| Tradotto dal Gruppo SHIFTE-I | [Andrea Fanelli (ansfans@ulm.it)] | 
| Versione 1.3 | 03 Febbraio 2002 | 
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| Versione 1.2 | 12 gennaio 2002 | 
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      Nella comunità dei piloti circola un vecchio
      indovinello: alcuni suggeriscono che la cloche 
        controlla l'altitudine mentre la manetta controlla la
      velocità (proprio come in un automobile); altri
      suggeriscono l'opposto, e cioè, che la cloche controlla
      la velocità all'aria mentre la manetta controlla
      l'altitudine.
       Allora, qual è quella giusta?
       Risposta: Nessuna delle due è corretta. Ambedue le
      soluzioni suggerite sono basate su di un pio desiderio. Si puo`
      desiderare che esista un aeroplano in cui un controllo modifica
      l'altitudine e null'altro, mentre un altro controllo modifica
      la velocità e null'altro, ma questo modo di funzionare
      non è quello degli aeroplani reali.
    
La verità è piuttosto semplice:
Questo è il modo giusto di vedere il problema.
Io preferisco dire che la cloche è il pricipale controllo della velocità, ma non esattamente, nè l'unico controllo della velocità. Infatti, se volete modificare la velocità basta che muoviate la cloche e/o il trim. 1 Comunque, il movimento della cloche e/o del trim comporta effetti multipli: non c'è solo una modifica di velocità ma anche una variazione di breve periodo dell'altitudine a causa della legge delle montagne russe, oltre ad una variazione di lungo periodo dell'altitudine governata dalla curva di potenza.
La vostra abilità di pilota viene a volte giudicata sulla base della vostra capacità di mantenere la velocità e l'altitudine assegnate. Siccome non avete a disposizione un semplice controllo per salita/discesa ed un semplice controllo per veloce/lento, anche manovre in apparenza semplici richiedono l'utilizzo combinato dei controlli. Ecco alcuni esempi.
Una volta, un amico compro` un aeroplano nuovo. Sebbene avesse già cumulato molta esperienza pilotando aerei complessi, questo comportava un salto nelle prestazioni, cosi` penso che sarebbe stato saggio partecipare ad un corso di una settimana presso una scuola di fama internazionale. Si procuro` inoltre un mucchio di altre informazioni sul nuovo aeroplano. Nonostante cio`, dopo dozzine di ore di volo con il nuovo aereoplano, egli continuava a sentirsi "non al controllo del mezzo". Continuo` a trovarsi in spiacevoli situazioni di sovraccarico. Tra le altre cose, si lamentava del fatto che non sarebbe mai ruscito a prendere realmente il controllo del pilotaggio.
Quando ne parlai con lui, non mi ci volle molto per scoprire un paio di problemi di facile soluzione. Per cominciare, gli era stato detto di controllare la velocità con la manetta. Egli era convinto che per ridurre un po' la velocità avrebbe semplicemente dovuto ridurre un po' la manetta. Feci notare che quell'idea non poteva essere giusta, per due ragioni:
Essere 'alti e veloci' è molto diverso dall'essere 'bassi e veloci', quindi qualsiasi regola del tipo -se sei veloce fai così e così - deve essere pericolosamente sbagliata.
Anche quando la procedura corretta richiede la riduzione della manetta, non si deve "semplicemente" ridurre la manetta, per le ragioni che adesso discutiamo.
La discussione è basata sull'ipotesi che si voglia modificare la velocità mantenendo un volo rettilineo. è quindi incluso il caso del volo rettilineo orizzontale, è anche incluso l'importante caso dell'avvicinamento finale per l'atterraggio, durante il quale si scende lungo una linea retta, eseguendo una tranquilla e stabile planata.
La Figura 7.1 mostra il metodo ovvio ma non raccomandato per decelerare quando si vola in condizioni di primo regime (lato frontale della curva di potenza).
        
       Figura 7.1 :
      Rallentamento lento volando in primo regime (sul fronte della
      curva di potenza)
    
      
       Siccome volare a velocità minore richiede meno potenza,
      se se riducete manetta esattamente della giusta quantità
      (come mostrato dalla curva rossa continua) la velocità
      rispetto all'aria finirà col ridursi progressivamente.
      La potenza richiesta è mostrata dalla linea verde
      tratteggiata; si riduce progressivamente con il ridursi della
      velocità.
    
Il problema legato a questa tecnica è che la velocità continua a ridursi per molto tempo. Sarete costretti a ripetuti aggiustamenti del trim per molto tempo.
Rallentare significa dissipare energia cinetica. Nella figura, l'area gialla compresa tra le due curve 2 mostra esattamente la quantità di energia da dissipare.
La Figura 7.2 mostra un modo più intelligente di procedere. L'idea è di ridurre temporaneamente la potenza di una quantità abbastanza grande da far decelerare l'aereoplano entro un ragionevole lasso di tempo. Raggiunta la velocità desiderata basta che venga riaperta la manetta quanto basta per mantenere il risultato voluto. Se si utilizza la manetta in questo modo leggermente più complesso, si potrà sisparmiare molto lavoro con gli altri controlli (e si otterrà un risultato migliore, decelerando più rapidamente).
        
       Figura 7.2: Rallentamento
      intelligente volando nel primo regime
    
      
       Ricordate, per rallentare bisogna perdere energia cinetica,
      come indicato dall'area gialla tra le due curve. L'area in
      questa figura è esattamente della stessa dimensione di
      quella nella figura precedente; abbiamo semplicemente
      "raccolto" l'area in modo da perdere rapidamente l'energia in
      eccesso. Questo significa che non dovrete passare il resto
      della vita a re-trimmare mano a mano che la velocità
      cambia.
    
Immaginate di essere nella fase finale di avvicinamento. Nel lungo finale state mantenendo la velocità prossima al valore VY (una velocità di approccio corretta per molti aerei), utilizzando la potenza corrispondente a 1700 RPM del motore. Improvvisamente, dalla torre il controllore vi chiede di atterrare e fermarvi prima dell'incrocio con un'altra pista. Decidete di trasformare l'avvicinamento normale in un avvicinamento per un campo corto. Cio` richiede il rallentamento dalla velocità VY ad un'altra un po' minore. La procedura è mostrata nella Figura 7.3.
E` necessario quindi dissipare parte dell'energia cinetica, come illustrato dall'area ombreggiata in giallo nella figura. Siccome questa operazione richiede sempre tempo, dovreste ridurre manetta immediatamente. Adesso state dissipando energia meccanica (tramite la resistenza all'avanzamento) più rapidamente di di quanto questa energia venga rimpiazzata (tramite il motore). Volete compensare questa riduzione di energia tramite una riduzione della velocità all'aria, non della altitudine [o rateo di discesa], quindi dovete tirare la cloche a cabrare e/o regolare il trim per cabrare. Quando la velocità raggiunge quella giusta per un avvicinamento/atterraggio in campi corti, dovete aggiustare la manetta per ridare potenza. Tornare alla potenza corrispondente a 1700 RPM non basterà più; vi serve più potenza per completare l'approccio a questa velocità bassa rispetto a quanta potenza sarebbe stata necessaria per l'approccio normale ad una velocità maggiore.
       
      
       Figura 7.3: Rallentamento sul
      lato posteriore della curva di potenza [secondo regime]
    
      
       E` un contrasto interessante con la precedente Figura 7.2 . La potenza richiesta
      cresce al ridursi della velocità all'aria. Questa
      volta non è possibile ottenere la variazione di
      velocità applicando solo una variazione di potenza. Sono
      necessari due interventi sulla manetta (opposti e differenti in
      quantità).
    
