texts and
research materials: Rosa Campoli - MA Humanities and Anthropology -
ITIS.A.EINSTEIN-Rome
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"Ciascuno si racconcia la maschera come puo', la maschera esteriore. Perchè dentro poi c'è l'altra, che spesso non s'accorda con quella di fuori...L'uomo? sempre mascherato, senza volerlo, senza saperlo.(L. Pirandello, da L'Umorismo) | ||
everyone fixes up his own mask, the way he can, the mask outside. Because inside, there's another one and it's not quite like the one outisde.... Man?...always walks around with a mask on..either unknowingly or unwillingly. (L. Pirandello, from: L'Umorismo) | ||
concetto di maschera e il teatro pirandelliano (Italian version) by Rosa Campoli | ![]() |
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Luigi Pirandello e il problema della crisi d’identità e alienazione dell’uomo moderno. | ||
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modules seniors |
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ALCUNE CONSIDERAZIONI |
PRELIMINARY CONSIDERATIONS |
In realtà incarnare
una maschera vuol dire
anzitutto accettare
l’ambiguità della condizione
umana e poi esprime la volontà da parte dell’uomo di giungere al suo
trascendimento. |
wearing a mask implies accepting what is most peculiar of being human, ie: being ambiguous. Moreover it implies Man's will to go beyond himself. |
Eraclito ( nel frammento 119 ) scrive: “ …in verità il destino dell’uomo e’ di essere la maschera di un dio “ | Eraclitus (fragment 119) writes: "... after all, Man's destiny is nothing but wearing God's mask" |
Allora e’ proprio vero che ogni gioco che si rispetti è serio. | Then, it is true that all games, to be called games, have to be serious. |
Si assiste così al passaggio dall’ Homo ludens” all’” Homo deludens “: cioè dall’uomo che attraverso l’aspetto ludico, giocoso della maschera, giunge alla consapevolezza che la maschera “trae in inganno “. | Homo ludens moved one day to Homo deludens (delusions = hallucinations) , thus realizing that what is funny and playful in a mask is nothing but the anticipation of its delusional effect. |
La società più è complessa ed articolata , più richiede molti travestimenti, una molteplicità di figure e di ruoli che urgono verso un processo di identificazione multipla. Forse la capacità di mentire distingue l’uomo dalle altre creature. | The more complex a society, the deeper the levels of masking, disguises and multiplying of roles. One-way univocous indentities are almost impossible to be hosted in complex communities. What makes Man different from other living beings lies in his abilities to lie. |
La capacità di camuffarsi ha sempre investito rituali , cerimoniali, recitazioni, ruoli, iniziazioni in un’ ampia diversificazione psicologica e culturale. | rituals, ceremonies, simulations, role-playings, complex social conventions have always been characterized by the presence of psychologically and culturally functional disguises and mask-wearing. |
Tuttavia non sempre e’ facile cogliere la distinzione tra camuffamento e simulazione o dissimulazione. | It is not always easy for us to tell the difference between disguise, simulation and dissimulation. |
La moderna psichiatria ha studiato le molteplici situazioni cliniche dei pazienti, giungendo ad affermare che “ essi sono intrisi di realtà ed anche , però, permeati di funzioni complesse, di infingimenti ben strutturati, forse proprio “ incarnati” negli ordinamenti esistenziali del singolo “ – B Callieri , B Frighi , “ L’espressione plastica nel suo significato pragmatico di comunicazione “ – Psichiatria – 1.1.1963 - | Modern psychiatry in its deep investigations into clinical cases made it clear that "these mental patients are both imbued in reality and entangled in very complex but also well-structured fiction and fallacies, as unseparable parts of their own idiopathic being"- B. Calmieri, B. Frighi. : "Kinestesic expression as pragmatically significant communication" - Psichiatria - 1.1.1963- |
La
maschera ed i mascheramenti ( e
gli s-mascheramenti
) : breve
percorso storico
antropologico con
riferimento
ad alcune
esperienze
di alunni
dei biennio |
Masking and un-masking: experiential learning investigation into masks from a historical and anthropological perspective. Junior (age range 14-15) students' personal experience. |
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QUESTIONARIO SULLA MASCHERA CLASSE 1B ITIS “A.EINSTEIN” |
QUESTIONNAIRE ON MASKS CLASS 1B ITIS “A.EINSTEIN” |
Che cos’e’ una maschera? | What is a mask? |
Quale maschera preferisci e perche’ ? | what mask do you like best? why? |
Quale maschera ti piace di meno e perche’? | what mask do you like least and why? |
A che cosa serve una maschera? | what is a mask for? |
Secondo te indossare una maschera intralcia o facilita la comunicazione? | in your opinion, does wearing a mask make communication easier or more difficult? |
Fino a che punto una maschera rende piu’ facile la comunicazione fra la gente? Fai qualche esempio. | to what extend does wearing a mask make it easier for people to get in touch with each other? find a practical example. |
Fino a che punto – al contrario - una maschera rende piu’ difficile la comunicazione? Fai qualche esempio. | to what extend does wearing a mask make it more difficult for people to get in touch with each other? find a practical example. |
Analizza le seguenti maschere: Arlecchino, Pulcinella , Rugantino, Offrendo una descrizione di tipo estetico - caratteriale di ciascuno. | Analyse the following masks: Arlecchino, Pulcinella, Rugantino. Give for each of them a general both subjective and objective description. Focus on their characters and personalities. |
Rintraccia gli eventuali elementi comuni alle tre maschere. | What do the three characters share? what do they have in common? |
A quale periodo storico ed a quale luogo appartiene ciascuna di esse? | which historical period does each of them belong to? |
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THINKING ALOUD IN WRITTEN FORM
TEMA : Ti sei mai
mascherato? Se si , pensi che la tua scelta ( di determinata maschera
:quale? ) sia stata motivata dal desiderio di metterti “ nei panni di
……..” oppure hai cercato di nascondere
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Composition:
Have you ever put on a disguise?, if you did, which mask did you choose?. Do you think you chose to disguise yourself because you wanted to "be in that character's shoes" or because you wanted to hide something about your own image you don't particularly like? |
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In
esperienze cliniche
gli psichiatri, tuttavia, hanno
osservato che in assenza di una maschera
reale, offrono una maschera
psicotica, specchio del fatto che palesemente il daimon
si e’ insinuato nel vissuto corporeo, ne ha penetrato le carni , ne paralizza
i muscoli , spesso incarnando le forme
archetipiche di un animale,
come attestano alcune esperienze
allucinatorie di tipo dermatozoico
