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06 Agosto 2002
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17 Il pilotaggio dei plurimotori
- Domanda: in un bimotore sotto-potenziato, qual è il compito del secondo
motore?
Risposta: raddoppiare le possibilità di rotture motore, e portarci sul
luogo dell’incidente.
17.1 Condizioni di funzionamento normali
In condizioni di funzionamento normali, pilotare un bimotore non è tanto
diverso dal pilotare un potente, pesante e complesso monomotore. In ogni
caso, peso, potenza e complessità potrebbero essere superiori a quelli cui
siete abituati. Ad esempio:
- Tipicamente, un bimotore ha una velocità di stallo di gran lunga superiore
a quella di un monomotore nota2001. Anche le altre velocità
critiche aumentano proporzionalmente. Una conseguenza è che lo spazio richiesto
per una virata è notevolmente maggiore.
- La velocità di salita sarà notevolmente superiore. L’assetto durante
la salita sarà più cabrato rispetto ad un monomotore.
- Il range di velocità operative di un bimotore è più ampio di quello
di un monomotore. Per esempio, un Cessna 172 ha una velocità di salita di
78 nodi ed una velocità di crociera di 105 nodi (un rapporto di 1.3), mentre
un Seneca II ha una velocità di salita di 90 nodi ed una velocità di crociera
di 170 nodi (un rapporto di 1.9). Livellando dopo una salita, il Seneca
avrà bisogno di molto più tempo per accelerare alla sua velocità di crociera.
Si avrà un’accelerazione prolungata e ripetuti trimmaggi.
In questo capitolo sono trattate le procedure ed i principi del volo dei
plurimotori. Le procedure di decollo sono discusse in sezione 13.6.
17.2
Piantata motore
Questa sezione tratta ciò che accade e quali sono le azioni da attuare
in caso di piantata motore.
17.2.1
Decollo abortito: campo bilanciato e non bilanciato
Gli aerei di linea non sono autorizzati al decollo se la pista disponibile
non supera la lunghezza del campo bilanciato; ciò significa che,
in caso di piantata motore nel punto più critico del decollo, la pista deve
essere sufficientemente lunga da permettere la frenata o il decollo con il/i
motore restante.
Al contrario, ai bimotori leggeri d’aviazione generale non è richiesto
di restringere le loro operazioni agli aeroporti con lunghezza del campo bilanciato.
Supponiamo di perdere un motore durante la corsa di decollo su di una pista
più corta del campo bilanciato. In questo caso, ci sarà un periodo nel mezzo
del decollo durante il quale non è possibile né frenare né completare il
decollo con un solo motore. In tal caso, è necessario spegnere il motore
funzionante ed azionare i freni. E’ molto meglio urtare gli alberi a fine
pista quando si è "quasi" fermi, piuttosto che urtarli quando si è "quasi"
alla velocità di volo. Anche se potrà sembrare ovvio, quando si è in cabina
di pilotaggio è necessaria un’enorme forza di volontà per spegnere effettivamente
il motore funzionante. Pensateci, e promettete a voi stessi che lo farete.
Supponiamo di essere in quota ed in salita a piena potenza con entrambi
i motori. Supponiamo poi di avere una piantata motore. La prima cosa che
potremo costatare è che il rateo di salita non è dimezzato. La ragione è
semplice: come mostrato in figura 17.1, nel momento in cui un motore
è arrestato, la prestazione dell’aereo non va mediata tra la prestazione
che si ha con due motori ed il volo livellato, ma tra la prestazione che
si ha con due motori e la planata senza motori.
Figura 17.1:
Prestazione di un Bi-, Mono-, e zero-motore
Le curve di potenza mostrate grossomodo rappresentano le prestazioni di
un Piper Apache, un noto bimotore leggero da addestramento. Il punto A
corrisponde alla massima velocità di salita con entrambi i motori, 1150
piedi al minuto a 86 nodi. Il punto B corrisponde alla massima velocità
di salita con un solo motore, 160 piedi al minuto a 82 nodi. Questi numeri
corrispondono alle prestazioni a pieno carico al livello del mare in configurazione
pulita. Si può calcolare che la velocità di salita con un solo motore è pari
a meno del 15% della velocità di salita con entrambi i motori.
A quota 5000 piedi, la densità è tale che l’Apache ha velocità di salita
nulla con un solo motore. Inoltre, se i motori, le eliche e la verniciatura
dell’aereo non sono in ottimo stato, le prestazioni saranno ancora inferiori
a quelle dichiarate in precedenza.
Non dobbiamo pensare che, siccome gli aerei di linea possono salire senza
un motore, il nostro bimotore leggero possa fare altrettanto.
E’ effettivamente consentita la realizzazione e l’utilizzo di bimotori
leggeri con scarse o nulle prestazioni di salita con un solo motore. In questi
casi, la perdita di un motore a bassa quota è forse la più critica situazione
che possa accadere in aviazione generale con una certa frequenza. Come nel
caso di una parziale perdita di potenza di un monomotore, è necessario un
atterraggio forzato. Il problema nel caso di un bimotore è che, a causa della
spinta asimmetrica, è molto più facile entrare in vite rispetto al monomotore.