Un altro modo di vedere cosa sta succedendo è illustrato nella Figura 7.4. La linea tratteggiata mostra il rateo di discesa necessario per mantenere lo stesso sentiero di planata al variare della velocità. Avete iniziato la manovra nel punto A, con una potenza richiesta corrispondente a 1700 RPM. Adesso site nel punto B, che richiede una potenza maggiore per mantenere l'aereo sullo stesso sentiero di planata (e quindi richiede più di 1700 RPM).
        
       Figura 7.4: Gestione
      dell'Energia in Avvicinamento
    
      
       Questa combinazione di controlli (chiudere un po' la manetta,
      cabrare, quindi riaprire la manetta un po' di più)
      è l'unico modo per decelerare senza escursione di
      altitudine mentre si è nel secondo regime [nella parte posteriore
      della curva di potenza].
    
L'analisi appena illustrata (pensare all'energia totale, regolare la velocità, pensare alla curva di potenza) è semplice, pratica ed assolutamente corretta.
Per contro, se tentate di analizzare queste manovre pensando che manetta e cloche siano controlli di cabra/picchia e lento/veloce puri, potreste essere piuttosto confusi. Proviamo comunque.
          Per contro, supponiamo adesso che consideriate la cloche
          come il controllo di salita/discesa e la manetta come il
          controllo della velocità. Nel momento in cui
          decidete di rallentare, riducete un po' la manetta.
          Contrariamente al vostro desiderio, l'aereo non decelera,
          anzi probabilmente accelera leggermente 3 Allora
          riducete ancora un po' la manetta. Ancora non rallenta.
          Adesso l'eroplano inizia a scendere sotto al sentiero di
          planata. Voi ve ne accorgete e tirate la cloche a cabrare.
          Adesso sembra (ma sembra solamente) che le cose vadano
          meglio, siccome siete momentaneamente sul sentiero di
          planata ad una velocità minore.
          
           A questo punto siete veramente in pericolo. State perdendo
          energia rapidamente, perchè state volando sulla
          parte con maggiore resistenza della curva di potenza e con
          una regolazione della manetta (e quindi della potenza
          trasformata dal motore) ridotta. Il deficit energetico deve
          essere compensato prelevando dall'altitudine o dalla
          velocità. Sfortunatamente, la maggioranza dei
          piloti, specialmente i principianti, presta più
          attenzione all'altitudine che alla velocità.
          Continuando a perdere energia, continuerete a tirare nella
          cloche per mantenere l'altitudine. Questo vi permette di
          mantenre il sentiero di discesa per un breve periodo - ma
          ad un costo terribile. Potreste trovarvi 
          presto ad aver consumato tutta la
          velocità.
          
           Speriamo che vi accorgiate del calo di velocità
          prima che stalliate. Seguendo l'ipotesi (sbagliate) che la
          manetta sia il controllo della velocità, aprite
          immediatamente la manetta. Questo non porta ad una
          accelerazione immediata dell'aeroplano; in effetti
          probabilmente causa una piccola decelerazione (che è
          proprio il contrario di quello che serve adesso). Inoltre
          causa anche l'inizio di una salita al di sopra del sentiero
          di planata. Ve ne accorgete e spingete avanti la cloche.
        
Capiterà che prima o poi troviate la giusta combinazione di cloche e manetta, ma il procedimento non è bello.
      
      
        Conclusione: tentare di fingere
      che l'aereo sia dotato di controlli puri per salire/scendere ed
      accelerare/rallentare è una asserzione fondamentalemente
      errata.
      
       La cloche agisce muovendo delle superfici di controllo in coda
      all'aeroplano. Cinquanta anni fa, Langewiesche ( riferimento 1 ) chiamo` queste superfici
      le pinne (flippers). Egli si rifiuto`
      saggiamente di chiamarle "elevatori" per non far pensare che il
      loro effetto primario fosse di "elevare" l'aeroplano.
      
       Le pinne controllano principalmente la velocità, 4 non l'altitudine.
      
       Tra tutti i pii desideri troppo semplicistici, la nozione che
      la cloche sia il comando per controllare salita/discesa
      è la più mortale. Potreste pensare che sia voi
      che nessun altro al mondo possa essere cosi` stupido da
      continuare a tirare la cloche finchè l'aereo stalla ma
      le statistiche sugli incidenti dimostrano il contrario. Gli
      incidenti causati da stallo/vite sono la prima delle più
      comuni cause di incidenti mortali, sia ora che nel passato.
      
       Gli incidenti per stallo/vite accadono sia durante la fase di
      decollo/salita che durante l'avvicinamento per l'atterraggio.
      Infatti anche durante la fase di salita dopo al decollo l'aereo
      vola ad una velocità prossima a VY, quindi l'idea che la cloche sia il
      controllo per salire/scendere è certamente sbagliata -
      pericolosamente sbagliata.
      
       Il problema è aggravato dal fatto che durante le fasi
      decollo ed atterraggio l'aeroplano sta volando ad una quota
      bassa. Ad una quota maggiore avreste il tempo per capire il
      problema, e potreste essere in grado di recuperare
      velocità vitale attingendo un po' dalla quota.
    
      Potreste chiedervi come mai una nozione cosi` pericolosa sia
      potuta diventare cosi` diffusa. La risposta è semplice:
      la nozione che la cloche controlla la salita/discesa sembra che
      funzioni, quasi sempre.
      
       Quasi tutto il tempo che passate a pilotare lo trascorrete
      volando alla normale velocità di crociera. Supponiamo
      che ad un certo punto vi accorgiate di essere 100 piedi sotto
      alla altitudine di crociera desiderata. Cosa fate? Tirate la cloche per cabrare. è
      quello che fanno tutti. Non è sbagliato farlo.
      
       Questa è l'analisi dettagliata: iniziate con una
      carenza di quota che indica una carenza di energia meccanica.
      Non potete modificare rapidamente l'energia meccanica totale ma
      potete convertire parte della velocità in quota
      sfruttando la legge della conservazione dell'energia [legge
      delle montagne russe].
    
      A questo punto avete riguadagnato la quota desiderata. Avete
      ancora un deficit di energia meccanica totale, ma siccome la
      nuova velocità (minore) è più vicina a
      VY, vi trovate in una
      zona della curva di potenza che presenta una resistenza minore
      e un po' alla volta recupererete il deficit. Mano a mano che la
      velocità risale, rilasciate progressivamente la trazione
      applicata alla cloche. Non è necessario toccare la
      manetta durante questa manovra.
      
       C'è una ipotesi importante in questa analisi che spesso
      non viene dichiarata: la maggioranza dei piloti è ben
      consapevole della esatta quota, ma (ahimè) non è
      altrettanto consapevole della esatta velocità.
      Similmente, la maggioranza degli istruttori, dei controllori
      del traffico e degli esaminatori si lamentano immediatamente se
      vi allontanate dalla quota assegnata, ma sembra che
      difficilmente notino o che non si preoccupino per le escursioni
      di velocità. Non è logico al 100%, ma è un dato di fatto.
      
       In questo scenario, abbiamo corretto una variazione di quota
      mediante una variazione di velocità. Date le
      circostanze, era perfettamente ragionevole agire cosi`.
      
       Per paragone, quello che segue è lo schema di azioni
      per correggere la stessa escursione di quota di 100 piedi
      senza cambiare volocità. Vi accorgete che avete
      una carenza di energia, quindi aprite un po' la manetta.
      L'aeroplano inizia una leggera salita, con una trascurabile
      variazione di velocità. Quando raggiungete la quota
      assegnata riportate la manetta nella posizione inizialee la
      manovra è finita. Non toccate nè la cloche
      nè il trim. 5
      
       Questo schema puo` sembrare il metodo ideale per eseguire la
      manovra di correzione, ma in pratica è utilizzato molto
      raramente. Cio` è dovuto ad un paio di ragioni.
    
