Saddam Hussein

 

 

 

 

 

 

Presidente e primo ministro dell'Iraq dal 1979, nato ad Auja nel 1937

Nel 1956 Saddam si unisce al ramo iracheno del partito socialista arabo Ba'th. Nel luglio del 1968 prende parte ad entrambi i colpi di stato realizzati dal partito Ba'th, assumendo il ruolo di responsabile della sicurezza.

Nel giugno del 1979 Saddam diventa presidente. Il 22 settembre del 1980 esplode la guerra contro l'Iran, causata dall'occupazione, avvenuta nel 1973, di alcuni territori da parte dell'Iran. Nel 1988 il conflitto si chiude senza nessun sostanziale cambiamento territoriale per le parti. L'unico risultato è l'ingente numero di morti per entrambi -600mila tra gli iraniani e 400mila tra gli iracheni- e una perdita economica stimabile intorno ai mille e 200 miliardi di dollari americani.

Il 2 agosto del 1990 Saddam sferra l'attacco contro il Kuwait e, rapidamente lo invade. L'aggressione provoca forti condanne a livello internazionale e la minaccia di intervento da parte dell'esercito americano. Il contingente alleato (partecipano più di trenta paesi) interviene il 17 gennaio 1991 e conduce l'Iraq ad una rapida sconfitta.

Le misure restrittive imposte all'Iraq dalle Nazioni Unite, hanno l'intento di costringere il Paese all'abbattimento dell'arsenale militare, così come stabilito negli accordi di pace del '91. Le sanzioni portano ad un rapido declino dell'economia irachena: cibo insufficiente, peggioramento dei servizi sanitari pubblici. Tutto ciò non sembra aver indebolito il potere di Saddam.

Nel 1994 promuove nuove azioni militari nelle zone circostanti il Kuwait, ma le pressioni internazionali lo costringono ad una veloce ritirata. Nel febbraio del 1998 Hussein provoca una nuova crisi a livello internazionale, minacciando di ricorrere a "nuove strategie" se le sanzioni non verranno sospese. In questa occasione la diplomazia riesce ad evitare l'intervento di forza da parte degli americani. Ma nell'ottobre dello stesso anno Saddam sospende la collaborazione con gli ispettori, addetti alle ispezioni sull'esercito e l'industria militare, dell'Unescom (ente che si occupa dei controlli in Iraq) impedendo di fatto l'applicazione della risoluzione. Si apre la settima crisi dall'inizio della guerra del golfo. Gli americani si preparano ad attaccare mentre il panorama internazionale è diviso su come condurre questa nuova crisi. Intorno alla metà di novembre Saddam fa sapere che è pronto a rispondere positivamente a qualsiasi proposta di pace. Nonostante ciò gli alleati e, soprattutto gli americani, inviano nel Golfo oltre cento veivoli da combattimento, due batterie di missili Cruise, mobilitando uno schieramento militare imponente.

Nel 2002 ottiene una conferma settennale del suo mandato presidenziale.


Nel corso degli ultimi anni l'opinione pubblica sta cambiando atteggiamento sulla efficacia delle sanzioni internazionali e molti commentatori puntano l'attenzione sul fatto che l'Iraq non sta smantellando il suo apparato militare, mentre solo la popolazione paga le conseguenze delle misure restrittive.