o i deliri di tipo zooptico. |
Psychiatrists have observed that the delusional patient - who is not physically able to display a perceptually real mask - creates an alternative psychotic mask for himself and for his observers. the so called "daimon" makes its way into the patient's perception of his/her bodily-self, paralizing muscles and showing up under the form of some archetipal animal. This is common in zooptic and dermatozoic delusional experiences. |
La
differenza consiste in ciò: al
soggetto “zooptico” l’animale appare nella
sua struttura ed e’ spazialmente e numericamente individuabile;
esempio:<> E’ quell’animale che io vedo …. Vedo tot
animali …..>> (capovolgimenti
della realtà) . |
in a "zooptic" psychotic experience, the patient perceptually feels and sees the animal/s as if it/they were real. (reality is upsidedowned) |
Invece
sul piano “ dermatozoico “ l’animale perde il valore strutturale con le sue precise
caratteristiche e diviene plurimo;
ad esempio “ sono
iimmerso da microbi parassiti
delle larve dei pini” , situazione che coinvolge
il senso cutaneo, ma coinvolge
anche quello visivo. |
in a "dermatozoic" delusional experience, the patient feels invaded by thousands of parasitic invisible microbic living creatures "I'm being drowned in pine trees' larvae". The tactile perceptional experience is the focus here, where skin sensors are alerted and trigger off visual delusions as well. |
Anche
sul piano della
psicologia normale il
dermatozoico rimane
dentro parametri profondamente diversi da
quello zooptico: pensiamo ad una mosca che vola
in una stanza |
Psychophysiologically speaking, tactile perception seems to have a more deeply and pervasive impact of humans' emotional stability or instability. Example: watching a fly flying around in a room may be emotionally disturbing, |
(
senso visivo : ci procura un certo
fastidio ) e
pensiamo alla
stessa, quando si posa
sulla nostra mano
( senso visivo + senso cutaneo : ci
provoca sicuramente un fastidio più
intenso, addirittura ribrezzo ,
senso di schifo );
cioè l’esperienza “di
contatto” e’ un’esperienza più pratica ( pathos )………… di quella
visiva. |
however, feeling (tactile presence) a fly landing on my hand's skin can be way more terrifying, since tactile invasion triggers off repulsion and feelings of disgust. "contact" entails more pathos that mere sight. |
Questi
mascheramenti psicopatologici non
sono le
maschere apotropaiche né “ teriomorfe”, che abbiamo
visto nel percorso antropologico presso i popoli
tribali; cioè
maschere che indossate o impersonate consentono in genere
a chi le porta di elaborarne i contenuti simbolici.,
ma esprimono una
patologia profonda, ambigua sul dissidio
IO – ME . |
psychopathological masking is different from both theriomorphic and apothropaic masks which are commonly used by tribal cultures. These latter allow the wearer to elaborate and deeply realize the masks' symbolic contents, but at the same time wearing masks for apothropaic purposes may still signal unresolved anxiety about the multiplicity of self. |
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BREVE
STORIA DELLA MASCHERA
( In occidente ) |
SHORT HISTORY OF WESTERN MASKS |
L’uso
della maschera
, di diverse forme e
materiale ,e’ documentato
presso quasi tutte le
culture
cosiddette
primitive; sembrano far eccezione soltanto l’area australiana e e
quella polinesiana, in cui le funzioni altrove demandate appunto alle
maschere , sono assolte da pitture
corporali e da tatuaggi
da sviluppare à
Il valore del tatuaggio oggi: e’ una moda che
nasconde che?? |
mask wearing has always been documented in practically every so-called primitive cultures, with the exception of Australasian and Polinesian communities, where tattoing and body painting was prevalent. |
Non si hanno testimonianze sicure sull’uso di maschere nel paleolitico; restano infatti molto problematiche le presunte figurazioni magdaleniane di personaggi mascherati, come il cosiddetto stregone della caverna dei Trois – frères . | use of masks in the paleolitic era is still questioned, the most outstanding but still much discussed examples being the magdalenian pictures of masked characters, such as the so-called ogre of the Trois -Frères cave. |
Ma nel neolitico di Gerico ( VII e VI millennio A.C ) sono state ritrovate maschere funerarie sui generis , costituite da uno strato di argilla modellato e dipinto sul volto del cadavere. | However, peculiar clay-carved funeral masks which were presumably laid over the dead's face, customized and painted, date back to the Gerico Neolitic period (VII and VI millennium) |
Più tardi , a partire dal III millennio circa A.C , le maschere deposte sul volto dei cadaveri divengono frequentissime in tutto il vicino oriente, sono norma costante nell’Egitto antico, compaiono sulle tombe regali di Micene, e inoltre, dall’ambito culturale fenicio si diffondono nelle zone più occidentali di influenza punica. | Later on, from the III millennium approximately, masks overlaid on deads' faces became very frequent all over the Middle East. They appear to be typical of Egypt and spread over the Phoenician territories as far as the Punic most western areas. |
Nella Grecia arcaica e classica la maschera non conserva la sua più diretta funzione funeraria , non viene deposta più sul volto del cadavere ( la frattura con la cultura micenea sembra netta su questo punto ), ma , quando, come spesso avviene, ha caratteristiche cultuali ( di culto ), resta pur sempre legata alla sfera della morte, dell’ira degli dei ( maschere rituali di divinità ; nel loro aspetto irato, esibite dai sacerdoti, in particolare forse entro rituali misterici) , della natura selvaggia: innanzi tutto il più antico volto di Dioniso, che e’ una maschera. | In classical and ancient Greece masks ceased to be used as an overlay onto the dead's face (thus showing a sharp difference from Micoenean culture). However masks were still somewhat attached to the realm of death, and were used to give shape or visual representation to the gods' fury or wrath, especially during mysteric ceremonies or rites. the gods' wrath and fury were important and carried the stigma of animal rage. Dyonisus most ancient face is a mask. |
Questo rapporto tra la maschera e la morte si accentua nel mondo ellenistico e nei culti misterici romani: la maschera di Sileno , e spesso anche la maschera teatrale apparentemente profana , divengono frequenti simboli di morte iniziatica ( si pensi agli affreschi della villa dei Misteri a Pompei) . | the relationship between death and mask becomes very strong in the hellenistic world and in the roman mysteric ceremonies: Selenus' mask, and very often also apparently theatre secular masks, became symbols of initiatic death. ( see the famous frescoes of the Villa dei Misteri in Pompei) |
tattooes: why do people have themselves tattooed? | |
