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7 Approfondimento su Energia e Potenza



7.1  Introduzione

Nella comunità dei piloti circola un vecchio indovinello: alcuni suggeriscono che la cloche controlla l'altitudine mentre la manetta controlla la velocità (proprio come in un automobile); altri suggeriscono l'opposto, e cioè, che la cloche controlla la velocità all'aria mentre la manetta controlla l'altitudine.
Allora, qual è quella giusta?
Risposta: Nessuna delle due è corretta. Ambedue le soluzioni suggerite sono basate su di un pio desiderio. Si puo` desiderare che esista un aeroplano in cui un controllo modifica l'altitudine e null'altro, mentre un altro controllo modifica la velocità e null'altro, ma questo modo di funzionare non è quello degli aeroplani reali.

La verità è piuttosto semplice:


Questo è il modo giusto di vedere il problema.

Io preferisco dire che la cloche è il pricipale controllo della velocità, ma non esattamente, nè l'unico controllo della velocità. Infatti, se volete modificare la velocità basta che muoviate la cloche e/o il trim. 1 Comunque, il movimento della cloche e/o del trim comporta effetti multipli: non c'è solo una modifica di velocità ma anche una variazione di breve periodo dell'altitudine a causa della legge delle montagne russe, oltre ad una variazione di lungo periodo dell'altitudine governata dalla curva di potenza.

La vostra abilità di pilota viene a volte giudicata sulla base della vostra capacità di mantenere la velocità e l'altitudine assegnate. Siccome non avete a disposizione un semplice controllo per salita/discesa ed un semplice controllo per veloce/lento, anche manovre in apparenza semplici richiedono l'utilizzo combinato dei controlli. Ecco alcuni esempi.

7.2  Modifiche della velocità all'aria

Una volta, un amico compro` un aeroplano nuovo. Sebbene avesse già cumulato molta esperienza pilotando aerei complessi, questo comportava un salto nelle prestazioni, cosi` penso che sarebbe stato saggio partecipare ad un corso di una settimana presso una scuola di fama internazionale. Si procuro` inoltre un mucchio di altre informazioni sul nuovo aeroplano. Nonostante cio`, dopo dozzine di ore di volo con il nuovo aereoplano, egli continuava a sentirsi "non al controllo del mezzo". Continuo` a trovarsi in spiacevoli situazioni di sovraccarico. Tra le altre cose, si lamentava del fatto che non sarebbe mai ruscito a prendere realmente il controllo del pilotaggio.

Quando ne parlai con lui, non mi ci volle molto per scoprire un paio di problemi di facile soluzione. Per cominciare, gli era stato detto di controllare la velocità con la manetta. Egli era convinto che per ridurre un po' la velocità avrebbe semplicemente dovuto ridurre un po' la manetta. Feci notare che quell'idea non poteva essere giusta, per due ragioni:

La discussione è basata sull'ipotesi che si voglia modificare la velocità mantenendo un volo rettilineo. è quindi incluso il caso del volo rettilineo orizzontale, è anche incluso l'importante caso dell'avvicinamento finale per l'atterraggio, durante il quale si scende lungo una linea retta, eseguendo una tranquilla e stabile planata.


7.2.1  Lato frontale della curva di potenza (primo regime)

La Figura 7.1 mostra il metodo ovvio ma non raccomandato per decelerare quando si vola in condizioni di primo regime (lato frontale della curva di potenza).

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Figura 7.1 : Rallentamento lento volando in primo regime (sul fronte della curva di potenza)


Siccome volare a velocità minore richiede meno potenza, se se riducete manetta esattamente della giusta quantità (come mostrato dalla curva rossa continua) la velocità rispetto all'aria finirà col ridursi progressivamente. La potenza richiesta è mostrata dalla linea verde tratteggiata; si riduce progressivamente con il ridursi della velocità.

Il problema legato a questa tecnica è che la velocità continua a ridursi per molto tempo. Sarete costretti a ripetuti aggiustamenti del trim per molto tempo.

Rallentare significa dissipare energia cinetica. Nella figura, l'area gialla compresa tra le due curve 2 mostra esattamente la quantità di energia da dissipare.

La Figura 7.2 mostra un modo più intelligente di procedere. L'idea è di ridurre temporaneamente la potenza di una quantità abbastanza grande da far decelerare l'aereoplano entro un ragionevole lasso di tempo. Raggiunta la velocità desiderata basta che venga riaperta la manetta quanto basta per mantenere il risultato voluto. Se si utilizza la manetta in questo modo leggermente più complesso, si potrà sisparmiare molto lavoro con gli altri controlli (e si otterrà un risultato migliore, decelerando più rapidamente).

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Figura 7.2: Rallentamento intelligente volando nel primo regime


Ricordate, per rallentare bisogna perdere energia cinetica, come indicato dall'area gialla tra le due curve. L'area in questa figura è esattamente della stessa dimensione di quella nella figura precedente; abbiamo semplicemente "raccolto" l'area in modo da perdere rapidamente l'energia in eccesso. Questo significa che non dovrete passare il resto della vita a re-trimmare mano a mano che la velocità cambia.

7.2.2  Lato posteriore della curva di potenza (secondo regime)

Immaginate di essere nella fase finale di avvicinamento. Nel lungo finale state mantenendo la velocità prossima al valore VY (una velocità di approccio corretta per molti aerei), utilizzando la potenza corrispondente a 1700 RPM del motore. Improvvisamente, dalla torre il controllore vi chiede di atterrare e fermarvi prima dell'incrocio con un'altra pista. Decidete di trasformare l'avvicinamento normale in un avvicinamento per un campo corto. Cio` richiede il rallentamento dalla velocità VY ad un'altra un po' minore. La procedura è mostrata nella Figura 7.3.

E` necessario quindi dissipare parte dell'energia cinetica, come illustrato dall'area ombreggiata in giallo nella figura. Siccome questa operazione richiede sempre tempo, dovreste ridurre manetta immediatamente. Adesso state dissipando energia meccanica (tramite la resistenza all'avanzamento) più rapidamente di di quanto questa energia venga rimpiazzata (tramite il motore). Volete compensare questa riduzione di energia tramite una riduzione della velocità all'aria, non della altitudine [o rateo di discesa], quindi dovete tirare la cloche a cabrare e/o regolare il trim per cabrare. Quando la velocità raggiunge quella giusta per un avvicinamento/atterraggio in campi corti, dovete aggiustare la manetta per ridare potenza. Tornare alla potenza corrispondente a 1700 RPM non basterà più; vi serve più potenza per completare l'approccio a questa velocità bassa rispetto a quanta potenza sarebbe stata necessaria per l'approccio normale ad una velocità maggiore.