D’altra parte, anche se non dovessimo riuscire a salire, probabilmente
non avremo una discesa particolarmente veloce. Potremmo considerare questa
come un caso di "aliante rumoroso" analogo a quello già trattato in sezione
15.1. Se il problema dovesse insorgere a qualche migliaio
di piedi di quota, probabilmente si potrà volare qualche decina di miglia
in lenta discesa, con la possibilità di cercare un posto adatto ad un atterraggio
d’emergenza.
17.2.3
Lo "Slip String"
In genere, la condizione ottimale di volo si ha quando il flusso del vento
relativo è allineato alla fusoliera. In un plurimotore con spinta asimmetrica,
cogliere l’effettivo angolo d’imbardata potrebbe risultare particolarmente
difficile. Il sistema più diretto per ottenere l’indicazione di quale sia
l’angolo di deriva è quello di utilizzare uno slip string.
Per realizzare uno "slip string", basta attaccare con un pezzo di nastro
adesivo un filo di qualche decina di centimetri al muso dell’aereo, davanti
al parabrezza in posizione ben visibile.
Tipicamente, la fusoliera accelera il flusso d’aria lateralmente più che
longitudinalmente. Ciò accresce la sensibilità dello "slip string", che
quindi mostrerà un angolo di deviazione superiore a quello di imbardata
reale.
Anche con un monomotore, lo "slip string" funziona sorprendentemente bene.
Questo nonostante il fatto che il flusso dell’elica diminuisca di un qualcosa
la sensibilità, e la componente elicoidale del flusso ne devi la posizione
leggermente da un lato.
Lo "slip string" è comunemente chiamato "fettuccia d’imbardata", anche
se questa fornisce un’indicazione dell’angolo di deriva, non di imbardata
(o di prua). Come discusso in sezione 19.6.3, l’angolo di deriva è l’angolo
tra la fusoliera ed il vento relativo, mentre l’angolo di imbardata è definito
rispetto ad una direzione fissa nello spazio. L’angolo di prua e la sua
velocità di variazione sono facilmente percepibili guardando fuori dal finestrino,
mentre non è facile valutare l’angolo di deriva se non utilizzando uno "slip
string". La prua è misurabile con la bussola giroscopica, la variazione
di prua con il variometro di prua oppure osservando la velocità di rotazione
della bussola giroscopica.
L’inclinometro a pallina è spesso individuato come lo strumento di misura
della deriva/scivolata, ma non è un’usanza corretta. Esso misura l’inclinazione.
Come vedremo in sezione 17.2.5, è possibile che l’aereo sia
inclinato ma non in scivolata. Anche in questo caso, non c’è un buon sistema
per determinare l’angolo di deriva, senza lo "slip string".
17.2.4
Coordinazione
Supponiamo ora di essere il volo livellato ad una quota accettabile. Supponiamo
anche di aver montato sul nostro aereo uno "slip string". A quel punto,
un motore va (sorpresa!) in avaria. Per semplificare la discussione, supponiamo
che a fermarsi sia il motore di destra nota2012. Subito noteremo la comparsa
di una deriva. Nel nostro caso, l’aereo s’imbarderà verso destra, come in
figura 17.2.
Questo perché la resistenza è distribuita all’incirca simmetricamente, mentre
la spinta non lo è più. E due forze ed un braccio creano una coppia.
Figura
17.2: Motore in avaria — Coppia dovuta alla spinta asimmetrica
Questa coppia porterà in principio ad una variazione di prua. Questo sarà
una pura imbardata; cioè sarà una variazione della prua dell’aereo, senza
un’immediata variazione della direzione in cui l’aereo sta volando. In seguito,
dopo un po’ di tempo (qualche secondo), le coppie si riequilibreranno grazie
alla naturale stabilità sull’asse di imbardata (come discusso in sezione 8.2).
Questo perché, in volo non coordinato, il flusso d’aria investendo il timone
creerà una coppia che si oppone alla spinta asimmetrica. Se siamo riusciti
a mantenere le ali livellate, saremo in una " boat turn" a destra. Lo slip
string sarà deviato a destra, indicando un flusso asimmetrico, ed indicando
la necessità di applicare pedale a sinistra.
Figura
17.3: Motore in avaria — Nessun intervento del pilota
A questo punto, potremmo (a) sedere e assistere da spettatori, come mostrato
in figura
17.3, oppure (b) applicare pedale sinistro per riallineare
lo slip string, come mostrato in figura 17.4. Dal punto di vista del controllo
direzionale, la scelta operata non ha variato significativamente le cose.
Nel caso (a) il flusso colpisce l’aereo (ed il timone) ad un certo angolo,
mentre nel caso (b) il flusso investe l’aereo con un angolo nullo, con il
timone deviato. In entrambi i casi, la forza generata dal timone è circa
la stessa. La differenza più importante è che l’aereo avrà una velocità di
salita migliore nel caso (b), perché il flusso è allineato alla fusoliera.
Figura 17.4:
Motore in avaria — Con corretto uso della pedaliera
Vediamo cosa succede nel momento in cui le coppie di imbardata tornassero
in equilibrio. Supponiamo per ora di mantenere le ali livellate. Nel caso
(a), l’aereo inizierà una virata costante verso il motore in avaria. Sarà
naturalmente una boat turn, a causa del flusso non coordinato che investe
la fusoliera, come discusso in sezione 8.10. Questa sarà una virate perfetta
"CM-turn" (come definita in sezione 8.8), cioè una variazione della direzione
del moto del baricentro; la prua seguirà la "CM-turn" in modo da mantenere
l’angolo di deriva costante.
