| Tradotto dal Gruppo SHIFTE-I | [Sonja Viviani; Ettore Zanelli ()] | 
      
        | Versione 1.0 | 11 Ottobre 2003 | 
      
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	  	| Effettuato prima verifica traduzione | Attak > Incidenza; Incidence > Calettamento | 
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2  Consapevolezza e Gestione dell'angolo di incidenza
- Se vuoi salire, tira la cloche.
- Se vuoi scendere, tirala un po' di più. 
- Se vuoi scendere veramente veloce ed avvitarti sempre di più, basta che la tieni tirata. 
— Proverbio aviatorio.
2.1   L'importanza
dell'angolo d'incidenza 
L'angolo d'incidenza è un concetto molto importante ed utile. La maggior
parte dei numeri critici riferiti alle prestazioni di volo di un aereo sono
più strettamente collegati all'angolo d'incidenza che a qualsiasi altro
fattore. Cerchiamo di capirne il significato:
Avrete probabilmente sentito dire che è bene far volare l'aeroplano "con i numeri" (seguendo i parametri di volo). Il
problema che si pone è capire quali numeri?
Supponiamo di voler raggiungere il miglior rateo di salita (salita rapida):
A)
Potreste provare a controllare l'aereo facendo riferimento ai numeri
relativi al rateo di salita come indicati dal variometro. Meglio non
farlo!
B)
Sarebbe meglio volare alla velocita` VY, la
velocità nominale di salita rapida, come indicata dall'anemometro, ed
accettare il rateo di salita che ne deriva. Questo è quasi esattamente il
giusto comportamento. 
C)
Sarebbe ancora meglio capire che il rateo di salita rapida
si ottiene in corrispondenza di un determinato angolo di incidenza. In
particolare se l'aereo è in configurazione più leggera rispetto a
quanto considerato nel manuale, il rateo di salita rapida si ottiene ad
una velocità inferiore rispetto alla VY indicata nello stesso manuale.
Questo non è un esempio isolato. Molti dei parametri di volo e dei relativi valori
critici sono in realtà valori d’angolo d'incidenza: 
  → 
Lo stallo si verifica in corrispondenza ad un particolare angolo d'incidenza.
  → 
Il minimo tasso di discesa senza motore si ottiene in corrispondenza ad un particolare angolo d'incidenza.
  → 
Il miglior rapporto di planata senza motore si ottiene in corrispondenza ad un particolare angolo d'incidenza.
  → 
La velocità d’avvicinamento raccomandata corrisponde in realtà ad un valore d’angolo d'incidenza raccomandato. 
  → 
Il miglior rateo di salita rapida si ottiene con un determinato angolo d'incidenza.
  → 
Il miglior angolo di salita (salita ripida) si verifica in corrispondenza ad un particolare angolo d'incidenza.1,  2
 Eccovi un riassunto dei concetti che verranno esposti in questo
      capitolo:
      
        - L'aereoplano è trimmato per un angolo di incidenza definito. Il
          comando del trim di beccheggio è in realtà un selettore di angolo
          di incidenza. 
- Il movimento tira/spingi della cloche può essere considerato
          un'estensione della rotella del trim — solo un altro modo
          per controllare l'angolo di incidenza. E' molto difficile far
          stallare un aereo senza tirare la cloche e/o date molto
          trim a cabrare. Questo concetto può salvarvi l'osso del collo. 
- I riferimenti visivi esterni possono fornirvi ulteriori
          informazioni circa l'angolo d'incidenza, se sapete cosa
          guardare.
- L'anemometro può fornire indicazioni quantitative circa l'angolo
          d'incidenza, (quando la velocità rispetto
          all’aria non è troppo piccola). E' tuttavia necessario
          applicare fattori di correzione per pesi non standard e/o carichi
          da accelerazione. 
- Cambi di configurazione e di potenza hanno effetti minori
          sull'angolo d'incidenza trimmato.
2.2   Definizione di
      angolo di incidenza 
      Spiegherò ora cosa è l'angolo d'incidenza, perché è importante e come
      esso sia legato a fenomeni e fattori che il pilota può osservare e
      controllare.
      
      L'idea di base è semplice: l'angolo di incidenza è l'angolo con cui
      l'aria colpisce l'ala. I fratelli Wright avevano solo uno strumento sul
      loro primo aereo — un misuratore di angolo di incidenza. Questo era
      tutto ciò che gli serviva.
      
      Il loro indicatore di angolo di incidenza consisteva in un’asta
      collegata all'ala, con un pezzo di filo appeso all'estremità
      anteriore, come indicato in figura
      2.1. Il filo si allinea al vento relativo.3 L'asta serve come linea di riferimento,
      inoltre serve a collocare il filo in un'area in cui l’aria non
      viene troppo disturbata dall'ala stessa.
      
      
       Figura 2.1
      Figura 2.1: Semplice strumento di
      misurazione dell'angolo d'incidenza
 
      
      L'angolo compreso tra il filo e l'asta equivale all'angolo
      d'incidenza.
      
L'esatto allineamento dell'asta con il velivolo non è critico.
La soluzione più elegante consiste nell'orientare l'asta con la
direzione corrispondente all'assenza di portanza così che un
      angolo di incidenza nullo corrisponde a coefficiente di portanza nullo.
      Questa è la scelta che viene fatta in questo libro; vedere
      sezione 2.14 per la discussione su
      altre alternative.
      
La maggior parte degli aerei non ha alcuno strumento che dia una
lettura diretta dell'angolo di incidenza. Sorprendentemente, molti
aerei di linea e non, che effettivamente hanno complessi
      sensori di rilevazione dell'angolo d'incidenza, non mettono le
      informazioni rilevate a disposizione dei piloti - sono riservate
      all'autopilota. La conseguenza e` che molti piloti devono usare alcuni trucchi per
      avere la percezione dell'angolo d'incidenza. Vediamo come.
      
      Risulta più facile mantenere un qualche angolo d'incidenza
      costante che non sapere esattamente quale angolo d'incidenza si abbia
      in un determinato momento. Di seguito elenchiamo i punti di questa
      strategia.
      
      
-         1 
- — Ci sono molti modi per mantenere costante l'angolo di
            incidenza 
            -    1.1 
- – L'aereo è trimmato per un certo angolo di
                  incidenza (vedi 
                  sezione 2.3).
-    1.2 
- – E' possibile percepire l'angolo di incidenza e
                  regolarlo manualmente. Per percepirlo, bisogna comparare
                  l'assetto al vento relativo. 
                  - 1.2(a)
- – Ci sono almeno quettro modi per percepire
                        l'assetto (vedi sezione
                      2.5).
- 1.2(b)
- – Ci sono un paio di modi per stimare la
                        direzione del vento relativo (vedi sezione
                      2.11).
 
 
-         2 
- — Si può usare la velocità relativa dell'aria ed altre
            considerazioni per decidere se si sta mantenendo il
            giusto angolo di incidenza (vedi sezione 2.12).
Nel seguito, entriamo nel merito di ciascuno di questi punti.
      
      
      
2.3   Regolate il trim per gestire l'angolo di
      incidenza! 
      Il modo migliore e più semplice per far volare l'aereo con un angolo
      d'incidenza costante è di lasciarglielo fare da solo! Un
      aereo, per caratteristica intrinseca, è trimmato per un determinato
      angolo d'incidenza. Il motivo è discusso nel capitolo 6. Persino gli
      alianti giocattolo in balsa vogliono volare con un certo angolo
      d'incidenza.
      
      Questo concetto è talmente importante da costituire il punto focale
      della prima lezione che tengo agli allievi piloti, che talvolta
      arrivano con l'errata convinzione che i pilota debba essere dotato di capacità
      eccezionali e che debba continuamente intervenire per mantenere l'aereo
      sotto controllo. Trimmo l'aereo per il volo rettilineo livellato e
      tolgo le mani dai comandi, dimostrando così che l'aereo vola
      perfettamente senza interventi del pilota, per un bel periodo.
      Enfatizzo sempre che il pilota professionista non si aggrappa ai
      comandi e non li muove bruscamente; un vero professionista li tiene
      con leggerezza e li muove delicatamente.
      
      La seconda lezione è la seguente: trimmo l'aereo per una velocità
      vicina a VY in il volo
      rettilineo e livellato. Poi ruoto la rotella del trim appena un poco
      indietro, con il risultato di una riduzione della velocità trimmata.
      Non si ottiene una salita costante. Spiego allora che il trim controlla
      l'angolo d'incidenza, e che la velocità relativa è correlata all'angolo
      d'incidenza. Trimmate per gestire l'angolo d'incidenza!
      
      Per variare l'angolo d'incidenza, dovete regolare l'assetto esercitando
      una pressione sulla cloche, poi trimmate per eliminare la pressione,
      come discusso in sezione 2.6.
      
      Variazioni della configurazione possono variare l'angolo d'incidenza
      impostato sull'aereo. Nei Cessna 152, 172 e 182, se estendete i flaps
      mentre il motore è a potenza elevata oppure se aumentate la
      potenza mentre i flaps sono estesi otterrete una spiacevole
      riduzione della velocità trimmata. Questo è un comportamento
      decisamente indesiderabile e pericoloso. Significa che quando eseguite
      una riattaccata, l'aereo tende a cabrare drasticamente ed a perdere
      velocità; per mantenere il controllo occorre spingere la cloche mentre
      ritirate i flaps e ri-trimmate. Questa tendenza a cabrare è
      particolarmente infida in quanto costituisce un comportamento
      inconsueto. La velocità trimmata non varia di molto se si estendono
      flaps a bassa potenza e/o quando si cambia regolazione della potenza
      motore mentre i flap sono ritirati, per cui se recentemente non avete
      eseguito molte riattaccate o manovre simili, potreste trovare una
      spiacevole sorpresa.
      
      In un Cherokee, estendendo di due tacche i flap si ottiene una riduzione
      della velocità trimmata stimabile in 10/15 nodi. Discuteremo ancora di
      questo in sezione 5.5 e sezione 12.10. L'aumento o
      la riduzione della potenza influenzano poco l'angolo d'incidenza
      trimmato. Come discusso in sezione 1.3.2, se riducete
      motore (e non fate altro) l'aereo si limita a scendere. Non dovrebbe
      assolutamente perdere velocità; anzi, probabilmente, la velocita` crescera`
      un poco.
      
