LA VITA
DI FRANCESCO REDI
Francesco Redi
nacque ad Arezzo il 18 febbraio 1627 e morì di colpo
apoplettico a Pisa nel 1697. Era figlio di un medico che lavorava
presso il Granduca di Toscana ed aveva otto fratelli, di cui
quattro maschi e cinque femmine.
Dopo aver frequentato
le scuole gesuitiche a Firenze, nel 1647 si laureò
in Filosofia e Medicina a Pisa. Dal 1650 al '54 visse a Roma,
ospite del Cardinal Colonna, dove ebbe modo di approfondire
le proprie competenze in campo umanistico e scientifico. In
seguito si stabilì a Firenze, presso la corte dei Medici,
dove tra l'altro studiò le più importanti lingue
europee (francese, tedesco, inglese e spagnolo).
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Redi era un raffinato
cultore della letteratura e della poesia. Tra i suoi incarichi
più importanti in campo umanistico va segnalata la
sua partecipazione all'Accademia della Crusca, dove iniziò
a collaborare alla stesura del Vocabolario, ed all'Accademia
dell'Arcadia, nella quale portò la sua esperienza non
solo di letterato ma anche di ricercatore naturalista, legato
ai fatti e alle espressioni chiare e semplici. Fu inoltre
nominato Lettore di Lingua Toscana dello Studio Fiorentino.Redi
fu un gran ricercatore scientifico ed un illustre medico e
proprio in questo campo divenne famoso in tutta Europa.
Fu uno dei più importanti membri dell'accademia del
Cimento, che riuniva i discepoli di Galileo Galilei e si occupava
dello studio di fenomeni naturali. Tra i suoi studi più
importanti sono da ricordare le "Osservazioni sulle vipere",
le "Esperienze intorno alla generazione degli insetti",
le "Esperienze intorno a diverse cose naturali, e particolarmente
a quelle che ci sono state portate dalle Indie" e "Le
osservazioni intorno agli animali viventi che si trovano negli
animali viventi".
Alla morte del padre divenne Primo medico presso il Granduca
di Toscana.
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REDI
AVEVA UNA MENTALITÀ SCIENTIFICA O ERA SUPERSTIZIOSO?
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Uno dei grandi
meriti di Redi fu quello di restare sempre fedele alla realtà
ed ai fatti, sia in campo scientifico che in campo letterario.
Cercò sempre di separare il suo lavoro dalle superstizioni
e dai principi religiosi, che spesso erano in forte contrasto
con la ricerca scientifica, come dimostra la vicenda di Galileo
Galilei. Tutti i suoi studi scientifici sono basati su attività
sperimentali che lo portarono anche a rischiare in prima persona,
come quando bevve il veleno di vipera per dimostrare che risultava
mortale se veniva iniettato nel sangue, ma era innocuo se
bevuto.
Anche in campo
letterario dimostrò di avere una mentalità molto
aperta; ad esempio, nella stesura del Vocabolario della Crusca,
si mostrò favorevole all'accettazione non solo delle
parole usate dai grandi scrittori del Trecento, ma anche di
quelle usate nella lingua parlata dagli eruditi e dai cortigiani
raffinati.
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In privato, specie
negli ultimi anni della sua vita, Redi dimostrò però
di essere superstizioso come tutti gli uomini del suo tempo.
Quando la sua salute iniziò a peggiorare, non rinunciò
a credenze e pratiche magiche, come quella di farsi ungere
con oli di devozione o di ricorrere alle fettucce che avevano
toccato le ossa o la testa di San Ranieri.
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