Cosa forse più sorprendente è che anche nel caso (b), mantenendo le ali
livellate l’aereo compirà una "CM-turn" verso il motore in avaria (destra
in questo caso), anche se non rapidamente come nel caso (a). Il motivo è
che la forza del timone, necessaria per equilibrare le coppie, è una forza
non bilanciata. Questa forza provoca una variazione della direzione del moto
del baricentro. Un modo (ma non ottimale) per fermare questa virata potrebbe
essere quello di applicare ancora più pedale sinistro, che porterebbe una
scivolata ad ali livellate, come vedremo più avanti con la figura 17.5.
Adesso comunque vediamo la procedura corretta, che è quella di centrare
lo slip string e di applicare alettoni a sinistra (in questo caso) per arrestare
la virata, come mostrato in figura 17.4. Una componente a sinistra della
portanza nota2023
bilancia la forza verso destra generata dal timone. Nuovamente abbiamo una
coppia di forze con un braccio, cioè una coppia. Questa coppia generata da
portanza e timone annulla quella di spinta e resistenza inizialmente introdotta
dal motore in avaria.
Per sintetizzare: quando avviene la piantata motore, il primo effetto
della spinta asimmetrica è un’imbardata verso il motore fermo. L’aereo varierà
immediatamente la sua prua (anche se solo in seguito inizierà a modificare
la sua traiettoria di volo). Cioè si avrà un angolo di deriva. Non
azionando la pedaliera, l’angolo di deriva aumenterà fino a quando il flusso
non coordinato che investe il timone genererà una coppia per arrestare un’ulteriore
imbardata. Questo è il concetto di stabilità all’imbardata discusso in sezione 8.2.
Il risultato è che l’aereo non inizia a rotare come un Frisbee — si stabilizza
semplicemente con pochi gradi di angolo di deriva.
17.2.5 Percezioni e prime reazioni
Se un motore viene a mancare improvvisamente, l’imbardata iniziale verso
il motore fermo è considerevole. Se invece l’arresto avviene gradualmente,
l’imbardata iniziale è più difficile da percepire di quanto ci si potrebbe
attendere. E’ particolarmente difficile da avvertire se avviene in virata
— essa semplicemente prosegue un po’ più velocemente o lentamente del normale.
Anche la risultante "boat turn" (una virata effettuata senza inclinare le
ali) non è facile da percepire nota2034
Ci sono tre modi per percepire e controllare derive ed imbardate.
- Se è disponibile uno slip string, la procedura è semplice. Se lo
slip string devia verso un lato, bisogna azionare la pedaliera dal lato opposto
fino a centrarlo. Il motto è: "Pedale opposto allo string".
- Un modo meno elegante e meno preciso è quello di utilizzare l’inclinometro.
Se la pallina si sposta verso un lato, premere lo stesso lato della pedaliera.
Il motto è: "Pedale sulla pallina". Portare la pallina al centro, quindi
(per annullare la scivolata, come discusso in seguito) rilasciare il pedale
lasciando deviare la pallina di circa un terzo o metà della sua corsa originale.
- Un terzo modo (in effetti il più comune) è quello di inclinare le
ali e applicare timone per arrestare la "boat turn". Il vantaggio di questa
procedura è quello che può essere effettuata senza utilizzare alcuno strumento.
Lo svantaggio principale è che non aiuta a mantenere o recuperare il controllo
in una virata nota2045
(ci sono casi in cui si desideri virare anche con un motore in avaria). In
questo caso, livellate le ali e conclusa la virata, stabiliremo le condizioni
ottimali di scivolata nulla innalzando il motore arrestato di qualche grado
e allentando leggermente la pressione sul timone. nota2056
A questo punto, avremo azionato timone ed alettoni entrambi verso il motore
funzionante. E’ necessario azionare il timone nel caso di un motore in avaria.
Il motto è: "Pedale sul motore morto". Inoltre, conviene piegare il ginocchio
del piede non utilizzato, sollevarlo e ripetersi un paio di volte: "il motore
(destro o sinistro) è in avaria". Capiremo in seguito il motivo di tutto
questo.
Per annullare la scivolata, dovremo inclinare l’aereo leggermente verso
il motore funzionante. Il motto è: "sollevare il morto". Ciò porta un leggero
spostamento della pallina verso il motore funzionante. Questa corretta procedura
(figura 17.4)
richiede un po’ più alettoni ed un po’ meno timone di quanto sarebbe necessario
per un volo ad ali livellate, pallina al centro, rettilineo non coordinato
(figura 17.5).
Essendo lo slip string centrato, potrebbe apparire non chiaro il fatto
che la pallina dell’inclinometro non lo sia, quindi esaminiamo più a fondo
la situazione dal punto di vista aerodinamico.
La spinta asimmetrica crea una coppia lungo l’asse d’imbardata che non
può rimanere non bilanciata. L’azione del timone risolve l’equilibrio delle
coppie, ma crea una forza che andrà anch’essa bilanciata.
Supponendo di mantenere le ali livellate invece di "sollevare il morto".