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Figura 7.3: Rallentamento sul lato posteriore della curva di potenza [secondo regime]


E` un contrasto interessante con la precedente Figura 7.2 . La potenza richiesta cresce al ridursi della velocità all'aria. Questa volta non è possibile ottenere la variazione di velocità applicando solo una variazione di potenza. Sono necessari due interventi sulla manetta (opposti e differenti in quantità).

7.2.3   Confronto tra Procedure Giuste e Sbagliate

Un altro modo di vedere cosa sta succedendo è illustrato nella Figura 7.4. La linea tratteggiata mostra il rateo di discesa necessario per mantenere lo stesso sentiero di planata al variare della velocità. Avete iniziato la manovra nel punto A, con una potenza richiesta corrispondente a 1700 RPM. Adesso site nel punto B, che richiede una potenza maggiore per mantenere l'aereo sullo stesso sentiero di planata (e quindi richiede più di 1700 RPM).

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Figura 7.4: Gestione dell'Energia in Avvicinamento


Questa combinazione di controlli (chiudere un po' la manetta, cabrare, quindi riaprire la manetta un po' di più) è l'unico modo per decelerare senza escursione di altitudine mentre si è nel secondo regime [nella parte posteriore della curva di potenza].

L'analisi appena illustrata (pensare all'energia totale, regolare la velocità, pensare alla curva di potenza) è semplice, pratica ed assolutamente corretta.

Per contro, se tentate di analizzare queste manovre pensando che manetta e cloche siano controlli di cabra/picchia e lento/veloce puri, potreste essere piuttosto confusi. Proviamo comunque.

Conclusione: tentare di fingere che l'aereo sia dotato di controlli puri per salire/scendere ed accelerare/rallentare è una asserzione fondamentalemente errata.

La cloche agisce muovendo delle superfici di controllo in coda all'aeroplano. Cinquanta anni fa, Langewiesche ( riferimento 1 ) chiamo` queste superfici le pinne (flippers). Egli si rifiuto` saggiamente di chiamarle "elevatori" per non far pensare che il loro effetto primario fosse di "elevare" l'aeroplano.

Le pinne controllano principalmente la velocità, 4 non l'altitudine.

Tra tutti i pii desideri troppo semplicistici, la nozione che la cloche sia il comando per controllare salita/discesa è la più mortale. Potreste pensare che sia voi che nessun altro al mondo possa essere cosi` stupido da continuare a tirare la cloche finchè l'aereo stalla ma le statistiche sugli incidenti dimostrano il contrario. Gli incidenti causati da stallo/vite sono la prima delle più comuni cause di incidenti mortali, sia ora che nel passato.

Gli incidenti per stallo/vite accadono sia durante la fase di decollo/salita che durante l'avvicinamento per l'atterraggio. Infatti anche durante la fase di salita dopo al decollo l'aereo vola ad una velocità prossima a VY, quindi l'idea che la cloche sia il controllo per salire/scendere è certamente sbagliata - pericolosamente sbagliata.

Il problema è aggravato dal fatto che durante le fasi decollo ed atterraggio l'aeroplano sta volando ad una quota bassa. Ad una quota maggiore avreste il tempo per capire il problema, e potreste essere in grado di recuperare velocità vitale attingendo un po' dalla quota.

7.3  Potete infischiarvene totalmente durante la crociera

Potreste chiedervi come mai una nozione cosi` pericolosa sia potuta diventare cosi` diffusa. La risposta è semplice: la nozione che la cloche controlla la salita/discesa sembra che funzioni, quasi sempre.

Quasi tutto il tempo che passate a pilotare lo trascorrete volando alla normale velocità di crociera. Supponiamo che ad un certo punto vi accorgiate di essere 100 piedi sotto alla altitudine di crociera desiderata. Cosa fate? Tirate la cloche per cabrare. è quello che fanno tutti. Non è sbagliato farlo.

Questa è l'analisi dettagliata: iniziate con una carenza di quota che indica una carenza di energia meccanica. Non potete modificare rapidamente l'energia meccanica totale ma potete convertire parte della velocità in quota sfruttando la legge della conservazione dell'energia [legge delle montagne russe].

A questo punto avete riguadagnato la quota desiderata. Avete ancora un deficit di energia meccanica totale, ma siccome la nuova velocità (minore) è più vicina a VY, vi trovate in una zona della curva di potenza che presenta una resistenza minore e un po' alla volta recupererete il deficit. Mano a mano che la velocità risale, rilasciate progressivamente la trazione applicata alla cloche. Non è necessario toccare la manetta durante questa manovra.

C'è una ipotesi importante in questa analisi che spesso non viene dichiarata: la maggioranza dei piloti è ben consapevole della esatta quota, ma (ahimè) non è altrettanto consapevole della esatta velocità. Similmente, la maggioranza degli istruttori, dei controllori del traffico e degli esaminatori si lamentano immediatamente se vi allontanate dalla quota assegnata, ma sembra che difficilmente notino o che non si preoccupino per le escursioni di velocità. Non è logico al 100%, ma è un dato di fatto.

In questo scenario, abbiamo corretto una variazione di quota mediante una variazione di velocità. Date le circostanze, era perfettamente ragionevole agire cosi`.

Per paragone, quello che segue è lo schema di azioni per correggere la stessa escursione di quota di 100 piedi senza cambiare volocità. Vi accorgete che avete una carenza di energia, quindi aprite un po' la manetta. L'aeroplano inizia una leggera salita, con una trascurabile variazione di velocità. Quando raggiungete la quota assegnata riportate la manetta nella posizione inizialee la manovra è finita. Non toccate nè la cloche nè il trim. 5

Questo schema puo` sembrare il metodo ideale per eseguire la manovra di correzione, ma in pratica è utilizzato molto raramente. Cio` è dovuto ad un paio di ragioni.

Ripeto che il modo aerodinamicamente logico di far volare con precisione un aeroplano è quello di trimmarlo per la velocità desiderata e quindi gestire l'altitudine usando la manetta. Quando avete dei dubbi su come fare usate questo metodo. Se foste un Vulcaniano logico al 100% fareste in questo modo tutte le volte. Comunque, quando siete in crociera, è più pratico lasciare stare la manetta, usare la cloche come se fosse il controllo per "salire/scendere" ed accettare le moderate escursioni della velocità.