Di solito, lo scopo del volo è quello di andare da qualche parte il più velocemente possibile. Quindi, alla velocità di crociera, la manetta è già aperta al massimo. Quando ci si trova con una carenza di energia meccanica, aumentare la potenza sviluppaa dal motore non è possibile. L'unica possibilità è quella di volare ad una velocità con minore resistenza (più vicina a VY) mentre l'energia si riaccumula.
Se riducete temporaneamente la velocità tirando la cloche, dopo che la lascierete l'aeroplano tornerà alla velocità precedentemente impostata con il trrim. è semplice. Per contro, non c'è la corrispondente idea di "trim della manetta". Se muovete la manetta temporaneamente non è particolarmente semplice riportarla indietro esattamente nel punto in cui era prima della modifica. Quel che è peggio, dovete anche preoccuparvi del controllo della miscela e (forse) della velocità di rotazione el motore. Effettuare una modifica della potenza motore puo` richiedere l'azionamento di tre controlli (oppure sei se siete in un bimotore), e potrebbe essere un compito sgradevole riportarli tutti alla giusta posizione iniziale al termine della manovra.
      Ripeto che il modo aerodinamicamente logico di far volare con
      precisione un aeroplano è quello di trimmarlo per la
      velocità desiderata e quindi gestire l'altitudine usando
      la manetta. Quando avete dei dubbi su come fare usate questo
      metodo. Se foste un Vulcaniano logico al 100% fareste in questo
      modo tutte le volte. Comunque, quando siete in crociera,
      è più pratico lasciare stare la manetta, usare la
      cloche come se fosse il controllo per "salire/scendere" ed
      accettare le moderate escursioni della velocità.
      
       Va bene utilizzare la cloche come comando/controllo per salire/scendere a patto che:
    
Si stia sul lato frontale della curva di potenza, e
Si tollerino delle variazioni di velocità.
      La seconda condizione è altrettanto importante della
      prima. Supponiamo che decidiate di scendere ad una altitudine
      sostanzialmente minore. Potrete farlo spingendo avanti la
      cloche e/o modificando la regolazione del trim per picchiare,
      ma se non state attenti potreste superare la velocità
      massima (Maximum Normal Operation Speed). Come sempre, se avete dei dubbi, regolate la velocità
      con il trim e poi gestite la situazione energetica controllando
      la potenza del motore e/o la resistenza.
      
       Ancora: Va bene utilizzare la cloche come comando/controllo per salire/scendere a patto che:
    
Si stia sul lato frontale della curva di potenza, e
Si tollerino delle variazioni di velocità.
Qualche volta ho degli studenti che dicono: "La cloche deve essere il controllo su/giù. Lo so perche l'autopilota controlla l'altitudine muovendo proprio la cloche".
Tutto quello che posso dire è che gli autopiloti non sono esentati dal seguire le leggi della fisica -la curva di potenza e la legge della conservazione dell'energia (legge delle montagne russe). Si applicano le stesse regole: George (l'autopilota) puo` controllare l'altitudine utilizzando solo la cloche se e solo se siete sul lato frontale della curva di potenza ed accettate escursioni di velocità.
      Questa affermazione è cosi` importante che rianalizzero`
      un'altra volta lo scenario dell'approccio al campo corto usando
      l'autopilota.
      
       Fate riferimento alla precedente Figura 7.4. Iniziate al punto
      A. L'autopilota sta utilizzando la cloche come se fosse
      il controllo Su/Giù, tentando di mantenervi
      rigorosamente sul sentiero di planata. Quando decidete di
      decelerare, riducete la manetta, dopo di cio` l'autopilota tira
      indietro la cloche, mantenendo l'aeroplano sul sentiero di
      planata a scapito di un po' di velocità. Quando la
      velocità raggiunge quella per l'approccio a campi corti,
      voi ridate manetta.
      
       Adesso siete al punto B. Le cose sembrano a posto, ma
      ci sono due cose che possono andare male.
    
          Utilizzando la stessa logica, vediamo cosa succede
          supponendo che al punto B una discendenza 
          sotto al sentiero di discesa. Quel povero stupido
          dell'autopilota tirerà indietro la cloche. Questo
          convertirà un po' di velocità in quota.
          L'aereo tornerà sul sentiero di discesa, ma siccome
          la sua nuova velocità è più lontana da
          VY, voi tenderete a
          scendere. Più scendete e più l'autopilota
          tirerà indietro la cloche.
          
           E` una situazione folle! L'autopilota sta effettuando la
          manovra di "flare" mentre siete ancora sul sentiero di
          avvicinamento, utilizzando tutta la vostra velocità
          nel vano tentativo di mantenere l'altitudine! Con la
          regolazione della manetta che avete, semplicemente non
          c'è abbastanza energia per portare l'aereo lungo il
          sentiero di discesa a nessuna velocità inferiore a
          quella del punto B, e tirare nella cloche maschera
          il problema temporaneamente e lo peggiora in modo
          permanente. 
          
           Speriamo che l'autopilota si blocchi per mancanza di forza
          di trazione prima che causi lo stallo delle ali. In ogni
          caso l'aeroplano scenderà sotto al sentiero di
          discesa.
          
           L'unico modo per uscire da questa situazione critica
          è accorgersi della carenza di enegia. Prima date
          manetta meglio è.
        
Se volete evitare problemi di questo tipo, non tentate di controllare l'altitudine con la cloche a meno che non siate sul lato frontale della curva di potenza e accettiate escursioni di velocità. Il modo più semplice per controllare velocità e altitudine è trimmare per la velocità corretta, abbandonare la cloche e gestire l'altitudine con la manetta.
      Scopo di questa sezione è ottenere una più
      profonda comprensione della curva di potenza, e vedere come
      sfruttarla per salite e discese alle massime prestazioni. Se
      non siete interessati in questi dettagli, potete saltare alla
      prossima sezione.
      
       Iniziamo confrontando Figura 7.5 e Figura 7.6 . Come mostra la Figura 7.5, il punto più alto della curva
      di potenza rappresenta il miglior rateo di salita. La
      velocità corrispondente si chiama VY.
    
        
       Figura 7.5: Miglior rateo di salita
    
      
      
    
        
       Figura 7.6: Minimo tasso di caduta,
      planata di massima durata
    
      
       Similmente, come mostrato nella Figura
      7.6, il punto più alto della curva di potenza
      è quello che causa il rateo di discesa minimo. Questo
      comporta il massimo tempo di volo. La velocità
      corrispondente è sempre chiamata VY. 6
      
       Non per coincidenza, VY segna il punto di confine tra la "parte
      frontale" e la "parte posteriore" della curva di potenza. Come
      discusso nella sezione 1.2.5 e sezione 1.3.3, dovete conoscere
      se state volando ad una velocità superiore od inferiore
      a questo speciale valore per sapere se una modifica di
      velocità vi darà una salita od una discesa nel
      lungo periodo.
      
       Il valore di VY vambia
      di qualche nodo in funzione della configurazione (potenza
      espressa dal motore, flap, ecc.).
    
Un altro punto della curva di potenza che talvolta è importante conoscere è mostrato nella Figura 7.7. Se c'è un punto nel tratto di curva di secondoregime (parte posteriore/superiore della curva NDT) in cui la curva attraversa il valore zero di velocità verticale, chiameremo tale velocità Vz: la velocità di secondo regime per cui il rateo di salita è nullo.
        