      Una lezione più avanzata consiste nello spiegare che un angolo
      d'incidenza costante non è esattamente lo stesso di una velocità
      costante. Quando l'aereo è soggetto ad un alto carico di G, come
      in una virata stretta, il meccanismo del trim causa un aumento di velocita` in
      modo da sopportare l'aumento del carico mantenendo costante l'angolo
      d'incidenza. Questo è molto importante dato che (come discusso in sezione 6.2) aiuta a comprendere
      le spirali, e come sia una questone delicata
      l'uscirne in sicurezza.
      
      Conclusioni:
      
      
        
          
            | 
                
                  
                    | Trimmare per gestire la
                      velocità. La velocità dipende da trim
 (e dal fattore di carico).
 |  | 
        
      
       
      
      Non bisogna preoccuparsi del fattore di carico, se non nelle virate
      strette e simili, per cui di solito si trimma per gestire la velocità.
      Più in generale, si trimma per gestire l'angolo di incidenza. Sezione 2.6 affronta le modifiche
      all'angolo di incidenza.
      
      
      
        
          
            | 
                
                  
                    | Trimmare per gestire l'angolo di
                      incidenza |  | 
        
      
       
      
      Non trimmare per l'assetto. Non trimmare per gestire il rateo di
      salita. Trimmare per gestire la velocità (approssimativamente).
      Trimmare per gestire l'angolo di incidenza!
      
      
      
2.4   Tre Contributi
      all'Angolo di Incidenza 
      Come già accennato prima, è difficile percepire direttamente l'angolo
      di incidenza. Fortunatamente ci sono altre tre quantità che possono
      essere percepite, ed assieme determinano l'angolo d'incidenza. Ecco
      quali sono: 
      
        - L'assetto, che si definisce4 come l'angolo
          tra la fusoliera e l'orizzonte.
- L'angolo di rampa, che è semplicemente l'angolo tra la
          traiettoria di volo e l'orizzonte. 
- L'angolo di calettamento dell'ala, che è l'angolo con cui le ali sono collegate all'aereo
 
Queste quantità sono collegate all'angolo di incidenza da una semplice
      formula:
      
        
          
            | 
                
                  
                    | Angolo d'Assetto + Angolo di
                      calettamento = Angolo di Rampa + Angolo d'Incidenza |  | 
        
      
       
      
      Questa relazione è illustrata in figura
      2.2. Forse il caso più semplice è il volo rettilineo e livellato
      alla velocità di crociera. In questo caso, l'angolo d'assetto è uguale
      a zero, l'angolo di rampa è uguale a zero, e l'angolo d'incidenza è
      uguale all'angolo di calettamento dell'ala. Altri ulteriori esempi, con
      i numeri tipici di un normale aereo, sono riportati nella tabella 2.1.
      
ATTENZIONE: La figura contiene traduzioni errate, la didascalia e` corretta; figura da correggere.
       Figure 2.2
      Figure 2.2: Assetto + Calettamento
      dell'ala = Rampa + Incidenza
 
      
      Estendendo i flaps si ottiene l'aumento di vari gradi dell'angolo di
      calettamento5 dell'ala. Bisogna essere sempre ben consci della
      regolazione dei flaps che si stà utilizzando, ed è altrettanto
      necessario essere in grado di riconoscere la differenza tra "angolo
      d'assetto" e "angolo d'assetto più angolo di calettamento dell'ala".
      Qualsiasi sia la regolazione dei flaps, a quella regolazione
      corrisponderà sempre lo stesso angolo di calettamento dell'ala, mentre
      l'angolo d'incidenza dipende solo dall'assetto e dalla direzione di
      volo.
      
      Nella tabella sono riportate VX
      e VY, che denotano,
      rispettivamente, le velocità anemometriche per la salita ripida (miglior angolo di salita) e la
      salita rapida (miglior rateo di salita), come discusso in sezione 7.5. La relazione tra
      velocità anemometrica e angolo d'incidenza sarà discussa in sezione 2.12.
      
      
        
        
        
          
            
              | 
 | Velocità [KCAS]
 | 
                Assetto[gradi]
 
 | 
                Calettamento(costante => no modifica flap)
 
 | 
                Rampa[gradi]
 
 | Incidenza [gradi]
 
 | 
            
              | stallo | 59 | 14.0 | 4.5 | 0 | 18.5 | 
            
              | livellato aVX | 64 | 8.5 | 4.5 | 0 | 13.0 | 
            
              | livellato aVY | 76 | 4.0 | 4.5 | 0 | 8.5 | 
            
              | salita aVY | 76 | 7.0 | 4.5 | 3 | 8.5 | 
            
              | crociera | 115 | 0.0 | 4.5 | 0 | 4.5 | 
          
        
         
        
      
      
      
2.5   Percepire
      l'angolo d'assetto 
      Nel volo rettilineo e livellato è possibile controllare l'angolo
      d'incidenza controllando l'assetto. Non si potrà impostare un
      determinato angolo (come ad esempio 6° 37'), ma qualsiasi sia
      l'angolo d'incidenza del velivolo, sarà possibile mantenerlo. 6
      
      Ci sono almeno quattro modi per percepire l'angolo d'assetto. Il modo
      forse migliore, è costituito da un segno sul parabrezza, come mostrato
      nella figura 2.3.
      Traguardare il segno vi permette di avere un riferimento. (Cercate,
      ovviamente, di non muovere su e giù la testa, non troppo almeno!) Se
      non trovate un graffio o un fu-insettino nella giusta posizione,
      potete fare voi un segno o un paio di segni, come discusso in
      sezione 11.5.2. Una
      soluzione ancora più semplice è appoggiare la mano sopra al pannello
      strumenti tenendo la punta di un dito nella posizione desiderata, come
      illustrato in figure 11.2.
      
      Supponiamo che identifichiate (o facciate) il segno mentre l'aereo vola
      con angolo d'incidenza corrispondente a VY. Allora, se dovete ri-trimmare per un angolo
      d'incidenza maggiore7, la linea immaginaria che partendo dai
      vostri occhi passa per il segno punterà due o tre gradi sopra
      l'orizzonte. Similmente, se ri-trimmate per crociera ad alta velocità,
      il segno sarà tre o quattro gradi sotto l'orizzonte.
      
NOTA: figura da correggere, il cruscotto compare due volte
      
       Figura 2.3
      Figura 2.3: Percepire
      l'assetto utilizzando l'orizzonte
 
      
      Un secondo modo per percepire l'angolo d'assetto è sempre guardando
      fuori frontalmente dal velivolo, ma utilizza la linea immaginaria che
      passa per un punto della capottatura. Anche questo metodo è illustrato
      in figura 2.3.
      Assicuratevi che il punto sulla capottatura stia direttamente davanti
      al vostro occhio 8 dominante; se siete seduti da un lato del
      velivolo e scegliete un punto centrale, la linea immaginaria sarà
      inclinata verso il lato, questo confonderà la vostra percezione
      dell'assetto appena inclinerete il velivolo. Il Cessna 152 ed il 172
      hanno un bullone sulla capottatura posto direttamente di fronte al
      pilota, questo è un buon riferimento.
      
      Un segno di riferimento sulla capottatura ha il vantaggio di essere più
      lontano dai vostri occhi, quindi risulta più facile mantenere a fuoco
      al contempo il riferimento e l'orizzonte. Lo svantaggio di questo
      sistema è che la linea immaginaria punta spesso parecchio sotto
      l'orizzonte. Questo implica che l'angolo che cercate di percepire -
      l'angolo tra la linea di riferimento e il vento relativo - è più ampio.
      E' sempre più difficile percepire una lieve variazione di ciò che è
      ampio rispetto al percepire la stessa variazione misurata su qualcosa
      che inizialmente era più piccolo.
      
      Il vantaggio di utilizzare un riferimento sulla capottatura è che essa
      è parte integrante dell'aereo e resta sempre in quella posizione,
      inoltre è identica su tutti gli aerei di quello stesso tipo e
      modello.
      
      Un terzo modo di percepire l'assetto è osservare l'angolo tra l'ala e
      l'orizzonte laterale, come illustrato in figura 2.4. Su un aereo
      ad ala alta, la parte inferiore dell'ala costituisce un buon
      riferimento. In particolare, nei Cessna 152 / 172 / 182, l'intradosso
      ha una sezione larga e piatta, ideale come riferimento - questo
      riferimento è quasi allineato all'orizzonte quando l'angolo d'incidenza
      è quello corrispondente al volo da crociera (in volo livellato).
      
      
       Figura 2.4
      Figura 2.4: Percepire
      l'assetto utilizzando l'orizzonte laterale
 
      
Sugli aerei ad ala bassa, è necessario usare più
immaginazione per utilizzare l'ala come riferimento - tuttavia è
perfettamente possibile e lo sforzo vale il risultato. Per aiutarsi,
è utile vedere la corda alare con gli occhi della mente.
Controllando l'angolo tra la corda alare e l'orizzonte laterale
equivale a controllare l'assetto.
      
      L'idea di controllare l'assetto guardando fuori lateralmente dal
      velivolo è molto importante. I piloti acrobatici spesso attaccano dei
      riferimenti (tipo mirini) alle ali dei loro velivoli;così facendo hanno
      un modo per determinare l'assetto, sicuro e facile da usare, quando
      guardano fuori lateralmente. Al contrario, è facile trovare allievi
      piloti che (sebbene volino senza problemi guardando fuori davanti)
      perdono il controllo dell'assetto appena guardano lateralmente; questo
      fa si che per loro sia difficile sia avere dei riferimenti a terra che
      avere il controllo di eventuale altro traffico aereo.
      
      Il quarto modo di percepire l'assetto del
      velivolo consiste nell'utilizzare un indicatore di assetto -
      l'orizzonte artificiale. Lo svantaggio è che essendo sul panello
      assieme agli altri strumenti, ossia relativamente vicino ai vostri
      occhi, non vi sarà possibile controllare l'indicatore di assetto ed al
      contempo il traffico. Dovreste utilizzare i riferimenti esterni ogni volta che e` possibile.
      
      
      
2.6   Variare
      l'Angolo d'Incidenza 
      Il movimento avanti/indietro della cloche e la ruota del trim fanno
      parte dello stesso sistema: assieme controllano l'angolo d'incidenza.
      Congiuntamente controllano anche la velocità, come discusso in sezione 2.12.
      
      Volendo aumentare temporaneamente l'angolo d'incidenza , basta alzare
      il muso tirando leggermente la cloche. Raggiunto il nuovo assetto è
      possibile rilasciare quasi totalmente la pressione imposta alla cloche,
      e per i primi istanti l'aereo manterrà l'assetto. Poi, appena inizia a decelerare,
      sarà di nuovo necessario aumentare progressivamente la trazione 
      sulla cloche per mantenere il nuovo assetto (e quindi il nuovo angolo
      d'incidenza). Dopo pochi secondi il tutto tenderà a stabilizzarsi ad un
      nuovo assetto corrispondente ad un nuovo angolo di incidenza e ad una nuova
      velocità. A questo punto, rilasciando la pressione sulla cloche,
      l'aereo tenderà a picchiare per ritornare nelle condizioin di volo corrispondenti all'angolo d'incidenza per
      cui è trimmato.
      
