Procedure di emergenza
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15 Procedure
di emergenza
-
-
- D:
"Cosa dovrei fare se il portellone si aprisse in volo?"
R: ``Pilota l'aereo!''.
15.1
Procedura per motore fuori uso
In
questa sezione si descrive il comportamento da tenere nel caso in cui il motore
vada in panne mentre siete in volo.1
Tale
procedura si applica principalmente per aerei mono-motore. Per velivoli a più
motori, si rimanda al capitolo
17.
15.1.1
Checklist dell'emergenza
E’
fondamentale possedere una lista dei controlli da effettuare in emergenza, da
tenere possibilmente a mente, e rivedere ogni volta prima del decollo. Non
attendere la fase del silenzio sordo “defeaning silence” per verificare cosa
succede sulla vostra checklist e perché.
Se
sul Vostro velivolo non è presente un'adeguata checklist delle emergenze,
potete far riferimento alle indicazioni qui sotto:
Checklist dell'emergenza
- Volo
- miglior planata ( KIAS ) e trim; configurazione.
- Navigo
- prendete
un campo come riferimento e indirizzatevi lì
- Investigo
- controllo carburante, motori,
serbatoi, iniettore, magneti, miscela
- Comunico
- 7700, 121.5 o attuale.
- Sicurezza
- leva
su (alzata) per atterraggi
corti, su suolo morbido o acqua; manetta,
miscela, magneti, master, serbatoi - off;
nastri-snug.
Questa
lista è stata realizzata in modo da poter essere memorizzata facilmente.
Pertanto, cercate di impararla a memoria, in modo che, se qualcuno dovesse
svegliarvi nel bel mezzo della notte per chiedervi che cosa sia una “checklist
dell'emergenza”, voi dovrete rispondere prontamente: “VOLO, NAVIGO,
INVESTIGO, COMUNICO, SICUREZZA!”
Il
primo punto, “Volo” è ovviamente quello prioritario. Non importa cosa accadrà
in seguito, la cosa che conta è che abbiate il controllo assoluto del velivolo
quando questo accade. Si possono verificare svariate situazioni quando un guasto
al motore provoca un abbassamento della velocità al di sotto dei livelli critici
(specialmente quando si è abbastanza stupidi da cercare di mantenere l’assetto
del passo del momento precedente al guasto, o (peggio) l’altezza precedente al
guasto cercando di decifrare se questo ci sia stato o meno). Se la velocità è
bassa, dovrete immediatamente ristabilire la giusta velocità di planata2,
anche se significasse perdere l'altezza ideale.
Si
può verificare anche l’esatto opposto, ovverosia, è possibile che, al
momento in cui scatta l’emergenza, il velivolo stia volando ad una velocità
molto più elevata di quella di miglior planata. In tal caso, non
c’è pericolo immediato, ma attenzione: più a lungo cercherete di ristabilire
l'adeguata velocità di planata, più energia sarà sprecata in una resistenza
nociva non necessaria. In questo caso, cabrate leggermente verso l’alto,
convertendo la velocità in altezza, e trimmate.
Oltre
che trimmare per ripristinare la corretta velocità, dovete anche configurare
tutto il resto adeguatamente come descritto nella sezione15.1.2.
Il
secondo punto, “Navigo”, viene preso in considerazione subito dopo il
primo. Nella sezione
15.1.4 si discutono le tecniche più adeguate su come giudicare quali siano
i campi da considerare all’interno della gamma di planata. Non dovrete
ovviamente considerare un campo che sia al limite di questa gamma, se ce n’è
uno più adeguato. Nello specifico, iniziate a guardare verso il basso con un
angolo di 45 gradi, o anche giù in perpendicolare. Se il campo si trova proprio
sotto di voi, allora esso è probabilmente entro la gamma di planata.
Il
terzo punto è “Investigo”. Talvolta, quando il motore si guasta, si
capisce subito quale sia il problema. Al 90% delle volte, il problema è
collegato al carburante. In questo caso, dovete subito chiudere i serbatoi ed
accendere la pompa di alimentazione correttamente. Mandare aria calda al carburatore, dato che è efficace soltanto con il motore ancora caldo, poi
scorrere con lo sguardo il pannello, da sinistra a destra, controllando bene
tutto. Assicurarsi che l’iniettore sia dentro e ben serrato. Verificare se il
motore funziona meglio sul magnete di sinistra, su quello di destra o su
entrambi. Controllare anche se gira meglio con una miscela più o meno ricca.
Nella maggior parte dei casi, l’elica continuerà a girare, a causa
dell’azione del vento relativo, anche in totale assenza della potenza del
motore. Se però dovesse fermarsi, usare lo “starter” per farla girare di
nuovo. Date un’ultima controllata a tutto prima di sprecare troppo tempo su un
punto in particolare, a meno che non siate assolutamente certi di quale sia il
problema. E soprattutto, non dimenticate di pilotare l’aereo.
Il
punto successivo è: “Comunico”. Se siete già in contatto con un
controllore, sarebbe auspicabile rimanere su quella frequenza. Se invece avete
dubbi su quale frequenza utilizzare, sintonizzatevi subito sulla frequenza di
soccorso internazionale 121,5 MHz. E’ lì apposta.