       Figura 7.7: Rateo di salita nullo
    
        
       In molti aeroplani, quando il motore è a piena potenza
      non esiste tale punto; l'aeroplano puo` guadagnare quota anche
      con un angolo di attacco critico, come illustrato nella Figura 7.5. D'altro canto, senza potenza dal
      motore, nuovamente non esiste tale punto VZ; l'aeroplano non puo` mantenre il volo
      livellato a nessuna velocità. Quindi il concetto di
      VZ è utile solo
      in determinate circostanze; queste includono: il progetto del
      vostro aereo prevede un motore di bassa potenza, oppure
      potreste essere in volo ad una altitudine prossima alla quota
      di tangenza dell'aeroplano, oppure potreste avere alcuni problemi meccanici.
      
       Supponete di essere in volo alla velocità VZ, con la manetta già tutta
      aperta, e che vogliate salire e mantenere una quota superiore.
      L'unica vostra scelta è di picchiare. La
      picchiata vi porterà ad una velocità superiore
      alla VZ, più
      prossima a VY, e
      mantenendo questa nuova velocità sarete in grado di
      guadagnare quota.
      
       Capirete che volare nelle condizioni di VZ subito sopra alla cima degli alberi
      potrebbe essere una situazione veramente brutta. Non sareste in
      grado di salire in quanto siete a VZ e non sareste in grado di accelerare
      senza poter picchiare e scendere. Sareste bloccati. L'unica
      soluzione è fare in modo di non trovarvi mai in questa
      situazione.
      
       Ricordate che VZ
      è per definizione nell'arco di curva di potenza di
      "secondo regime" (VZ <
      VY); il corrispondente punto con salita nulla
      sull'arco frontale della curva di potenza è
      completamente benigno. Se siete sul lato frontale (V
      > VY; primo regime) potete sempre salire
      di quota; basta che tiriate la cloche a cabrare. 
    
      Possiamo vedere che la curva di potenza è piuttosto
      piatta nella parte alta. Cio` significa che se volate qualche
      nodo più veloci della velocità VY, il vostro rateo di salita ne
      sarà a malapena influenzato. Raggiungereste la vostra
      destinazione un po' prima (1-2%), quindi utilizzare questo tipo
      di "salita in crociera" è generalmente una cosa saggia.
      
       Si ha una situazione più interessante quando non
      volete arrivare dove state puntando prima del necessario - come
      quando state tentando di salire per superare un ostacolo. In
      questo caso ha senso salire con una velocità di qualche
      nodo inferiore a VY.
      Più rallentate, più tempo avrete per accumulare
      altitudine prima di raggiungere l'ostacolo. Ma non esagerate;
      la curva di potenza vi dice che se rallentate abbastanza,
      degraderete il rateo di salita a tal punto che una ulteriore
      riduzione di velocità non migliora l'accumulo di quota
      prima dell'ostacolo.
    
        
       Figura 7.8: Miglior angolo di salita
    
      
       Come mostrato nella Figura 7.8, la
      strategia ottimale per superare gli ostacoli (miglior angolo di
      salita (salita ripida)) si ottiene nel punto dove una retta
      uscente dall'origine degli assi è tangente alla curva di
      potenza. Piccole variazioni di velocità attorno al punto
      di tangenza comportano variazioni di velocità di salita
      proporzionali e quindi non cambia l'angolo di salita. La
      velocità corrispondente viene chiamata VX. Scostamenti significativi da
      VX possono solo
      peggiorare l'angolo di salita.
      
       Adesso prendiamo in considerazione la situazione durante la
      discesa. Ci si trova in questa situazione perchè l'aereo
      è al di sopra della sua quota di tangenza 
      (che è la situazione normale per gli alianti) o
      perchè il motore sta funzionando a potenza ridotta.
      
       Se volete ottenere la massima durata del volo dovete volare
      con velocità VY
      come discusso sopra.
      
       Se volete superare un ostacolo e/o planare fino ad un certo
      posto piuttosto distante, vi dovete preoccupare della distanza
      (non solo della durata del volo). Di nuovo osserviamo che la
      curva di potenza è piuttosto piatta nella sua parte
      superiore. Quindi se planate qualche nodo più veloci di
      VY, il vostro tempo in
      volo ne sarà a malapena influenzato ma raggiungerete
      prima la vostra destinazione. Questo vi dà migliori
      probabilità di arrivare là prima di finire la
      scorta di altitudine.
    
        
       Figura 7.9: Planata di massima
      efficenza
    
      
       Possiamo usare nuovamente il trucco della tangente. La massima
      distanza di planata (angolo di planata ottimale) si raggiunge
      nel punto di tangenza tra una retta che esce dall'origine degli
      assi e la curva di potenza. Piccole variazioni di
      velocità causano variazioni proporzionali nel rateo di
      discesa.
      
       Ancora una volta, la velocità alla quale ottenete il
      miglior angolo di discesa puo` essere chiamata VX anche se in questo caso si tratta
      di angolo di discesa e non angolo di salita. Nel caso
      particolare in cui il motore non fornisce alcuna potenza, il
      miglior angolo di discesa si ha esattamente nel punto dove
      l'aereo ha il suo miglior rapporto tra portanza e resistenza
      (Lift / Drag). La particolare velocità in cui succede
      è detta VL/D. 
    
Confrontiamo il volo ad alta quota e quello a bassa quota allo stesso angolo di attacco. Supponiamo che il peso dell'aeroplano sia lo stesso. Possiamo fare una meravigliora catena di ragionamenti. All'altezza maggiore:
la portanza è la stessa (perchè la portanza uguaglia il peso)
il rapporto portanza/resistenza è lo stesso (perchè dipende dall'angolo di attacco)
la resistenza è la stessa (calcolata dai due termini precedenti)
la spinta è la stessa (perchè la spinta uguaglia la resistenza)
la velocità indicata [IAS - rispetto all'aria] è la stessa (per prodrure la stessa portanza allo stesso angolo d'attacco)
la velocità vera [TAS - rispetto all'aria] è maggiore (perchè la densità è minore)
la potenza richiesta è maggiore (perchè la potenza è il prodotto della resistenza per la velocità vera [TAS])
      L'ultimo passaggio trae in inganno. Mentre la maggior parte
      delle quantità aerodinamiche che interessano il pilota
      sono basate sulla IAS, nella relazione che lega potenza e
      resistenza appare la TAS.
      
       Questo significa che qualsiasi aeroplano richiede più
      potenza per mantenere una data IAS a quote maggiori. Vale sia
      per aerei ad elica che a getto od a razzo.
    
      Un altro modo per ottenere lo stesso risultato è
      osservare che la forza di resistenza è la stessa,
      quindi andare dal punto A al punto B richiede la stessa
      quantità di energia - perchè l'energia è
      il prodotto di forza [la componente nella direzione del moto] e
      distanza percorsa. D'altro canto, volando in quota l'aeroplano
      raggiunge il punto B più rapidamente, in conseguenza
      della maggiore TAS. Questa situazione richiede più
      potenza - perchè la potenza è l'energia espressa
      nell'unità di tempo.
      
       Questo non ha effetto diretto su VY o VS, o sulla forma generale della curva di
      potenza; semplicemente la curva proporzionalmente verso il
      basso. Ad alta quota, questa trasformazione avrà un
      effetto notevole sulla velocità di crociera e sul rateo
      di salita.
    