Va bene utilizzare la cloche come comando/controllo per salire/scendere a patto che:

La seconda condizione è altrettanto importante della prima. Supponiamo che decidiate di scendere ad una altitudine sostanzialmente minore. Potrete farlo spingendo avanti la cloche e/o modificando la regolazione del trim per picchiare, ma se non state attenti potreste superare la velocità massima (Maximum Normal Operation Speed). Come sempre, se avete dei dubbi, regolate la velocità con il trim e poi gestite la situazione energetica controllando la potenza del motore e/o la resistenza.

Ancora: Va bene utilizzare la cloche come comando/controllo per salire/scendere a patto che:

7.4  Fatelo fare a 'George'

Qualche volta ho degli studenti che dicono: "La cloche deve essere il controllo su/giù. Lo so perche l'autopilota controlla l'altitudine muovendo proprio la cloche".

Tutto quello che posso dire è che gli autopiloti non sono esentati dal seguire le leggi della fisica -la curva di potenza e la legge della conservazione dell'energia (legge delle montagne russe). Si applicano le stesse regole: George (l'autopilota) puo` controllare l'altitudine utilizzando solo la cloche se e solo se siete sul lato frontale della curva di potenza ed accettate escursioni di velocità.

Questa affermazione è cosi` importante che rianalizzero` un'altra volta lo scenario dell'approccio al campo corto usando l'autopilota.

Fate riferimento alla precedente Figura 7.4. Iniziate al punto A. L'autopilota sta utilizzando la cloche come se fosse il controllo Su/Giù, tentando di mantenervi rigorosamente sul sentiero di planata. Quando decidete di decelerare, riducete la manetta, dopo di cio` l'autopilota tira indietro la cloche, mantenendo l'aeroplano sul sentiero di planata a scapito di un po' di velocità. Quando la velocità raggiunge quella per l'approccio a campi corti, voi ridate manetta.

Adesso siete al punto B. Le cose sembrano a posto, ma ci sono due cose che possono andare male.

Se volete evitare problemi di questo tipo, non tentate di controllare l'altitudine con la cloche a meno che non siate sul lato frontale della curva di potenza e accettiate escursioni di velocità. Il modo più semplice per controllare velocità e altitudine è trimmare per la velocità corretta, abbandonare la cloche e gestire l'altitudine con la manetta.

7.5  Massime prestazioni usando la curva di potenza

7.5.1  Miglior rateo di salita

Scopo di questa sezione è ottenere una più profonda comprensione della curva di potenza, e vedere come sfruttarla per salite e discese alle massime prestazioni. Se non siete interessati in questi dettagli, potete saltare alla prossima sezione.

Iniziamo confrontando Figura 7.5 e Figura 7.6 . Come mostra la Figura 7.5, il punto più alto della curva di potenza rappresenta il miglior rateo di salita. La velocità corrispondente si chiama VY.

vy
Figura 7.5: Miglior rateo di salita



sink
Figura 7.6: Minimo tasso di caduta, planata di massima durata


Similmente, come mostrato nella Figura 7.6, il punto più alto della curva di potenza è quello che causa il rateo di discesa minimo. Questo comporta il massimo tempo di volo. La velocità corrispondente è sempre chiamata VY. 6

Non per coincidenza, VY segna il punto di confine tra la "parte frontale" e la "parte posteriore" della curva di potenza. Come discusso nella sezione 1.2.5 e sezione 1.3.3, dovete conoscere se state volando ad una velocità superiore od inferiore a questo speciale valore per sapere se una modifica di velocità vi darà una salita od una discesa nel lungo periodo.

Il valore di VY vambia di qualche nodo in funzione della configurazione (potenza espressa dal motore, flap, ecc.).

7.5.2  Potenza disponibile Nulla

Un altro punto della curva di potenza che talvolta è importante conoscere è mostrato nella Figura 7.7. Se c'è un punto nel tratto di curva di secondoregime (parte posteriore/superiore della curva NDT) in cui la curva attraversa il valore zero di velocità verticale, chiameremo tale velocità Vz: la velocità di secondo regime per cui il rateo di salita è nullo.

vz
Figura 7.7: Rateo di salita nullo


In molti aeroplani, quando il motore è a piena potenza non esiste tale punto; l'aeroplano puo` guadagnare quota anche con un angolo di attacco critico, come illustrato nella Figura 7.5. D'altro canto, senza potenza dal motore, nuovamente non esiste tale punto VZ; l'aeroplano non puo` mantenre il volo livellato a nessuna velocità. Quindi il concetto di VZ è utile solo in determinate circostanze; queste includono: il progetto del vostro aereo prevede un motore di bassa potenza, oppure potreste essere in volo ad una altitudine prossima alla quota di tangenza dell'aeroplano, oppure potreste avere alcuni problemi meccanici.

Supponete di essere in volo alla velocità VZ, con la manetta già tutta aperta, e che vogliate salire e mantenere una quota superiore. L'unica vostra scelta è di picchiare. La picchiata vi porterà ad una velocità superiore alla VZ, più prossima a VY, e mantenendo questa nuova velocità sarete in grado di guadagnare quota.

Capirete che volare nelle condizioni di VZ subito sopra alla cima degli alberi potrebbe essere una situazione veramente brutta. Non sareste in grado di salire in quanto siete a VZ e non sareste in grado di accelerare senza poter picchiare e scendere. Sareste bloccati. L'unica soluzione è fare in modo di non trovarvi mai in questa situazione.

Ricordate che VZ è per definizione nell'arco di curva di potenza di "secondo regime" (VZ < VY); il corrispondente punto con salita nulla sull'arco frontale della curva di potenza è completamente benigno. Se siete sul lato frontale (V > VY; primo regime) potete sempre salire di quota; basta che tiriate la cloche a cabrare.

7.5.3   Miglior angolo di salita

Possiamo vedere che la curva di potenza è piuttosto piatta nella parte alta. Cio` significa che se volate qualche nodo più veloci della velocità VY, il vostro rateo di salita ne sarà a malapena influenzato. Raggiungereste la vostra destinazione un po' prima (1-2%), quindi utilizzare questo tipo di "salita in crociera" è generalmente una cosa saggia.