Allo
stesso modo, se vi è stato assegnato un vostro codice “squawk”, non
preoccupatevi di cambiarlo a meno che la ATC non vi chieda di farlo. Se invece
siete sul codice generico del volo a vista 2000, non esitate a spostarvi sul codice di emergenza
7700. Questo farà letteralmente squillare gli allarmi alla ATC e la vostra
posizione verrà illuminata sullo schermo radar del controllore.
Alcuni
ritengono che la fase di “Comunico”, ossia della comunicazione, sia anche
più importante della fase di “Investigo”, ossia delle verifiche.
Ovviamente, se siete in condizioni meteorologiche strumentali, dovete informare
la ATC delle vostre intenzioni addirittura prima della fase di “Navigo”
(1), in modo tale che loro possano condurvi su un campo di atterraggio e (2)
possano liberare lo spazio aereo a voi sottostante.
Al
quinto punto è la fase “Sicurezza”. E’ incredibile quanto sia
facile dimenticarsi di questa fase. Non sarebbe meraviglioso fare una splendida
planata senza motore su un campo ideale, e non ricordarsi di estrarre il carrello di atterraggio?
A 100 piedi dal suolo, assicuratevi di
aver tolto manetta e chiuso "miscela". Il motivo principale è che non
volete che il motore si riaccenda dopo il contatto con il suolo. E ciò potrebbe
facilmente accadere se, per esempio, si fosse verificata una mancanza di
carburante e la richiamata all’atterraggio avesse lasciato fuoriuscire del
carburante da un angolo del serbatoio. Il motivo per cui questa azione va fatta
a 100 piedi dal suolo è per dar modo al motore di raffreddarsi, riducendo così
il rischio di incendio dopo l’impatto. La chiusura della valvola di sicurezza
del serbatoio carburante diminuisce il rischio di incendio, anche se, nella
maggior parte dei velivoli, questo non è un modo sufficientemente veloce di
spegnere il motore. Quindi, assicuratevi di avere la manetta al minimo e la
miscela chiusa..
Lo
spegnimento del motore non sarà facile, dato che richiede una gran forza di
volontà per superare la barriera psicologica. Dopo tutto, avete passato gli
ultimi minuti del vostro tempo a cercare di riaccenderlo, ed ora dovreste
spegnerlo! Assicuratevi di aver già preso questa decisione anticipatamente,
promettete a Voi stessi che spegnerete il motore a 100 piedi dal suolo.
Lo
spegnimento del master riduce (in qualche modo) il rischio di incendio, anche
se, in aerei con flap elettrici e carrello elettrico, potreste decidere di
lasciare l’interruttore del master per ultimo.
- Volo.
- Navigo.
- Investigo.
- Comunico.
- Sicurezza.
15.1.2
Configurazione per la planata
In
configurazione pulita, il velivolo sarà in grado di planare ben più lontano,
probabilmente il doppio più lontano di quanto avviene invece in configurazione
sporca. Se la iniziate a bassa altitudine, il doppio di niente è niente, e
quindi non vale la pena far confusione con le due configurazioni, semplicemente
preparatevi all’atterraggio.
D’altro
canto, se la iniziate ad una altezza ragionevole, e cercate di effettuare una
lunga planata, allora dovete retrarre i flap e carrello e mettere l’elica in
posizione di passo approssimato (RPM basso).
Altre teorie affermano che, quando i flap sono giù, andrebbero lasciati giù.
Queste infatti sostengono che, a bassa velocità (al di sotto dell'arco verde),
l’atto di ritrarre i flap può causare lo stallo immediato.
Personalmente, la vedo in maniera
diversa. Ho vissuto io stesso una situazione simile all’esame di pilota
privato. Ero a 100 piedi dal suolo, con i flap abbassati di due tacche in vista
dell’atterraggio. La torre di controllo mi chiese di allungare il sottovento.
Al momento in cui ero pronto per la virata finale, ero a quasi due miglia
dall’aeroporto. A quel punto, l’esaminatore simulò un guasto al motore.
I seguenti pensieri attraversarono la
mia mente in quel momento:
·
L’aeroporto
è ancora distante. Se non faccio tutto alla perfezione, non ce la facciamo.
·
E’
importante planare alla giusta velocità. So qual è la miglior velocità di
planata in configurazione pulita, ma non so qual è la miglior velocità nella
configurazione attuale.
·
Scommetto
che non c’è niente di meglio che la miglior planata, in questa
configurazione! Devo tirar su i flap.
·
Sono
davvero lento, molto vicino all'arco verde. Se ritiro semplicemente i flap,
potrei andare in stallo.
·
L’aereo
va in stallo ad un angolo di attacco ben definito. Mai nessun aereo è andato in
stallo ad angolo di attacco zero. E’ matematicamente impossibile.
·
Ho il
controllo totale sull’angolo di attacco. Guardate qui!
A
quel punto ho spinto avanti tutta la cloche. Angolo di attacco: zero! G: zero!
