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Dal latino "dies natalis": giorno della nascita.

E' chiaro che per i cristiani si tratta della nascita di Gesù, anche se l'importanza di un tale evento fu colta un po' alla volta all'interno della Chiesa e divenne una solennità seconda solo alla Pasqua verso il quarto/quinto secolo dopo Cristo. Come mai? Anzitutto perchè i primi cristiani riconoscevano e festeggiavanno la risurrezione come l'evento principale della loro fede alla domenica, il primo giorno dopo il sabato. Per questo la domenica viene anche detta "Pasqua settimanale". Il nome domenica, da "dominica dies" significa per l'appunto giorno del Signore, e questa è anche la prima fondamentale scansione dell'anno liturgico che nasce come una sorta di calendario della domenica. Attorno a questa festa poi prenderà corpo la domenica più prossima al primo plenilunio di primavera come "anniversario" della Pasqua, successivamente il periodo di quaresima e quello dopo la Pasqua.

In secondo luogo perchè di Gesù non si conosceva molto l'infanzia; gli apostoli l'avevano conosciuto quando furono chiamati da Lui dopo il battesimo al Giordano, fin prima era uno sconosciuto e con buona probabilità ciò che aveva fatto non era considerato degno di nota, in quanto si poteva dire di qualsiasi pio ebreo della sua stessa età.

Il discorso cambiò quando gli apostoli cominciarono a morire: con l'estinzione dei testimoni di Gesù si rischiava di perdere anche l'identità del fondatore della chiesa, prova ne sia la nascita delle eresie che avvenne secondo diversi esegeti verso la fine del primo secolo dopo Cristo. La chiesa si rese conto ben presto che le eresie erano esiziali per la sua esistenza: se nell'accettazione di alcune dottrine non venivano fatti salvi alcuni punti fondamentali si rischiava di distruggere le basi della fede. Se Gesù, ad esempio, non fosse figlio di Dio, ma soltanto un uomo, come potrebbe resuscitare? Se poi fosse risorto come potrebbe salvarci? In cosa consisterebbe la salvezza che ha portato? Avrebbe ancora senso credere in lui?. Ad un errore del genere si giungeva solo nel caso in cui non si fossero rispettate le Scritture e se nell'interpretazione di alcuni suoi passi si fosse usata come chiave interpretativa un dato culturale. Secondo la mentalità e la cultura greca del tempo, infatti, era inconcepibile la risurrezione del corpo, solo perchè questo era considerato come il carcere dell'anima e in esso si concentravano tutti i desideri cattivi e tutto ciò che fa star male l'uomo come per esempio malattie, fame, nudità... oltretutto il corpo muore e va incontro alla corruzione; perchè nell'aldilà ci si deve trascinare un corpo di tale fatt? Perché in un nuovo mondo, perfetto ed eterno, dobbiamo portarci qualcosa che attira, come una calamita, preoccupazioni e dolori?

Non è un caso che il discorso di Paolo ad Atene fallisca proprio quando comincia ad affrontare il discorso della risurrezione dei morti. Secondo la mentalità biblica, invece, non esiste dicotimia tra gli elementi costitutivi dell'essere umano, anzi sono tutti buoni e positivi, non solo perchè provengono direttamente dal Creatore, ma anche perchè dotati di una loro virtù, cioè utili. D'altra parte nell'esperienza quotidiana non si conoscono fantasmi ma persone vive, sensibili, capaci di intendere e di amare.

Quello che all'epoca di Giovanni era un problema che cominciava a proliferarsi, nel quarto secolo dilagò. Nel 318, a soli 5 anni dal presunto editto di Milano, ad Alessandria d'Egitto il presbitero Ario dette inizio alla più grave eresia che la Chiesa conobbe.

Secondo Ario l'unicità di Dio non consentiva a Gesù di potersi definire Figlio di Dio a pieno titolo, Dio è uno solo, Gesù allora può essere un personaggio straordinario, il demiurgo, vale a dire una sorta di semidivinità, voluta secondo la mitologia greca dagli dei per creare il mondo e tutto quello che esiste. Da questo si deduceva tutta una serie di affermazioni che non riconoscevano Gesù un vero e reale ruolo salvifico e contravvenivano a vari dati evengelici.

Quando nel 325 a Nicea si affrontò il caso per vedere cosa era giusto credere, Atanasio il diacono della metropolita Alessandro di Alessandria d'Egitto e suo sucessore, fu tra i primi ad accorgersi che l'errore di fondo consisteva nel mancato riconoscimento di Gesù, per cui se non si riconosceva che egli era Figlio di Dio la fede stessa era destinata a svuotarsi di significato: confondere Gesù con il demiurgo significava azzerare la risurrezione, ma come far capire una cosa del genere a gente che non comprendeva e non si riconosceva nella mentalità ebraico-biblica? Atanasio propose l'inserimento nel testo del "Credo" di una serie di affermazioni che lo avrebbero reso inaccettabile per un ariano. Sono formule filosofiche e non bibliche, che ancora persistono nella professione di fede "Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre..."

Per tutto il quarto secolo il confronto tra arianesimo e ortodossia-cattolicesimo fu serrato, quando verso la sua fine, si risolse a favore dei secondi, si cominciò a celebrare il Natale in occidente e l'Epifania in oriente. nel secolo successivo, poi, le due feste trasmigarono, mantenendo la preminenza nel luogo d'origine, per cui ancora oggi nella Chiesa cattolica è il Natale ad avere il posto d'onore, sottolineando così che l'aspetto che le è più caro è il fatto che Gesù si sia fatto uomo fin da bambino, dando così dignità a tutta la vita, non sol all'età della giovinezza e della maturità, come se ciò che precedesse non fosse vita "piena"; mentre nella tradizione ortodossa la prevalenza rimane all'Epifania, sottolineando il fatto che in Gesù, Dio si sia manifestato a tutti i popoli.ù

L'importanza della festa del Natale-epifania fu poi sottolineata con la fissazione di un periodo preparatorio di 4 settimane, l'avvento (termine latino che significa "venuta"), col quale si offriva ai catecumeni dell'impero romano, ormai divenuto cristiano, una seconda opportunità, dopo la Pasqua, per entrare a far parte della Chiesa.

La fissazione della data al 25 dicembre non è frutto di fantasia, era piuttosto una pratica assodata quella di sostituire feste pagane con feste cristiane e con significato cristiano. A Roma dal 270 d.C. si festeggiava verso quel periodo il sole invitto: quel sole che sembrava "inghiottito dalle tenebre", che da''inizio dell'estate continuava a sorgere su un punto sempre più basso all'orizzonte, tornava ad alzarsi e a vincere sull'oscurità. Chi poteva essere il sole invitto per l'impero romano che dal 380 era diventato cristiano?

La storia continua...

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