In questo contesto greco e romano si colloca l’interrelazione, o la tensione dialettica, fra sacro e profano attuata dall’uso teatrale della maschera. | the roman and greek contexts heralded the never-ending dialectic tug-of-war between profane, secular and sacred meanings of masks, where the secularization of masks took place in the theatres. |
Nel teatro medioevale europeo sembra accertata la presenza di maschere, usate specialmente per caratterizzare personaggi demoniaci ( nelle sacre rappresentazioni ); si accentua, in questo periodo storico, la componente sinistra, infera o diabolica della maschera ( tanto che e’ stata supposta la relazione linguistica tra maschera e masca = denominazione dialettale di strega o fantasma aggressivo ). | In medieval European theatre masks were used, especially demon masks (used in sacred dramas -Mystery plays -Myracle plays). The connotation of theatre masks became overtly and intensely diabolic, sinister and stomach-cringing (so much so that a relation has been speculated about the linguistic link between the term maschera and masca (dialectal variety for strega= witch or aggressive ghost) |
Elementi di queste sopravvivenze confluiranno nella maschera della commedia dell’arte , a partire dalla metà del XVI sec, certamente però mediati dall’iconografia del mimo e dei primi travestimenti carnevaleschi popolari. | Masks continued to be used in Commedia dell'Arte, starting from XVI century. However, mime stereoptypes and carnival disguises contributed to modify the early evilish connotation of medieval theatre masks. |
Queste maschere diverranno poi nel sec. XVIII, personaggi del teatro letterario e, talvolta in interrelazione con quelle , le maschere popolari regionali. | these masks are to become the typical characters of literary theatre in the XVIII century, intermingled with regional popular characters. |
A tal proposito si pensi alla maschera di Pulcinella che , al di là dei suoi aspetti giocosi, conserva nell’abbigliamento(vesti bianche , maschera facciale nera ) alcuni tratti di simbologia funeraria. | Pulcinella, beyond his funny and grotesque features, still reminds us of ancient symbols of death through his costume (balack mask, white baggy clothing) |
La maschera viene usata con una certa frequenza anche nel teatro contemporaneo; es E.Piscator , B. Brecht; più di recente A.Fersen ed altri, sia con intenzioni epico didattiche , sia per una sorta di recupero dell’espressionismo ( vedere il trucco “a maschera”) e del DadaDa sviluppare: si potrebbe estendere la sintesi storica al mondo orientale , concentrando la analisi sul teatro giapponese. |
Masks are quite frequently used in contemporary theatre: eg Piscator, Bertold Brecht, A. Fersen and other playwrights. The purpose may be to revive epic atmospheres and expressionism.(see mask-like makeup) |
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ETIMOLOGIA DELLA PAROLA "MASCHERA": | ORIGIN OF THE WORD: "MASCHERA" - MASK |
in
italiano |
Italian |
in greco | Greek |
in latino | Latin |
la
maschera - i mascheramenti - gli s-macheramenti |
Mask - masking - un-masking |
Italiano : | Italian: |
la
etimologia della parola maschera e' discussa: forse e' un termine
linguistico di origine preindoeuropeo
, da masca = strega , fattucchiera. |
the ethimology of the term is controversial: it might be a term of pre-indoeuropean origin, probably MASCA = WITCH. |
Il vocabolario
"Lo Zingarelli" Ed.
Zingarelli , vocabolario della lingua italiana, ed. aggiornata , pag.1062
–2 seg. , fornisce della parola 8 significati tra cui: |
Zingarelli dictionary gives 8 entries: |
1- finto volto fatto di vario
materiale..............portato per motivi rituali , teatrali , giocosi. |
1. phony face made from a variety of materials...usually worn for ceremonial or ritual purposes, or on occasion of festivals and merry celebrations |
2- (est) travestimento di tutta la
persona; |
2. whole-body disguise |
3-finzione o atteggiamento
ipocrita............ |
3. phony attitude, hypocrite behavior |
Greco:
( davanti agli occhi ) = |
Greek : (over eyes) = |
1-
faccia , volto, aspetto; |
1. face, features |
2- figura , maschera da teatro;
qualunque personaggio, attore drammatico, carattere , persona; come si
legge a pag 1609 del
vocabolario L.Rocchi, voc. Greco - Italio. |
2. figure, theatre mask; any character, any drama actor, character, persona (pg 1609 of L. Rocchi Greek-Italian Dictionary) |
Si nota come nella lingua greca antica
manca una differenziazione linguistica
tra maschera e viso: cio' ha spinto gli studiosi ad ipotizzare che
gli antichi si
sforzassero di
trasferire sulla maschera
l'identita' del volto che essa riproduce. |
in Greek there seem to be no distnction between the terms: mask and face, and this led researchers to speculate about the Greeks' tendency to equate a mask with the identity it is the image of. |
Questa riflessione linguistica ci spinge
a riflettere
sull'<intuizione> che essi ebbero, cioe': cio' che e' "davanti agli occhi" e' la proiezione
del volto umano. |
they reached this insightful conclusion: what is straight across from a man's eyes is a projection of a human face. |
Non era ancora nata la psicologia come
scienza sistematica, tuttavia
essi , appunto , intuivano che la maschera e' il volto dell'UOMO ( L'io )
che via via incarna
l'ALTRO. |
psychology had not been born yet, however it was easy to understand that a mask is a man's face which can represent somebody else's face |
Non a caso le maschere greche , per lo meno quelle giunte fino a noi da una tradizione iconografica indiretta, mettono in <forma> volti dai tratti umani. |
it is not surprising that Greek masks features humanly faces (at least the ones we indirectly know of) |
Latino: |
Latin |
la maschera si esprime con il termine
persona , ae. f., vedere pag. 1075 - Castiglioni e Mariotti ed Loescher.To
( voc.lingua latina )- con i seguenti significati: |
Mask is expressed by the term persona with the following meanings: |
1- maschera da tragedia; |
1. tragedy mask |
2- personaggio, figura , personalita',
carattere, parte; |
2. character, personality, role, |
3- persona |
3. persona (person) |
Mentre, invece, per definire la parola
volto, gli antichi Romani usavano altri termini, quali: vultus-us. m ;
os-oris . n ; facies - ei . f ; fronts - frontis.f;
poi per esprimere la parola ,
corrispondente al nostro termine: sguardo, vista,senso della vista, occhi
essi usavano il termine: visus-us. m . Il quale termine, per
estensione: spettacolo , apparizione, visione, aspetto, apparenza
collegata al termine etrusco phersu
= uomo in maschera - portatore di maschera. |
To
refer to the term FACE, the ancient Romans used other terms such as : vultus-us. m ;
os-oris . n ; facies - ei . f ; fronts - frontis.f;
to refer to the term GLANCE-GLIMPSE-LOOK-SIGHT, they used visus-us. m, which easily became show, appearance, vision, aspect, linked to the Etruscan word: phersu= masked man |
Sul
tema della maschera e dei
mascheramenti gli alunni hanno risposto ad un questionario, articolato
su dieci domande
( Questionario
), dal quale e’ emersa una
certa volontà e capacità
di approfondire l’argomento sul piano storico-antropologico.