La forza creata dal timone nella direzione del motore fermo sarà non bilanciata
e quindi ci sono due possibilità:
- Supponiamo che le forze laterali rimangano non bilanciate. L’aereo
inizierà a virare. Sarà una virata ad ali livellate e coordinata che chiameremo
una pseudo boat turn. A differenza della boat turn normale, il flusso attorno
alla fusoliera è coordinato ma, a differenza di una virata normale, la forza
orizzontale non è generata dalle ali.
- Supponiamo di dare un po’ più di timone, iniziando una scivolata verso
il motore fermo. La pallina è centrata, le ali sono livellate e la velocità
di virata è nulla (a prescindere dallo stato del motore, date due di queste
condizioni la terza viene di conseguenza). Le forze sono l’equilibrio perché
il flusso non coordinato agente sulla fusoliera è sufficiente a creare una
forza laterale che equilibra la forza del timone. Lo strip string è spostato
a sinistra, perché stiamo applicando troppo timone. In questa situazione,
come mostrato in figura 17.5, stiamo usando la fusoliera come
una superficie aerodinamica. Il problema è che la fusoliera ha un rapporto
portanza-resistenza molto scadente e quindi la portanza laterale viene creata
dalla fusoliera al costo di un enorme aumento della resistenza. Sarebbe
molto meglio utilizzare le ali, come discusso in precedenza, in combinazione
con la figura
17.4.
Figura 17.5:
Motore in avaria — Scivolata ad ali livellate senza virata
La tecnica migliore non è intuitiva, dato che in situazione normale il
coordinamento di una virata fa sì che la velocità di virata sia proporzionale
all’inclinazione delle ali (vedi sezione
11.5.2, per esempio). Con un motore in avaria, la coordinazione
richiede un’inclinazione delle ali anche in volo rettilineo.
L’inclinazione richiesta da un tipico aereo può essere valutata con il
seguente ragionamento: il valore del rapporto portanza-resistenza di un aereo
è tipicamente attorno a 10. In volo livellato la spinta del motore deve essere
un decimo della portanza. Il braccio tra le ali ed il timone è tipicamente
circa tre volte il braccio tra spinta e resistenza. Dato che le coppie devono
essere in equilibrio, la forza del timone (e la componente orizzontale della
portanza) deve essere pari ad un terzo della spinta del motore, quindi pari
ad un trentesimo della portanza. Possiamo concludere affermando che la componente
orizzontale della portanza è un trentesimo della portanza totale. Un trentesimo
di un radiante è pari a circa due gradi — un’inclinazione non esagerata.
Per valutare esattamente quanta inclinazione sia necessaria per mantenere
un flusso coordinato attorno alla fusoliera, è possibile utilizzare lo slip
string. Ad una quota sicura, volando con un solo motore alla VYSE, applichiamo abbastanza timone in modo che lo
slip string sia allineato. Incliniamo le ali per mantenere una traiettoria
di volo rettilinea. Proviamo a variare la forza sulla pedaliera, per trovare
la combinazione che risulti nella migliore velocità di salita.
Scopriremo che nelle condizioni di volo monomotore ottimali, la pallina
dell’inclinometro non è al centro. L’aereo è inclinato, ma ha un angolo
di scivolata nullo. Segnando la posizione della pallina dell’inclinometro,
vedremo che essa sarà fuori centro di circa metà o un terzo del suo diametro.
Potremmo usare quest’informazione per fissare con buon’approssimazione la
situazione di volo coordinato con un solo motore, in modo da poterla replicare
anche in assenza dello slip string.
La pallina dell’inclinometro misura l’inclinazione delle ali rispetto
alla direzione E-down nota2067. L’inclinometro è a volte
chiamato pallina dello slip/skid, ma è un errore nota2078
perché lo slip string (come discusso in sezione 17.2.3)
fornisce l’unica informazione diretta dell’angolo di scivolata.
Annullare la scivolata è la chiave per ottimizzare le prestazioni di salita
nota2089
. L’idea è quella di avere il flusso allineato alla fusoliera. La prestazione
ottimale non si ottiene mettendo al centro la pallina dell’inclinometro.
E’ necessario far pratica con lo slip string per imparare a combinare l’inclinazione
necessaria ad ogni quantitativo di spinta asimmetrica.
17.2.6
Controllo dell’imbardata a basse velocità
Finora abbiamo trattato le condizioni di salita (sezione 17.2.2)
e quelle di volo coordinato (sezione 17.2.4) con un motore in avaria.
Ora prenderemo in considerazione l’effetto della velocità, aspetto molto
importante.
Vediamo cosa succede se aggiungiamo alle condizioni viste in precedenza
una variazione di velocità del flusso d’aria. Supponiamo di partire
dalla velocità di crociera e di decelerare progressivamente. Anche qui,
per semplificare la discussione, supponiamo che il motore destro sia in
avaria.