L’esaminatore iniziò a sollevarsi leggermente dal sedile. Io ritirai i flap
velocemente e continuai la spinta con il G zero fino a raggiungere la velocità
canonica di miglior planata. Poi alzai il muso dell'aereo, trimmai per la
miglior planata, e scorsi velocemente quanto restava della checklist delle
emergenze. Addirittura rollai con un trimmaggio a sinistra, impennando.
La planata ci portò in un posto tra i
prati a circa 100 iarde dalla pista. Volai giù dritto verso il terreno e
richiamai. Nello scivolare sulla terraferma, estesi i flap. Quando raggiungemmo
la pista il segnale di emergenza stallo era già acceso. Sobbalzai sulla pista e
ci fermammo prima di arrivare al grosso numero dipinto.
ll
punto della storia è questo: se dovete effettuare planate lunghe, ritirate i
flap, ma fatelo in modo da non andare in stallo!.3
Potete anche, ovviamente, planare con i
flap e il carrello se volete avere un avvicinamento ripido ad un campo nelle
vicinanze.
Inoltre,
quando siete in fase di planata, (ovverosia pronti a richiamare), accertatevi
che i flap siano fuori, in modo che possiate atterrare alla velocità più
bassa possibile.
Per
gli atterraggi sull’acqua, in moltissimi velivoli, il carrello è retratto.
Per gli atterraggi sulla maggior parte degli altri tipi di superficie, il
carrello è fuori. Non aspettate l’ultimo minuto per abbassare i flap, poiché,
a motore spento, potrebbe volerci più del previsto ad abbassarli. Accertatevi
di saper usare il sistema di estensione manuale del carrello sul vostro aereo.
15.1.3
Rientro in aeroporto?
Ora
consideriamo il caso specifico in cui si abbia un guasto al motore subito dopo
la partenza, situazione abbastanza comune e molto critica. Molte persone
ritengono di dover rientrare subito in aeroporto, ma questa non è sempre la
reazione giusta.
La giusta reazione dipende da molti fattori:
·
il
vento
·
la
lunghezza della pista
·
le
capacità del velivolo
·
se è
ancora disponibile la potenza ridotta o meno
·
le
capacità del pilota
Ogni
situazione è diversa dall’altra, pertanto l’analisi che faremo in seguito
potrebbe non essere applicabile e soddisfare a pieno tutti questi punti.
D’altra parte, vale la pena di pianificare la vostra situazione
anticipatamente. Conoscere quali sono le vostre possibilità. Per ciascuna fase
di volo, accertatevi di avere un piano di riserva (“Piano B”) adeguato alla
situazione specifica e siate preparati ad eseguirlo nel caso si renda
necessario.
Ecco qui un consiglio semplice ma
importante: se potete atterrare diritti, fatelo. Facciamo un esempio estremo.
Considerate questo caso: un aereo che parte dalla pista 31L a JFK (lunghezza:
14.600 piedi) potrebbe salire a 500 piedi, perdere il motore, e tuttavia
atterrare diritto sulla stessa pista con tutto lo spazio necessario.
Ecco qui un altro semplice consiglio:
non virate per tornare indietro a meno che non siate sicuri di poterlo fare -
e ci sono una infinità di situazioni in cui non potete farlo!
Considerate,
ad esempio, un Cessna 152 a pieno carico; esso ha un rapporto di planata in
assenza di potenza di dieci a uno. Sfortunatamente, in condizioni di totale
assenza di vento, il coefficiente di salita è minore di dieci a uno. Di
conseguenza, anche se un velivolo potesse effettuare una virata minima (come
girare attorno ad una monetina da 10 cents di dollaro), in ogni punto del
viaggio di ritorno lo stesso velivolo sarebbe al di sotto di dove sarebbe stato
nel viaggio di partenza. Quindi, se prendete in considerazione l’altezza persa
nella manovra della virata, è facile capire perché l’aereo non possa più
ritornare al punto in cui ha lasciato il suolo.
In
tali condizioni, più lontano avrete volato sulla rampa di partenza, più
possibilità avrete di atterrare fuori dall’aeroporto, e più impossibile
diventerà ritornare indietro.
Un
altro elemento importante da tenere in considerazione è che una semplice virata
di 180 gradi non basta a riportarvi sulla pista di decollo. Il velivolo si
sposterà scivolando di lato di una certa distanza, durante la virata. Non
avrete bisogno di effettuare una virata procedurale completa (360°), ma avrete
necessità di eseguire alcune manovre aggiuntive, che rendono una situazione già
non ottimale ancora più difficile.
In
caso di pista sufficientemente lunga, il velivolo potrà essere in grado di tornare
ad un punto sulla stessa pista, il più vicino possibile alla linea di partenza,
il che è corretto. Quindi, immaginate ancora di decollare dalla pista 31L al
JFK e di salire immediatamente. Supponete che il motore si guasti a circa mezzo
miglio oltre la linea di partenza della pista. A quel punto, dovreste avere
un’altezza di oltre 1000 piedi. Dovreste pertanto essere in grado di cambiare
rotta e fare un atterraggio sottovento vicino all’inizio della pista 13R
4 anche
se non potete planare indietro fino al punto in cui vi siete alzati.