Al
questionario ho fatto seguire un lavoro con le caratteristiche
di un tema, dal titolo: di
fronte al quale
gli alunni si sono disposti con atteggiamenti
diversificati.
Vengono
di seguito
riportati alcuni pensieri, stralciati dai compiti di quegli alunni che
hanno < sentito > più intensamente < se stessi>.
1-
…….Io mi sono mascherato parecchie volte,
perché volevo entrare in quel
determinato personaggio, da me
scelto di volta in volta,
per far credere a me
stesso di
essere qualcuno in quel momento. Mi sentivo
libero da ogni pensiero e
da ogni preoccupazione; la
cosa più
bella e’
che riuscivo a
nascondere i lati brutti di me, per esempio la
mia timidezza, oppure per
nascondere alcuni aspetti del mio
fisico che non
mi piacciono , soprattutto le mie mani:
al lavoro , per es. uso sempre i guanti
in modo da nasconderle. Non
so perché voglio questo e
non so dove
trovare le risposte.
Capita poi che a
volte, mi sembra di nascondere quello che
sono veramente dentro, senza indossare la
creo io stesso, insomma ,
una maschera astratta, che
determina quello che
non sono. Proprio come dice
L. Pirandello ne “L’umorismo “ : <…senza volerlo ,senza
saperlo…………> faccio
questo inconsciamente.
L’affermazione
di L.Pirandello mi fa capire che
l’uomo ha sempre bisogno di
mascherarsi, perché egli e’ cosciente
della propria imperfezione e tende,
per questo , verso la perfezione
assoluta ( quindi a Dio ). Tutto
questo perché l’uomo possiede la ragione
( MAT – 1B )
2-
……..Dal mio punto di vista materiale
la maschera è un volto
finto,a volte accompagnato da un abito burlesco, comunque fantasioso, ma sotto
l’aspetto psicologico e’ un modo di nascondersi, di allontanarsi dalla realtà,
per entrare in un mondo altro. Bè la figura eroica e coraggiosa di Zorro è
sicuramente la maschera nella quale
ho voluto e vorrei ancora oggi specchiarmi , per nascondere
i lati <<oscuri>> del mio carattere e farmi sentire fiero
della mia
persona, che in realtà si presenta fragile, non tanto agli occhi degli
altri ,bensì ai miei; anche se
voglio apparire forte e valoroso,
so di avere delle debolezze, le quali nascondo, non solo nel periodo di
Carnevale ( con la maschera di Zorro ) , ma assumendo atteggiamenti diversi a
seconda delle situazioni, in
cui mi trovo.
Questo
non e’ certamente un bel modo di comportarsi, anzi e’ vigliaccheria, ma
purtroppo , per vivere nella società
di oggi, e’ necessario avere molti volti
; quindi portare delle “
maschere” e’ indispensabile,
per non essere escluso da essa. ( COS – 1B )
3-
………..Ho indossato varie maschere: quella
che
ricordo più
volentieri e’
quella di cow-
boy
, perché mi faceva sentire forte e
coraggioso; quando – così – mascherato, incontravo gli amici , mi
sentivo possente e molto più sicuro di me stesso. ( FAR – 1B )
4-
……….La maschera e’ un mezzo per nascondere le nostre insicurezze
che caratterizzano la nostra personalità.Personalmente ho avuto
un’esperienza, nella
quale ho deciso di mascherarmi, cioè di nascondermi. E’ successo
quando e’ morta mia
zia: ero con gli amici e, per
non rovinare la serata
agli altri, ho fatto la faccia felice; ma poi, quando sono tornata
a
casa, ho smesso
di essere
felice. ( BUG – 1B )
5-
…………Ho
indossato varie
maschere, ma
quella
che
ricordo
d più e’, quando a
scuola mi
sono mascherato da
donna. Mi sono molto divertito e , nella
sfilata per la
maschera
migliore, sono arrivato primo, pur essendo vestito da donna. Mi ricordo
che
mi sono molto immedesimato nella
maschera da
me
indossata.
(DIG – 1B )
6-
…………..Per
quanto riguarda il mio rapporto con le “ maschere”, fin da piccolo ho avuto
qualche
difficoltà: non ero infatti il tipo che
al momento di mascherarsi faceva
salti di gioia, tutt’altro. Ero uno di quelli a
cui il Carnevale
non piaceva
proprio!! Credo che
questo mio odio contro la festa del Carnevale sia dipeso comunque
esclusivamente dalla idea di indossare una
maschera. Però ,data
la
mia
giovanissima
età, le
decisioni non spettavano a
me, quindi, di volta in volta ero costretto ad indossare maschere
diverse. Pian piano ho capito che , in fondo, era bello interpretare qualcuno;
per esempio mi piacque Dartagnan
per il suo coraggio e per la sua
forza. Diventai così suo amico, compagno di aiuto nelle imprese. ( GIA
– 1B )
7-
………..La
maschera che più mi e’ piaciuto indossare e’ quella da Principe. Mi sentivo
un uomo valoroso, che avrebbe dovuto salvare la propria famiglia dai pericoli di
tutti i giorni, mi sentivo il più bello e
cercavo
di entrare
nella parte, imitavo il Principe in tutti i suoi particolari. So che
indossavo quella
maschera per nascondere la mia timidezza verso la gente. Questa
maschera la scelsi io.