La quantità di spinta asimmetrica non dipende dalla velocità, ma solo
dalla potenza del motore. Al contrario, la forza generata dal timone dipende
dal quadrato della velocità, e dall’angolo d’attacco del timone. Quindi,
man mano che si decelera sarà necessario un valore crescente di spostamento
del timone per mantenere nulla la scivolata. In questo modo, la forza laterale
generata dal timone si manterrà costante, così come l’inclinazione delle
ali (almeno per ora).Ad un certo punto, raggiungeremo il fondo corsa del
timone. La pedaliera o lo stesso timone urterà i tamponi di fine corsa e
non riusciremo a mantenere nullo l’angolo di scivolata. Supponendo di continuare
a decelerare, inizierà una scivolata. Di conseguenza, il flusso investirà
il timone di coda ad un certo angolo, che si andrà a sommare all’angolo di
fondo corsa già imposto con la pedaliera. Quindi l’angolo di scivolata contribuirà
ad incrementare la portanza laterale generata dal timone, in modo da supplire
la mancanza di velocità del flusso. In aggiunta al flusso che investe il
timone di coda, adesso si ha che il flusso non coordinato investe la fusoliera.
Facciamo affidamento sul timone per produrre almeno il 100% della coppia
necessaria a contrastare la spinta asimmetrica. L’aria che investe la fusoliera
crea un piccolo ed inutile contributo al bilancio delle coppie, ma contribuisce
in maniera più significativa al bilancio delle forze laterali, generando
una boat turn indesiderata. Questa boat turn si somma alla pseudo boat turn
generata dal timone, e quindi sarà necessario incrementare ulteriormente
l’inclinazione delle ali per mantenere la traiettoria del volo rettilinea.
Ovviamente c’è un limite a questo processo. Continuando ad aumentare l’angolo
d’attacco del timone di coda, ad un certo punto si arriverà al suo stallo.
Quindi, mentre l’intensità della forza asimmetrica non dipende dalla velocità,
il valore massimo della forza producibile dal timone dipende dal quadrato
della velocità del flusso che lo investe. Di conseguenza, ad ogni valore
di spinta asimmetrica corrisponderà una velocità al di sotto della quale
il timone non è più capace di produrre abbastanza coppia. A qual punto si
avrà un’imbardata incontrollabile nella direzione del motore in avaria che
porterà l’aereo a girare come un Frisbee.
Potremmo pensare di allentare la pressione sulla pedaliera per ridurre
il suo angolo d’attacco, ma non funzionerebbe. Porterebbe solo l’aereo ad
un angolo di scivolata maggiore. Infatti il timone deve generare una determinata
forza per contrastare la spinta asimmetrica, e la naturale stabilità all’imbardata
dell’aereo lo porterà ad un determinato angolo d’attacco nota20910 .
Lo stallo del timone di coda è un fenomeno estremamente pericoloso. Porterà
ad un’improvvisa ed incontrollabile imbardata. A causa di questa, l’ala
il corrispondenza del motore in moto avrà una velocità maggiore dell’altra
che, sommata al flusso dell’elica funzionante, la porterà a generare molta
più portanza e quindi ad un rollio incontrollabile. Nel contempo, l’ala
interna probabilmente stallerà a causa della velocità inferiore. Ci troviamo
in vite. Non c’è modo di uscire dalla vite: la certificazione degli aerei
plurimotore non prevede la fuoriuscita dalle viti.
Su alcuni aerei (ad esempio l’Apache, un comune aereo scuola) le prestazioni
a bassa velocità con un solo motore sono limitate dal timone, come appena
descritto. Su altri aerei (ad esempio il Seneca, un altro comune aereo scuola)
non c’è da preoccuparsi del timone, poiché le ali stalleranno prima nota21011.
Questo non è un grosso vantaggio, perché uno stallo in situazione di spinta
asimmetrica probabilmente risulterà anch’esso in una vite.
Per prevenire queste terribili situazioni, è necessario mantenere la velocità
al di sopra di un certo valore minimo. Il costruttore fornisce alcuni valori
guida a tal proposito, come discusso nella sezione seguente.
17.2.7
Velocità minima di controllo — Definizioni
Il simbolo VMC indica la "velocità
minima di controllo". Esistono almeno quattro diverse definizioni:
- I)
- FAR 23 (requisiti di certificazione degli aerei di aviazione generale
nota21112)
fornisce una chiara definizione della VMC:
FAR 23.149 - Velocità minima di controllo.
(a) VMC è la velocità a cui, nel caso di improvvisa perdita di potenza di un motore, è possibile mantenere il controllo dell’aereo e quindi è possibile volare in volo rettilineo alla stessa velocità con un’angolo di inclinazione non superiore ai 5 gradi. Il sistema utilizzato per simulare l’avaria deve rappresentare la situazione più critica possibile in termini di controllabilità.
(b) VMC al decollo non deve superare 1.2 VS1, dove VS1 è definita al massimo peso ammesso al decollo. VMC
deve essere determinata con la più sfavorevole combinazione di peso e di posizione del baricentro e con l’aereo al decollo senza effetto suolo, con --
(1) Potenza massima al decollo disponibile ad ogni motore;
(2) Aereo trimmato per decollo;
(3) Flap in posizione di decollo;
(4) Carrello retratto;
(5) Controlli dell’elica in posizione di decollo.
[...]
- II)
- FAR 1 (Paragrafo "definizioni") definisce VMC come "velocità minima di controllo con un motore
un avaria" nota21213.
Non specifica alcuna restrizione di peso, configurazione, altitudine, et
cetera.