Un modesto vento in testa, alla
partenza, vi aiuterà a tenere l’aereo vicino all’aeroporto durante la corsa
sulla rampa di partenza,. Non solo, vi aiuterà anche a riportarlo velocemente
indietro all’aeroporto al vostro ritorno. Questa situazione sembra ottimale,
poiché aumenta le vostre possibilità di rientrare in planata sulla pista. Il
solo problema è che (sia che lo riportiate o meno in aeroporto) dovete
affrontare una atterraggio sottovento. Anche un modesto vento in coda (diciamo
15 nodi) potrebbe avere un effetto terribile. Supponete che il vostro aereo
possa toccare terra alla velocità di 55 nodi. Se atterrerete contro vento
, avrete una velocità a terra di 40 nodi, ma se atterrerete sottovento,
avrete una velocità a terra di 70 nodi. L’utilizzo dello spazio pista dipende
dal quadrato della velocità a terra, pertanto, l’atterraggio sottovento
impegnerà il triplo della lunghezza della pista: (70/40)2 = 3,06. Inoltre, in
caso di collisione, la quantità del danno è direttamente proporzionale al
quadrato della velocità a terra. Quindi, se virate sottovento e NON riuscite ad
atterrare sulla pista, allora siete davvero nei guai!
Dovete
considerare anche un’altra possibilità: supponete che il vostro aeroporto
abbia una seconda pista che attraversa e si incrocia con la prima. Se il motore
del vostro velivolo ha un guasto in qualche punto della pista di
attraversamento, potreste tentare di virare a 90 gradi e riuscire ad atterrare
su quest’ultima.
Anche
in situazioni meno ideali, è assai probabile che un atterraggio controvento su
una pista diversa ( o anche una pista taxi) sia più facile e più sicuro di un
atterraggio sottovento sulla pista di partenza.
Se
siete davvero preoccupati di un possibile guasto del motore durante la salita in
fase di decollo, e l’aeroporto è l’unica area di atterraggio sicura su
miglia e miglia intorno, allora dovete iniziare una lieve virata quasi subito
dopo il decollo. A quel punto, se il motore si guasta, sarete più vicini
all’aeroporto e troverete una soluzione più conveniente. Non ve lo
raccomando in generale, dato che i guasti al motore non sono l’unica cosa da
considerare. C'è il traffico aereo, per esempio, quindi ci si deve preoccupare di una
eventuale collisione a mezz’aria nel circuito. Un decollo con virata verso il
lato del circuito di volo della pista potrebbe far si che voi entriate nel
sottovento al di sotto proprio nel punto in cui il traffico in entrata sta
arrivando con un angolo di 45 gradi.
In molti casi, un guasto al motore
causa una perdita parziale e non totale della potenza. Dovete quindi decidere se
sia più sicuro continuare a far funzionare il motore guasto, e se così avete
più possibilità. Anche se il velivolo non è in grado di salire con la potenza
rimasta, il rateo di discesa potrebbe essere fortemente ridotto. Pensate al
velivolo come ad un aliante rumoroso con un buon rapporto di planata. Potrebbe
essere in grado di “planare” in luoghi in cui un velivolo in totale assenza
di potenza non planerebbe mai.
Ribadisco!
Non tentate di tornare all’aeroporto se non siete assolutamente certi di
poterlo fare, e, nella maggior parte dei casi più frequenti, non potete! Dovete
trovare una buona strada o un campo e metter giù il velivolo avendone il pieno
controllo. L’aver fatto pratica di atterraggi forzati (o d’emergenza) aiuta
moltissimo in questi casi, proprio perché conoscete le prestazioni del vostro
apparecchio in assenza di potenza e quindi la maniera di atterrare su superfici
non ideali.
Ecco
qui una ulteriore considerazione da fare: una inversione di rotta implica una
perdita di tempo ed energia preziosi, dato che una inversione veloce presuppone
delle manovre strette ed accentuate. Non vogliamo certo raccomandare al pilota di effettuare tali
manovre a bassa velocità vicino al terreno in situazioni non
pianificate. Potrebbe essere utile tornare alla pista, ma ci sono buone
probabilità che questo provochi incidenti di stallo/avvitamento. Non sempre, un
atterraggio fuori dalla pista dell’aeroporto è fatale, ma uno
stallo/avvitamento di solito lo è.
Un
altro motivo per non tentare di tornare indietro è dato dal fatto che la
maggior parte delle persone rimangono così sconcertate da un guasto al motore,
che gli occorrono alcuni secondi per rinvenirsi. Ed è proprio questo piccolo
intervallo di tempo che fa sprecare energia, tempo e spazio preziosi per
l’atterraggio. Quindi, se anche, in origine, fosse stato possibile tornare,
ora non lo è più.