( PER – 1B )
8-
………..In
passato
mi sono mascherato da punk; la mia
scelta e’ stata fatta
sua per l’aspetto fisico: la presenza di orecchini, tatuaggi, capelli
coloratissimi, sia perché quella maschera dava l’immagine di un uomo
trasgressivo, che dava importanza ai suoi ideali ( = ribellione al conformismo
). Ed io mascherandomi così , mi vedevo così. Forse perché in quel momento
ero un ragazzo timido e
timoroso. Indossando quella
maschera mi sentivo a
mio agio, desiderando di non togliermela più
di dosso. ( DAM – 1B )
9-
………Io mi
sono mascherato da tartaruga Ninja un po’ per provare le sue sensazioni, un
po’ per cambiare il mio aspetto fisico. Io
di lui volevo il suo carattere molto vivace ed anche
eroico , mentre io ero molto
timido . Fisicamente era alto, io invece ero basso e
credevo
di non diventare , crescendo mai
alto. ( DEA – 1B )
10-
…..Ho indossato
tante
maschere:
Zorro , per la sua capacità eroica; Semaforo , per il fascino dei colori
; Ubriaco , per provare
quel senso di sbandatezza . Ma
non mi sono mai mascherato per nascondermi: né gli aspetti
fisici , né quelli caratteriali di me.(COL- 1B)
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FENOMENOLOGIA DELLA MASCHERA:
Breve percorso storico
antropologico: Differenza tra maschera
e trucco In
ogni cultura, al di là
del tempo e dello spazio, la maschera
assume un valore di intermedialità. Dalla notte dei tempi l’uomo più che portatore di maschera si e’ rivelato come facitore di se stesso come maschera,dietro la cui ombra si riconosce la dialettica di un rapporto homo-natura e homo-cultura. La
maschera e’ un prodotto internazionale ; cioè l’uomo attraverso di
essa ha voluto comunicare l’ineffabile , la enigmatica essenza di sé. Con
la maschera l’uomo rompe la coerenza , la ragione; con
la maschera l’uomo capovolge ogni regola: quello che e’ vietato,
diviene lecito; e ciò da
molti secoli , come sappiamo sulle maschere fenici
di terra cotta, su
quelle greche a partire dal VI
secolo A.C. e
sulle maschere ed il
travestitismo episodico, nelle feste folkloristiche
o nei riti
iniziatori di molti popoli primitivi. Nelle maschere di tutti i tempi c’è sempre , più o meno velata , la trasgressione : indossando la maschera l’uomo svela a se stesso la sua essenza ( non cosi’ il trucco, con cui la camuffa) . La maschera , quindi , non e’ soltanto un strumento per il mero gioco di fantasia, ludico , surreale, ma uno spazio poliscenico, in cui si intrecciano svariati valori semantici,tanto da risultare una enunciazione, cioè una produzione perpetua. “La maschera configura l’essenziale , è veicolo di messaggi - R. Bartles ( ed.or 1984 – Il brusio della lingua- Einaudi –To 1988- pag 87 e seg. )- evocanti le cose invisibili dell’uomo; e’ elemento di potere nell’ambito di una comunità: assolve anche un controllo sociale.” Uno
studio antropologico magistrale lo fornisce
C. Levi - Strauss nell’opera “ La vita delle
maschere”, dove viene
sottolineato non solo la espressione
plastica di esse , ma emergono
l’importanza dei miti di origine, le
connotazioni religiose, sociologiche
e semantiche delle stesse,
quale prodotto di
sintesi di un impegno collettivo, volto a garantire l’ordine sociale di ogni cultura. In
particolare e’ importante soffermarsi
su alcuni punti della
sua opera: a-
sulle maschere
rituali degli indiani di America b-
sulle maschere
funebri di alcune tribù
dell’Africa A- Gli Indiani , abitanti il territorio insulare compreso tra l’estuario del fiume Fraser e la costa orientale dell’isola di Vancouver, narrano che , nella notte dei tempi , gli antenati delle maschere caddero dal cielo. Per
gli Indiani continentali , invece, le maschere emergono dalle
profondità lacustri,
frutto di una pesca mitica ad opera di antenati primordiali che riportano
in superficie gli spiriti dell’acqua. E’
comunque da un ALTROVE imperscrutabile che
proviene la maschera, trasformando ed integrando il caos
nell’ordine culturale. Gli
Indiani con un’intuizione , creano la maschera , quale intermediario tra
Natura e Cultura , tra Dio e l’Uomo. Tra
le maschere rituali indiano-
americane lo studioso si sofferma su una usata dagli Indiani KWAKIUTL .
Essa e’ DZONOKWA signora del grido nei riti di iniziazione e dell’incubo ,
procuratrice di follia, rapitrice dell’Infanzia. La maschera e’ scura , ricoperta di peli che si confondono con
i capelli , dalle folte
sopracciglia, spesso con barba ( e’ uomo o donna ??) gli occhi sono dei
fori ad orbite profonde, le
guance incurvate , la bocca
e’ contratta, come
se stesse emettendo un
profondo e terrificante ululato. E’
quasi cieca ( colpisce alla
cieca ), afferra i bambini , li acceca , incollando i loro occhi
con la resina. Abita nel fondo dei boschi, in una impenetrabile oscurità ( = mondo sconosciuto ).Coloro che assistono al rito di iniziazione, alla presenza di DZONOKWA , desumono messaggi , interpretano simboli , costruendo la loro vita, la loro storia , e soprattutto entrando in contatto con la divinità. B-
Interessante e’ soffermare lo sguardo su un altro continente:
l’Africa , dove le maschere raggiungono , sul piano dell’arte plastica
i livelli di massima raffinatezza. C.