Si ha una situazione più interessante quando non volete arrivare dove state puntando prima del necessario - come quando state tentando di salire per superare un ostacolo. In questo caso ha senso salire con una velocità di qualche nodo inferiore a VY. Più rallentate, più tempo avrete per accumulare altitudine prima di raggiungere l'ostacolo. Ma non esagerate; la curva di potenza vi dice che se rallentate abbastanza, degraderete il rateo di salita a tal punto che una ulteriore riduzione di velocità non migliora l'accumulo di quota prima dell'ostacolo.

vx
Figura 7.8: Miglior angolo di salita


Come mostrato nella Figura 7.8, la strategia ottimale per superare gli ostacoli (miglior angolo di salita (salita ripida)) si ottiene nel punto dove una retta uscente dall'origine degli assi è tangente alla curva di potenza. Piccole variazioni di velocità attorno al punto di tangenza comportano variazioni di velocità di salita proporzionali e quindi non cambia l'angolo di salita. La velocità corrispondente viene chiamata VX. Scostamenti significativi da VX possono solo peggiorare l'angolo di salita.

Adesso prendiamo in considerazione la situazione durante la discesa. Ci si trova in questa situazione perchè l'aereo è al di sopra della sua quota di tangenza (che è la situazione normale per gli alianti) o perchè il motore sta funzionando a potenza ridotta.

Se volete ottenere la massima durata del volo dovete volare con velocità VY come discusso sopra.

Se volete superare un ostacolo e/o planare fino ad un certo posto piuttosto distante, vi dovete preoccupare della distanza (non solo della durata del volo). Di nuovo osserviamo che la curva di potenza è piuttosto piatta nella sua parte superiore. Quindi se planate qualche nodo più veloci di VY, il vostro tempo in volo ne sarà a malapena influenzato ma raggiungerete prima la vostra destinazione. Questo vi dà migliori probabilità di arrivare là prima di finire la scorta di altitudine.

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Figura 7.9: Planata di massima efficenza


Possiamo usare nuovamente il trucco della tangente. La massima distanza di planata (angolo di planata ottimale) si raggiunge nel punto di tangenza tra una retta che esce dall'origine degli assi e la curva di potenza. Piccole variazioni di velocità causano variazioni proporzionali nel rateo di discesa.

Ancora una volta, la velocità alla quale ottenete il miglior angolo di discesa puo` essere chiamata VX anche se in questo caso si tratta di angolo di discesa e non angolo di salita. Nel caso particolare in cui il motore non fornisce alcuna potenza, il miglior angolo di discesa si ha esattamente nel punto dove l'aereo ha il suo miglior rapporto tra portanza e resistenza (Lift / Drag). La particolare velocità in cui succede è detta VL/D.

7.5.4  La potenza dipende dall'altidudine tramite la Velocità all'aria

Confrontiamo il volo ad alta quota e quello a bassa quota allo stesso angolo di attacco. Supponiamo che il peso dell'aeroplano sia lo stesso. Possiamo fare una meravigliora catena di ragionamenti. All'altezza maggiore:

L'ultimo passaggio trae in inganno. Mentre la maggior parte delle quantità aerodinamiche che interessano il pilota sono basate sulla IAS, nella relazione che lega potenza e resistenza appare la TAS.

Questo significa che qualsiasi aeroplano richiede più potenza per mantenere una data IAS a quote maggiori. Vale sia per aerei ad elica che a getto od a razzo.

Un altro modo per ottenere lo stesso risultato è osservare che la forza di resistenza è la stessa, quindi andare dal punto A al punto B richiede la stessa quantità di energia - perchè l'energia è il prodotto di forza [la componente nella direzione del moto] e distanza percorsa. D'altro canto, volando in quota l'aeroplano raggiunge il punto B più rapidamente, in conseguenza della maggiore TAS. Questa situazione richiede più potenza - perchè la potenza è l'energia espressa nell'unità di tempo.

Questo non ha effetto diretto su VY o VS, o sulla forma generale della curva di potenza; semplicemente la curva proporzionalmente verso il basso. Ad alta quota, questa trasformazione avrà un effetto notevole sulla velocità di crociera e sul rateo di salita.

7.5.5  Altri effetti legati a Potenza e Quota

Si puo` trarre un mucchio di altri insegnamenti analizzando la curva di potenza e le sue tangenti.

In precedenza (sezione 7.5.4) abbiamo considerato la quantità di potenza richiesta come una funzione dell'altitudine, senza considerare quanta potenza del motore state effettivamente utilizzando. Adesso prendiamo in esame l'effetto della potenza del motore.

Potete scegliere di modificare la potenza erogata dal motore, o potreste essere forzati a farlo. Al crescere dell'altitudine, prima o poi la sua potenza decresce. Tutti i cambiamenti di potenza causano una piccola distorsione nella forma della curva di potenza. Proviamo a capire perchè.

Ricordate che VY(100) denota la velocità per il miglior rateo di salita quando il motore produce il 100% della sua potenza, mentre VY(0) denota la velocità per il minimo tasso di caduta (migliore durata) con il motore che non produce potenza (potenza 0).

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Figura 7.10: Curva di Potenza influenzata dall'efficienza del Motore e dell'Elica


Sarebbe bello se la l'efficienza del motore e dell'elica fossero indipendenti dalla velocità rispetto all'aria, ma cio` è vero solo in modo approssimato. I progettisti spesso sacrificano non un po' della capacità di salita per ottenere una miglior prestazione in crociera. Questo significa che l'effetto della potenza del motore è sollevare alcune parti della curva più di altre, come mostrato nella Figura 7.10.

In particolare, punti a destra rispetto a VY(0) vengono sollevati un po' di più rispetto ai punti che stanno alla sua sinistra. Come conseguenza, VY(100) deve trovarsi da qualche parte più a destra di VY(0). Con regolazioni di potenza intermedie, VY si trova iu un punto intermedio tra VY(0) e VY(100). Lo spostamento tra i due di solito non è grande.

Una delle ragioni per cui l'efficienza è dipendente dalla velocità rispetto all'aria è il regresso dell'elica. L'elica non è un disco intero che lancia l'aria all'indietro; c'è una certa quantità di perdite nelle zone vuote tra le pale ed attorno al bordo del disco. In pratica, l'efficienza delle eliche e di circa 80% durante la crociera, un valore sorprendentemente buono.

Ad un determinato regime di rotazione del motore, lo scorrimento dell'elica dipende in un modo complicato dal valore della velocità indicata (che determina la resistenza dell'aeroplano, quindi il carico sull'elica) e dalla velocità vera (che determina l'angolo con cui le pare incontrano l'aria che attraversa il disco . angolo di attacco delle pale dell'elica)

Ipotizzare che l'efficienza sia indipendente dalla velocità rispetto all'aria è una approssimazione ragionevole per le eliche a giri costanti 7 ma non cosi` buona per le eliche a passo fisso.