Si puo` trarre un mucchio di altri insegnamenti analizzando la curva di potenza e le sue tangenti.
Durante la discesa, la velocità per il miglior angolo di discesa (più piatto) è necessariamente maggiore della velocità per il miglior rateo di discesa (più lenta). Potrebbe non essere ovvio dai numeri riportati sul manuale d'uso del vostro aereo.
Durante una salita normale, la velocità per il miglior angolo di salita [salita ripida] è necessariamente minore della velocità per il miglior rateo di salita [salita rapida].
      In precedenza (sezione 7.5.4)
      abbiamo considerato la quantità di potenza
      richiesta come una funzione dell'altitudine, senza
      considerare quanta potenza del motore state effettivamente
      utilizzando. Adesso prendiamo in esame l'effetto della potenza
      del motore.
      
       Potete scegliere di modificare la potenza erogata dal motore,
      o potreste essere forzati a farlo. Al crescere dell'altitudine,
      prima o poi la sua potenza decresce. Tutti i cambiamenti di
      potenza causano una piccola distorsione nella forma della curva
      di potenza. Proviamo a capire perchè.
      
       Ricordate che VY(100)
      denota la velocità per il miglior rateo di salita quando
      il motore produce il 100% della sua potenza, mentre
      VY(0) denota la
      velocità per il minimo tasso di caduta (migliore durata)
      con il motore che non produce potenza (potenza 0).
    
        
       Figura 7.10: Curva di Potenza
      influenzata dall'efficienza del Motore e dell'Elica
    
      
	  Sarebbe bello se la l'efficienza del motore e dell'elica
      fossero indipendenti dalla velocità rispetto all'aria,
      ma cio` è vero solo in modo approssimato. I progettisti
      spesso sacrificano non un po' della capacità di salita
      per ottenere una miglior prestazione in crociera. Questo significa che l'effetto della potenza del
      motore è sollevare alcune parti della curva più
      di altre, come mostrato nella Figura 7.10.
      
       In particolare, punti a destra rispetto a VY(0) vengono sollevati un po' di
      più rispetto ai punti che stanno alla sua sinistra. Come
      conseguenza, VY(100)
      deve trovarsi da qualche parte più a destra di
      VY(0). Con regolazioni
      di potenza intermedie, VY si trova iu un punto intermedio tra
      VY(0) e VY(100). Lo spostamento tra i due di
      solito non è grande.
      
	  Una delle ragioni per cui l'efficienza è dipendente
      dalla velocità rispetto all'aria è il regresso
      dell'elica. L'elica non è un disco intero che lancia
      l'aria all'indietro; c'è una certa quantità di
      perdite nelle zone vuote tra le pale ed attorno al bordo del
      disco. In pratica, l'efficienza delle eliche e di circa 80%
      durante la crociera, un valore sorprendentemente buono.
      
       Ad un determinato regime di rotazione del motore, lo
      scorrimento dell'elica dipende in un modo complicato dal valore
      della velocità indicata (che determina la resistenza
      dell'aeroplano, quindi il carico sull'elica) e dalla
      velocità vera (che determina l'angolo con cui le pare
      incontrano l'aria che attraversa il disco . angolo di attacco
      delle pale dell'elica)
      
       Ipotizzare che l'efficienza sia indipendente dalla
      velocità rispetto all'aria è una approssimazione
      ragionevole per le eliche a giri costanti 7 ma non
      cosi` buona per le eliche a passo fisso.
      
       Il flusso dell'aria accelerata dall'elica e che investe le ali
      modifica la velocità di stallo, spostando lateralmente
      l'estremità sinistra della curva di potenza. Altri
      effetti del flusso dell'elica alterano la curva di potenza con
      effetti minori.
    
VY non è influenzata dal vento (perchè coinvolge solamente l'altitudine ed iltempo, non la distanza). Pero`, se state planando contro un vento frontale verso un obiettivo distante, vorrete avere una velocità di planata un po' maggiore rispetto a quella ddesiderata in assenza di vento, perchè vorrete lasciare meno tempo al vento per trascinarvi lontano dall'obiettivo.
        
       Figura 7.11: Velocita` di
      penetrazione con vento frontale di 30 nodi
    
	
       Utilizziamo nuovamente la costruzione grafica con le tangenti,
      come mostrato nella Figura 7.11. Se
      avete un vento frontale di 30 nodi, la tangente dovrebbe
      attraversare l'asse nel punto che rappresenta i 30 nodi di
      velocità, a destra rispetto all'origine. Data la forma
      della curva, il punto di tangenza non si sposta di 30 nodi, ma
      solamente di circa 7 nodi. I piloti di alianti chiamano queste
      condizioni la velocità di penetrazione. 
	  Come regola semplificata, quando volate contro un
      moderato vento frontale, incrementate la velocita di planata di
      circa un quarto della velocità del vento.
      
       Quando volate con il vento in coda, potete tenerne conto
      volando un po' più lenti rispetto alla velocità adatta
      al volo senza vento, ma senza esagerare. Anche con un vento in
      coda di velocità infinita, non è mai conveniente
      planare ad una velocità minore di VY.
    
        
       Figura 7.12: Velocita` di
      penetrazione con una discendenza di 500 fpm
    
      
	  Se state volando attraverso una discendenza, vorrete volare
      più velocemente per uscirne il più presto
      possibile. La costruzione mostrata nella Figura 7.12 puo` essere usata per
      analizzare la situazione. Se la discendenza è di 500 fpm
      (piedi per minuto), la tangente alla curva di potenza deve
      attraversare l'asse verticale nel punto che rappresenta 500 fpm
      sopra l'origine. Per lo stesso motivo, se state volando entro
      una ascendenza, vorrete restarvi il più possibile, cosi`
      ridurrete la velocità di planata. La tangente dovrebbe
      attraversare l'asse nel punto giusto al di sotto dell'origine.
      [anche in questo caso non conviene mai volare più
      lentamente di VY.
    
      Il Cherokee Six è un aeroplano piuttosto popolare. Ha
      un'ottima capacità di carico; più della
      metà del peso massimo ammesso è carico utile. Con
      un pilota leggero e poca benzina, si puo` immaginare che stia
      volando con un per uguale a metà del peso massimo
      ammesso.
      
       Per le ragioni discusse nella sezione 2.12.4, volando nelle
      condizioni di peso ridotto ogni punto della curva di potenza
      che rappresenta la condizione di potenza nulla è
      spostato ad un valore di velocità minore. In
      particolare, se il peso è ridotto di un fattore 0.5, la
      velocità di stallo, la velocità di minima caduta
      , la velocità di manovra, ecc, risultano ridotte di un
      fattore 0.707 (una riduzione del 29%). Le velocità
      verticali sono ridotte dello stesso fattore. Cio` viene
      evidenziato dalle due curve inferiori (le curve "senza
      potenza") nella Figura 7.13.
    
       
      
       Figura 7.13: Curve di potenza
      per peso ridotto
    
        
       Si parte dalla curva che rappresenta le condizioni di volo per
      il caso del peso standard senza potenza, quindi la si
      "restringe". Per ogni punto, la nuova condizione di volo
      è rappresentata da una velocità del 71% rispetto
      alla precedente, e la nuova velocità verticale è
      ancora il 71% rispetto alla precedente. Questa trasformazione
      porta alla costruzione della curva di potenza per un peso del
      mezzo ridotto della metà, sempre senza potenza dal
      motore.
      
       Quindi, quando applichiamo tutta la potenza del motore, la
      curva che rappresenta le condizioni di volo dell'aereo a pieno
      carico trasla verso l'alto di circa 1000 piedi per minuto,
      trasformando quindi una discesa di 500 fpm in una salita di 500
      fpm alla velocità VY. Quando applichiamo tutta la potenza
      del motore al caso dell'aereo di peso dimezzato, la stessa
      quantità di energia è dedicata al sollevamento di
      metà della massa, cosi` la traslazione verso l'alto
      della curva di potenza sarà doppio del precedente . 2000
      fpm. Di conseguenza il miglior rateo di salita in questo caso
      è di oltre 1500 fpm.
      
