Circolo di Rifondazione Comunista di Palata (Cb)
(-) L'attentato agli USA
(-) La marcia di Assisi
(-) Lettera di Di Sabato
 
 
Articoli

10 ottobre 2001

La marcia Genova-Assisi

Pierluigi Sullo

Le strade si stanno riempiendo, in queste ore, delle persone dei forum sociali, di cittadini, di studenti, di chiunque abbia percepito le immagini verdine con lampi bianchi dei bombardamenti sulle città afghane e quelle dei due antagonisti in diretta globale, Bush e bin Laden, come un'offesa, l'annuncio drammatico che è oggi più lontano, più arduo quell'"altro mondo possibile" per il quale in tanti si stanno adoperando in giro per il mondo e per il quale in tanti erano andati a Genova.
Siamo uno strano paese, così poco "militare", nonostante le ambizioni di Berlusconi, da non essere nemmeno preso in considerazione da Bush il guerriero, ma dove esiste un movimento sociale di proporzioni e ambizioni quale non esiste, forse, in nessun altro paese al mondo. Ma il problema è, per dirla simbolicamente: da dove passa, come è fatta, come va percorsa la strada che porta da Genova ad Assisi? Sì, Assisi, perché, nonostante coloro che se ne ritengono i proprietari abbiano nelle scorse settimane evitato il confronto con i forum sociali dell'Umbria e con il Genoa social forum, e nonostante le ambiguità della loro "piattaforma", la marcia per la pace, a una settimana dall'inizio dei bombardamenti e quarant'anni dopo la sua nascita, su impulso di un pacifista e nonviolento intransigente come Aldo Capitini, assume un significato straordinario, è una decisiva occasione che sarebbe autolesionista gettar via.
La marcia Perugia Assisi non ha proprietari, è di chi ci va. La marcia siamo noi. Perché ormai non vi è più chi non veda i nessi, che certo vanno esplicitati, studiati, trasformati in azione, tra il volere una giustizia sociale a scala globale, il volere una società inclusiva e aperta, e l'essere contro la guerra, contro questo tipo di guerra, che è pervasiva, che si annuncia indefinita nella durata, che ha già investito la quotidianità della vita sociale. La sola alternativa alla guerra, ai fondamentalismi di ogni tipo e a un "ordine mondiale" che si vuole imporre con il massacro, è quella cosa che si è vista a Genova, sono i forum sociali, è il movimento internazionale contro il liberismo. Se si assumesse questa constatazione, se lo si facesse davvero, allora si vedrebbe non solo che l'orizzonte è infinitamente più vasto di quello che ciascuna organizzazione, partito o rete ha, fin qui, avuto; ma soprattutto che Assisi potrebbe diventare, in questo momento e sulla guerra, quel che è stata Genova sul G8 (aggressioni della polizia escluse, speriamo). Se tra Perugia ed Assisi cammineranno trecentomila persone, allora potremo sperare che dal giorno successivo, nelle decine di città grandi e piccole in cui sono nati, i forum sociali cominceranno a fare la pace, a farla in pratica, nelle relazioni personali e sociali, nell'informazione da trasmettere ai cittadini, nella promozione degli aiuti alle vittime della guerra. Questo è quello che ci auguriamo e, nonostante la depressione di queste ore, abbiamo la ragionevole speranza che così sarà.