Il flusso dell'aria accelerata dall'elica e che investe le ali modifica la velocità di stallo, spostando lateralmente l'estremità sinistra della curva di potenza. Altri effetti del flusso dell'elica alterano la curva di potenza con effetti minori.

7.5.6  Effetti del vento

VY non è influenzata dal vento (perchè coinvolge solamente l'altitudine ed iltempo, non la distanza). Pero`, se state planando contro un vento frontale verso un obiettivo distante, vorrete avere una velocità di planata un po' maggiore rispetto a quella ddesiderata in assenza di vento, perchè vorrete lasciare meno tempo al vento per trascinarvi lontano dall'obiettivo.

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Figura 7.11: Velocita` di penetrazione con vento frontale di 30 nodi


Utilizziamo nuovamente la costruzione grafica con le tangenti, come mostrato nella Figura 7.11. Se avete un vento frontale di 30 nodi, la tangente dovrebbe attraversare l'asse nel punto che rappresenta i 30 nodi di velocità, a destra rispetto all'origine. Data la forma della curva, il punto di tangenza non si sposta di 30 nodi, ma solamente di circa 7 nodi. I piloti di alianti chiamano queste condizioni la velocità di penetrazione. Come regola semplificata, quando volate contro un moderato vento frontale, incrementate la velocita di planata di circa un quarto della velocità del vento.

Quando volate con il vento in coda, potete tenerne conto volando un po' più lenti rispetto alla velocità adatta al volo senza vento, ma senza esagerare. Anche con un vento in coda di velocità infinita, non è mai conveniente planare ad una velocità minore di VY.

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Figura 7.12: Velocita` di penetrazione con una discendenza di 500 fpm


Se state volando attraverso una discendenza, vorrete volare più velocemente per uscirne il più presto possibile. La costruzione mostrata nella Figura 7.12 puo` essere usata per analizzare la situazione. Se la discendenza è di 500 fpm (piedi per minuto), la tangente alla curva di potenza deve attraversare l'asse verticale nel punto che rappresenta 500 fpm sopra l'origine. Per lo stesso motivo, se state volando entro una ascendenza, vorrete restarvi il più possibile, cosi` ridurrete la velocità di planata. La tangente dovrebbe attraversare l'asse nel punto giusto al di sotto dell'origine. [anche in questo caso non conviene mai volare più lentamente di VY.

7.5.7  Effetti del peso

Il Cherokee Six è un aeroplano piuttosto popolare. Ha un'ottima capacità di carico; più della metà del peso massimo ammesso è carico utile. Con un pilota leggero e poca benzina, si puo` immaginare che stia volando con un per uguale a metà del peso massimo ammesso.

Per le ragioni discusse nella sezione 2.12.4, volando nelle condizioni di peso ridotto ogni punto della curva di potenza che rappresenta la condizione di potenza nulla è spostato ad un valore di velocità minore. In particolare, se il peso è ridotto di un fattore 0.5, la velocità di stallo, la velocità di minima caduta , la velocità di manovra, ecc, risultano ridotte di un fattore 0.707 (una riduzione del 29%). Le velocità verticali sono ridotte dello stesso fattore. Cio` viene evidenziato dalle due curve inferiori (le curve "senza potenza") nella Figura 7.13.

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Figura 7.13: Curve di potenza per peso ridotto


Si parte dalla curva che rappresenta le condizioni di volo per il caso del peso standard senza potenza, quindi la si "restringe". Per ogni punto, la nuova condizione di volo è rappresentata da una velocità del 71% rispetto alla precedente, e la nuova velocità verticale è ancora il 71% rispetto alla precedente. Questa trasformazione porta alla costruzione della curva di potenza per un peso del mezzo ridotto della metà, sempre senza potenza dal motore.

Quindi, quando applichiamo tutta la potenza del motore, la curva che rappresenta le condizioni di volo dell'aereo a pieno carico trasla verso l'alto di circa 1000 piedi per minuto, trasformando quindi una discesa di 500 fpm in una salita di 500 fpm alla velocità VY. Quando applichiamo tutta la potenza del motore al caso dell'aereo di peso dimezzato, la stessa quantità di energia è dedicata al sollevamento di metà della massa, cosi` la traslazione verso l'alto della curva di potenza sarà doppio del precedente . 2000 fpm. Di conseguenza il miglior rateo di salita in questo caso è di oltre 1500 fpm.

La velocità di crociera aumenta un po' volando in condizioni di peso ridotto, ma non di molto. Questo perchè volando ad alta velocità quasi tutta la resistenza è di tipo parassita, dipendente dalla forma dell'aeroplano, non dal suo peso o dall'angolo di attacco.


7.6  Variazioni nella Curva di Potenza

Come menzionato nella sezione 1.2.5, la forma generale della curva di potenza è più o meno la stessa per tutti gli aeroplani, ma ci sono alcune variazioni.

7.6.1  La Curva di Potenza dipende dall'Allungamento

Consideriamo un aeroplano tipico che stalli a 60 KCAS e che abbia VY a 75 KCAS. Sappiamo che VY dipende da un equilibrio (minimo della somma) tra la resistenza indotta e quella parassita, quindi vediamo cosa succede quando modifichamo un po' la situazione.

In particolare, immaginiamo di sostituire le ali. La nuova apertura alare sarà il doppio della precedente, e la nuova corda alare sarà la metà della precedente. Questa modifica non cambia la superficie alare, ma incrementa l'allungamento (il rapporto tra apertura alare e corda) di quattro volte.

Nell'aeroplano modificato, la velocità di stallo sarà circa la stessa, siccome dipende principalmente dalla superficie alare. Anche la resistenza parassita resterà più o meno invariata.

In ogni caso, la quantità di resistenza iindotta sarà inferiore a tutte le velocità di volo, siccome l'ala di maggiore lunghezza non ha bisogno di produrre vortici di estremità altrettanto intensi di quella corta, come discusso nella sezione 3.12.3.

Quindi VY non sarà più di 75 KCAS. Possiamo volare più lentamente (Quindi riducendo la resistenza parassita) senza incorrere in un proporzionato aumento della resistenza indotta.