       La velocità di crociera aumenta un po' volando in
      condizioni di peso ridotto, ma non di molto. Questo
      perchè volando ad alta velocità quasi tutta la
      resistenza è di tipo parassita, dipendente dalla forma dell'aeroplano, non dal suo peso o
      dall'angolo di attacco.
    
Come menzionato nella sezione 1.2.5, la forma generale della curva di potenza è più o meno la stessa per tutti gli aeroplani, ma ci sono alcune variazioni.
      Consideriamo un aeroplano tipico che stalli a 60 KCAS e che abbia
      VY a 75 KCAS. Sappiamo che VY dipende da un equilibrio (minimo della
      somma) tra la resistenza indotta e quella parassita, quindi
      vediamo cosa succede quando modifichamo un po' la
      situazione.
      
       In particolare, immaginiamo di sostituire le ali. La nuova
      apertura alare sarà il doppio della precedente, e la
      nuova corda alare sarà la metà della precedente.
      Questa modifica non cambia la superficie alare, ma incrementa
      l'allungamento (il rapporto tra apertura alare e corda) di quattro
      volte.
      
       Nell'aeroplano modificato, la velocità di stallo
      sarà circa la stessa, siccome dipende principalmente
      dalla superficie alare. Anche la resistenza parassita
      resterà più o meno invariata.
      
       In ogni caso, la quantità di resistenza iindotta
      sarà inferiore a tutte le velocità di volo,
      siccome l'ala di maggiore lunghezza non ha bisogno di produrre
      vortici di estremità altrettanto intensi di quella
      corta, come discusso nella sezione 3.12.3.
      
       Quindi VY non
      sarà più di 75 KCAS. Possiamo volare più
      lentamente (Quindi riducendo la resistenza parassita) senza
      incorrere in un proporzionato aumento della resistenza
      indotta.
      
       La stessa cosa avviene se fate qualcosa che incrementa la
      resistenza parassita, come trainare uno striscione. La
      velocità VY
      rappresenta il miglior compromesso, ottenendo il minimo della
      somma di resistenza indotta e resistenza parassita.
      
       Nel caso estremo di grande allungamento e grande resistenza,
      VY potrebbe essere solo
      pochi nodi più alta della velocità di stallo. In
      queste condizioni si puo` pensare che si apossibile decollare,
      volare per tutto il giorno, atterrare, senza mai trovarsi in
      condizioni di secondo regime (la parte posteriore della curva
      di potenza).
      
       All'altro estremo delle possibilità, considerate un
      aeroplano con ala corta, grande corda e non molta resistenza.
      Un tipico jet da caccia è un buon esempio. Per questo
      tipo di aeroplano, VY
      è molto più alta della velocità di stallo.
      Il decollo, l'atterraggio, e molte altre manovre devono essere
      effettuate in condizioni rappresentate da punti della curva di
      potenza "molto all'indietro" nella parte posteriore della curva
      di potenza.
    
      Se conoscete alcuni, anche pochi, punti della curva di potenza,
      potete tracciarla [in modo approssimato] completamente. Come
      menzionato nella sezione 1.2.5 , la forma
      generale della curva è è la stessa per tutti gli
      aeroplani, cosi` basta solo traslare e cambiare scala alla
      curva perchè si adatti alle prestazioni specifiche del
      vostro aeroplano.
      
       Alcuni dei numeri sono facili da ottenere, mentre altri non lo
      sono. Per esempio:
    
Le velocità di stallo con e senza potenza possono essere lette nel manuale [POH] e possono anche essere misurate facilmente. Il corrispondente rateo di discesa e difficilmente reperibile nel manuale [POH] e potrebbe essere molto difficile da misurare.
Il manuale [POH] riporta la velocità per il miglior rareo di salita, e la velocità verticale risultante.
Il manuale [POH] riporta la velocità per il miglior angolo di planata, e l'ancolo corrispondente, da questi è possibile determinare la velocità verticale.
La velocità di crociera è disponibile sul manuale [POH]. Con la regolazione della potenza del motore adatta per la crociera il rateo di salita a questa velocità è nullo per definizione. Ma qual'è il rateo di discesa senza potenza dal motore alla velocità di crociera? Non si trova nei manuali normalmente disponibili, cosi` potreste volerla misurare sperimentalmente.
      Vi serve conoscere un valore indicativo per la velocità
      di discesa in condizioni di crociera ma con motore a potenza
      zero per poter pianificare la discesa quando vi avvicinate alla
      destinazione, oppure quando un controllore [ATC] vi chiede di
      attraversare un punto di riporto sorprendentemente vicino
      volando ad una quota sorprendentemente più bassa
      dell'attuale.
      
       D'altro canto, il rateo di discesa all'angolo di attacco di
      stallo di solito non ha interesse, perchè se vi
      preoccupate del rateo di discesa vuol dire che state volando a
      qualche altra velocità.
      
       Io non conosco tutti i dettagli della curva di potenza degli
      aeroplani con cui volo, ed a meno che non siate un progettista
      di aeroplani o dun pilota collaudatore, anche voi non avete
      bisogno di conoscerne i dettagli. Misurare accuratamente le
      velocità per i punti di tutta la curva di potenza
      è (a) non necessario, (b) molto più
      difficile di quello che potreste pensare, e (c) oltre gli
      obiettivi di questo libro.
    
La formula matematica riportata sotto puo` esserci d'aiuto nel disegnare e comprendere la curva di potenza. Utilizzaando il modello elementare che lega portanza/resistenza introdotto nella section 4.4, ci aspettiamo che
| 
 | = 0.75 | 
 | + 0.25 | 
 | (7.1) | 
	    Utilizzando questa formula, potete
      avere una stima della forma del lato frontale della curva di
      potenza utilizzando solamente una misura, almeno per quegli
      aeroplani per cui VY
      non è troppo prossima allo stallo. Questa è
      l'idea: misurate il rateo di discesa a VY, e attribuitene tre quarti alla
      resistenza indotta ed un quarto alla resistenza parassita. Quindi, quando la velocità aumenta, la potenza
      dissipata dalla resistenza indotta si ridurrà con
      proporzionalità inversa alla velocità mentre la
      potenza dissipata dalla resistenza parassita aumenterà
      con proporzionalità diretta al cubo della
      velocità. Come si vede dalla Figura 4.15, non è
      esattamente cosi`, ma è ben approssimato.
      
       Trovate una discussione sui coefficienti, forze e potenze
      nella sezione
      4.4. Guardate anche nella sezione 4.5.
    
      Supponiamo che vogliamo avere un aeroplano con una
      velocità di crociera ragionevolmente alta. Quanta
      potenza richiede?
      
       In particolare, supponiamo che il nostro aeroplano sia in
      grado di volare ad una velocità rispetto all'aria
      VY = 75 KIAS, utilizzando 100 cavalli di potenza
      (ad una particolare altitudine). Adesso supponiamo di volere
      che la velocità di crociera sia il doppio della
      precedente, cioè 150 KIAS (alla stessa altitudine). Ci
      aspettiamo quindi (basandoci sulla formula espressa sopra) di
      aver bisogno di 240 cavalli di potenza per la crociera.
      
       Se vogliamo raddoppiare nuovamente la velocità di
      crociera, fino a 300 KIAS,
      dobbiamo aumentare la l apotenza disponibile ad oltre 1600
      cavalli! Si nota che volando alle alte velocità,
      raddoppiare la velocità causa un aumento di otto volte
      della resistenza parassita. (Inizialmente l'incremento della
      dissipazione totale è un po' meno delle otto volte,
      perchè la componente dovuta resistenza indotta non
      cresce.)
      