      Se tirate o spingete l’aereo al di fuori della velocità per cui
      è trimmato e poi lasciate la barra di comando, l’aereo non
      tornerà subito dolcemente alla velocità trimmata; si presenteranno
      delle oscillazioni fugoidali (come discusso in sezione 6.1.12). Per rimettere in assetto l'aereo partendo da una
      variazione dell’angolo d’incidenza e di assetto temporanea , la
      tecnica più giusta richiede l’osservazione ed il controllo
      dell’assetto. Lasciate che il naso del velivolo picchi fino ad
      avere l’assetto corretto, poi tirate a voi la cloche quanto
      basta per evitare un assetto ulteriormente picchiato. Poi, via via che
      l’aereo tornerà progressivamente alla velocità per cui è
      trimmato dovrete progressivamente ridurre la pressione sulla cloche.
      
      Una simile logica si applica anche per eseguire variazioni
      dell’angolo d’incidenza durature.
      Variate l’assetto usando il comando della cloche.
      All’inizio servirà poca pressione sui comandi per mantenere il
      nuovo assetto, poi al cambiare della velocità aumentate la pressione
      sulla cloche per mantenere l’assetto desiderato. Potete rendere
      tale modifica d’assetto “permanente” agendo sulla
      ruota del trim e trimmando per annullare la forza che dovete
      esercitare sulla cloche.
      
      
      
        
          
            | 
                
                  
                    | Imposta con la cloche quindi trimma via la pressione.
 |  | 
        
      
       
      
      Vediamo come queste idee si applicano alle manovre tipiche:
      livellamento dopo una salita. Supponiamo che le vostre condizioni
      iniziali corrispondano a quelle di un buon trimmaggio, salita impostata
      a 475 piedi al minuto a 90 nodi di velocità reale dell’aria.9 Come discusso in sezione 2.11, questo significa che
      la direzione del vostro volo è 3 gradi sopra l'orizzonte. Come mostrato
      in figura 2.5, il primo passo per
      livellare è cambiare la direzione del volo, in modo da farla diventare
      orizzontale. Mentre l’aereo cambia assetto si avrà una fase di
      disequilibrio, la portanza sarà inferiore al peso. Il carico sul
      velivolo e sui suoi occupanti sarà leggermente inferiore ad un
      G.
      
      
      
      Mentre la direzione di volo cambia bisogna abbassare un poco il muso
      (di tre gradi). A questo punto poiché la direzione di volo e
      l’assetto sono stati variati contemporaneamente, l’angolo
      d’incidenza è ancora quello che si presentava in salita (per il
      momento) . Si può vedere quanto esposto comparando le due parti
      superiori di figura 2.6. La
      velocità rispetto all’aria è ancora 90 nodi, velocità per cui il
      velivolo è trimmato, quindi (per il momento) non servirà agire sulla cloche
      per mantenere l’assetto. Per ora tutto bene.
ATTENZIONE: Traduzioni della figura da correggere (errori di lieve entita`, significato corretto)
      
       Figura 2.6
      Figura 2.6: Angolo
      d’incidenza durante il livellamento 
 
      
      Dato che l’aereo ha smesso di salire, la potenza del motore che
      prima serviva per salire e` ora disponibile per incrementare la velocità (Vedi
      sezione 1.3.1.)
      
      Mentre l’aereo accelera gradualmente dalla velocità di salita a
      quella di crociera, la direzione di volo si mantiene orizzontale,
      quindi l’assetto decresce assieme al decrescere
      dell’angolo d’incidenza. Come si vede nella parte
      inferiore della figura 2.6.
      Bisogna applicare progressivamente sempre più forza in avanti sulla cloche. Forse in
      un addestratore potrete trimmare compensando in una volta tutta la
      forza che dovete imporre sulla cloche, ma in aerei ad alte prestazioni
      dovrete continuare a ri-trimmare il mezzo, per fasi siccessive, mentre esso continua ad
      accelerare.
      
  Finalmente l’aereo raggiungerà la velocità di crociera che avete scelto. A questo
      punto l’aereo ha tutta la quota (energia potenziale) e la
      velocità (energia cinetica) che gli serve e quindi potrete riportare la
      manetta al settaggio da crociera. Ora10 potete regolare il trim definitivamente e considerare completata la manovra di
      livellamento.
      
      Ecco un trucchetto utile: prendete nota di quanta variazione di trim
      serva per passare dalla salita al volo di crociera sul vostro aereo
      preferito. Questo valore sarà comunque un riferimento e ricordarvelo vi
      permetterà di ovviare a tanti tentativi ed a sforzi d’inventiva.
      Io ricordo le variazioni di trim in termini di “settori”
      o “tacche”. Ossia, su molti aerei, dai pannelli sporge solo un settore della ruota del trim, e questo definisce quanta
      variazione di trim si può ottenere con un singolo movimento della mano.
      Io definisco tale spostamento "settore". Di solito la ruota
      presenta delle tacche per favorirne l’impugnatura e solitamente una
      tacca corrisponde a 1/4 o 1/5 di un settore.
      
      Supponete che dopo un certo lasso di tempo in volo rettilineo ad una
      certa quota decidiate di salire. Se ruotate di tre
      “settori” a cabrare la ruota del trim potete scommettere che per ritornare livellati dopo la salita dovrete
      semplicemente "togliere" quegli stessi 3 “settori”.11
      
      Similmente, supponete di incontrare una ascendenza mentre volate
      livellati. Se per mantenere la quota date mezza tacca a picchiare
      allora uscendo dalla termica è plausibile che dovrete riportare la
      ruota del trim alla condizione iniziale dando mezza tacca a cabrare.
      Tenete a memoria queste quantità, ricordatevi che avete tolto/dato un
      certo numero di tacche/settori di trim e che prima o poi dovrete
      ri-bilanciare della stessa quantità!
      
      
      
2.7   Volate con
      la mano leggera 
Ecco un consiglio davvero importante: volate con la mano leggera.
Dovete essere in grado di accorgervi se state ttrascinando l'aereo in
condizioni di volo al di fuori della velocità per cui è
stato trimmato.
      
      Alcuni aerei hanno comandi talmente pesanti per cui e` difficile immaginare che
      qualcuno per errore li spinga al di fuori della velocità per cui sono
      stati trimmati. In questo caso dovrete trimmare i mezzi molto bene se
      non volete dar fondo alle vostre forze per mantenere la cloche in
      posizione. Per alcune manovre (come la flare d'atterraggio) dovrete
      applicare una forza considerevole - ma per favore siate consci di ciò
      che state facendo.
      
Altri aerei hanno controlli talmente leggeri che se impugnate i comandi
con mano pesante potreste trovarvi, senza accorgervene, con una
velocità di 10 nodi diversa dalla velocità trimmata.
      
Una volta ho volato con un pilota che stringeva la cloche talmente
forte da avere le nocche delle dita bianche. Ogni volta che guardava a
destra l'aereo picchiava di 10 o 15 gradi. Ogni volta che guardava a
sinistra l'aereo cabrava di 10o 15 gradi.  Per fortuna non
guardava tanto a sinistra altrimenti avremmo potuto stallare!
      
      Per qualsiasi aereo, dal C-152 all'Airbus, trimmandolo adeguatamente
      sarete poi in grado di volare ed eseguire la maggior parte delle
      manovre usando solo la pressione del vostro pollice e di uno o due
      dita.
      
      La cloche non è solo lo strumento che permette di trasmettere i vostri
      comandi all’aereo - è anche un'utile sensore che vi riporta
      delle informazioni trasmesse dall'aereo. Discuteremo di questo più
      dettagliatamente nella sezione
      12.12.
      
      Dovete essere sempre sicuri che l'aereo sia trimmato per la giusta
      velocità (o meglio per l'angolo d'incidenza). Dovete essere ben consci
      (e preoccuparvi) per ogni forza che applicate sulla cloche, forzando
      l'aereo al di fuori della velocità per cui è trimmato.
      
      Volate con la mano leggera!
      
2.8   Il Trim
      non risolve tutti i problemi del mondo 
      Anche se la tendenza dell'aereo a tornare all'angolo d'incidenza per
      cui è trimmato risulta essere notevole, importante e solitamente molto
      utile, la storia non finisce quì.
      
Se l'aereo subisce un disturbo che lo sposta dall'angolo d'incidenza
per cui è trimmato, esso non si limiterà solo a tornare
alla condizione iniziale, tenderà a superarla. Oscillerà
varie volte prima di assestarsi. Queste oscillazioni fugoidali sono
abbastanza lente da poter essere facilmente bloccate con una leggera
pressione sulla cloche fasata con l'oscillazione, come spiegato in sezione 6.1.12.
      
      In aria calma potete trimmare il velivolo e lasciarlo volare da solo.
      L'aria turbolenta invece creerà frequenti oscillazioni fugoidali quindi
      dovrete spesso dare lievi colpetti con la cloche.
      
      Per ragioni simili non è pratica normale usare il trim per
      iniziare un cambio d'assetto, di velocità o d’angolo
      d'incidenza. L'effetto sarebbe solo un'oscillazione. Dovete iniziare la
      variazione usando la cloche come descritto in precedenza. Assumete
      l'assetto desiderato, mantenetelo applicando pressione sulla cloche ed
      infine trimmate per compensare la pressione necessaria a mantenere
      l'assetto.
      
      Infine, in alcuni aerei la velocità trimmata viene disturbata
      aumentando potenza, estendendo i flaps e specialmente eseguendo queste
      due cose contemporaneamente. Vedi sezione 5.5 e sezione 12.10.
      
      
      
2.9   Rapporto Tra
      Assetto e Angolo d'Incidenza 
      Le sezioni precedenti hanno evidenziato che per quanto assetto ed
      angolo d'incidenza siano correlati, essi non sono esattamente la stessa
      cosa. L'assetto si misura rispetto all'orizzonte mentre l'angolo
      d'incidenza si rapporta al vento relativo. Bisogna essere cauti in
      tutte le situazioni in cui il vento relativo non è parallelo
      all'orizzonte.
      