Levi - Strauss , prende in esame le maschere
funerarie di molte tribù, le
quali , tutti , sia pure nell’ambito di
personali diversificazioni , hanno come
scopo di esorcizzare dall’uomo la paura della
morte, anzi la Morte stessa. Spesso la sola maschera sul volto non basta , si ricorre al mascheramento del corpo e sovente
alla danza, cui fa da
sfondo un canto catartico intonato da un coro e guidato da un
terapeuta che presiede il rito. Fra
gli YORUBA della
Nigeria un individuo indossa
una maschera che simboleggia
il defunto , interagendo con
i presenti , che rassicura del suo
nuovo stato. Fra
i MASI dell’Alto Volta , invece, spetta ad un parente del defunto
indossare i suoi abiti, imitandone i gesti
e la voce, cosi’ che i parenti si comportino con lui come se
ancora fosse in vita. Ma fra i DIOLA del Senegal e’ il defunto stesso che
presiede i suoi funerali, “ mascherato” da vivo, vestito dei suoi abiti
piu’ eleganti, seduto maestosamente al centro. Presso
alcune culture, anche non
africane, le maschere funebri coincidono
con quelle iniziatiche: e’ come
se l’uomo , iniziandosi
alla Vita dovesse
contestualmente prendere coscienza della Morte. Non
a caso nei riti iniziatici
molto frequentemente il maestro di vita dipinge di bianco il
proprio corpo, perché
aghli occhi terrorizzati di un novizio prende corpo l’immagine
dello spirito ancestrale. Alla fine del rito , il
novizio , a sua
volta , dipingerà il
suo corpo di bianco ( colore della morte, ancora oggi
valido presso molti popoli) e
così , dipinti di bianco
ed a loro volta mascherati , terrorizzeranno i non iniziati incarnando lo
spirito dei morti . (
R. Callosi – “ I giochi e gli
uomini “ pag.115- cfr R. Comba……) In un contesto storico – antropologico si può parlare di intenzionalità comunicativa della maschera; la stessa domanda se la sono posta eminenti studiosi di psicopatologia, giungendo ad affermare che sì, la stessa incomunicabilità di certe maschere psicotiche ( ad esempio catatoniche o maniacali , istrioniche o depressive , estatiche o vuotamente demenziali ) può divenire comunicazione, manifestazione di una solitudine esistentiva. (
B. Calmieri , L. Frighi” L’espressione plastica
nel suo significato pragmatico di comunicazione” – Psichiatria
– 1,1,1963 – La
maschera ci” invita” a
decifrarne il messaggio o a
cogliere una negazione
, un ritiro o
ad intenderne la struttura
di significato a sé
stante , valida indipendentemente da un contesto ( psicologico , esistenziale
, antropologico , sociale ). La
maschera e’ la COSA fenomenologia
per eccellenza muta e
vuota, e pur tuttavia pregna di
carica simbolica, polivalente
ed univoca, beffarda o perentoria, sfuggente o invocante una
decifrazione. Compito degli studiosi, quali : Antropologi , Sociologi , Etnologi , Psichiatri , Psicologi …… è la decodificazione della maschera tenendo a mente che l’attuale cultura della maschera non e’ da inventare, ma da” ritrovare” , in una sorta di platonica anamnesi. |
Argomenti
affrontati nell’elaborato riguardante il rapporto tra il concetto di maschera
e il teatro pirandelliano ( in particolare nel presente elaborato si focalizza
il concetto di maschera in un’accezione negativa: il taglio psicologico che
viene dato a questo lavoro mette il luce come la maschera sociale sia correlata
alla negazione della propria vera identità)
-
Identità
soggettiva e identità oggettiva
-
L’importanza
del contesto storico, sociale e culturale nella definizione dell’identità
-
L’importanza
degli altri nella costruzione dell’identità
-
Schizofrenia
come disturbo psichiatrico e suo rapporto con i personaggi del teatro
pirandelliano
Cos’è la nostra identità?
Essa è tutto ciò che caratterizza ciascuno di noi come individuo singolo e inconfondibile. È ciò che impedisce alle persone di scambiarci per qualcun altro. Cosi come ognuno ha un’identità per gli altri, ha anche un’identità per sé. Quella per gli altri è l’identità oggettiva, l’identità per sé è l’identità soggettiva.
identita'
soggettiva e oggettiva
L’identità
soggettiva è l’insieme delle mie caratteristiche così come io le vedo e le
descrivo in me stesso.
L’identità
oggettiva di ciascuno, ossia la sua riconoscibilità, si presenta secondo tre
principali modalità.
La
prima modalità è l’identità fisica: questa è data soprattutto dalle
caratteristiche della faccia, le quali ci permettono di non essere confusi con
un’altra persona.
La
seconda modalità è l’identità sociale, ossia un insieme di caratteristiche
quali l’età, lo stato civile, la professione, il livello culturale etc.
La
terza modalità è l’identità psicologica, ovvero la mia personalità ossia
lo stile costante del mio comportamento.
Ma
più precisamente che cos’è la personalità?
È
l’insieme delle modalità stabili di reazione della persona di fronte alle
diverse situazioni della vita quotidiana.
La
personalità comprende quelle caratteristiche e attributi che distinguono una
persona da un’altra.
Alcuni
aspetti dell’identità cambiano più facilmente di altri. L’identità
sociale può cambiare rapidamente (es. funzionario di banca che va in pensione e
si trasferisce dalla città in campagna).
L’identità
fisica invece cambia gradatamente. È probabile che a sessant’anni più o meno
abbia la stessa faccia di dieci anni prima, anche se potrei avere una faccia
alquanto diversa rispetto a trenta o quarant’anni prima.
L’
identità psicologica è un tema molto interessante e anch’essa cambia
piuttosto poco: ognuno ha una sua personalità, vale a dire una certa
intelligenza, determinate attitudini e specifici tratti del carattere. La
personalità dipende sia
da fattori genetici che da fattori ambientali: essa
assume caratteristiche più o meno stabili durante l’infanzia.
Esiste
la possibilità che si venga a creare una discrepanza fra come io mi sento e mi
definisco e come mi vedono gli altri. A tale proposito si dovrebbe innanzitutto
dire che il mio modo di vedermi è in larga misura il riflesso della
maniera in cui mi vedono gli altri e della maniera in cui io so che mi vedono
gli altri.
Il
contesto storico-sociale in cui viviamo influisce moltissimo sulla nostra
identità sociale. L’identità di un contadino è diversa da quella da quella
di un cittadino, così come l’identità di una persona che abita in un paese
del cosiddetto “ Terzo Mondo “ risulta differente da quella di un individuo
del mondo industrializzato. Riguardo a tale aspetto le cose sono oggi molto
cambiate: il mondo si sta lentamente uniformando e sta mutando la possibilità
di crearsi un’identità. Quest’ultima, infatti, non deve più
necessariamente essere coerente con quella data cultura in cui siamo nati: oggi
come oggi un individuo potrebbe essere stimolato a cambiare cultura, magari
emigrando o tentando di migliorare la propria posizione sociale.
L’identità oggettiva è quella che costruiamo durante la vita. Voi siete giovani e vi trovate in un momento cruciale per la costruzione dell’identità: il tipo di mestiere, di credo religioso e di appartenenza familiare caratteristici di una vita, infatti, vengono maturati fra i 14 e i 25 anni.
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Identita'
sociale
L’identità
sociale svolge bene il suo compito se riesce a utilizzare in modo ottimale le
proprie potenzialità: se un individuo ha uno spiccato talento per la
matematica, è nel suo interesse scegliersi un mestiere in cui la matematica
abbia un certo peso. Questa capacità di scelta riguarda la costruzione
dell’identità adulta e costituisce un
aspetto importante dello sviluppo psico-sociale di ogni individuo, anche
perché, una volta formata, l’identità adulta non si può cambiare molto
facilmente.
Si
tratta di una questione molto delicata, perché è importante che ognuno
-soggettivamente- sappia dare l’immagine più esatta possibile della propria
identità.
È il vecchio problema del “conoscere sé stessi”: quanto più un individuo conosce le proprie caratteristiche, tanto più potrà costruire un’identità oggettiva, ovvero un’identità riconosciuta dagli altri, che sia funzionale ai suoi interessi e che svolga bene il suo compito anche dal punto di vista dell’interesse sociale.