In
realtà (a meno che non siate molto ben preparati), la vostra prima reazione sarà
totalmente errata - non soltanto ritardata, ma anche totalmente errata. Quando
il motore si guasta, il muso dell’aereo tende ad abbassarsi. Il percorso di
volo cambia, diciamo, da 10 a 1 in ascesa a 10 a 1 in discesa, quindi, per
mantenere costante l’angolo di attacco, il muso deve scendere di
parecchio - circa 12 gradi. Voi, a quel punto, potete pensare: “No! Non
voglio che il muso scenda!”, e pensare di utilizzare la cloche come comando di
salita/discesa. Questo è il modo più sicuro di suicidarvi. Non pensate alla
cloche come al comando di salita/discesa!
Quando il motore si guasta, l’aereo scende, l’unico dubbio è se vi
avviterete o se planerete a terra nel pieno controllo del mezzo. Ricordatevi
sempre che potete sopravvivere ad un atterraggio fuori pista se toccate terra
con il controllo del velivolo.
La
ragione più ovvia per cui volete mantenere il controllo è che il rateo di
discesa che ottenete in una planata normale è molto minore di quello ottenuto
in stallo, per non dire cosa accade in un avvitamento!
Un’altra ragione, meno ovvia, ma
altrettanto importante è la seguente: se l’aereo non è sotto controllo, è
molto probabile che una delle estremità dell’ala tocchi il suolo prima di tutto il
resto. Ciò provocherà più danni che se aveste atterrato con il velivolo sotto
controllo pur avendo scivolato oltre lo stop.
E’
fondamentale avere un piano. Di solito, in aeroporto, vi potete studiare le
piste e il terreno circostante, e formulare un piano di dove eventualmente
atterrare se il motore si guastasse. (approfondimenti sulla questione “planata
in assenza di potenza” sono presenti nella prossima sezione).
In
ogni caso, avrete bisogno di un piano per sapere cosa fare con i comandi. La
vostra prima priorità sarà quella di mantenere il giusto angolo di attacco.
Non tentate di portar su il muso dell’aereo, lasciatelo scendere (o spingete
leggermente per aiutarlo a scendere). Aggiustate il passo e trimmate per
mantenere la miglior velocità di planata.
Cercate, se possibile, di atterrare contro vento.
15.1.4
Planata in assenza di potenza: percezione e pianificazione
In
situazioni di atterraggio forzato, il vostro percorso di planata sarà piuttosto
ripido. Il rapporto salita-resistenza di velivoli tipici come lo Skyhawk o il
Cherokee (in configurazione di miglior planata) è di ca. 10 a 1, che
corrisponde ad un angolo di 6 gradi. Questo è circa due volte più ripido di un
tipico avvicinamento a piena potenza. Ed è anche più ripido di un tipico
avvicinamento in assenza di potenza, dato che ciò significa normalmente
“motore in folle”, ed un motore in folle produce notoriamente più potenza (
e meno resistenza) di un motore che è completamente spento.
Potremmo
qui utilizzare la regola del pollice: un pollice alla lunghezza del braccio misura
quattro gradi.5 Come mostra
la figura 15.1, si
può raramente planare su qualsiasi punto che sta a un pollice e mezzo sotto l’orizzonte
(supponendo che non ci sia vento). Se il motore si guasta, dovete scorrere lungo
l’orizzonte per trovare eventuali altri luoghi di atterraggio .
Figura
15.1: Quali sono i punti di atterraggio raggiungibili?
In
presenza di vento, la zona di possibile atterraggio si sposterà sottovento
dalla zona descritta nel paragrafo precedente. Supponete di planare a 60 nodi (
velocità in aria) contro un vento di 30 nodi in testa. La vostra velocità a
terra si è dimezzata, pertanto la vostra planata sarà doppiamente ripida
rispetto alla situazione di assenza di vento. Ora la vostra destinazione deve
essere almeno tre pollici al di sotto dell’orizzonte.
E’
fondamentale conoscere quanta distanza (e quindi quanto lontano) si può
percorrere in planata. Se, per esempio, siete a circa 1 miglio di altezza,
allora potete planare per 10 miglia. C’è più spazio nell’anello tra le 7 e
le 10 miglia di distanza che nel l’intero cerchio tra 0 e 7. (D’altro canto,
se trovate un campo vicino, dirigetevi lì, non planate a lunga distanza
soltanto perché ne avete la possibilità).
Ora
supponiamo che abbiate scelto un campo e vi ci state avvicinando in planata. Ciò
che davvero conta è la vostra capacità di percepire gli angoli. Mentre in un
normale avvicinamento, utilizzate la potenza del motore
per mantenere un angolo di planata ed una destinazione pre-determinati,
in una planata a massima distanza, l’angolo è fisso e voi dovete percepire
qual è la destinazione.
Ecco
qui un’idea che vi aiuterà. Ci sarà un certo segno a terra che resta ad un
angolo fisso al di sotto dell’orizzonte e quello è il punto esatto verso il
quale planerete. Scegliete un punto. Se il suo angolo in basso rispetto
all’orizzonte è decrescente, atterrerete poco prima di quel punto, se il suo
angolo aumenta, lo sorpasserete.