      Una volta mi sono scordato la differenza; lasciate che vi racconti
      com’è andata. Un'estate ho passato alcune settimane all'Aspen
      Center for Physics. Fu la prima volta che ebbi l'occasione di fare del
      volo in montagna, per cui mi organizzai per seguire un corso presso la
      scuola di volo di Aspen. Il corso comprendeva una missione di volo
      sullo spartiacque continentale e l'atterraggio a Leadville. Leadville è
      famoso per essere l'aeroporto più in alta quota degli Stati Uniti -
      9900 piedi sopra il livello del mare. Quel giorno all'ombra c'erano
      circa 90°F , quindi l'altitudine
      di densità (density altitude) di Leadville era di circa 13.000 piedi, e sapevo che le
      prestazioni in decollo avrebbero potuto essere critiche.
      Utilizzai la mia migliore tecnica per decolli corti, anche se avevo
      davanti a me una pista lunga 5000 piedi. Accelerai fino alla giusta
      velocità di rotazione (75 nodi indicati, 90 nodi reali) poi assunsi
      l'assetto che ritenevo fosse corretto per la salita. Basandomi sulla
      mia esperienza (maturata in aeroporti a bassa quota) sapevo che un
      assetto cabrato di 11° era solitamente l'impostazione corretta.
      Come d'abitudine controllai l'anemometro dopo essere salito a pochi
      piedi dalla pista. ORRORE, la velocità indicata stava velocemente
      diminuendo. Abbassai immediatamente il naso del velivolo portandolo a
      volare in effetto suolo mentre riguadagnavo velocità. (Ciò che avevo
      iniziato come decollo corto divenne poi un'imitazione di un decollo da
      pista soffice.) Mi servì quasi tutta la pista per tornare ai 75 nodi. A
      75 nodi ricominciai a cabrare ma assumendo un assetto meno inclinato.
      Salimmo a 75 KIAS e poi il resto della
      lezione fu relativamente tranquillo.
      
      La situazione è descritta nei disegni qui sotto. Figura 2.7 mostra la normale
      procedura di decollo da aereoporti a bassa quota. Figura 2.8 mostra come l'uso di un
      normale assetto in un decollo in quota non produca un normale angolo
      d'incidenza dato che l'angolo di salita è una condizione indispensabile
      dell'equazione. Figura 2.9
      mostra come farlo correttamente. La Tabella 2.2 riassume
      l'aritmentica.
      
      
      
ATTENZIONE: figura errata, le frecce "Direzione di volo" e "Vento relativo" non sono orizzontali, ma leggermente inclinate
      
      
ATTENZIONE: figura errata, le frecce "Direzione di volo" e "Vento relativo" non sono orizzontali, ma leggermente inclinate 
      
      
      
        
        
        
          
            
              | 
 | 
                Vel.Calibrata | 
                Assetto | 
                Incidenza | 
                Rateo di salita @ Velocità reale  | 
                Angolo di salita | Angolo di incidenza | 
            
              | 
                Livello del marel | 76 KCAS | 11.0 | 4.5 | 
                900 fpm @ 76 KTAS | 7 | 8.5 | 
            
              | 
                Leadville (sbagliato) | 
                in rapida diminuzione | 11.0 | 4.5 | 
                200 fpm @ 90 KTAS | 1 | 14.5 | 
            
              | 
                Leadville (giusto) | 76 KCAS | 5.0 | 4.5 | 
                200 fpm @ 90 KTAS | 1 | 8.5 | 
          
        
         
        
        Tabella 2.2: Confronto tra salita
        esatta e salita errata
 
      
      Comprendere cosa è andato storto in questo scenario è molto istruttivo.
      La differenza principale tra un decollo al livello del mare e un
      decollo in montagna è che l'aereo non sale così rapidamente. La
      direzione del volo è quasi orizzontale. Come si può vedere paragonando
      figura 2.8 con figura 2.9, questo significa che
      e` richiesto un assetto meno cabrato per ottenere lo stesso angolo di
      incidenza.
      
      La parte veramente imbarazzante di questa storia è che in effetti io
      avevo calcolato il gradiente di salita come parte della preparazione
      pre-volo per accertarmi di poter superare gli ostacoli. Solo che non
      avevo proprio collegato il gradiente di salita (da me calcolato) con il
      miglior angolo d'incidenza per la salita (che conoscevo) e con
      l'assetto (che utilizzavo per controllare l'aereo). Per mia fortuna
      conoscevo la relazione tra velocità e angolo d'incidenza e controllai
      l'anemometro in tempo, prima che la situazione mi sfuggisse totalmente
      di mano.
      
      
      
2.10  
      Potenza + Assetto NON sono uguali a Prestazioni 
      Forse avrete sentito dire "Potenza + Assetto = Prestazioni". Beh, non è
      del tutto vero, inoltre tale frase ha causato una gran quantità di
      confusione inutile.
      
      Considerate questa situazione: state volando con un tipico aereo da una
      tonnellata con un tipico motore da 180hp . Mantenete costante sia la
      potenza che l'assetto, vi aspetterete quindi anche prestazioni
      costanti. Diciamo pure che ottenete prestazioni costanti e che tutto
      sembra andare per il meglio.
      
      Ora, alzate il muso fino ad ottenere 15 gradi di assetto a cabrare,
      mantenete l'assetto il più accuratamente possibile. Ancora avrete
      assetto e potenza costante e dovreste ottenere anche prestazioni
      costanti - ma di certo la realtà sarà diversa. Otterrete velocità
      decrescente e angolo d'incidenza crescente. La salita che avrete
      inizialmente ottenuto si annullerà e sarete sull'orlo dello stallo.
      
      Se pensate a questa situazione in termini di energia e
      angolo d'incidenza il comportamento dell'aereo vi sembrerà
      perfettamente prevedibile.
      
      Prima di tutto, bisogna ricordare che non tutte le salite sono
      costanti. Come illustrato in figura
      2.10, per un carrellino di otto-volante è possibile, anche se non è
      dotato di motore, superare una salita solo sfruttando l'iniziale
      energia cinetica. Ma il fatto che inizi una certa traiettoria di salita
      non significa necessariamente che riesca a mantenerla.
      
      
       Figura 2.10
      Figura 2.10: Salita sfruttando
      l'energia della velocità 
 
      
      Anche gli aerei posso essere portati su traiettorie di salita che non
      possono essere sostenute dalla potenza disponibile. L'iniziale salita
      si verifica solo perché si cede velocità in cambio di quota.
      
      A differenza dei carrellini dell'otto-volante l'aereo non resterà sulla
      traiettoria a salire fino all'esaurimento di tutta la velocità. Al
      decrescere della velocità rispetto all’aria, l'aereo dovrà
      volare con angoli d'incidenza maggiori per poter sostenere il suo peso.
      Dato che, come già discusso, l'angolo d'incidenza dipende dall'angolo
      tra l'assetto e la traiettoria di volo, un assetto costante implica una
      direzione di volo non costante come illustrato in figura 2.11.
      
      
       Figura 2.11
      Figura 2.11: Potenza & Assetto
      Costanti ma Prestazioni Variabili
 
      
      Se siete fortunati, la modifica della traiettoria di volo vi porterà su
      una traiettoria dove il vostro motore possa sostenere il rateo di
      salita e la resistenza senza perdere ulteriore velocità, altrimenti
      questa manovra terminerà con uno stallo.
      
      Una delle manovre che si devono eseguire per ottenere un PPL è la
      chandelle. Come discusso nella sezione 16.12, implica una virata in
      salita, se però tralasciate le parte legata alla virata, la manovra e` esattamente quella illustrata in figura 2.11. Questa
      manovra è una parte importante dell'"abc", dato che obbliga ad imparare
      che potenza ed assetto costanti non implicano necessariamente
      prestazioni costanti.
      
      Come discusso in sezione 2.6,
      l'escursione dell'assetto non è necessariamente identica all'escursione
      dell'angolo d'incidenza. Supponete che, a causa di turbolenze o per
      qualsiasi altra ragione, l'assetto e la direzione di volo aumentino
      entrambi di 15 gradi. Se siete rapidi a correggere velocità e quota non
      avranno il tempo di cambiare molto. Se però permettete all'assetto
      modificato di perdurare, l'aereo inizierà a seguire la traiettoria della chandelle illustrata in figura 2.11.
      Ne seguiranno un aumento di quota (almeno iniziale), una diminuzione della
      velocità rispetto all’aria ed un aumento dell'angolo d'incidenza.
      E' da considerarsi buona tecnica di pilotaggio il correggere le
      escursioni di assetto prima che si tramutino in escursioni di
      quota/velocità anemometrica/angolo d'incidenza.
      
      Riassumendo: la situazione verificatasi a Leadville e quanto esposto
      circa la chandelle provano che ai fini delle prestazioni, l'angolo
      d'incidenza è molto più importante dell'assetto. Questo però non
      significa che bisogna tralasciare l'assetto - non sia mai. Raccomando
      di usare l'assetto come un mezzo per controllare l'angolo
      d'incidenza - l'importante è di non utilizzare l'assetto come
      sostituto del controllo dell'angolo d'incidenza.
      
      
      
2.11   Stimare il
      vento relativo 
      Come discusso prima, per controllare l’angolo d’incidenza
      bisogna conoscere sia l’assetto che la direzione di volo.12 Vi ho dato molti metodi per stimare
      l’assetto. Ora è tempo di spiegare come stimare la direzione del
      vento relativo. E' quasi uguale a stimare la direzione di volo.
      
      In volo livellato è semplice: il vento relativo vi arriva
      orizzontalmente. (Ricordo che presumo sempre una situazione senza ascendenze o discendenze significative).
      
Se l’aereo sta salendo o scendendo il vento relativo sarà
originato in un punto che si trova rispettivamente sopra o sotto
l’orizzonte. Quanto sopra o quanto sotto l’orizzonte si definisce in
base al rapporto tra la velocità verticale e la velocità
anemometrica. Ho mandato a memoria alcuni valori, per esempio: so che
volando con un angolo di discesa di 3 gradi a 90 nodi richiede una
velocità verticale di discesa di 480 fpm. Usando alla rovescia
questi dati posso affermare che se salgo a 90 nodi e il variometro
indica 480 fpm, allora stò volando verso un punto 3 gradi sopra
l’orizzonte. Per dirla in un altro modo, il vento relativo mi viene
incontro da un punto 3 gradi sopra l’orizzonte. Significa che al
variometro potrebbe essere aggiunta scala per indicare la "direzione di
volo", come mostrato nella figura 2.12. Attenzione: la scala idealmente aggiunta vale SOLO per una determinata velocita`.13
      
      
       Figura 2.12
      Figura 2.12: Uso di
      variometro e anemometro per determinare l’angolo 
 
      
      Se mantenete i 90 nodi e passate dal volo livellato alla salita a 480
      fpm dovrete assumere un assetto piu` cabrato di 3 gradi per mantenere lo
      stesso angolo d’incidenza.14
      
      Se volete sapere la velocità verticale che corrisponde a determinati
      angoli e/o velocità orizzontali potete consultare la tabella 2.3; tabelle simili
      compaiono in qualsiasi opuscolo sulle procedure di avvicinamento
      strumentale pubblicato dal governo americano. La tabella inversa (ossia
      come trovare l’angolo date la velocità verticale ed orizzontale)
      è la tabella 2.4.
      
