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Le spese militari previste nella Finanziaria 2002 superano
i 20 mila milioni di euro. Lo Stato italiano, dunque, dedica
alla difesa le stesse risorse stanziate per l'assistenza
(l'1,6% del Pil), 8 volte di più di quanto spende per
la tutela dell'ambiente, 12 volte di più dei fondi
per la cooperazione allo sviluppo.
Il prossimo anno le spese militari sono destinate a crescere
del 15%, dopo che nel biennio 2000-01 l'incremento è
già stato del 10%. Si spendono 4000 miliardi di lire
per la costruzione di una portaerei e 16 mila per il programma
di costruzione dei caccia intercettori EFA (gli Eurofighter);
per l'esercito professionale si prevede di costruire una forza
elefantiaca di 190 mila uomini.
Se si considerano anche le missioni internazionali delle forze
armate italiane, tutte finanziate con risorse aggiuntive,
si arriva a 27 mila milioni di euro, pari al 2,3% del Pil
e al 10% della spesa sociale.
L'impegno per le politiche di pace è invece
ridotto: nei Balcani l'impegno per la ricostruzione è
meno di 1/3 di quanto speso per interventi militari. Eppure,
con una parte delle risorse dedicate oggi alla difesa sarebbe
possibile costruire da subito politiche di pace concrete ed
efficaci: cancellare il debito dei paesi poveri; portare l'aiuto
allo sviluppo allo 0,7% del Pil (con un incremento annuo di
775 milioni di euro l'obiettivo sarà raggiunto entro
il 2010); approvare la legge sull'asilo politico (103 milioni
di euro); incentivare e promuovere il servizio civile all'estero,
le forme di peace keeping e difesa non violenta (114 milioni
di Euro).
Le risorse ci sono e sono immediatamente disponibili interrompendo
il programma di costruzione della portaerei, introducendo
una tassa del 4% sulle esportazioni di armi, riducendo di
70 mila soldati l'esercito professionale.
QUESTE ED ALTRE OPERAZIONI DI TAGLI, DI PRIVATIZZAZIONI,
STANNO COLPENDO LA SCUOLA PUBBLICA, LA SANITA', I LAVORATORI,
SONO I FRUTTI VELENOSI DEL GOVERNO DELLE DESTRE
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