La stessa cosa avviene se fate qualcosa che incrementa la resistenza parassita, come trainare uno striscione. La velocità VY rappresenta il miglior compromesso, ottenendo il minimo della somma di resistenza indotta e resistenza parassita.

Nel caso estremo di grande allungamento e grande resistenza, VY potrebbe essere solo pochi nodi più alta della velocità di stallo. In queste condizioni si puo` pensare che si apossibile decollare, volare per tutto il giorno, atterrare, senza mai trovarsi in condizioni di secondo regime (la parte posteriore della curva di potenza).

All'altro estremo delle possibilità, considerate un aeroplano con ala corta, grande corda e non molta resistenza. Un tipico jet da caccia è un buon esempio. Per questo tipo di aeroplano, VY è molto più alta della velocità di stallo. Il decollo, l'atterraggio, e molte altre manovre devono essere effettuate in condizioni rappresentate da punti della curva di potenza "molto all'indietro" nella parte posteriore della curva di potenza.

7.6.2  Tracciare la Curva

Se conoscete alcuni, anche pochi, punti della curva di potenza, potete tracciarla [in modo approssimato] completamente. Come menzionato nella sezione 1.2.5 , la forma generale della curva è è la stessa per tutti gli aeroplani, cosi` basta solo traslare e cambiare scala alla curva perchè si adatti alle prestazioni specifiche del vostro aeroplano.

Alcuni dei numeri sono facili da ottenere, mentre altri non lo sono. Per esempio:

  1. Le velocità di stallo con e senza potenza possono essere lette nel manuale [POH] e possono anche essere misurate facilmente. Il corrispondente rateo di discesa e difficilmente reperibile nel manuale [POH] e potrebbe essere molto difficile da misurare.

  2. Il manuale [POH] riporta la velocità per il miglior rareo di salita, e la velocità verticale risultante.

  3. Il manuale [POH] riporta la velocità per il miglior angolo di planata, e l'ancolo corrispondente, da questi è possibile determinare la velocità verticale.

  4. La velocità di crociera è disponibile sul manuale [POH]. Con la regolazione della potenza del motore adatta per la crociera il rateo di salita a questa velocità è nullo per definizione. Ma qual'è il rateo di discesa senza potenza dal motore alla velocità di crociera? Non si trova nei manuali normalmente disponibili, cosi` potreste volerla misurare sperimentalmente.

Vi serve conoscere un valore indicativo per la velocità di discesa in condizioni di crociera ma con motore a potenza zero per poter pianificare la discesa quando vi avvicinate alla destinazione, oppure quando un controllore [ATC] vi chiede di attraversare un punto di riporto sorprendentemente vicino volando ad una quota sorprendentemente più bassa dell'attuale.

D'altro canto, il rateo di discesa all'angolo di attacco di stallo di solito non ha interesse, perchè se vi preoccupate del rateo di discesa vuol dire che state volando a qualche altra velocità.

Io non conosco tutti i dettagli della curva di potenza degli aeroplani con cui volo, ed a meno che non siate un progettista di aeroplani o dun pilota collaudatore, anche voi non avete bisogno di conoscerne i dettagli. Misurare accuratamente le velocità per i punti di tutta la curva di potenza è (a) non necessario, (b) molto più difficile di quello che potreste pensare, e (c) oltre gli obiettivi di questo libro.

7.6.3  Un po' di Teoria

La formula matematica riportata sotto puo` esserci d'aiuto nel disegnare e comprendere la curva di potenza. Utilizzaando il modello elementare che lega portanza/resistenza introdotto nella section 4.4, ci aspettiamo che

dissipazione a V
dissipazione a VY
= 0.75
VY
V 
+ 0.25
V3
VY 3
             (7.1)

Utilizzando questa formula, potete avere una stima della forma del lato frontale della curva di potenza utilizzando solamente una misura, almeno per quegli aeroplani per cui VY non è troppo prossima allo stallo. Questa è l'idea: misurate il rateo di discesa a VY, e attribuitene tre quarti alla resistenza indotta ed un quarto alla resistenza parassita. Quindi, quando la velocità aumenta, la potenza dissipata dalla resistenza indotta si ridurrà con proporzionalità inversa alla velocità mentre la potenza dissipata dalla resistenza parassita aumenterà con proporzionalità diretta al cubo della velocità. Come si vede dalla Figura 4.15, non è esattamente cosi`, ma è ben approssimato.

Trovate una discussione sui coefficienti, forze e potenze nella sezione 4.4. Guardate anche nella sezione 4.5.

7.6.4  Relazione tra Potenza Richiesta e Velocità

Supponiamo che vogliamo avere un aeroplano con una velocità di crociera ragionevolmente alta. Quanta potenza richiede?

In particolare, supponiamo che il nostro aeroplano sia in grado di volare ad una velocità rispetto all'aria VY = 75 KIAS, utilizzando 100 cavalli di potenza (ad una particolare altitudine). Adesso supponiamo di volere che la velocità di crociera sia il doppio della precedente, cioè 150 KIAS (alla stessa altitudine). Ci aspettiamo quindi (basandoci sulla formula espressa sopra) di aver bisogno di 240 cavalli di potenza per la crociera.

Se vogliamo raddoppiare nuovamente la velocità di crociera, fino a 300 KIAS, dobbiamo aumentare la l apotenza disponibile ad oltre 1600 cavalli! Si nota che volando alle alte velocità, raddoppiare la velocità causa un aumento di otto volte della resistenza parassita. (Inizialmente l'incremento della dissipazione totale è un po' meno delle otto volte, perchè la componente dovuta resistenza indotta non cresce.)

Notate che aumentando la velocità da 75 a 150 KIAS, la potenza richiesta cresce di un fattore 2.4 ma il consumo per miglio peggiora solo del 20%. Cio` avviene perchè il consumo per miglio dipende dal consumo per per unità di distanza percorsa, non dal consumo per unità di tempo, e poi si arriva a destinazione in metà tempo. In modo simile, aumentando la velocità da 150 to 300 KIAS, la potenza richiesta sale di un fattore 6.8, ma il consumo per miglio peggiora solamente di un fattore 3.4.

Ovviamente, è possibile ridurre la quantità di potenza richiesta (e quindi il consumo di carburante) riprogettando l'aeroplano in modo da ridurre il coefficiente della resistenza parassita, ma in genere è difficile ottenere grossi miglioramenti.

7.6.5  Relazione tra Potenza Richiesta ed Altitudine

Nella sezione precedente abbiamo analizzato cosa accade a differenti velocità alla stessa quota; adesso analizziamo cosa accade variando l'altitudine mantenendo costante la velocità indicata.