      
        
        
        
          
            
              | Angolo | 
                  
                    
                      |  | Velocità
                        orizzontale  [nodi] |  
                      | 
 | 60 | 75 | 90 | 105 | 120 |  
                      | 3° | 320 | 400 | 480 | 555 | 635 |  
                      | 4° | 425 | 530 | 635 | 745 | 850 |  
                      | 5° | 530 | 665 | 795 | 930 | 1065 |  
                      | 6° | 640 | 800 | 960 | 1120 | 1275 |  
                      | 7° | 745 | 935 | 1120 | 1305 | 1490 |  
                      | 8° | 855 | 1065 | 1280 | 1495 | 1710 |  | 
          
        
         
        
        Tabella 2.3: Velocita` verticale in funzione dell'angolo e della velocità orizzontale 
 
      
      
        
        
        
        
          
            
              |  | 
                  
                    
                      | 
 | Velocità
                        orizzontale  [nodi] |  
                      | 
 | 60 | 75 | 90 | 105 | 120 |  
                      | 250 | 2.4 | 1.9 | 1.6 | 1.3 | 1.2 |  
                      | 500 | 4.7 | 3.8 | 3.1 | 2.7 | 2.4 |  
                      | 750 | 7.0 | 5.6 | 4.7 | 4.0 | 3.5 |  
                      | 1000 | 9.3 | 7.5 | 6.3 | 5.4 | 4.7 |  | 
          
        
         
        
        Table 2.4: Angolo in funzione della
        Velocità verticale e dellaVelocita` orizzontale 
 
      
Il variometro, con la sua indicazione della velocità verticale, non è l’unico mezzo per determinare la
      direzione di volo. Se state volando stabilizzati su un sentoero di avvicinamento ILS (sistema di atterraggio
      strumentale) fino a che l’ago dell’indicatore di rampa di
      planata resta centrato vi troverete a scendere a un dato angolo
      (solitamente 3 gradi). E’ possibile che vi sia un VASI
      (indicatore di rampa avvicinamento a vista) o altri indicatori di rampa
      di avvicinamento su cui possiate fare affidamento. Come sempre è meglio utilizzare
      riferimenti esterni piuttosto che gli strumenti.
      
      Forse il modo migliore per stabilire l’angolo di discesa è
      utilizzare la "regola del pollice" come discusso in sezione 12.3. Questo vi solleva dal
      dover affidarsi continuamente agli strumenti.
      
      Se controllate la direzione di volo con uno dei modi sopra discussi e
      controllate anche l’assetto con uno dei modi discussi altrove in questo
      capitolo, allora state controllando anche l’angolo
      d’incidenza.
      
      In effetti, vi è un altro elemento da considerare: il vento. Tre dei metodi appena discussi (VASI, indicatore
      elettronico di rampa e "regola del pollice") vi permettono di determinare la
      direzione di volo rispetto al terreno, ma l’angolo
      d’incidenza dipende dalla vostra direzione di volo
      nell’aria. In presenza di vento, le due cose non sono
      esattamente uguali. Si discuterà di questo nella sezione 12.4.3.
      
Il metodo che permette di determinare la direzione di volo in base alla
      velocità verticale (usando il variometro) fornisce una risposta corretta anche in presenza
      di vento (purché non vi siano rilevanti correnti ascendenti o
      discendenti).
      
      I riferimenti esterni devono essere il vostro strumento principale per
      determinare l’angolo d’incidenza. Dovreste controllate spesso
      l’anemometro per accertarvi di avere l’angolo
      d’incidenza corretto (come discusso in sezione 2.12) ed utilizzare i riferimenti esterni per mantenete
      l’angolo d’incidenza.
      
      Suggerimento: un’occhiata ogni 10 agli strumenti,
      nove occhiate ogni 10 ai riferimenti esterni.
      
      
      
2.12   La velocità
      rispetto all’aria è legata all’angolo d’incidenza
      
      
      
2.12.1   Legame tra Velocità rispetto
      all’aria e Coefficiente di Portanza
      Finora, nel corso del capitolo, ho affermato che i numeri critici
      relativamente alle prestazioni, solitamente indicati in termini di
      velocità rispetto all’aria, quali VY, sono in realtà raccomandazioni circa gli
      angoli d’incidenza.
      
      
        - Vi ho detto che la ruota del trim controlla in realtà
          l’angolo d’incidenza e che con buona approssimazione controlla anche la velocità rispetto
          all’aria. 
- Vi ho detto che l’anemometro mi ha salvato il fondoschiema
          quando ho avuto problemi di angolo d’incidenza a Leadville.
        
Quindi ora, forse, starete sospettando che ci sia una relazione tra
      angolo d’incidenza e velocità rispetto all’aria. Giusto!
      Lo scopo di questo capitolo è di dirvi perchè si può usare
      l’anemometro per controllare l’angolo d’incidenza,
      quando dovete correggere le letture e quando invece non dovete fidarvi per niente.
      
      La logica del ragionamento è la seguente: la quantità di
      portanza prodotta dall’ala dipende dall’angolo
      d’incidenza e dalla velocità calibrata (velocita` effettiva dell'aria "contro" l'aeroplano). E’ possibile
      combinare il tutto per ottenere una semplice relazione tra velocità
      rispetto all’aria e l’angolo d’incidenza
      (supponendo che la portanza sia, come in genere è, nota). La formula
      base è: 
      
      portanza = ½ ρ
V2 ×
      coefficiente di portanza × area
                   (
2.1)
      
      Non è necessario cacolare ½ ρV2 perche` l'anemometro lo fa per voi.
      Potreste aver pensato che l'anemometro (indicatore di velocità rispetto
      all’aria) misuri idealmente la velocità vera rispetto
      all’aria ( semplicemente la velocità dell’aria
      relativamente al velivolo, quella chiamata V in tutte le
      formule). Invece l’anemometro non prova nemmeno a misurare o
      stimare V (ossia la radice quadrata di V2); invece, tenta di misurare qualcosa chiamato
      velocità calibrata (CAS),che è proporzionale alla radice
      quadrata di ½ ρV2. Notare
      il fattore ρ nella formula della CAS.15 Già che ne stiamo
      parlando, la velocità indicata (IAS) si riferisce a qualsiasi
      lettura dia lo strumento. E’ equivalente alla velocità calibrata
      con l’aggiunta di ogni errore dovuto allo strumento.
      Presupponendo che il vostro strumento non sia totalmente fuori
      taratura, le formule applicabili alla CAS si possono applicare anche
      alla IAS in modo sufficientemente esatto per i nostri scopi.16
      
      In volo, la portanza è quasi sempre uguale al peso moltiplicato per il
      fattore di carico.17 Presumibilmente il peso cambia molto lentamente (consumo carburante). Quindi possiamo riorganizzare l’equazione della portanza
      nel seguente modo: 
      
      coefficiente di portanza = (peso × fattore di carico) / ( ½
      ρ
V2 × area)
                   (
2.2)
      
      
       Figura 2.13
      Figura 2.13: Relazione tra Velocità rispetto
      all'aria e Coefficiente di Portanza 
 
      
      Tre dei numeri-V critici sono segnati in figura 2.13; ciascuno corrisponde ad un
      particolare coefficiente di portanza.
      
      
      
2.12.2  
      Relazione tra Coefficiente di Portanza ed Angolo
      d’Incidenza
      Consideriamo ora un fatto nuovo: il coefficiente di portanza è una
      funzione dell’angolo d’incidenza. Questa relazione è
      illustrata in figura 2.14. Notare che
      per angoli d’incidenza piccoli, il coefficiente di portanza è
      sostanzialmente proporzionale all’angolo d’incidenza.
      L’angolo d’incidenza che dà il massimo coefficiente di
      portanza è chiamato “angolo d’incidenza critico”
      ed è evidenziato sulla figura.
ATTENZIONE: Figura errata; sostutuire "Attacco" con "Incidenza"
      
      
       Figura 2.14
      Figura 2.14: Coefficiente di portanza
      rispetto all’angolo d’incidenza 
 
      
ATTENZIONE: Figura errata; sostutuire "Attacco" con "Incidenza"
      
       Figura 2.15
      Figura 2.15: La velocità rispetto
      all’aria è in relazione all’angolo d’incidenza
      
 
      
      Combinando questo con ciò che sappiamo possiamo allora stabilire la
      relazione tra l’angolo d’incidenza e la velocità
      indicata. Combiniamo figura 2.13 con
      figura 2.14,come fatto in figura 2.15. Vediamo che ad un
      particolare valore di V, come VNE, corrisponde un particolare coefficiente di
      portanza che, a sua volta, corrisponde ad un certo angolo
      d’incidenza. Lo stesso si può dire della maggior parte dei
      valori di V, come VY. La
      cosa funziona anche alla rovescia: ogni angolo d’incidenza
      corrisponde ad una particolare velocità (supponendo di conoscere la
      portanza prodotta).
      
      Possiamo quindi concludere che l’anemometro è un buon indicatore
      di angolo d’incidenza. A meno di un’eccezione
      importante.
      
      Eccovi l’eccezione: esistono una serie di angoli di incidenza
      vicini all'angolo critico che producono tutti quasi lo stesso coefficente di
      portanza (ciò in quanto la curva del coefficente di portanza rispetto
      all'angolo di incidena è quasi piatta, in alto). Tutti i valori del
      coefficente di portanza in questo intervallo corrispondono all'incirca
      alla stessa velocità — detta VS, velocità di stallo.
      
      Lo stallo è un regime di volo molto critico. Si tratta di un regime in
      cui sarebbe opportuno avere un indicatore che indichi in maniera
      accurata l'angolo di incidenza; per di piu` lo stallo è l'unico
      regime nel quale l'anemometro non è in grado di fornire alcuna
      indicazione utle.
      