Ci sono
due motivi fondamentali per cui avete sempre bisogno di identificare chiaramente
il punto su cui planare. Il primo è che avete bisogno di questa informazione
per il controllo dell’angolo di attacco. Ricordatevi che l’angolo di attacco
è l’angolo formato tra l’ala e la direzione di volo. Se non percepite la
direzione del volo, non potrete mai identificare l’angolo di attacco. (Vedi
capitolo 2).
Il secondo è che avete bisogno di
sapere se il vostro percorso di planata vi farà atterrare su spazi lunghi o
brevi. Prima riuscirete a capirlo e prima potrete effettuare le dovute
correzioni.
E’
meglio fare piccole correzioni anticipatamente che grandi
correzioni in ritardo. |
|
Non
dovete mai scegliere un campo che si trovi proprio al limite della capacità di
planata del velivolo, perché potreste capovolgervi velocemente se qualcosa va
storto. Scegliete invece un campo che sia assai più vicino di quel limite, dato
che comunque potete sempre perdere un po’ di altezza virando, per aggiustare
la lunghezza della base, nell’allungare i flap, nello scarroccio ecc.
Alcune
virate strategiche sono appropriate se effettuate in anticipo, i flap e le
scivolate vanno bene sul finale.
Le
virate a S sul finale non sono mai la soluzione ideale per mangiare un po’ di
altezza indesiderata. Le virate di piccoli angoli non hanno praticamente nessun
effetto e quelle ampie hanno bisogno di tempi troppo lunghi per essere eseguite.
Tenete il vostro campo temporaneamente fuori dalla vista. Inoltre, dopo due
virate (una a sinistra e una a destra) sarete di nuovo sulla linea originaria,
ma spostati lateralmente. Dovrete fare ancore due virate per tornare sulla
rotta. Se avete tempo e la giusta altezza per fare tutto ciò, meglio così.
Se
vi trovate sul finale e potete (utilizzando i flap e/o slips) mantenere il campo
ad un giusto angolo al di sotto dell’orizzonte, siete a posto. Planate dritti
alla meta!
Se
vi trovate sul finale con troppa potenza, o se state avvicinandovi al campo con
un angolo troppo elevato rispetto alla direzione di atterraggio voluta, non
andate dritti verso il campo, ma verso il punto cosiddetto "punto
chiave" (figura
15.2), e cioè il punto dove ha inizio la base.
Dal
“punto chiave”, avete moltissime possibilità. Se arrivate con la quantità di potenza
ideale, potrete volare una buona base e poi virare sul finale. Se invece arrivate
con un po’ più o un po’ meno potenza, potete angolare la base più o meno vicini
al campo. Volate lungo la base fino alla destinazione desiderata ed avrete il
giusto angolo sotto l’orizzonte. Poi virate alla fine.6
Come
potete vedere dalla figura, potete utilizzare anche la larghezza del campo di
atterraggio a vostro vantaggio, anche se forse non ci siete abituati, dato che
normalmente, in aeroporto, si dovrebbe atterrare il più vicino possibile alla
linea centrale della pista.
Inoltre,
non pianificate il vostro avvicinamento finale in modo tale che vi porti al
limite del campo da voi scelto, non importa quanto sia lungo o corto il campo,
cercate un punto ad un terzo della pista lungo il campo scelto. Ricordatevi che
ci sono moltissime cose che vi rubano energia in planata, e voi non volete certo
atterrare corti.
E’
meglio andare a sbattere sugli alberi più lontani
a
20 nodi che su quelli più vicini a 60 nodi
|
|
La
potenza, i danni ed eventuali ferimenti dipendono dal quadrato della velocità
dell’aria, quindi una collisione a 20 nodi implica una potenza di nove volte
inferiore ad una a 60 nodi.
La
ragione principale per cui, con un atterraggio corto, potreste avvitarvi (salvo
una planata ben pianificata) è data dall’infame vento di testa sul finale, come
già precedentemente descritto alla sezione
12.12. Se
state planando a 70 nodi e perdete soltanto 10 nodi a causa di un taglio del vento,
dovrete scendere di 60 piedi per raggiungere nuovamente la vostra velocità.7
Quei 60 piedi in verticale (con un rapporto di planata di 10 a 1) corrispondono
a 600 piedi in orizzontale. Se non siete preparati a questo e vi trovate a 10
nodi, bassi di 60 piedi e/o corti di 600 piedi durante un atterraggio di emergenza,
allora non vi divertirete molto.
15.2
Come evitare le emergenze
15.2.1
Limiti di sicurezza
Dovete
avere dei limiti di sicurezza e degli "strati di protezione" se non
volete trovarvi in situazioni in cui un qualsiasi guasto possa causare un serio
pericolo. Dovete quindi tenere un piano A, un piano B, un piano C, D ecc.
Per esempio:
- Il
magnete di sinistra è un backup per quello di destra e viceversa
- Avete svariate fonti di informazione
sulla navigazione (pilotaggio, riconoscimento sordo (dead reckoning, VOR,
GPS, radar ATC ecc) che possono essere controllate in maniera incrociata.
