Zen e zazen


zen

Prima di parlare dello Zazen e utile dire due parole sullo Zen.
Lo Zen potrebbe essere definito l'arte e il proposito interiori dell'oriente. Fu trapiantato in Cina da Bodhidharma, che vi giunse dall'India nel sesto secolo, e fu portato verso l'est sino in Giappone a partire dal dodicesimo secolo. E' stato così descritto: "Uno speciale insegnamento senza scritture, al di là delle parole e delle lettere, che mira all'essenza spirituale dell'uomo, che vede direttamente nella sua natura, che raggiunge l'illuminazione".
In Cina lo Zen fu conosciuto col nome di Ch'an. I maestri di Ch'an-Zen , anziché essere seguaci del Buddha, aspirarono ad essere i suoi amici e a stabilire con l'universo un rapporto simpatetico come fecero Buddha e Gesù. Lo Zen non è una setta ma un'esperienza.
L'abitudine Zen della ricerca di sé mediante la meditazione per realizzare la propria vera natura, accompagnata dal disprezzo per il formalismo, dall'insistenza per l'autodisciplina e la semplicità di vita, finì con l'ottenere il favore della nobiltà e delle classi dominanti del Giappone e il profondo rispetto di tutte le correnti filosofiche dell'Oriente.
Lo spirito dello Zen ha finito col significare non soltanto la pace e la comprensione, ma la devozione all'arte e al lavoro, il ricco dispiegarsi dell'appagamento, che apre la porta all'intuito, l'espressione della bellezza innata, il fascino inafferrabile dell'incompletezza. Lo Zen ha molti significati, nessuno del tutto definibile. Se sono definiti, non sono Zen.
E' stato detto che se si ha lo Zen nella propria vita, non si ha più nessuna paura, nessun dubbio, nessun desiderio superfluo, nessuna emozione estrema. Non si è turbati né da atteggiamenti ingenerosi né da azioni egoistiche. Si serve l'umanità umilmente, attuando con misericordia la propria presenza in questo mondo e osservando la propria fine come un petalo che cada da un fiore. Sereni, si gode la vita in beata tranquillità. Questo è lo spirito dello Zen, la cui veste sono migliaia di templi in Cina e in Giappone, i preti e i monaci, ricchezza e prestigio, e spesso proprio quel formalismo che esso vorrebbe trascendere.
Studiare lo Zen, il fiorire dalla propria natura, non è impresa facile in nessun'epoca e in nessuna civiltà.

zazen

Il segreto dello Zen consiste nel sedersi semplicemente, senza scopo né spirito di profitto, in una postura di grande concentrazione. Questo fondamento disinteressato è chiamato Za-Zen; Za significa sedere e Zen meditazione, concentrazione.
L'insegnamento della postura, che è trasmissione dell'essenza dello Zen, ha luogo in un dojo (luogo della pratica della Via). Esso è impartito da un maestro, iniziato tradizionalmente, nella linea dei patriarchi e del Buddha. La pratica dello Za-Zen è di grande efficacia per la salute del corpo e della mente, essa conduce verso la condizione normale.
Lo Zen non può essere racchiuso in un concetto, né reso attraverso il pensiero, chiede di essere praticato; è, essenzialmente, un'esperienza. L'intelligenza non è sottovalutata, soltanto si cerca una più alta dimensione della coscienza non stagnante su una visione unilaterale degli esseri e delle cose. Il soggetto è nell'oggetto, e il soggetto contiene l'oggetto.
Si tratta di realizzare attraverso la pratica, il superamento di tutte le contraddizioni, di tutte le forme di pensiero.
Qui ed ora nozione-chiave; l'importante è il presente. La maggior parte di noi ha la tendenza a pensare ansiosamente al passato o all'avvenire, invece di essere completamente attenti ai nostri atti, parole e pensieri del momento. Conviene essere completamente presente in ogni gesto: concentrarsi qui ed ora, così è la lezione dello Zen. Lo Zen è al di là di tutte le contraddizioni. Le include e le sorpassa. Lo Zen è l'educazione silenziosa. Nell'insegnamento moderno si mette al primo posto il discorso ma sovente le parole non esprimono il vero pensiero o l'atteggiamento profondo.
...Lo Zen è spesso considerato uno stato mentale in cui vi identificate con l'ambiente. Un'espressione dice che la mente è l'ambiente sono una cosa sola. L'illuminazione è intesa come un cadere in trance in qualche stato mentale estatico, dove i fenomeni esteriori divengono una cosa sola con il proprio Sé. Tuttavia, se tale stato mentale fosse lo spirito dello Zen, per raggiungerlo dovremmo rimanere esternamente immobili. A tale scopo dovremmo avere a disposizione molto tempo libero, senza la preoccupazione di come procurarci il pranzo successivo. Ciò, in effetti, vorrebbe dire che lo Zen non ha alcun rapporto con chi sia costretto a dedicare la maggior parte del tempo e delle energie a guadagnarsi da vivere.
Lo zazen come vera religione non può essere considerato l'hobby dei ricchi e benestanti. La caratteristica meravigliosa della pratica dello zazen di Dogen Zenji consiste nell'essere una religione che deve operare concretamente nella propria vita quotidiana. Egli ha scelto di insegnare tramite la carica di tenzo1, che riteneva indispensabile in una comunità buddhista e che richiede un lavoro fisico, perché credeva che lo zazen come religione non sia mai privilegio di chi voglia indulgere in uno stato mentale estatico.