- III)
- Gli standard di prova FAA per l’omologazione di plurimotori richiede
la dimostrazione della "VMC" in
un modo particolare che enfatizza la perdita del controllo di imbardata
senza stallare un’ala o il timone, anche se (come discusso in
seguito) per molti aerei VMC (secondo
la definizione I o II) è riferita ai casi di stallo d’ala e/o di timone.
- IV)
- Comunemente, i piloti chiamano VMC
la velocità alla quale un aereo (mono o plurimotore) diventa incontrollabile,
a prescindere dalla ragione, dalla configurazione e dalle condizioni di
funzionamento dei motori.
Notare che nessuna di queste definizioni richiede all’aereo una velocità
di salita positiva alla VMC nota21314.
Notare anche che durante la verifica della VMC,
al pilota non è richiesto di ottimizzare la velocità di salita o di mantenere
nulla la scivolata — anche se una scivolata nulla potrebbe essere vantaggiosa,
se ottenibile.
Il valore di VMC è nel Manuale
Operativo del Pilota ed è determinato secondo la definizione FAR 23.149.
Questa velocità è contrassegnata da una linea rossa sullo strumento, ed
a volte chiamata la velocità limite FAR 23.149 nota21415.
Ci sono vari modi per perdere il controllo; quello che succede per primo
determina il posizionamento della linea rossa:
- a)
- In alcuni aeroplani, in alcune condizioni, è possibile mantenere il
controllo con un motore in avaria fino allo stallo delle ali. Questo verrà
discusso in seguito con la figura 17.6. Uno stallo in condizioni di
spinta asimmetrica può essere molto improvviso e pericoloso.
- b)
- In altri (con timone di coda piccolo, ampie ali, e/o motori potenti),
esisteranno condizioni in cui il timone stallerà prima delle ali, come discusso
in seguito con figura 17.8. Uno stallo del timone può essere
molto improvviso e molto pericoloso.
- c)
- In altri ancora (con timone ampio, ma posto a poca distanza dalle ali),
ci potranno essere situazioni in cui né il timone né le ali sono stallate,
ma le forze della boat turn sono così intense da richiedere più di 5 gradi
di inclinazione delle ali per contrastarle e per restare in volo rettilineo.
L’aereo resterebbe perfettamente controllabile se l’inclinazione non fosse
ridotto a 5 gradi. Dato che inclinazioni di 15 o 20 gradi non risultano
essere particolarmente pericolose, la limitazione a 5 gradi deve essere
ritenuta arbitraria. Se il tuo aereo, ad un dato peso ed altitudine, non
arriva a superare queste limitazione, la "perdita di controllo" risultante
non sarà né improvvisa né pericolosa. L’aereo semplicemente inizierà una
progressiva boat turn verso il motore in avaria, come discusso in seguito
con figura 17.7.
La situazione (c) potrebbe apparire preferibile, ma non si ha alcuna garanzia
che questo è ciò che effettivamente accadrà. Lo stallo del timone di coda
dipende dall’angolo di scivolata, quindi ci si potrebbe chiedere perché
la FAR 23.149 menzioni un angolo di inclinazione piuttosto che un
angolo di scivolata. L’inclinazione non porta a scivolata nota21516.
Se volessimo stabilire una correlazione tra inclinazione e scivolata, dovremmo
considerare:
- angolo di inclinazione (cioè l’angolo tra le ali e l’orizzonte)
- angolo di scivolata (indicato dallo slip string)
- velocità di virata
- spinta asimmetrica.
Se una di queste grandezze fosse nulla, la quarta sarà certamente nulla.
Più generalmente, data una qualunque di queste grandezze, sarà possibile
determinare la quarta. Il problema è che, a parità di peso, velocità, aereo
et cetera, 5 gradi di inclinazione potrebbero corrispondere ad un notevole
angolo di scivolata, come pure ad un angolo di scivolata nullo. Quindi questa
regola non è molto logica.
Alcuni danno un enorme importanza al significato dei "5 gradi di inclinazione"
menzionati nella FAR 23.149. Nella realtà, non è proprio così:
- Questa regola viene applicata al costruttore nel corso di determinati
collaudi. Non si applica nel normale volo. Nel caso di avaria di un motore,
le sole limitazioni esistenti sono quelle delle leggi dell’aerodinamica.
- Questa regola non si applica neanche durante la verifica finale per
l’omologazione di un plurimotore. Nel dettaglio, gli Standard di Test Sperimentali
FAA affermano che si dovrebbero inclinare le ali per ottenere la "migliore
prestazione e controllabilità". Nella realtà ciò è un controsenso, perché
la migliore controllabilità si ottiene ad un’inclinazione molto superiore
a quella corrispondente alla miglior prestazione, ed inoltre questi Standard
non specificano come mediare tra le due situazioni.
- I 5 gradi non sono una garanzia di prestazione ottimale. L’inclinazione
ottimale potrebbe essere di più o di meno (di solito di meno).
- Nella FAR 23.149 o altrove non c’è niente che possa garantire che
l’aereo si comporti in modo ottimale ai 5 gradi "ufficiali" di inclinazione.
La massima inclinazione utilizzabile in sicurezza in volo rettilineo con
un motore in avaria potrebbe essere 5 gradi, o più nota21617,
o meno nota21718.