      Occorrerebbe atterrare al massimo angolo di attacco: per fare cio è
      necessario percepire l'angolo di attacco usando i suggerimenti visivi
      esterni, come descritto nella sezione precedente. Durante la flare,
      l'anemometro non è in grado di fornire dati veramente necessari. Una
      volta chiesi a un comandante di un aereo di linea a quale velocità il
      suo aereo toccasse il suolo; mi rispose "Non so, non ho mai guardato.
      Ho sempre avuto un mucchio di cose più importanti da controllare". Fu la
      risposta onesta di un bravo pilota.
      
      
      
2.12.3   Correggere per
      densità ridotta
In tutti i regimi di volo ad eccezione dello stallo, compreso
l'avvicinamento finale per l'atterraggio, l'anemometro fornisce molte
informazioni quantitative riguardo all'angolo di attacco. Ora parleremo
di alcune correzioni che possono essere necessarie.
      
      L'anemometro è in pratica un indicatore di pressione: la pressione che
      fa muovere l'ago dell'anemometro è la stessa pressione dinamica che
      sorregge le ali in accordo con la formula della portanza (equazione 2.1). Conoscere la pressione
      che sorregge le ali è più importante che conoscere la velocità
      reale.
      
      L'anemometro paradossalmente fa una cosa utile nel non indicare la
      velocità in se e per se. Ad esempio, durante l'avvicinamento
      finale è necessario mantenere la giusta velocità indicata. Operando a quote e temperature per cui la Density Altitude
e` alta (temperatura elevata, aeroporti in quota, ecc.) la velocita`
vera di movimento dell'aereo rispetto all'aria sara` maggiore di quella
indicata IAS (o calibrata CAS) mostrata dall'anemometro. Ricordate che
la velocità calibrata CAS è il fattore che sostiene le
ali.
      
      In altre parole: non correggete VX, VY,
      VS, o la velocità di
      avvicinamento (1.3 VS0)
per variazioni della densità dell'aria. Fidatevi della
velocità calibrata (in molti casi circa coincidente con la
velocita` indicata).
      
      La velocità vera che corrisponde a questa velocità calibrata sara
      maggiore, in misura di circa il 2% per ogni 1000 piedi di density altitude
(density altitude = altitudine in aria standard che avrebbe
caratteristiche corrispondenti a quelle della situazione reale) . Anche
la velocità al suolo sarà maggiore.
      
      Atterrando in un aereoporto in quota (density altitude alta), una maggiore velocità al suolo
      significa che sarà necessaria una pista più lunga di circa il 4% per
      ogni mille piedi di quota. Controllate le carte aereonautiche nel
      vostro POH.
      
Il decollo da aereoporti in quota e` addirittura peggio
dell'atterraggio, in quanto il motore (a meno che non sia
turbocompresso) produrrà una minore potenza (ed anche l'elica
lavora in condizioni peggiori): è opportuno utilizzare un
generoso fattore di sicurezza poichè la maggior parte dei
manuali di volo sono disgraziatamente eccessivamente ottimistici. Prima
di recarvi in un aereporto in quota è necessario che pianificate
non solo l'atterraggio ma anche il successivo decollo per evitare di
trovarvi in un aereoporto dal quale non potrete più ripartire.
      
      
      
2..12.4   Correggere per carico ridotto
      Finora abbiamo assunto che il peso fosse pari ad un certo valore
      standard. Rilassiamo ora quasto vincolo, e vediamo cosa succede.
      
      Come detto in sezione 7.5.7,
      è facile immaginare di volare su un Cherokee Six alla metà del suo
      massimo peso legale.
      
      Il problema è che il Manuale Operativo per il Pilota dell'aereo
      specifica tutte le informazioni sugli angoli di incidenza critici in
      termini di velocità - velocità definita per una configurazione a peso
      massimo. Sappiamo che l'aereo stalla ad un certo angolo di incidenza,
      non ad una certa velocità, o simili.
      
      In generale, se si tiene costante l'angolo di incidenza e diminuisce il
      peso dell'aereo del 10%, la velocità necessaria per sostenere quel peso
      diminuisce del 5%. Questo per via del fatto che la portanza varia con
      la radice quadrata della velocità nell'equazione 2.1; la radice quadrata di
      0.90 è 0.95, e la radice quadrata di 1.10 è 1.05. Per variazione di
      peso veramente importanti il mutamento di velocità è ancora maggiore;
      la radice quadrata di 0.5 non è 0.75, ma 0.707 (meta` peso > 30% di velocita` in meno).
      
      In avvicinamento con peso ridotto la velocità e la velocità di massima
      efficienza devono essere ridotte sotto il loro valore a peso standard,
      del manuale, secondo la radice quadrata del peso. I valori della
      VX e VY vanno ridotti approssimativamente dello stesso
      fattore. Anche la velocità di manovra va ridotta, sebbene per ragioni diverse, come discusso in sezione 2.13.2.
      
      
      
        
          
            | 
                
                  
                    | La variazione percentuale della
                      velocità è metà della variazione percentuale del peso.
 |  | 
        
      
       
      
      Dal momento che la velocità di crocera dipende principalmente dalla
      potenza e dalla resistenza indotta, dipende molto poco dall'angolo di
      incidenza. Ciò significa che non diminuisce, diminuendo il
      peso; la situazione è rappersentata in figura 7.13 in sezione 7.5.7. Inoltre, in un
      aereo a più motori, VMC può
      dipendere o meno dai requisiti sulla portanza, per cui la cosa più
      sicura è non ridurla.
      
      
      
2.12.5   Correzioni
      per incremento di portanza
      C'è una situazione veramente comune in cui mantenere un certo angolo di
      incidenza richiede volare a velocità superiori ai valori
      V dati dal manuale.
      
      In una virata stretta, alle ali è richiesto di produrre portanza
      sufficiente non solo per sostenere il peso dell'aereo, ma anche per
      "spingerlo dietro l'angolo". Con un'inclinazione di 60 gradi, la
      richiesta di portanza è raddoppiata. Diciamo che siamo in presenza di
      un fattore di carico pari a 2.0. La velocità necessaria per produrre
      quella portanza ad un dato angolo di incidenza è aumentata di un
      fattore di √2, pari a 1.41.
      
Volendo usare l'anemometro come sorgente di informazioni sull'angolo di
incidenza, bisogna tenerne conto. Volando a velocità vicine alle
minime comprese in arco verde, in una virata stretta, l'aereo
stallerà. Ad esempio, se l'aereo stalla a 60 nodi, in un volo
non accellerato, stallerà a 85 nodi in una virata inclinata di
60 gradi (visto che 60 × 1.41 = 85).
      
      Inoltre, bisogna ricordare che l'aereo è trimmato per un certo angolo
      di incidenza, e tende a mantenere quell'angolo di incidenza. Se volare in
      crociera con l'aereo trimmato per 120 nodi in volo rettilineo livellato, e
      l'aereo entra in una virata con inclinazione di 60 gradi, accellererà
      fino a 169 nodi (120 per la radice quadrata di 2) per mantenere gli
      stessi requisiti di portanza, allo stesso angolo di incidenza. La
      situazione è descritta con maggiore dettaglio in sezione 6.2.
      
      
      
2.12.6   Fate i calcoli
      con la velocità calibrata e non con la velocità indicata
      In molti aereoplani si può dire che una buona velocità rispetto
      all'aria nell'avvicinamento finale è 1,3 volte la velocità di stallo.18
      
      Applicando questa regola, è necessaria una piccola sofisticazione, o
      potreste avere guai. In particolare, non basta guardare solo la
      velocità di stallo sull'anemometro, moltiplicarla per 1,3 e tentare i
      usarla come velocità indicata in finale.
      
      L'unico modo sicuro per calcolare la velocità di avvicinamento è di
      moltiplicare la velocità di stallo calibrata per 1,3 e solo
      allora convertire il risultato in velocità indicata. Cioè, conoscendo
      la velocità di stallo indicata, la procedura corretta è:
      
      
- a)
- convertire la velocità indicata in velocità calibrata, usando
            le tabelle di conversione trovate nel manuale operativo del
            pilota; 
- b)
- moltiplicare la velocità calibrata per 1,3; e 
- c)
- riconvertire questa velocità di avvicinamento calibrata in
            velocità indicata, disponibile dall'anemometro. 
Tabella 2.5 mostra un
      esempio che confronta i calcoli giusti e sbagliati.
      
      
        
        
        
          
            
              | 
 | CAS | IAS | 
                  
                    
                      | velocità |  
                      | avvicinamento |  
                      | sicura? |  | 
            
              | stallo | 50 | 43 |  | 
            
              | 1.3 × indicata stallo | 58 | 56 | no | 
            
              | 1.3 × calibrata stallo | 65 | 65 | si | 
          
        
         
        
        Tabella 2.5: Velocità di
        avvicinamento indicata e calibrata 
 
      
      L'origine del problema è questa: è possibile posizionare il tubo di
      Pitot e la presa statica in modo che la IAS è alcuni nodi
      maggiore della CAS a velocità di crociera, ed alcuni nodi
      inferiore alla CAS vicino allo stallo. I produttori lo fanno
      abitualmente, presumibilmente nella speranza di dare la sensazione che
      l'aereo abbia prestazioni migliori.
      
      Questi errori non sarebbero tanto preoccupanti se la IAS fosse
      semplicemente proporzionale alla CAS. La costante di proporzonalità
      verrebbe elisa dai conti, e si potrebbe saltare i passi (a) e (c).
      Ahimè, in molti aerei gli errori sono altamente non lineari. Le
      velocità indicate sono troppo inferiori, nella parte bassa della scala.
      Moltiplicando un numero così basso per 1.3, si si ottiene un numero
      ancora una volta troppo basso, ma cade in un range in cui lo strumento
      è più accurato, per cui si finisce con una velocità reale
      pericolosamente bassa.
      
      Vi chiderete di altri calcoli, come le correzioni per pesi non
      standard. Tali calcoli vanno ancora fatti usando le velocità calibrate?
      Ahimè, la risposta non è scontata al 100%.Bisogna vedere se ritenete
      che gli errori dipendono dalla stessa velocità anemometrica o
      dall'angolo di incidenza. 
      
        - Nel caso, peraltro improbabile, che l'errore risieda proprio
          nello strumento, sarebbe meglio convertire a CAS, moltiplicare, e
          riconvertire a IAS.
- Più spesso, l'anemometro di per sè è uno strumento di misurazione
          della pressione molto accurato ma il Pitot e la presa statica sono
          posizionati in maniera tale da rilevare pressioni falsate ad angoli
          di incidenza elevati. In tal caso è necessario calcolare la
          correzione dovuta al peso usando direttamente la velocità indicata.
          Ovvero, se vi trovate al 64% del peso standard, la velocità
          indicata dovrebbe essere l'80% della velocità indicata standard. Il
          punto è che si vuole volare con il corretto angolo di incidenza. Se
          gli errori dipendono solamente dall'angolo di incidenza, escono da
          queste considerazioni. 
Potreste misurare il comportamente del vostro aereo come segue: volate a peso massimo ed a quota
      di sicurezza, rallentate progressivamente ed osservate la velocità indicata in cui si comincia a
      sentire l'avvisatore di stallo. Fatelo sia in configurazione pulita
      (senza flap)19 che in configurazione di atterraggio.
      Ripetete quindi la misura al minimo peso possibile. A questo punto
      saprete con sicurezza in che maniera la velocità indicata varia al
      variare del peso, ad un particolare angolo di incidenza.
      