       Notate che aumentando la velocità da 75 a 150 KIAS, la potenza richiesta cresce di
      un fattore 2.4 ma il consumo per miglio peggiora solo del 20%.
      Cio` avviene perchè il consumo per miglio dipende dal
      consumo per per unità di distanza percorsa, non dal consumo per unità di tempo, e poi si arriva a
      destinazione in metà tempo. In modo simile, aumentando
      la velocità da 150 to 300 KIAS, la potenza richiesta sale di un
      fattore 6.8, ma il consumo per miglio peggiora solamente di un
      fattore 3.4.
      
       Ovviamente, è possibile ridurre la quantità di
      potenza richiesta (e quindi il consumo di carburante)
      riprogettando l'aeroplano in modo da ridurre il coefficiente
      della resistenza parassita, ma in genere è difficile
      ottenere grossi miglioramenti.
    
      Nella sezione precedente abbiamo analizzato cosa accade a
      differenti velocità alla stessa quota; adesso
      analizziamo cosa accade variando l'altitudine mantenendo
      costante la velocità indicata.
      
       L'angolo di attacco è lo stesso, la portanza è
      la stessa (esattamente uguale al peso), e la resistenza
      è la stessa del tutto è indipendente
      dall'altitudine, se manteniamo costante il valore della
      velocità indicata.
      
       Comunque, cio` non significa che la potenza richiesta
      rimanga la stessa. La potenza necessaria per vincere le
      resistenze è uguale alla forza resistente moltiplicata
      per la velocità (la velocità vera, non quella
      indicata). Cio` comporta che per qualunque velocità di
      crociera IAS, la potenza richiesta per mantenerla cresce in
      funzione dell'altitudine, con la stessa proporzione che lega il
      rapporto TAS/IAST.
      
       Questo fatto pone dei limiti alla massima quota di volo, anche
      se disponete di un motore turbocompresso la cui potenza
      effettiva sia indipendente dall'altitudine.
      
       Per analizzare gli stessi fatti da un al'tro punto di vista,
      analizziamo la variazione della velocità mantenendo
      costante la potenza (invece di variare la potenza a
      velocità costante). Supponendo costante la potenza
      disponibile al variare dell'altitudine, se la vostra altitudine
      di crociera è maggiore, la velocità indicata deve
      essere minore (più prossima a VY), di modo che possiate volare nelle
      condizioni descritte dal punto della curva di potenza associato
      alla ridotta potenza disponibile.
      
       Alle altitudini dove il motore genera potenza in abbondanza,
      la IAS è grande rispetto alla VY e si riduce lentamente mano a mano che
      la potenza generata dal motore si riduce (perchè la
      potenza necessaria dipende approssimativamente della IAS
      elevata al cubo). In questa situazione la TAS è
      in crescita [con l'aumento dell'altitudine] anche se la IAS si
      sta riducendo. Al contrario, quando l'altitudine si avvicina
      alla quota di tangenza, la velocità IAS di crociera
      è vicina alla VY, piccoli cambiamenti della IAS non
      fanno molta differenza in termini di potenza, ed ogni riduzione
      ulteriore della potenza disponibile causa la caduta della IAS
      verso VY cosi`
      velocemente che che anche TAS si riduce.
    
      Questo è un aneddoto che illustra una tecnica peculiare
      per dissipare rapidamente energia. L'ho provata personalmente
      tempo fa, ai tempi in cui ero un pilota con circa 100 ore di
      esperienza. Stavo avvicinandomi ad un aeroporto controllato ed avevo richiesto il permesso di
      atterraggio. Sfortunatamente, il controllore nella torre fu
      impegnato per un po', parlando sulla linea di terra [telefono?
      Frequenza radio di terra?] talking on his land-line.
      Finalmente disse, "autorizzato all'atterraggio, se ce la fate
      da li` dove siete". Il problema era che mi trovavo 2000 piedi
      sopra alla pista, ed a meno di due miglia dalla soglia della
      pista e relativa zona di contatto. Ne risulta un sentiero di
      planata con un angolo di dieci gradi maledettamente ripido.
      
       La cosa più saggia sarebbe stata prevedere ed evitare
      la situazione; vale a dire, non avrei dovuto arrivare cosi`
      vicino ad una altitudine cosi` elevata. Una volta fatto
      l'errore, la successiva cosa più saggia da fare sarebbe
      stata la richiesta di approvazione per una virata a 360°, in modo da
      perdere gradualmente l'altitudine.
      
       Comunque a quel punto della mia carriera di pilota avevo
      più` conoscenze aerodinamiche che saggezza, così`
      scelsi un altro metodo (piuttosto poco professionale) per
      dissipare l'energia in eccesso. Come istruttore di volo non
      raccomando questa tecnica, ma come fisico devo ammettere che
      funzione (se svolta correttamente) e permette di illustrare un
      paio di cose interessanti riguardo alla gestione
      dell'energia.
      
       Comunque, ecco la storia: accettai l'autorizzazione, estesi
      immediatamente tutti i flap, ridussi la potenza al minimo, e
      feci una affondata "al limite del bianco" - la massima
      velocità` ammessa con flap estesi. 
      
      
       La situazione è illustrata nella Figura 7.14, che confronta la mia
      planata ripida ad alta velocità` con una normale planata
      senza potenza. Per dare un'idea della velocità`, la
      figura mostra il simbolo di un cronometro ogni 15 secondi lungo
      ambedue le traiettorie.
    
        
       Figura 7.14: Confronto tra
      planata normale ed ad alta velocità
    
      
       La discesa ad alta velocità differisce
      dall'avvicinamento normale per vari aspetti:
    
In ogni istante, l'aeroplano si trovava ad un'altitudine minore di quella in cui sarebbe stato se avesi volato alla normale velocità di avvicinamento. (Confrontate le altitudini dei cronometri corrispondenti nella Figura 7.14.) Questo perchè la velocità da me scelta era su una parte della curva di potenza con un'altra resistenza. Contavo su questo per risolvere il mio problema di energia.
In ogni istante, l'aeroplano era più vicino all'aeroporto di quanto sarebbe stato se avessi volato alla normale velocità di avvicinamento. (Confrontate la posizione orizzontale dei cronometri corrispondenti nella figura.) Questa è una inevitabile conseguenza della maggiore velocità di volo. Era un inconveniente, perchè significava avere meno tempo a disposizione per disfarmi dell'energia in eccesso.
L'effetto (1) era maggiore dell'effetto (2). Cioè, l'incremento di resistenza era sproporzionatamente maggiore dell'incremento di velocità. Questa affermazione è vera per tutti i punti della parte frontale della curva di potenza, a velocità maggiori della VL/D. (Come discusso nella sezione 7.5, a velocità prossime alla VL/D, una piccola variazione della velocità lascia invariata la direzione del volo; semplicemente vi muovete un po' più veloci o lenti lungo lo stesso sentiero di planata.)
Sebbene stessi perdendo l'energia legata alla quota con un rateo prodigioso, dovevo ricordare che in ogni momento avevo una quantità di energia legata alla velocità maggiore di quella che avrei avuto normalmente. Mi serviva un piano per gestire questo eccesso di energia, prima o poi.
Se il mio sentiero di planata ad alta velocita mi avesse portato direttamente fino alla soglia della pista, sarei arrivato sulla soglia con troppa energia cinetica, e sarebbe stato molto difficile far atterrare l'aeroplano. Fortunatamente, potei vedere fin dalle prime fasi della manovra che il mio sentiero dirigeva ad un punto che si trovava un ottavo di miglio prima dell'inizio della pista. Alla distanza di circa un quarto di miglio dalla pista, quando la mia planata intercettava quella di pendenza normale, tirai dolcemente la closce a cabrare. Questa manovra silmile alla flare [raccordo] riduzze la velocità ad un valore normale. Ritrimmai adeguatamente. Fui capace di effettuare un avvicinamento senza motore, ripido ma non ridicolo per il resto del percorso fino alla pista, ad una velocità normale, seguiti da un normale raccordo [flare] e atterraggio.
        
