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Le strade si stanno riempiendo, in queste ore, delle persone
dei forum sociali, di cittadini, di studenti, di chiunque
abbia percepito le immagini verdine con lampi bianchi dei
bombardamenti sulle città afghane e quelle dei due
antagonisti in diretta globale, Bush e bin Laden, come un'offesa,
l'annuncio drammatico che è oggi più lontano,
più arduo quell'"altro mondo possibile" per
il quale in tanti si stanno adoperando in giro per il mondo
e per il quale in tanti erano andati a Genova.
Siamo uno strano paese, così poco "militare",
nonostante le ambizioni di Berlusconi, da non essere nemmeno
preso in considerazione da Bush il guerriero, ma dove esiste
un movimento sociale di proporzioni e ambizioni quale non
esiste, forse, in nessun altro paese al mondo. Ma il problema
è, per dirla simbolicamente: da dove passa, come è
fatta, come va percorsa la strada che porta da Genova ad Assisi?
Sì, Assisi, perché, nonostante coloro che se
ne ritengono i proprietari abbiano nelle scorse settimane
evitato il confronto con i forum sociali dell'Umbria e con
il Genoa social forum, e nonostante le ambiguità della
loro "piattaforma", la marcia per la pace, a una
settimana dall'inizio dei bombardamenti e quarant'anni dopo
la sua nascita, su impulso di un pacifista e nonviolento intransigente
come Aldo Capitini, assume un significato straordinario, è
una decisiva occasione che sarebbe autolesionista gettar via.
La marcia Perugia Assisi non ha proprietari, è di chi
ci va. La marcia siamo noi. Perché ormai non vi è
più chi non veda i nessi, che certo vanno esplicitati,
studiati, trasformati in azione, tra il volere una giustizia
sociale a scala globale, il volere una società inclusiva
e aperta, e l'essere contro la guerra, contro questo tipo
di guerra, che è pervasiva, che si annuncia indefinita
nella durata, che ha già investito la quotidianità
della vita sociale. La sola alternativa alla guerra, ai fondamentalismi
di ogni tipo e a un "ordine mondiale" che si vuole
imporre con il massacro, è quella cosa che si è
vista a Genova, sono i forum sociali, è il movimento
internazionale contro il liberismo. Se si assumesse questa
constatazione, se lo si facesse davvero, allora si vedrebbe
non solo che l'orizzonte è infinitamente più
vasto di quello che ciascuna organizzazione, partito o rete
ha, fin qui, avuto; ma soprattutto che Assisi potrebbe diventare,
in questo momento e sulla guerra, quel che è stata
Genova sul G8 (aggressioni della polizia escluse, speriamo).
Se tra Perugia ed Assisi cammineranno trecentomila persone,
allora potremo sperare che dal giorno successivo, nelle decine
di città grandi e piccole in cui sono nati, i forum
sociali cominceranno a fare la pace, a farla in pratica, nelle
relazioni personali e sociali, nell'informazione da trasmettere
ai cittadini, nella promozione degli aiuti alle vittime della
guerra. Questo è quello che ci auguriamo e, nonostante
la depressione di queste ore, abbiamo la ragionevole speranza
che così sarà.
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