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Identità
e maschera sociale
Torquato
Tasso nel suo DELLA DISSIMULAZIONE ONESTA
sosteneva che è essenziale per vivere nella società che noi indossiamo
delle maschere. La
società richiede un’infinità di adattamenti all’uomo. Sono
adattamenti dettati dagli ambienti in cui l’uomo vive e lavora. Una società
complessa come quella attuale richiede necessariamente dei “travestimenti”
(trasformarsi, mutare): quando il travestimento è massiccio
si realizza in nome di una adesione a modelli sociali che non ci
appartengono, esso porta alla formazione di un “falso se” (falsa identità)
che soffoca il “vero se” ( WINNICOTT).
In
questa situazione l’individuo realizza ciò che lo psichiatra Vittorino
Andreoli chiama “tradimento del Sé”, aggiungo del vero Sé, ossia un
tradimento di sè stessi, dei propri desideri, delle proprie aspirazioni, del
proprio diritto di esprimersi come individui unici e “irripetibili”.
L’immagine
che si ha del proprio sé deve essere corrispondente al proprio essere: non deve
essere una sovrapposizione di altre immagini che non ci appartengono perché così
ciascuno di noi vivrebbe di un sé completamente altro.
Quest’ultima situazione appena descritta è una patologia, in quanto specifica una separazione ( in psicanalisi si parla di scissione). È opportuno che l’individuo non venda mai il sé per l’immagine, ossia l’apparire.
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Luigi
Pirandello e il problema della crisi d’identità e alienazione dell’uomo
moderno.
Pirandello
sviluppò con particolare attenzione le problematiche attinenti alla crisi
d’identità e all’alienazione dell’uomo moderno.
In
UNO, NESSUNO, CENTOMILA descrive il mutamento di identità di un uomo al variare
delle situazioni in cui si trova ( una tematica più o meno simile viene
affrontata a livello cinematografico da WOODY ALLEN in ZELIG).
Pirandello
mostra efficacemente come ogni individuo dipendendo eccessivamente dagli altri
non sviluppi una sua vera identità.
La
nostra identità non deve dipendere esclusivamente dagli altri: gli altri ci
aiutano a conoscerci ma, nello stesso tempo, non devono portarci a rinnegare i
nostri bisogni più autentici e più vicini al nostro modo di essere.
IN
UNO, NESSUNO, CENTOMILA, Pirandello
compie anche una descrizione dell’impossibilità di scelta tra un sé
che prescinde e un sé che dipende dalla società. Questa impossibilità di
scelta è tragica. È una sorta di “follia” sociale, frutto di una società
folle, perché chiede all’individuo di adattarsi al suo (della società)
funzionamento folle, pena l’alienazione ( divenire altro da Sé).
Qualcosa
del genere si riscontra in ambito psichiatrico nella schizofrenia ( è noto che
lo scrittore visse il dramma della follia in prima persona a causa della
malattia mentale, la schizofrenia, che colpì la moglie nel 1897 ).
Con
questo non voglio dire che l’uomo della società moderna di cui parla
Pirandello sia schizofrenico, ossia un malato psichiatrico. Dico che il
meccanismo psichico che opera in entrambi, la scissione, è lo stesso. Che in
entrambi si riscontra una frammentazione dell’identità. Che in entrambi c’è
una perdita del senso di Sé.
Occorre però fare una distinzione tra psicopatologia e normalità. Nella normalità c’è un adattamento alla realtà che manca nella psicopatologia.
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Cos’è
la schizofrenia
La
schizofrenia è una malattia psichiatrica in cui il disturbo dell’identità è
molto massiccio.
Il
prefisso schizo-, primo elemento della parola composta schizofrenia, deriva dal
verbo greco schìzein, dividere. La sua è una scissione che investe
l’affettività, il pensiero, i rapporti con il mondo esterno, il suo senso di
identità. Vorrei citare un’immagine, quella dello specchio.
Lo
specchio rappresenta la prima maniera per
riconoscersi e quindi per individualizzarsi ( distinguersi come individuo
unico e irripetibile). Viceversa, lo specchio rotto impedisce la corretta
configurazione del soggetto, offrendola solo in frammenti.
Lo
specchio rotto metaforizza
in modo efficace la scissione del Sé nello schizofrenico: è un Sé
frammentato, fatto di tanti pezzi, tante tessere di un “puzzle” che non
combaciano tra loro, che non raggiungono una loro unità. Come accennavo in
precedenza, meccanismo di difesa ( tentativo di adattamento alla realtà per
renderla meno spiacevole) che lo schizofrenico usa in modo massiccio è la
scissione degli affetti, degli oggetti ( altri individui con cui entra in
relazione), del proprio Sé.
Quando
avviene una scissione del Sé, lo schizofrenico si vede o troppo buono o troppo
cattivo, o troppo incapace o troppo capace, o Napoleone o uno “scarafaggio”,
è insomma un uomo senza identità.
Nel
delirio ( pensiero distorto e senza fondamento reale) di persecuzione presente
nella schizofrenia l’individuo non è più in grado di comunicare con nessuno
perché tutti gli sembrano uguali. Gli altri sono comunque qualcosa che agisce
contro di lui. Una psicopatia simile è il delirio di grandezza per cui
l’individuo assume su di sé una funzione messianica in virtù della quale
egli è il Verbo e solo da lui possono derivare le cose positive. Ciò indica
che il singolo non comunica più, è diviso, è separato dal sé e dagli altri.
Ritornando
alla cosiddetta normalità, occorre dire che non è sempre possibile inventarsi
una personalità completamente nuova, perché quest’ultima è costituita da
caratteristiche psicologiche- come l’intelligenza o le attitudini- che non
sono mutabili.
Bisogna
operare una netta distinzione tra personalità e ruoli sociali ( funzioni e
compiti che ineriscono gli individui in diversi contesti sociali): questi ultimi
sono più mutevoli della prima.
I
ruoli sociali richiedono all’individuo di adattarsi alle situazioni in cui si
trova inserito.
Un
uomo nello svolgimento del suo lavoro di manager dovrà essere il più possibile
freddo e razionale, nel suo ruolo di padre potrà invece dare più spazio
all’emotività, essere dolce e affettuoso.
Lo
psichiatra Vittorino Andreoli, in riferimento a questa mutevolezza dei ruoli
sociali, parla di Sé mutevole, che consente all’individuo di entrare in
rapporto con gli altri in modo sano e efficace.
Quando
questa mutevolezza avviene in modo rigido e non flessibile abbiamo una scissione
dell’identità.
Ritornando
all’esempio del manager se costui, per rendere la sua azienda il più
possibile produttiva, diventa tirannico e crudele con i suoi dipendenti,
tradendo la sua indole mite e sensibile, egli diventa una maschera, un attore
che recita “a soggetto”, ma non è più lui, non è più sé stesso.