       Figura 7.15: Dettagli
      dell'avvicinamento con discesa veloce
    
      
       Questa strategia - scendere ad una velocità molto alta
      verso un punto prima della pista, cosi` che resti abbastanza
      tempo e distanza per dissipare l'eccesso di velocità -
      è mostrata nella Figura
      7.15. Ripeto che questa prodezz non è una normale
      tecnica di pilotaggio. Nonostante cio`, è un buon
      esempio di gestione dell'energia, e qualche volta è
      utile durante le esercitazioni negli atterraggi forzati.
      
       Ricordate che i flap non sono l'unico modo per dissipare
      energia in eccesso. In funzione dell'aereo con cui state
      volando, potreste effettuare una scivolata ad alta
      velocità e/o far uscire il carrello in anticipo.
      Potreste anche fare una o due virate in cerchio.
    
      Osservando la Figura 7.9, 
      potreste sospettare che sia possibile aumentare l'angolo di
      discesa volando ad una velocità molto inferiore a VL/D. In linea di principio, cio`
      è possibile ma una tale procedura è ancor meno
      saggia e professionale di quella ad alta velocità
      discussa nella sezione precedente.
      
       Il problema principale è che per raggiungere un
      significativo incremento dell'angolo di discesa, la vostra
      velocità sarà troppo vicina al quella di stallo.
      Una piccola raffica, discendenza, od una imperfezione della
      tecnica di pilotaggio puo` causare uno stallo. Ricordate, lo
      stallo in atterraggio è la prima causa di incidenti
      mortali.
      
       Un problema secondario legato a tale procedura è che
      probabilmente richiede un assetto talmente cabrato che non
      potrete vedere dove state andando. Un terzo problema è
      che potreste non avere più abbastanza energia per il
      raccordo finale [flare]; se tentaste di alzare il muso troppo rapidamente cusereste
      uno stallo accelerato.
      
      
       E' possibile immaginare uno scenario (come un atterraggio in
      campo corto con approccio ostruito da ostacoli) per cui una
      discesa ripida volando in secondo regime (parte posteriore
      della curva di potenza) è l'unico modo per riuscire a
      svolgere la missione. Comunque, prima di provare una missione
      simile, dovreste essere sicuri di possedere l'appropriato
      addestramento specifico e l'adeguata esperienza. In quasi tutti
      i casi è più saggio semplicemente sceglier un
      altro posto dove atterrare.
    
      Questo è un trucco per risparmiare un pochino di
      energia. Spero che non vi troviate mai nella situazione in cui
      dovete usare questo trucco ma potrebbe salvarvi la pelle se
      capitasse la necessità. 
      
      
      Supponiamo che non sia più disponibile energia dal
      motore, e l'aeroplano è troppo basso e/o troppo lontano
      dal posto in cui si desidera atterrare. Utilizzando la nostra
      logica di gestione dell'energia, capiamo che l'unico modo per
      concreto per allungare la planata è individuare un modo
      di volare con meno resistenza. La soluzione è più
      o meno il contrario di un decollo da campo (sezione 13.4) .
      dovrete fare uso dell'effetto suolo.
      
       In particolare, si tratta di mantenere la velocità di
      miglior planata 8 giù fino alla quota in cui
      si ha effetto suolo, anche se farlo significa entrare in
      effetto suolo sopra il terreno accidentato un decimo di miglio
      prima del punto in cui volete atterrare. Una volta raggiunto
      l'effetto suolo, iniziate a tirare nella cloche per cabrare.
      Siccome volando in effetto suolo la resistenza indotta è
      molto piccola (come discusso in relazione ai decolli da campi
      soffici nella sezione
      13.4), l'aeroplano puo` volare ad una velocità
      veramente bassa con una resistenza molto ridotta. Potete quindi
      volare per il tratto che resta fino al punto di atterraggio
      sfruttando l'effetto suolo. E` come un flare prolungato;
      continuate ad aumentare gradualmente lo spostamento della
      cloche a cabrare per trasformare l'energia della
      velocità in energia a compensazione della resistenza.
      Questa tecnica non risolverà tutti i problemi del mondo,
      ma è garantito che funziona meglio che tentare di
      allungare la planata tirando la cloche a cabrare prima di
      entrare in effetto suolo.
      
       All'opposto: se state facendo un avvicinamento ad una pista
      corta ed avete alcuni nodi di velocità in eccesso nel corto
      finale, dovreste tirare la cloche a cabrare e dissipare
      l'eccesso di velocità prima di entrare in effetto
      suolo. Se pensate di non riuscire a dissiparla nel corto
      finale, ricordate che sarà sempre più difficile
      dissiparla in effetto suolo. Riattaccare per tempo potrebbe
      essere saggio.
      
       Se volete fare pratica con lo scivolamento in effetto suolo,
      trovate una pista lunga, lunga, lunga su cui fare esercizio, e
      state attenti a non andare oltre il termine.
    
      La maggioranza dei piloti è molto consapevole della loro
      esatta altitudine, ma (ahimè) non altrettanto
      consapevole della loro esatta velocità o del loro angolo
      di attacco.
      
       L'aeroplano è trimmato per un determinato angolo di
      attacco, e quindi (più o meno) per una determinata
      velocità. La clocke è parte del sistema che
      controlla l'angolo di attacco. Tirare indietro la cloche [per
      cabrare] vi farà sempre rallentare.
      
       Se siete sul lato frontale della curva di potenza [primo
      regime] e se non vi preoccupano delle escursioni della
      velocità, potete usare la cloche come un metodo
      conveniente ed ignobile modo per controllare l'altitudine. Cio`
      è possibile perchè la velocità è
      legata all'altitudine tramite la legge della conservazione
      dell'energia [legge delle montagne russe] e la curva di
      potenza.
      
       Attenzione: solo per il fatto che funziona il 99% delle volte,
      non pensiate che funziona tutte le volte. Le cattive abitudini
      sono facili da imparare e difficili da dimenticare. Non
      pensiate che tirare indietro la cloche faccia sempre salire
      l'aeroplano. Sul lato posteriore della curva di potenza
      [volando in secondo regime] non funziona è potrebbe
      ucciderti. Durante le situazioni critiche (inclusi
      avvicinamenti e decolli), dovete semplicemente controllare la
      velocità utilizzando la cloche ed il trim.
      
       La manetta controlla la potenza. La potenza è energia
      per unità di tempo. Per superare le resistenze è
      necessaria potenza. Per accelerare è necessaria potenza;
      per salire è necessaria potenza.
      
       In volo, se date manetta un aeroplano normale non
      accelererà - salirà.
      
       Mentre aprire la manetta causa l'ingresso di energia nel
      sistema meccanico, potete anche incoraggiare l'energia ad
      abbandonare il sistema meccanico estendendo i flap, gli
      spoiler, i diruttori, il carrello, ecc., e/o scegliendo di
      volare alle condizioni rappresentate da un punto della curva di
      potenza che comporta maggiori resistenze..
      
       Se volete volare con precisione, dovete controllare
      l'altitudine e la velocità, valutare la
      situazione dell'energia, e quindi decidere cosa fare con la
      cloche e la manetta.
    
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