In particolare, limitandosi ai 5 gradi non c’è garanzia di avere sempre
preavvisi aerodinamici (nella forma di una dolce, progressiva boat turn)
prima di incorrere in un pericoloso stallo di timone di coda. Se volessimo
avere un preavviso, potrebbe essere necessario limitare l’inclinazione ben
al di sotto di 5 gradi.
Una cosa da imparare da questo è che non dovremmo usare l’inclinazione
o qualunque altra cosa in sostituzione del controllo derivante dalla velocità.
Per questo, anche il controllo della velocità richiede qualche considerazione.
Forse a causa delle definizioni "più critica" o "più sfavorevole" usate
nella FAR 23.149, molti credono che è sempre possibile controllare l’aereo
alla velocità VMC. Questa convinzione
è errata — pericolosamente errata — per molti aerei. Per esempio, ci sono
molti aerei la cui configurazione di decollo nota21819 richiede l’estensione dei
flap, e la linea rossa della FAR 23.149 (cioè VMC) è praticamente uguale alla velocità di stallo
nella configurazione di decollo. Quindi, operando senza flap, si perderà
il controllo dell’aereo ad una velocità ben superiore a quella della linea
rossa nota21920.
Procedure specifiche per operare con un motore in avaria verranno discusse
in seguito, in sezione 17.3.
17.2.8
Effetto dell’altitudine, Peso, etc.
La FAR 23 ci afferma che l’aereo, se utilizzato in particolari condizioni,
può mantenere il controllo direzionale alla velocità VMC . Il punto è: cosa succede al di fuori di queste
precise condizioni?
Discutiamo un esempio. Consideriamo un aereo non sovralimentato per il
quale il manuale di volo richieda i flap retratti al decollo. In condizioni
standard (cioè in configurazione di decollo, peso massimo, etc.), la situazione
è mostrata in figura
17.6. La velocità di stallo con un solo motore per l’aereo
dell’esempio è indicata da una linea nera verticale al centro della figura.
La linea rossa della FAR 23 è indicata da un segno rosso sull’asse delle
velocità. Il costruttore la ha posta uno o due nodi oltre la velocità di
stallo, giacché è questa a limitare la controllabilità a bassa velocità
dell’aereo in questa configurazione.
Figura 17.6:
Effetti di base della velocità e dell’altitudine sul controllo direzionale
Inoltre, in figura le curva magenta mostra la velocità al di sotto della
quale il timone non genera abbastanza forza per opporsi alla spinta asimmetrica.
La linea punteggiata indica la velocità al di sotto della quale le forze
sono tali da richiedere più di 5 gradi di inclinazione delle ali per impedire
una boat turn.
Dato che l’aereo dell’esempio non è sovralimentato, al crescere della
quota diminuisce la spinta del motore in funzione. La forza richiesta al
timone diminuirà proporzionalmente. Questo è il motivo per cui, in alto,
la curva magenta e la curva ciano tendono a sinistra. E’ importante far
notare che in queste condizioni, per quest’aereo, le prestazioni del timone
non sono limitanti — la sola limitazione di rilievo è lo stallo dell’ala.
Adesso, variamo alcune condizioni:
- Riduciamo la velocità fino alla metà della massima consentita.
- Estendiamo i flap nota22021 .
- Limitiamo l’inclinazione a 3 (non 5) gradi.
- Limitiamo l’escursione del timone al di sotto del fondo corsa.
Le nuove condizioni sono mostrate in figura 17.7.
Vediamo cosa succede in queste nuove condizioni. Il peso ridotto e l’estensione
dei flap ridurranno la velocità di stallo. Questo è indicato dalla linea
nera, che si sposta verso sinistra spostandoci da figura 17.6
a figura 17.7.
La coppia erogata dal motore dipende dall’altitudine e non dipende dal
peso, dai flap o da qualunque altra delle condizioni variate. Così anche la
forza generabile dal timone. Quindi la curva magenta è invariata nelle due
figure.
A causa del peso ridotto, sarà necessaria meno portanza. Quindi anche
la componente orizzontale della portanza dovuta all’inclinazione dell’aereo
sarà proporzionale al peso dell’aereo stesso. Quindi ad un certo angolo di
inclinazione avremo meno margine per opporci alla boat turn. Questo è uno
dei motivi per cui la curva punteggiata ciano devia a destra andando da figura 17.6
a figura 17.7.
Limitando il timone a meno della metà della sua massima escursione, non
viene ridotta la coppia necessaria per contrastare la spinta asimmetrica;
si avrà che l’aereo inizierà una scivolata per creare la forza necessaria
nota22122.
In queste condizioni di scivolata, la fusoliera produrrà una boat turn che
si sommerà alla pseudo boat turn prodotta dal timone, quindi dovremo aumentare
l’inclinazione per opporci alla virata e incapperemo prima nel limite di
inclinazione. Questo è il secondo motivo per cui la curva punteggiata ciano
(cioè il limite di inclinazione) devia a destra.
Naturalmente, se ci poniamo un limite di inclinazione più basso, lo raggiungeremo
prima. Questo è il terzo motivo per cui la curva punteggiata ciano devia
a destra andando da figura 17.6 a figura 17.7.
Al contrario, se ci diamo un limite di inclinazione più elevato (15 o 20
gradi), spingeremo la curva punteggiata ciano a sinistra, come mostrato
in figura 17.8.