L'angolo di attacco è lo stesso, la portanza è la stessa (esattamente uguale al peso), e la resistenza è la stessa del tutto è indipendente dall'altitudine, se manteniamo costante il valore della velocità indicata.

Comunque, cio` non significa che la potenza richiesta rimanga la stessa. La potenza necessaria per vincere le resistenze è uguale alla forza resistente moltiplicata per la velocità (la velocità vera, non quella indicata). Cio` comporta che per qualunque velocità di crociera IAS, la potenza richiesta per mantenerla cresce in funzione dell'altitudine, con la stessa proporzione che lega il rapporto TAS/IAST.

Questo fatto pone dei limiti alla massima quota di volo, anche se disponete di un motore turbocompresso la cui potenza effettiva sia indipendente dall'altitudine.

Per analizzare gli stessi fatti da un al'tro punto di vista, analizziamo la variazione della velocità mantenendo costante la potenza (invece di variare la potenza a velocità costante). Supponendo costante la potenza disponibile al variare dell'altitudine, se la vostra altitudine di crociera è maggiore, la velocità indicata deve essere minore (più prossima a VY), di modo che possiate volare nelle condizioni descritte dal punto della curva di potenza associato alla ridotta potenza disponibile.

Alle altitudini dove il motore genera potenza in abbondanza, la IAS è grande rispetto alla VY e si riduce lentamente mano a mano che la potenza generata dal motore si riduce (perchè la potenza necessaria dipende approssimativamente della IAS elevata al cubo). In questa situazione la TAS è in crescita [con l'aumento dell'altitudine] anche se la IAS si sta riducendo. Al contrario, quando l'altitudine si avvicina alla quota di tangenza, la velocità IAS di crociera è vicina alla VY, piccoli cambiamenti della IAS non fanno molta differenza in termini di potenza, ed ogni riduzione ulteriore della potenza disponibile causa la caduta della IAS verso VY cosi` velocemente che che anche TAS si riduce.

7.7  Prodezze nella Gestione dell'Energia

7.7.1  Discesa Ripida ad Alta Velocità

Questo è un aneddoto che illustra una tecnica peculiare per dissipare rapidamente energia. L'ho provata personalmente tempo fa, ai tempi in cui ero un pilota con circa 100 ore di esperienza. Stavo avvicinandomi ad un aeroporto controllato ed avevo richiesto il permesso di atterraggio. Sfortunatamente, il controllore nella torre fu impegnato per un po', parlando sulla linea di terra [telefono? Frequenza radio di terra?] talking on his land-line. Finalmente disse, "autorizzato all'atterraggio, se ce la fate da li` dove siete". Il problema era che mi trovavo 2000 piedi sopra alla pista, ed a meno di due miglia dalla soglia della pista e relativa zona di contatto. Ne risulta un sentiero di planata con un angolo di dieci gradi maledettamente ripido.

La cosa più saggia sarebbe stata prevedere ed evitare la situazione; vale a dire, non avrei dovuto arrivare cosi` vicino ad una altitudine cosi` elevata. Una volta fatto l'errore, la successiva cosa più saggia da fare sarebbe stata la richiesta di approvazione per una virata a 360°, in modo da perdere gradualmente l'altitudine.

Comunque a quel punto della mia carriera di pilota avevo più` conoscenze aerodinamiche che saggezza, così` scelsi un altro metodo (piuttosto poco professionale) per dissipare l'energia in eccesso. Come istruttore di volo non raccomando questa tecnica, ma come fisico devo ammettere che funzione (se svolta correttamente) e permette di illustrare un paio di cose interessanti riguardo alla gestione dell'energia.

Comunque, ecco la storia: accettai l'autorizzazione, estesi immediatamente tutti i flap, ridussi la potenza al minimo, e feci una affondata "al limite del bianco" - la massima velocità` ammessa con flap estesi.

La situazione è illustrata nella Figura 7.14, che confronta la mia planata ripida ad alta velocità` con una normale planata senza potenza. Per dare un'idea della velocità`, la figura mostra il simbolo di un cronometro ogni 15 secondi lungo ambedue le traiettorie.

steep-situation
Figura 7.14: Confronto tra planata normale ed ad alta velocità


La discesa ad alta velocità differisce dall'avvicinamento normale per vari aspetti:

Se il mio sentiero di planata ad alta velocita mi avesse portato direttamente fino alla soglia della pista, sarei arrivato sulla soglia con troppa energia cinetica, e sarebbe stato molto difficile far atterrare l'aeroplano. Fortunatamente, potei vedere fin dalle prime fasi della manovra che il mio sentiero dirigeva ad un punto che si trovava un ottavo di miglio prima dell'inizio della pista. Alla distanza di circa un quarto di miglio dalla pista, quando la mia planata intercettava quella di pendenza normale, tirai dolcemente la closce a cabrare. Questa manovra silmile alla flare [raccordo] riduzze la velocità ad un valore normale. Ritrimmai adeguatamente. Fui capace di effettuare un avvicinamento senza motore, ripido ma non ridicolo per il resto del percorso fino alla pista, ad una velocità normale, seguiti da un normale raccordo [flare] e atterraggio.

steep-approach
Figura 7.15: Dettagli dell'avvicinamento con discesa veloce


Questa strategia - scendere ad una velocità molto alta verso un punto prima della pista, cosi` che resti abbastanza tempo e distanza per dissipare l'eccesso di velocità - è mostrata nella Figura 7.15. Ripeto che questa prodezz non è una normale tecnica di pilotaggio. Nonostante cio`, è un buon esempio di gestione dell'energia, e qualche volta è utile durante le esercitazioni negli atterraggi forzati.

Ricordate che i flap non sono l'unico modo per dissipare energia in eccesso. In funzione dell'aereo con cui state volando, potreste effettuare una scivolata ad alta velocità e/o far uscire il carrello in anticipo. Potreste anche fare una o due virate in cerchio.

7.7.2  Discesa Ripida a Bassa Velocità

Osservando la Figura 7.9, potreste sospettare che sia possibile aumentare l'angolo di discesa volando ad una velocità molto inferiore a VL/D. In linea di principio, cio` è possibile ma una tale procedura è ancor meno saggia e professionale di quella ad alta velocità discussa nella sezione precedente.

