Parmenide, figlio di Pyres, di ricca e nobile famiglia, svolse un ruolo notevole nella vita politica della sua città. Secondo Platone, Parmenide sarebbe stato anche ad Atene intorno al 450 a. C.  all'età di 65 anni dove avrebbe incontrato il giovane Socrate. Si può dunque stabilire la cronologia del filosofo fra il 520 e il 450 a.C.
Parmenide risentì l'influsso della dottrina di Senofane, soprattutto nella parte riguardante la religione, però a lui spetta il merito di avere costruito un edificio fra i più complessi dell'antico pensiero greco.
Egli svolse il suo pensiero in un vasto poema in esametri Sulla natura con un linguaggio semplice, vivo, ma si arricchisce di colori nuovi, di immagini efficaci, se pure qualche volta un po' astratte. Del poema ci rimangono solo pochi frammenti, ma alcuni piuttosto ampi ci permettono di capire il modo, in cui egli trattò la materia. Il poema, diviso in due parti, trattava la Verità, cioè il concetto dell'Essere, uno e immutabile, mentre la seconda trattava le opinioni umane, molteplici e mutevoli.
La dottrina dell'Essere parmenideo, pur traendo spunto dal concetto del dio uno e immutabile di Senofane, acquista caratteri ben definiti e precisi nel corso della trattazione: esso è ingenerato e indistruttibile, indivisibile e perfetto, e costituisce l'oggetto unico del pensiero logico.
L'influenza del pensiero di Parmenide fu decisiva per la filosofia eleatica, soprattutto nei discepoli Zenone di Elea e Melisso di Samo, nonchè nell'opera di Empedocle; il suo poema costituì oggetto di lettura e di studio per lungo tempo, come mostra la parafrasi di Sesto Empirico che illustrò le idee di Parmenide alla fine del II secolo d. C.
Zenone nacque ad Elea intorno al 500 a.C. Il suo pensiero ci è pervenuto attraverso pochi frammenti, e soprattutto attraverso le testimonianze di Aristotele e di Sesto Empirico. Si tratta di una serie di argomentazioni volte a sostenere le tesi di Parmenide.
L'interesse delle argomentazioni di Zenone sta soprattutto nel loro significato logico.
Le esigenze logiche e l'interpretazione della realtà che la scuola di Mileto ha fatto valere, si concludono con Melisso di Samo, nella Ionia. Melisso riprende la tesi parmenidea dell'unità indivisibile dell'essere, fondandola però sul principio dell'infinità.
Il pensiero successivo sarà impegnato a dimostrare la validità del divenire del mondo sensibile messo tra parentesi dall'affermazione risoluta dell'unicità dell'essere; ma non potrà più fare a meno delle conquiste fondamentali che da quel pensiero sono state acquisite: la realtà come essere, e la possibilità di ipotizzare l'ordine dell'universo a partire dalle strutture razionali del pensiero.

 

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