      
      
2.12.7  
      Correzione dovuta alla scivolata
E' facile trovarsi in situazioni in cui la velocità indicata
è molto inaccurata. In alcuni aeroplani la presa per la misura
della pressione statica è situata su un solo lato della
fusoliera, e durante una scivolata quel punto è soggetto a
pressioni dinamiche, oltre alla pressione statica.20
      
      In tali casi è necessario ricordare che l'angolo di incidenza è
      veramente importante. Volendo, si può usare l'anemometro prima
      della scivolata, per aiutarsi a definire quale angolo di incidenza sia
      necessario, ma durante la scivolata bisogna mantenere
      quell'angolo di incidenza solo osservando gli angoli stessi (assetto e
      direzione del volo). Vedere sezione 11.2 per ulteriori
      dettagli.
      
      
      
2.12.8   Resistenza e rapporto Portanza-Resistenza
      Torniamo allo scenario dell'aereo in volo a metà del peso standard, e
      chiediamoci: (a) quale è la migliore velocità di planata e (b) quanto
      bene planerà a quella velocità.
      
      Per rispondere a queste domande bisogna pensare a resistenza e
      portanza. (Sezione 2.12.4
      imperniata su argomenti come VS
      e VA che dipendono dalla
      portanza totale, non dal rapporto portanza/resistenza.) Fortunatamente,
      la risposta e` "uguale". Questo perchè la formula della
      resistenza, 
      
      resistenza = ½ ρ
V2 ×
      coefficiente di resistenza × area
                   (
2.3)
      portanza = ½ ρ
V2 ×
      coefficiente di portanza × area
                   (
2.4)
      
      Volendo planare da un punto A a un punto B in assenza di
      vento, 21 la cosa principale da prendere in
      considerazione è l'efficienza (rapporto tra Portanza e Resistenza). Ad esempio, se il vostro aereo ha
      un'efficienza di 10 a 1, si può planare ad un punto che si trova a 1/10
      di radiante (i.e. 6 gradi) sotto l'orizzonte.
      
      L'efficienza massima si ottiene ad un certo angolo di incidenza. Per
      sostenere il peso dell'aereo bisognerà volare ad una velocità
      proporzionale alla radice quadrata del peso, per le ragioni date in sezione 2.12.4.
      
      L'aereo poco carico in planata avrà lo stesso angolo di discesa, la
      stessa direzione del volo, lo stesso raggio di planata, come indicato
      in figura 2.16. L'unica
      differenza è che avrà un rateo di discesa inferiore ed una minore
      velocità di avanzamento; questo è indicato nella figura dai cronometri
      che rappresentano quanto ci vuole all'aereo per raggiungere un certo
      punto.
      
      
      
      La morale della storia è che se state volando su un aereo poco carico,
      dovreste volarlo "a numeri" (seguendo i parametri di volo), tipicamente in base all'angolo di
      incidenza. I numeri critici per la velocità (velocità di salita,
      velocità di avvicinamento, velocità di stallo ecc.) vengono tutti
      ridotti in base alla percentuale di metà della variazione di peso.
      Cioè, se siete del 10% più leggeri, riducete le velocità riportata sul manuale del
      5%.
      
      C'è solo una ben nota eccezione alla regola empirica che dice che le
      velocità caratteristiche diminuiscono al diminuire del peso. Cioè che la
      velocità di crociera in effetti aumenta al diminuire del peso. Non si
      tratta di un'eccezione alla regola (vera) che le velocità devono
      variare con il peso ad un certo angolo di incidenza, perchè la
      velocità di crociera non è legata ad un particolare angolo di
      incidenza. Se l'aereo è poco carico, si può volare in crociera ad un
      angolo di incidenza minore ed ad una maggiore velocità, visto che le
      ali devono lavorare di meno per sostenere il peso dell'aereo.
      
      
      
2.13   Non
      tutto dipende dall'angolo di incidenza 
      Alcuni dei numeri di prestazioni critiche dipendono dall'angolo di
      incidenza; altri no. E' utile distinguerli, per sapere quali cambiano
      al variare del peso dell'aereo e quali no.
      
      
      
2.13.1   Limiti
      espliciti di velocità
      C'è una velocità normale operativa, VNO (normal operation). Questa è indicata dal limite superiore
      dell'arco verde dell'anemometro. Non bisogna superare questa velocità
      se non in aria calma, e comunque solo con precauzione. Qui l'idea è che non si
      vuole rompere l'ala. Esiste un massimo coefficiente di portanza, la
      portanza come forza, dipende da questo coefficiente, moltiplicato per
      il quadrato della velocità calibrata. Limitando la velocità, si limita
      la forza massima che l'ala può produrre. Questo è ciò che tipicamente
      determina VNO.
      
      C'è anche una velocità da non superare mai, VNE
(never exceed). Questa viene indicata dall'estremo superiore dell'arco
giallo, e dalla linea rossa sull'anemometro. Come il nome stesso
suggerisce, non bisogna mai superare questa velocità, per
nessuna ragione. Il limite dipende da molti fattori, tra cui la forza
di resistenza sulle strutture principali (ali, coda, carrello, ecc.);
resistenza su apparati secondari (antenne, carenature, ecc.);
instabilità delle strutture e dei sistemi di controllo dovuti a
vibrazioni; ed altre complicazioni spiacevoli.
      
      
      
2.13.2   Velocità di
      manovra
      Volando in moderata o seria turbolenza, bisogna mantenere la velocità
      sotto la velocità di manovra, VA. Analogamente, è opportuno evitare ampie ed
      improvvise manovre sulle superfici di controllo, a meno di non volare
      a velocita` inferiori a VA. L'idea che sta dietro
      VA è che si vuole che le ali
      stallino prima che qualcosa si rompa. Potete pensare che lo
      stallo sia una cosa negativa, ma ricordate che è
      molto più facile uscire da uno stallo che uscire da un aereo rotto.
      
      
      
        
          
            | 
                
                  
                    | Velocità di manovra significa che
                      l'ala dovrebbe stallare prima di produrre abbastanza G da rompere una
                      qualsiasi parte dell'aereo.
 |  | 
        
      
       
      
      Dicamo dovrebbe stallare, non è garantito che stalli, perchè
      la definizione formale di VA
      prende in considerazione solo certi tipi di uso delle superfici di
      controllo e solo certi tipi di turbolenze (tipicamente ascendenze e
      discendenze). Nella vita reale, è opportuno considerare altre
      possibilità. Ad esempio, volando a VA ed incontrando un forte wind shear orizzontale
      si possono verificare forze grandi a piacere. Per questa e diverse
      altre ragioni, il valore esatto di VA non dovrebbe essere preso troppo alla lettera.
      Tuttavia, l'idea in se` di VA ha
      senso: se osservate o prevedete una situazione che impone grandi
      valori di G sull'aereo, dovreste rallentare e/o imporvi di manovrare
      più delicatamente.
      
      Diversamente da VNO, la
      velocità di manovra varia secondo la radice quadrata della massa
      dell'aereo. La ragione è un po' complessa. Il trucco sta nel fatto
      che VA non è un limite di
      forza, ma un piuttosto un limite di accelerazione. Quando i
      produttori determinano il limite per VA, non si preoccupano della rottura dell'ala, ma
      della rottura di altre importanti parti dell'aereoplano, come
      i supporti del motore. Questi oggetti non sono direttamente influenzati
      da quanta forza l'ala stia effettivamente producendo; ma piuttosto
      dall'accelerazione che stanno subendo.
      
      Aumentando la massa dell'aereo, si diminuisce l'accelerazione
      risultante dall'insieme delle forze applicate. (Naturalmente,
      aumentando la massa del carico aumenta lo sforzo sul pavimento del vano di carico, ma
      diminuisce lo sforzo sui componenti non coinvolti, come i supporti del
      motore, perchè l'accelerazione è minore).
      
      Questo significa che bisogna mettere VA assieme a VS e VY
      ecc. nella lista delle velocità critiche che variano in proporzione
      alla radice quadrata della massa dell'aereo. Comunque,
      VA dipende dalla massa
      reale dell'aereo, non dal peso, per cui contrariamente alle altre,
      non aumenta con il fattore di carico.
      
      Per illustrare questo punto, consideriamo cosa accade quando un aereo è
      in virata stretta. Rispetto ad un volo non accellerato:
      
      
        - La velocità di stallo aumenta (poichè l'angolo di incidenza allo
          stallo rimane lo stesso) e 
- la velocità di massima efficienza aumenta (poichè l'angolo di
          incidenza ottimale rimane lo stesso), ma 
- la velocità di manova rimane la stessa (visto che non dipende
          direttamente dall'angolo di incidenza). 
Infine, bisogna osservare che ci sono due concetti diversi che, in
      senso lato, sono chiamati velocità di manovra.
      
      
        - La velocità di manovra di progetto, che possiamo
          denotare con VA(D), è
          principalmente interessante per i progettisti di aerei, non per i
          piloti. Il progettista deve scegliere un valore per
          VA(D) e costruire un aereo
          abbastanza robusto da sopportare determinate manovre impegnative a
          quella velocità. Valori superiori di VA(D) promuovono la sicurezza, forzando il
          progettista ad una maggiore robustezza.
- La limitazione alla velocità di manovra, che possiamo
          denotare con VA(L), è interesante per il pilota. Si tratta di un limite operativo.
          Compare su una tabella in cabina. Valori minori di
          VA(L) promuovono la
          sicurezza, limitando certe manovre ad una velocità minore e meno
          impegnativa per le strutture. 
Questo libro è orientato ai piloti, non ai progettisti, per cui usando
      VA vogliamo sempre intendere
      VA(L). Bisogna però fare
      attenzone, leggendo le FAR e altri libri perchè a volte usano lo stesso
      simbolo per indicare due cose diverse, e cio` può portare a
      confusione.
      