Il problema principale è che per raggiungere un significativo incremento dell'angolo di discesa, la vostra velocità sarà troppo vicina al quella di stallo. Una piccola raffica, discendenza, od una imperfezione della tecnica di pilotaggio puo` causare uno stallo. Ricordate, lo stallo in atterraggio è la prima causa di incidenti mortali.

Un problema secondario legato a tale procedura è che probabilmente richiede un assetto talmente cabrato che non potrete vedere dove state andando. Un terzo problema è che potreste non avere più abbastanza energia per il raccordo finale [flare]; se tentaste di alzare il muso troppo rapidamente cusereste uno stallo accelerato.

E' possibile immaginare uno scenario (come un atterraggio in campo corto con approccio ostruito da ostacoli) per cui una discesa ripida volando in secondo regime (parte posteriore della curva di potenza) è l'unico modo per riuscire a svolgere la missione. Comunque, prima di provare una missione simile, dovreste essere sicuri di possedere l'appropriato addestramento specifico e l'adeguata esperienza. In quasi tutti i casi è più saggio semplicemente sceglier un altro posto dove atterrare.

7.7.3  Scivolare in Effetto Suolo

Questo è un trucco per risparmiare un pochino di energia. Spero che non vi troviate mai nella situazione in cui dovete usare questo trucco ma potrebbe salvarvi la pelle se capitasse la necessità.

Supponiamo che non sia più disponibile energia dal motore, e l'aeroplano è troppo basso e/o troppo lontano dal posto in cui si desidera atterrare. Utilizzando la nostra logica di gestione dell'energia, capiamo che l'unico modo per concreto per allungare la planata è individuare un modo di volare con meno resistenza. La soluzione è più o meno il contrario di un decollo da campo (sezione 13.4) . dovrete fare uso dell'effetto suolo.

In particolare, si tratta di mantenere la velocità di miglior planata 8 giù fino alla quota in cui si ha effetto suolo, anche se farlo significa entrare in effetto suolo sopra il terreno accidentato un decimo di miglio prima del punto in cui volete atterrare. Una volta raggiunto l'effetto suolo, iniziate a tirare nella cloche per cabrare. Siccome volando in effetto suolo la resistenza indotta è molto piccola (come discusso in relazione ai decolli da campi soffici nella sezione 13.4), l'aeroplano puo` volare ad una velocità veramente bassa con una resistenza molto ridotta. Potete quindi volare per il tratto che resta fino al punto di atterraggio sfruttando l'effetto suolo. E` come un flare prolungato; continuate ad aumentare gradualmente lo spostamento della cloche a cabrare per trasformare l'energia della velocità in energia a compensazione della resistenza. Questa tecnica non risolverà tutti i problemi del mondo, ma è garantito che funziona meglio che tentare di allungare la planata tirando la cloche a cabrare prima di entrare in effetto suolo.

All'opposto: se state facendo un avvicinamento ad una pista corta ed avete alcuni nodi di velocità in eccesso nel corto finale, dovreste tirare la cloche a cabrare e dissipare l'eccesso di velocità prima di entrare in effetto suolo. Se pensate di non riuscire a dissiparla nel corto finale, ricordate che sarà sempre più difficile dissiparla in effetto suolo. Riattaccare per tempo potrebbe essere saggio.

Se volete fare pratica con lo scivolamento in effetto suolo, trovate una pista lunga, lunga, lunga su cui fare esercizio, e state attenti a non andare oltre il termine.

7.8  Sommario

La maggioranza dei piloti è molto consapevole della loro esatta altitudine, ma (ahimè) non altrettanto consapevole della loro esatta velocità o del loro angolo di attacco.

L'aeroplano è trimmato per un determinato angolo di attacco, e quindi (più o meno) per una determinata velocità. La clocke è parte del sistema che controlla l'angolo di attacco. Tirare indietro la cloche [per cabrare] vi farà sempre rallentare.

Se siete sul lato frontale della curva di potenza [primo regime] e se non vi preoccupano delle escursioni della velocità, potete usare la cloche come un metodo conveniente ed ignobile modo per controllare l'altitudine. Cio` è possibile perchè la velocità è legata all'altitudine tramite la legge della conservazione dell'energia [legge delle montagne russe] e la curva di potenza.

Attenzione: solo per il fatto che funziona il 99% delle volte, non pensiate che funziona tutte le volte. Le cattive abitudini sono facili da imparare e difficili da dimenticare. Non pensiate che tirare indietro la cloche faccia sempre salire l'aeroplano. Sul lato posteriore della curva di potenza [volando in secondo regime] non funziona è potrebbe ucciderti. Durante le situazioni critiche (inclusi avvicinamenti e decolli), dovete semplicemente controllare la velocità utilizzando la cloche ed il trim.

La manetta controlla la potenza. La potenza è energia per unità di tempo. Per superare le resistenze è necessaria potenza. Per accelerare è necessaria potenza; per salire è necessaria potenza.

In volo, se date manetta un aeroplano normale non accelererà - salirà.

Mentre aprire la manetta causa l'ingresso di energia nel sistema meccanico, potete anche incoraggiare l'energia ad abbandonare il sistema meccanico estendendo i flap, gli spoiler, i diruttori, il carrello, ecc., e/o scegliendo di volare alle condizioni rappresentate da un punto della curva di potenza che comporta maggiori resistenze..

Se volete volare con precisione, dovete controllare l'altitudine e la velocità, valutare la situazione dell'energia, e quindi decidere cosa fare con la cloche e la manetta.


1 Nuovamente, si ipotizza l'aereo in volo (non appoggiato sulle ruote del carrello) in modo da permetere al meccanismo del trim di funzionare. Trascura anche le piccole situazioni non ideali discusse nella sezione 6.1.4.


2 Prestate attenzione a chiamarla curva della "potenza rispetto al tempo". Se la contraete in "curva di potenza", verrà interpretata come curva della potenza rispetto alla velocità.


3 ...per le ragioni discusse nella sezione 6.1.4.


4 ...o (più precisamente) angolo di attacco, come discusso nel capitolo 2.


5 ...eccetto forse per l'uso della cloche per prevenire leggere oscillazioni di fugoide all'inizio ed alla fine della salita, dove cambia l'assetto.


6 Il temine VY è definito come la velocità per il miglior rateo di salita. Si applica anche quando il rateo di salita risulta negativo.


7 ...che incorpora un governor che adatta il passo dell'elica.


8 In realtà vorrete volare ad una velocità leggermente superiore a quella di miglior efficenza, in modo da raggiungere più rapidamente le condizioni di effetto suolo.

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