- Prima
del volo, utilizzate un “dipstick” per controllare l’indicatore del
carburante. In volo, potete verificare il tasso di combustione del
carburante ed usare un orologio per controllare il contatore del carburante.
Dovete
far molta attenzione a tutto quello che porta via uno o più strati di
protezione. Fate sempre un resoconto di quanti strati rimangono.
Se
uno dei due magneti si guasta, parcheggiate l’aereo finché non viene
ripristinato!
Se
la lancetta del carburante non è affidabile, parcheggiate l’aereo finché non
è di nuovo a posto! Non affidatevi all’orologio e al “dipstick” per il
controllo. Per lo stesso motivo, non fidatevi dei soli contatori.
15.2.2
Gestione del carburante
Quando
si è lontani, il motivo più comune per perdere potenza al motore è dato da
una cattiva gestione del carburante. Ciò può significare assenza di carburante
o contaminazione dello stesso. La buona notizia è che certi problemi sono
facilmente prevenibili.
Essere
attenti a tutto paga sempre! Io sono piuttosto metodico sul controllo delle
pompe del carburante. Controllavo addirittura le piccole gocce d’acqua in
fondo al commutatore. Una volta, dopo aver completato tutti i controlli, stavo
quasi per scaricare il commutatore e iniziare il volo, quando decisi di dare
ancora un’occhiata più da vicino. Notai infatti alcune piccole gocce che
galleggiavano in cima al commutatore. Risultò che il tubo era pieno d’acqua
con una piccolissima quantità di carburante mescolato. Tornai all’aereo e
presi un’altro tubo, e poi un altro e un altro ancora. Venne fuori che il
distributore di carburante aveva appena cambiato il sistema delle
pompe/contenitore e mi aveva venduto più di un quarto d’acqua (al prezzo
dell’AVGAS) insieme al carburante.
Quindi, ecco qui alcuni suggerimenti utili:
·
Controllate sempre le pompe carburante nel caso in cui l’aereo
sia stato fermo durante la notte o più a lungo. L’aria umida nei serbatoi può
condensare durante la notte. Il problema si aggrava se i serbatoi non sono
riempiti al 100%, perché c’è più spazio per l’aria. I continui
cambiamenti di temperatura durante il giorno, causano la continua presenza di
aria nuova, che entra nei serbatoi ogni giorno. L’acqua condensata, che
nasconde il carburante al di sotto, non riesce a rievaporare, ma si accumula lì
giorno dopo giorno.
·
Controllate bene le pompe, se l’aereo è stato rifornito di
nuovo l’ultimo volo.
·
Se trovate dell’acqua dopo il rifornimento, avvertite subito il
distributore, in modo tale che nessuno dei vostri colleghi meno meticolosi corra
dei rischi. Poi aspettate ancora qualche minuto e ricontrollate i serbatoi. Ci
potrebbe essere una piccolissima quantità d’acqua in forma di piccole gocce
sospese nel carburante che è necessario togliere.
·
Controllate le pompe carburante nel caso in cui l’aereo fosse
sostato sotto la pioggia anche solo per poco tempo. I tappi di riempimento sono
noti per lasciar passare l’acqua.
·
Controllate il colore del carburante. Il colore cambia a seconda
dei gradi di ottani. Il colore è piuttosto pallido, e quindi potete guardare
bene fino in fondo anche ad una lunga colonna di carburante.
·
Controllate l’odore del carburante. Se odora di carburante jet,
state attenti!!. Ci sono stati molti casi in cui in un velivolo alimentato a
AVGAS, è stato mischiato del carburante tipo Jet-A. Il motore funzionerà anche
con questa miscela per un po’, ma poi verrà distrutto dalla detonazione nei
cilindri.
·
Se sospettate la presenza di un mescolanza di Jet-A e AVGAS nel
serbatoio, ecco come potete controllare: Mettete una o due gocce di carburante
sospetto su un pezzo di carta ed una uguale quantità di carburante AVGAS noto
su un altro pezzo di carta e poi paragonateli. Quello di tipo AVGAS evaporerà
molto rapidamente, mentre l’altro resterà indietro e lascerà una macchia
traslucida sulla carta.
·
Ci sono diversi modi di trovare un campione che sia al 100% acqua.
Prima di tutto, l’acqua non è del colore giusto, dato che il tipo di
colorazione del carburante non è solubile in acqua. In secondo luogo, l’acqua
ha diversa densità e viscosità - non fa “splash” allo stesso modo, e
neppure evapora allo stesso modo. Ed infine, ma non meno importante, potete
aggiungere una goccia d’acqua al vostro commutatore di carburante ed
assicurarvi che vada a fondo.
·
Prima di ogni volo, sbirciate dentro al serbatoio per controllare
che vi sia la giusta quantità di carburante. Fate un controllo incrociato anche
con i contatori. Un collega che conosco comprò del gas e si preparò a
decollare, quando si accorse che i serbatoi erano quasi vuoti. Il personale
aveva rifornito l’aereo sbagliato. Un altro collega riempì i serbatoi di
domenica e tornò a volare il Venerdì successivo. I serbatoi erano quasi vuoti
a causa di una perdita.