      
      
2.13.3   Panoramica sui numeri che rappresentano limiti e prestazioni
      Ci sono quattro classi principali di numeri:
      
        - I limiti inferiori delle velocità, e la
maggior parte dei valori "ottimali" (compresi stallo, miglior tasso di
salita, massima efficienza, massima autonomia, avvicinamento normale,
avvicinamento su piste corte, ecc.) riguardano, con eccellente
approssimazione, uno specifico angolo di incidenza. La velocità
corrispondente varia in proporzione alla radice quadrata del peso. (In
seconda approssimazione, ciascuno di questi angoli di incidenza
varierà leggermente a causa del flusso dell'elica sulle ali,
dell'efficienza dell'elica stessa, ed altri fattori che dipendono da
velocità e potenza). 
- I limiti superiori della velocità (compresi la VNE, la VNO, il limite operativo del carrello ecc.)
          sono, a tutti i fini pratici, dalle velocità indicate definite.
        
- Il limite di manovra non è esattamente una velocità definita,
          (visto che la velocità limite varia con la radice quadrata della
          massa) ma non è nemmeno esattamente un angolo di incidenza
          specifico (visto che VA non
          dipende dal fattore di carico, in una virata stretta).
- La velocità massima e la velocità di corciera dipendono dal peso
          e dalla potenza del motore, come analizzato nella sezione 7.6.5. Dipendono
          anche dalla quota (altitudine di densita`), come analizzato nella sezione 7.5.4. Il miglior
          angolo di salita dipende da peso, potenza e vento, come discusso in
          sezione 7.5.3.
2.14   Angolo di
      incidenza relativo ed assoluto 
      Si può saltare questo capitolo, a meno che si voglia confrontare questo
      libro con un altro libro che usa una definizione diversa dell'angolo di
      incidenza.
      
      Come detto a proposito di figura
      2.1, siamo liberi di scegliere come la bacchetta di riferimento per
      l'angolo di incidenza sia allineata rispetto al resto dell'ala. In
      questo libro, è stato scelto di allinearla in modo tale da far
      corrispondere un angolo di incidenza nullo ad un coefficiente di
      portanza nullo. Secondo la terminologia standard, l'angolo misurato
      secondo la direzine di portanza nulla viene detto l'angolo di incidenza
      relativo.
      
      Alcuni altri testi preferiscono allineare il riferimento con la corda
      alare 22. Secondo la terminologia standard,
      l'angolo misurato relativamente alla corda alare viene detto angolo di
      incidenzaassoluto.
      
      Tentando di confrontare i testi, c'è possibilità di confusione, visto
      che questo libro usa "angolo di incidenza" come sinonimo di angolo di
      incidenza relativo, mentre altri libri usano lo stesso termine come sinonimo
      di angolo di incidenza assoluto. Può essere opportuno, confrontando i
      testi, rinunciare ai sinonimi ed usare il termine esplicito. In
      particolare: 
      
      
        
          
            | 
                
                  
                    | angolo di incidenza
                      reativo | = | angolo di incidenza
                      assoluto + k |  
                    | angolo di incidenza
                      assoluto | = | angolo di incidenza
                      reativo - k |  | (2.5) | 
        
      
       
      dove -k è l'intersezione con l'asse delle ascisse del grafico
      dei coefficienti di portanza in funzione dell'angolo di incidenza
      assoluto, tracciato usando qualsiasi riferimento l'altro testo stia
      usando per definire l'angolo di incidenza assoluto. L'intersezione con
      l'asse delle ascisse è sempre zero, in questo libro.
      
      Notare che il termine "assoluto" piuttosto "relativo" non significa
      niente. Nessuno dei due valori e` più assoluto o più relativo dell'altro.
      
      Notate anche che non ci sono solamente due possibiltà; la scelta del
      sistema di riferimento è arbitraria. E' perfettamente corretto misurare
      angoli relativi alla superficie inferiore dell'ala, o rispetto all'asse
      longitudinale della fusoliera, o qualsiasi altro riferimento si voglia
      segliere, pur di mantenersi coerenti con la scelta fatta.
      
Usare la corda alare come riferimento e` corretto se si parla
      solamente di una sezione di un'ala semplice. D'altra
      parte:
      
        - Nella maggior parte degli aerei, la corda all'estremità dell'ala
          punta in una direzione completamente diversa dalla corda alla
          radice dell'ala (per effetto dello svergolamento). Quale andrabbe scelta come riferimento? 
- Quando si estendono i flap, ovviamente la linea della corda
          cambia. (Vedere sezione
          5.4.3 per dettagli su questo). La maggior parte dei testi che
          scelgono di misurare l'angolo di incidenza relativamente alla corda
          cadono in errore quando i flap vengon estesi, e continuano a
          misurare gli angoli relativamente a dove la corda dell'ala senza
          flap avrebbe dovuto trovarsi. Anche questo dimostra che la corda
          alare non è l'unico riferimento e nemmeno il migliore, per misurare
          l'angolo di incidenza. 
La semplice regola "assetto più calettamento uguale angolo di rampa più
      angolo di incidenza" (figura 2.2) è
      sempre tecnicamente valida (perchè l'arbitrarietà dell'angolo di
      incidenza si compensa con la corrispondente arbitrarietà dell'angolo di calettamento). Ma se si
      vuole che la regola sia anche utile in situazioni in cui
      cambia la configurazione dei flap, bisogna scegliere l'angolo di incidenza relativo o qualcosa di molto simile; altrimenti, non si
      riesce a sapere quale angolo di incidenza produce una certa portanza.
      
      
      
2.15  
      Sommario
     
        
 
- Usare il trim per gestire l'angolo di incidenza!
- Il movimento di tirare/spingere della cloche è un'estensione
          della rotella del trim, comodo per modificare l'angolo di incidenza. 
- Volate con mano leggera, in modo da rendervi conto se state
          spingendo l'aereo fuori dalla velocità trimmata. 
- L'assetto non è la stessa cosa dell'angolo di incidenza. E'
          l'angolo di incidenza che conta veramente. 
- E' possibile osservare l'assetto e la direzione del volo come
          mezzi per controllare l'angolo di attacco.
- L'anemometro dà informazioni quantitative sull'angolo di incidenza
          (eccetto vicino allo stallo). 
- Se l'aereo produce una quantità di portanza non standard (peso, accelerazione), molte
          delle V critiche devono essere corrette. La modifica
          percentuale della velocità è metà della modifica percentuale del
          peso.
- 
1
- 
Il vento può influenzare quale angolo di attacco che
            fornisce il miglior angolo di salita o il miglior angolo di
            planata; vedere sezione
            7.5.6.
- 
2
- 
Modifiche nel regime del motore influenza solo leggermente
            quale angolo di attacco che fornisce il miglior angolo di salita
            o il miglior angolo di planata.
- 
3
- 
Il vento relativo viene definito come la velocità e la
            direzione dell'aria in moto relativo rispetto all'aereo. (E'
            molto, molto diverso dalla velocità del vento rispetto il
            terreno). Salvo diversa indicazione, il vento relativo si misura
            in un posto dove la massa d'aria non sia molto disturbata dal
            passaggio dell'aereoplano. Vedere sezione 2.11 per maggiori
            dettagli.
- 
4
- 
Vedere sezione
            19.6.2 per una definizione più formale.
- 
5
- 
L'effetto dei flap viene approfondito in sezione 5.5. Vedere
            anche la tabella in sezione 12.11.
- 
6
- Stiamo immaginando una giornata senza apprezzabili
            ascendenze o discendenze, in modo che il vento relativo sia
            orizzontale; altrimenti la storia si fa un po' più
          compicata.
- 
7
- correggendo la potenza quanto necessario a mantenere un
            volo livellato
- 8
- La maggior parte delle persone sono destre. In mancanza di un
            occhio fortemente dominante, se ne può scegliere uno
            arbitrariamente e chiudere l'altro.
- 
9
- 
Il significato della velocità vera (TAS) rispetto a quella
            calibrata verrà discusso in sezione
            2.12.
- 
10
- 
Non così presto, visto che nella maggior parte degli aerei
            modifiche alla manetta influenzano poco la velocità trimmata.
- 
11
- 
Forse non esattamente, perchè la velocità indicata, alla nuova
            quota di crociera può essere leggermente diversa. Apportate la
            quantità di trim che vi attendete, vedete come funziona, quindi
            trimmate via la forza rimanente sulla cloche.
- 
12
- 
Anche l'incidenza è importante, ma è raro che ci se ne debba
            preoccupare. Cambia solo cambiando la configurazione dei flap.
- 
13
- 
Stiamo fraintendendo la distinzione tra velocità orizzontale e
            velocità totale. La tabella riporta la tangente e l'arcotangente,
            basate sul vero moto orizzontale e verticale. In una virata
            veramente stretta, l'anenomentro indicherebbe il moto totale, che
            è la risultante delle componenti verticale e orizzontale. Volendo
            veramente calibrare gli angoli rispetto alla VSI e la velocità
            (totale), bisognerebbe usare i lseno e l'arcoseno. Comunque, ad
            ogni angolo ragionevolmente intermedio, la differenza è minore di
            uno o due punti percentuali. Non vale la pena di preoccuparsene.
- 
14
- 
Vedere sezione
            12.4.3, inclusa figura
            12.13, per un'analoga discussione sugli angoli relativamente
            al terreno.
- 
15
- 
La costante di proporzionalità è calcolata in modo che al
            livello del mare, in condizini standard, la velocità calibrata è
            pari alla velocità reale (TAS). Visto che si vola quasi sempre a
            quote sopra il livello del mare, la TAS sarà quasi sempre
            maggiore della velocità calibrata.
 
- 
16
- ... ma attenzione: come discusso in sezione 2.12.6, ci sono
            casi in cui è importante tenere conto della distinzione tra IAS e
            CAS.
- 
17
- 
Il fattor di carico è definito in sezione 6.2.3. Non è
            il caso di preoccuparsene, se non in manovre aggressive.
- 18
- 
Vedere sezione
            12.11.3 per approfondimenti su questo ed argomenti
            connessi.
- 
19
- 
In generale, pulito si riferisce a qualcosa con poca
            resistenza parassita. La configurazione pulita fa
            riferimento a flaps ritratti, carrello retratto (se possibile)
            ecc.
- 
20
- 
in altri aerei, la pressione statica viene misurata su un
            montante, lontano dalla fusoliera, in modo che il problema non si
            ponga.
- 21
- 
Volendo massimizzare il tempo di planata, invece della
            distanza, o volendo tener conto di venti in coda o ascendenze,
            vedere sezione 7.5.
- 
22
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La corda è la linea retta che unisce il bordo di attacco al
            bordo di uscita, come definito in figura 3.12.
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