Sul campo, al termine della battaglia, giacevano i cadaveri degli uomini di entrambe le schiere; amici e nemici erano immobili e silenziosi.
Dopo il trambusto del combattimento si sentiva intorno solo un gran silenzio, una gran calma, si vedeva solo il fumo dei carri incendiati. Gli uccelli giravano tra i morti beccando brandelli di carne qua e là. Sparse sul terreno c’erano lance, spade e corazze ammaccate e impolverate.
La voce del silenzio fu interrotta finalmente da alcuni lamenti provenienti da un pozzo lì vicino: due combattenti di bassa lega, Zazzà e Gennaro, evidentemente non pronti a dare la propria vita per la causa, si erano rifugiati nel pozzo per evitare le fatiche e i rischi della lotta. Passato il pericolo, il problema grande per loro due era uscire dal pozzo.
I due sventurati disertori, dopo aver inutilmente tentato più volte di salire l’uno sulle spalle dell’altro, non erano arrivati allo scopo e, perciò, litigavano e bestemmiavano… L’uno accusava l’altro di avere avuto la triste idea di gettarsi in quel pozzo, da dove di certo non sarebbero più potuti uscire senza un aiuto, sarebbero così morti come topi in trappola… tanto valeva combattere e così essere ricordati come eroi!
Vicino al pozzo c’era un albero di leccio fitto di foglie, tra le quali qualcosa rumorosa si agitava con cautela, si trattava di una pesante corazza di ferro con dentro un uomo che aveva provveduto a non correre alcun rischio del combattimento. Accertatosi che tutti quegli uomini a terra erano morti, aveva deciso di scendere dal suo rifugio.
Millemosche, questo era il nome del cavaliere disertore, cominciò a sentire le voci dei due malcapitati, e decise di aiutarli, buttando loro una corda nel pozzo che, purtroppo per lui, con un capo gli si era annodato a un piede. Così, quando Zazzà e Gennaro si attaccarono per salire, Millemosche cadde nel pozzo con tutta la corazza.
Avviliti per l’accaduto, i tre tuttavia si accorsero di essere in grado, salendo
l’uno sulle spalle dell’altro, di arrivare all’imboccatura del pozzo. Alla luce del sole, Millemosche s’avvide che i due erano dei nemici, e anche gli altri due ebbero la medesima sensazione. Siccome l’unico ad essere armato era il cavaliere, decise di fare prigionieri gli altri due, che subito si diedero alla fuga e, poiché non avevano ferraglie addosso, scappavano più veloci.
Millemosche, considerata la corazza come un impedimento ed un peso inutile, decise di liberarsene per essere più agile nell’inseguimento.
Tanto per confondere l’avversario, Zazzà prese un sentiero a destra e Gennaro uno a sinistra. Millemosche che, però , era più furbo di tutte e due , prese il sentiero di mezzo. Aveva sempre sentito dire infatti che la furbizia stava nel giusto mezzo. Nella boscaglia i tre sentieri andavano ognuno per suo conto, poi si riunivano e diventavano una strada unica. E così i nostri tre sventurati, lasciandosi trascinare dalla volontà di sfuggire al nemico, finirono per ritrovarsi l’uno dietro l’altro in fila indiana. Millemosche era davanti, gli altri due lo seguivano. Cosicché l’inseguitore si ritrovò ad essere inseguito. Accortosi di tale pasticcio, Millemosche si infastidì molto con Zazzà che gli andava dietro e sosteneva che la strada era sua, mentre Zazzà , dopo tentativi inutili di possesso, propose di farla a metà.
Gennaro, che camminava più dietro, sentito che Millemosche e Zazzà si stavano dividendo qualcosa a metà, volle anche lui la sua parte. Il cavaliere, non volendo mettersi a litigare con due “straccioni”, decise di essere magnanimo: propose di dividere tutto in parti uguali. Millemosche si rese conto che , abbandonando la rivalità iniziale e unendo le loro forze, tutti e tre avrebbero potuto sopravvivere alle difficoltà presenti e future in modo migliore.
I motivi che spingono gli uomini a lottare fra loro, arrivando fino a perdere la vita in maniera cruenta, sono assurdi e inutili, basti pensare a quello che succede ogni giorno in tutto il mondo, dove si combatte per far prevalere sì il proprio diritto, le proprie idee, senza, però, rispettare gli altri.
Turchino Alessandro