...Se noi troviamo cristallizate nello Zen tutte le filosofie dell'oriente, con questo non si deve pensare che lo zen sia una filosofia. Esso non è un sistema fondato sulla logica e sull'analisi. Nello Zen non esistono testi sacri o articoli di dogma, né formule simboliche in grado di aprire un adito al suo significato. Se mi si chiede poi cosa insegna, dovrei rispondere: lo Zen non insegna nulla. Quali che siano i suoi frutti, essi maturano nella mente di ognuno. Siano noi i nostri maestri, lo Zen, soltanto, ci indica la via. Lo Zen non è una religione nel senso comune; infatti lo Zen non ha un Dio da adorare, riti cerimoniali da osservare, non un aldilà da promettere oltre la vita, né, infine un concetto salvifico dell'anima che inviti ansiosamente a preouccuparsi della sua immortalità. Lo Zen è libero da tutti questi ingombri dogmatici e "religiosi". Le tante immagini dei Buddha e altri essere che popolano i templi Zen, sono come altrettanti pezzi di legno, di pietra o di metallo, o come le ceramiche, le azalee o le lanterne di pietra del mio giardino. Rendi omaggio alla camelia in fiore, e venera ciò che ti va, questo direbbe lo Zen. Si tratta tuttavia, di una irrreligiosità solo apparente. Coloro che sono autenticamente religiosi saranno sorpresi nel riscontrare quanta religiosità c'è. Ma affermare che essa è una religione nel senso in cui lo sono il Cristianesimo o l'Islamismo, sarebbe un errore. L'idea di base dello Zen è di venire a contatto con l'intera vitalità del nostro essere e per la via più diretta, senza ricorrere ad alcunchè di esteriore o sovrapposto. Purtroppo, nulla che assomigli a una esigenza esterna, è accettata dallo Zen. Una fede assoluta è riposta nell'essere interiore dell'uomo. L'unica autorità accettata dallo Zen proviene da dentro. Questo è vero nel modo più assoluto. Anche il raziocinio è considerato una facoltà relativa e non definitiva. Infatti, esso impedisce alla nostra mente di entrare in contatto direttissimo con se stessa. L'intelletto assolve al suo ruolo quando agisce da intermediario mentre lo Zen non ha nulla a che fare con simili tramiti eccetto quando intende parteciparsi agli altri. Questo è il motivo per cui le scritture hanno solo un valore sperimentale e provvisorio, né in esse riposa alcun principio finale. Ciò che lo Zen aspira a cogliere nel suo modo più vivido e diretto è il fatto fondamentale della vita nel suo darsi. Se ama qualificarsi come lo spirito del Buddismo, esso è in effetti lo spirito di qualsiasi religione o filosofia. Una volta che l'uomo l'abbia raggiunto in profondità, una pace assoluta subentra nella sua mente ed egli vive come dovrebbe vivere. Che vorremmo di più?
Lo Zen è "il vostro pensare quotidiano". Non è questo del tutto evidente e lineare? Certo non ha nulla a che spartire con lo spirito di setta. Cristiani e buddisti possono allo stesso modo praticare lo Zen proprio come un grosso pesce e uno minuscolo possono pacificamente convivere nell'oceano. Lo Zen è l'oceano, l'aria, la montagna, il fuoco e il lampo, il fiore della primavera, il calore dell'estate, la neve dell'inverno; o meglio lo Zen è l'uomo.
Lo Zen è posto dritto innanzi a voi eppure in questo istante l'intera cosa è sopra di voi. Per un uomo intelligente basterebbe una sola parola a convincerlo di tale verità, ma anche allora un errore lo incoglie. Quanto più si affida a carta e penna, alla dialettica o ai sofismi verbali, essa sfugge e si allontana. Ognuno possiede in se stesso la grande verità dello Zen. Guarda dentro di te e non cercarla attraverso gli altri.

...Lo Zen tende ad afferrare il fatto fondamentale della vita, il che non comporta affatto una dissezione (divisione) intellettuale. Per riuscire in quell'intento lo Zen è costretto a proporre una serie di negazioni. È vero che il mero negare non appartiene allo Zen, tuttavia data la nostra dimestichezza con la via dualistica del pensiero, un simile errore intellettuale va troncato alla base. Di sua natura lo Zen proclamerebbe, "Non questo, non quello, non niente". Ma giacchè noi insisteremo per sapere che cosa è rimasto alle spalle di quelle negazioni, lo Zen in quel caso non mancherebbe di assestarci uno schiaffo in pieno viso esclamando, "O tu, sciocco, e questo cos'è?". Al che un simile gesto si potrebbe interpretare come un esempio pratico di provocazione del dolore, ma quello che realmente lo schiaffo significa non sarà chiaro fino a quando lo spirito Zen non sia colto nella sua autentica purezza. Infatti in esso non vi è né negazione né affermazione, ma un puro fatto, una esperienza, il vero fondamento del nostro essere e pensiero. Tutta la quite e il vuoto a cui noi si possa tendere nel cuore del processo mentale, riposa in quell'atto. Non farti trascinare da null'altro di esterno e convenzionale. Lo Zen va colto a mani nude, senza guanti.



1 Termine giapponese che indica la figura del cuoco nei monasteri zen. L'arte della cucina, alla stregua di altre tecniche nipponiche ritenute poco nobili dagli occidentali, è tenuta dai giapponesi nella massima considerazione, poiché anch'essa è fortemente impregnata di mentalità zen.
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