inglesi, catturato dagli inglesi con Forbin, dodici giorni
dopo, Bart e Forbin riuscirono ad evadere e a raggiungere la Francia.
Capitano di vascello nel 1690, forzò il blocco posto a Dukerque
da trentanove navi anglo-olandesi e riprese la guerra di corsa, confermando
in numerose azioni sangue freddo, coraggio e valore combattivo.
Comandante di squadra nel 1691, assicurò l'arrivo in Francia di
convogli carichi di grano, del quale vi era estremo bisogno.
Nel 1694 attaccò la squadra dell'ammiraglio Hidde de Vries, formata
di navi olandesi, danesi e svedesi: guidando all'arrembaggio i suoi uomini,
catturando il vascello dellammiraglio nemico, mettendo in fuga il
resto della flotta, e recuperando centoventi navi cariche di grano, che
condusse in porti francesi, i suoi discendenti conseguirono i più
alti incarichi nella marina, Reale Francese, il suo primogenito, Francois
Cornil, morì viceammiraglio nel 1755.
Può essere considerato il più grande uomo di mare che abbia
avuto la Francia; CLAUDE DE FORBIN : (1685 -1688), ammiraglio appartenente
all'antica famiglia provenzale dei Forbin, del ramo dei Gardanne.
Fu inviato nel Siam, dove divenne un grande ammiraglio, tornato in Europa
fu compagno d'armi di Jean Bart, con cui cadde prigioniero degli inglesi
nel 1689; ambedue riuscirono ad evadere da Plymouth.
Durante la guerra di Successione spagnola bombardò Trieste nel
1702; promosso ammiraglio di squadra nel 1707, si ritirò dal servizio
nel 1710.
Tre anni prima di morire scrisse le sue memorie.
ROBERT SURCOUF: (1773-1827)
praticò la guerra di corsa lontano da Saint-Malo, sua città
natale.
La sua base era l'isola Maurizio, nell'Oceano Indiano, allora proprietà
francese, depredava i mercantili inglesi, che facevano rotta verso l'India.
Era famoso non solo per l'abilità nella guerra da corsa, ma anche
per il coraggio.
Non lasciava mai le sue pistole, riccamente decorate, una volta lottò
contro una dozzina di soldati prussiani uscendone vincitore.
JEAN LAFITTE: (1780
1826) Nato a Haiti, pirata, corsaro, negriero e contrabbandiere, Jean
Lafitte e suo fratello Pierre comandava una banda che nel 1807, deteneva
circa un decimo di tutti i lavori della città di New Orleans. Dichiarato
fuorilegge per contrabbando di schiavi, Jean ottenne la grazia per aver
difeso la città da un attacco, nella guerra del 1812.
Gli atti di pirateria, di Lafitte erano indirizzati sopratutto contro
navi spagnole nel Golfo del Messico, sosteneva che questi erano legittimi
atti di guerra di corsa, esibendo lettere di marca.
Ma depredava anche navi americane, e dalla sua roccaforte a Barataria
Bay, presso New Orleans, dirigeva segretamente anche il commercio degli
schiavi.
di
Mario Veronesi
La storia continua...
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