·
Non accendete i serbatoi subito prima di un decollo. Sugli aerei
comuni il motore può girare per due o tre minuti anche utilizzando il solo
carburante rimasto nel carburatore e nelle pompe. E’ quanto basta per mettervi
in seri problemi, se utilizzate il serbatoio A per la fase di “taxi” e
rullaggio e poi passate al B per il decollo. Ma cosa avviene se il serbatoio B
è contaminato? E se è vuoto? E se c’è un blocco sulla linea? E cosa accade
se premete Off al posto di B durante l’accensione? Eccetera, eccetera… Se
c’è un malfunzionamento sul serbatoio B, dovete assolutamente controllarlo
prima della corsa di decollo. Se siete costretti ad attivare il serbatoio B per
il decollo, allora fate un doppio rullaggio su quel serbatoio, ed aspettate
finché il carburante presente sulla linea e nelle pompe si sia completamente
consumato, in modo da assicurarvi che stiate attingendo carburante veramente dal
serbatoio B.
·
Per lo stesso motivo, non è certo gradevole passare ad un altro
serbatoio sull’avvicinamento finale. Pianificate in anticipo! Attivate il
serbatoio desiderato già ad una certa altezza ed in una posizione in cui, se
accadesse qualcosa, avreste la possibilità di rimediare.
15.3
Come comportarsi in situazioni di emergenza
Come si suggerisce nell’epigrafe a
questo capitolo, il primo passo da seguire quando si ha una emergenza in volo è
quello di “pilotare l’aereo”.
Sembra
semplice ed ovvio, ma ci sono stati moti casi, fino ad oggi, in cui un aereo è
andato in stallo o è caduto su un campo perché i piloti erano troppo
indaffarati a pensare a cose di minor conto.
Per
esempio: che cosa dovete fare se il portellone si apre durante il decollo?
Risposta: pilotare l’aereo! Nessun aereo dell’aviazione è mai caduto a
causa di un portello aperto, che io sappia. La porta sarà tenuta aperta di un
pollice o poco più e ci sarà abbastanza risucchio da diventare difficile
poterla richiudere completamente. Ci sarà un po’ di rumore e un po’ di
sobbalzo, ma forse molto meno di quanto immaginate, forse non lo noterete
neppure, all’inizio. E comunque, la cosa migliore da fare è ignorare i
dettagli e tornare subito in aeroporto. Quando sarete fermi in condizioni di
sicurezza, potrete giocare con la porta quanto volete.
Un
altro esempio. Supponete di stare per virare per l’avvicinamento finale quando
vi accorgete che soltanto due delle tre spie del carrello indicano "down
and locked” (giù e chiusa). Cosa dovete fare? Girate in tondo. Non cercate di
riaggiustare il carrello in finale. Per la stessa ragione, non cercate di riaggiustare
niente durante il circuito, siete troppo vicini al suolo. Uscite da lì.
Se c’è una torre di controllo, non dimenticate di comunicare all’ATC cosa sta
succedendo: “Torre, Cinque Sette Tango ha problemi con il carrello di atterraggio,8
vorremmo
lasciare il circuito per verificare”. A quel punto, salite ad una altezza ragionevole,
lontano dall’aeroporto e prendetevi il tempo necessario per capire il problema.
- 1
- I
problemi al motore (o altri problemi) durante la corsa per il decollo vengono
affrontati alla sezione
13.8, ed in particolare alla sezione
13.8.4..
Il problema di perdersi viene discusso alla sezione
14.6.
- 2
- Come
briefing della fase anteriore al decollo, ricordatevi sempre della velocità
di miglior planata riferita al velivolo che state portando. Trovatela
sull’indicatore di velocità e puntate a quella. (Non ricordate solo il
valore numerico, poiché in una emergenza vera, sarete probabilmente
talmente agitati che perderete la capacità di ricordare i numeri. Ma non perderete la vostra capacità di ricordare le relazioni
geometriche).
- 3
- Guardandomi
indietro, vorrei non essermi spinto così oltre, una spinta di mezzo G
sarebbe stata più che sufficiente, e avrebbe mantenuto l’esaminatore al
suo posto sul sedile, ma ad ogni modo, ho avuto l’idea giusta.
- 4
- cioè: la direzione opposta sullo
stesso suolo
- 5
- Vedi sezione
12.3 per ulteriori dettagli su come misurare gli angoli.
- 6
- N.B.
Questo metodo vi da il controllo della destinazione facendo al massimo due
sole virate ad ampio angolo, mentre le virate a S sul finale ne
richiederebbero quattro.
- 7
- Ricordate
la legge dell'otto volante: trenta metri di guadagno di quota ogni venti
Km/h di velocità smaltita.
- 8
- Su
un volo di prova, potete scegliere di far sapere alla torre quali sono i
problemi simulati, in modo da non farli preoccupare a dismisura. Se
avete dubbi, chiedete all’istruttore. E comunque, vi accorgerete della
simulazione, dal sorrisetto satanico sulla faccia dell’istruttore di volo.
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