Pirandello
nelle sue opere ha denunciato questo grosso pericolo presente nella società
moderna che diviene sempre più complessa e richiede all’individuo di
rivestire molti ruoli diversi: nel tentativo di adattarsi al suo ingranaggio
l’individuo rischia di diventare altro da sé cioè una maschera ( nuda !).
Per concludere, voglio sottolineare che il psicologia il concetto di maschera a differenza che nel teatro e in antropologia ( voi avete esaminato questi aspetti nel programma svolto con l’insegnante ) viene inteso in un’accezione negativa: la maschera è il ruolo stereotipato a cui aderiscono gli individui nel tentativo di adattarsi ad una società che prevede modelli di comportamento rigidi. Questa, come dice Pirandello, è “nuda” perché dietro non c’è l’uomo, un individuo unico e irripetibile, un’identità ben definita.
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MASCHERAMENTII ODIERNI | English version under construction |
In Afganistan le donne sono nascoste sotto il burqa, imposto dal potere politico maschile: sono invisibili e per questo, secondo la cultura di appartenenza- onorevolissime, poiché ciascuna di esse è tanto più rispettabile , se non parla e se si tiene lontana dalla vita pubblica. | |
La copertura totale , dalla testa ai piedi, e’ imposta ad esse dal mondo maschile che , al contrario , si muove liberamente nei vari settori della realta’ storico – sociale del luogo. Tale condizione di annullamento non tanto dell’immagine, ma della persona, determina la crescita del potere femminile nella sfera domestica, sulla famiglia , sui figli ( paradossalmente specie su quelli maschi ), sulla cui educazione hanno un ruolo fondamentale: di strutturarne la personalità. | |
Ciascun figlio cresce, così, con una gran paura della madre e del suo potere. D’altra parte la madre, che vive la sua vita essenzialmente attraverso il figlio , non saprà , non vorrà , mai separarsi da lui , dal quale esigerà continue ed esagerate dimostrazioni di virilità e non solo sul piano fisico; crescerà nei maschi l’ossessione del potere , del prestigio , dell’orgoglio smisurato , che non permette mai di ritirarsi. | |
Essi invidiosi dei successi altrui, avranno paura di fallire, saranno vendicativi. | |
E’ allora tutta colpa delle donne?? | |
Silvia Di Lorenzo ,psicoanalista junghiana, che da tempo indaga il mistero dei rapporti tra maschile e femminile scrive:<< Non parlerei di colpa. Direi piuttosto che , se si nega all’IO la possibilità di realizzarsi e di trovarsi lo spazio per esercitare il suo potere, l’Io si fa inevitabilmente largo attraverso l’Inconscio……. In sintesi: una società che denigra le donne genera madri invidiose, che generano maschi narcisisti, portati a loro volta a denigrare le donne…….dove le vittime sono a loro volta complici dei loro carnefici, perfino nelle situazioni estreme, come in Afganistan >> | |
(“ Il teatro della coppia: la relazione d’amore da Euripide ad oggi “ – Silvia Di Lorenzo – Pratiche e “ La grande Madre Mafia: psicoanalisi del potere mafioso. “ Silvia Di Lorenzo – Pratiche-) | |
Tocca alle donne il primo passo verso il cambiamento: lo s-mascheramento di una secolare condizione. | |
Perché a Loro ? Per prima cosa perché, avendo da lungo tempo subito , spetta a Loro volere l’autodeterminazione 8 vedi femminismo storico ) ; poi perché , come prima è stato considerato , hanno un ruolo fondamentale nella formazione educativa dei figli. | |
Togliendosi il burqa, esse – mascherandosi , riappropriandosi di se stesse , del proprio IO , libereranno i loro figli dal debito, ne faranno uomini diversi. In Afganistan, come in ogni altro luogo del Mondo. | |
Pericle sosteneva che il più grande onore per le donne era che gli uomini parlassero di loro il meno possibile sia nel bene che nel male. | |
Una donna era tanto più onorevole quanto più sapeva rendersi invisibile ( Mondo Greco ) | |
L.Sciascia descrive frequentemente nei suoi romanzi le donne del Sud, come madri impotenti ed onnipotenti , signore incontrastate dei “ focolari tirannici “ dei bambini siciliani cresciuti tra le donne ( mamme ,nonne , zie ……) sotto il loro dominio totalizzante : esse non escono mai di casa , mentre gli uomini si muovono nel mondo ( Occidente cristiano ) | |
Il
settimanale NEWSWEEK , da oltreoceano , analizza con taglio etno -
antropologico la condizione della donna nell’Islam integralista:
repressa , ma “ rispettata”, abusata e venerata, notando una
sorprendente continuità di modelli
culturali tra il mondo musulmano ed il nostro Sud. |
|
< Qaeda wives have a role in the organization similar to mafia wives……..>: In Al Qaeda . le mogli ricoprono un ruolo che ricorda quello delle mogli dei Mafiosi: prendersi cura della famiglia e restare ignoranti sui dettagli del business. | |
LE MASCHERE NEI FUMETTI | |
Oggi si sta aprendo , anche pirandellianamente, un altro orizzonte culturale:alludo alle maschere dei fumetti, dei videogiochi, della fantascienza dei super-eroi della cinematografia e dei cartoons e dell’enorme potere di richiamo sul senso reale dei ragazzi e sulle loro capacità di progettarsi. | |
Queste maschere hanno conquistato vasti spazi ed impegnato masse di fruitori nel combattimento contro il tempo . | |
Per esempio , tra i più recenti , il film di Chuc Russel,” The Mask “, in cui attraverso l’esperienza del grigio ed anonimo impiegato che indossando una maschera proveniente dal passato si trasforma in un super-eroe. Il tema del “doppio” recupera la sua carica meta storica e pedagogica , l’immaginario si salda con il visionario . | |
Concludiamo con due pensieri , uno di F. Nietzsche tratto dall’opera “Al di là del bene e del male “: | |
< Tutto cio’ che è profondo ama la maschera………Ogni spirito profondo ha bisogno di una maschera , e , più ancora , intorno ad ogni spirito profondo cresce continuamente una maschera. Talvolta la gabbia stessa e’ la maschera per un sapere infelice troppo certo>: | |
L’altro di Eraclito ( fr. 119 ) : < In verità il destino dell’uomo e’ di essere la maschera di un dio >, dove appunto “ incarnare una maschera “ vuol dire , in sede profonda, accettare l’ambiguità della condizione umana e l’ambizione al suo trascendimento . |