Infine, consideriamo cosa succede in aerei diversi. Nel secondo esempio,
consideriamo un aereo in cui la velocità di stallo delle ali sia molto bassa.
In questo caso, figura 17.6 non è applicabile; figura 17.7
(o figura 17.8,
a seconda dell’inclinazione) sono applicabili anche con peso massimo e flap
retratti.
Nel terzo esempio, consideriamo il caso opposto, ad esempio di una aereo
con ali più piccole. Per compensare, nelle specifiche del costruttore verrà
richiesta l’estensione dei flap al decollo. Il risultato è che le prestazioni
di quest’aereo saranno identiche a quelle dell’aereo del primo esempio,
come mostrato in figura 17.6. Il punto interessante è: l’aereo
con ali piccole e flap retratti avrà le prestazioni mostrate in figura 17.9.
E’ da notare l’innalzamento della velocità di stallo delle ali. Si perderà
il controllo dell’aereo ad una velocità ben superiore alla linea rossa (cioè
VMC) della FAR 23.149.
Riassumiamo queste informazioni in un formato più utile ad essere consultato
durante il pilotaggio, pianificando o provando manovre senza un motore.
- Mantenere un velocità di sicurezza. La velocità deve essere superiore
alla più alta tra le velocità di stallo delle ali nell’effettiva configurazione
di volo e alla linea rossa (cioè VMC)
della FAR 23.14. Mantenere un margine di sicurezza ragionavole.
- La miglior procedura prevede la ricerca delle condizioni di scivolata
nulla (o minima, se il fondo corsa del timone non permette di annullarla),
e di inclinazione per arrestare la virata. L’inclinazione necessaria aumenterà
al diminuire del peso. Ricorda, mantenere una velocità di sicurezza adeguata
è molto più importante dell’ottenere la scivolata o l’inclinazione corretta.
- Nel corso dell’addestramento su plurimotore, vi sarà stata probabilmente
mostrata la "perdita di controllo direzionale" in condizioni in cui la "perdita"
porta ad una lenta boat turn verso il motore fermo. Assolutamente non pensate
che l’aereo si comporti sempre così. In altre circostanze, potremmo avere
un improvviso stallo del timone di coda oppure delle ali, ed entrambi potrebbero
portare ad un’entrata in vite.
- Se volete sperimentare la lenta boat turn, potete fare in modo che
avvenga prima delle brutte alternative di cui sopra, come suggerito in figura 17.7.
Dovremo porre limiti sufficientemente elevati sull’inclinazione e sulla
quantità di trim utilizzati. Anche ridurre il peso aiuta. Motori sovralimentati
facilitano l’esecuzione dell’esercizio ad una quota sicura.
- Andando a sperimentare il comportamento a velocità inferiori alla
linea rossa, le cose diventano più delicate. Se non ci si pone limitazioni
sull’inclinazione nota22223, non c’è dubbio che riusciremo
a mantenere il controllo direzionale fino allo stallo delle ali e/o del
timone. Potremo stimare abbastanza bene dove avverrà lo stallo delle ali
nota22324,
ma non esiste un modo sicuro per stabilire se il timone stallerà prima delle
ali nota22425.
Per favore, non tentate di sperimentare questo fenomeno!
Per maggiori informazioni sulle procedure di volo senza un motore, vedere
sezione 17.3.
17.2.9
Effetto del baricentro
Sappiamo che dobbiamo fare molta attenzione al posizionamento del baricentro
del nostro aereo, dato l’effetto sull’angolo di stabilità, visto sezione 6.1.1.
Questo ci porta a chiederci quale possa essere l’effetto della posizione
del baricentro sulla VMC. Ci sono
due possibili risposte:
- La posizione del baricentro non ha alcun effetto se utilizziamo la
sconsigliate tecnica ad ali livellate descritta in figura 17.5.
- La posizione del baricentro è rilevante se utilizziamo la procedura
raccomandata in figura 17.4. Man mano che il baricentro (o,
più precisamente il punto di applicazione delle risultante della portanza)
si sposta in avanti, VMC aumenta.
In entrambi i casi, dovremo creare una coppia da opporre alla spinta asimmetrica.
Lo faremo utilizzando una coppia di forze e un braccio. Una delle forze
viene dal timone.
Nel caso (1), la forza del timone è equilibrata da una forza orizzontale
generata dall’urto del flusso d’aria sulla fusoliera. Questa portanza laterale
della fusoliera dipende dalla forma dell’aereo, ma non dalla posizione del
baricentro.
Un teorema della fisica dice che dati due assi paralleli, la coppia attorno
ad uno di questi è uguale a quella attorno all’altro (se non ci sono nel
sistema altre forze non equilibrate). A zero inclinazione, significa che
la VMC non potrà dipendere dalla
posizione del baricentro (a meno che l’aereo sia in virata, cioè soggetto
ad un’accelerazione laterale).
Per comprendere il senso di questo teorema, facciamo riferimento alla
figura 17.5.
Scegliamo due perni A e B in qualunque posizione lungo la
congiungente tra il timone e l’asse delle ali, come mostrato in figura.
Volendo potremmo immaginarli come due possibili posizioni del baricentro.
Calcolando la coppia totale attorno ai due perni:
- Il braccio da A al timone è lungo, mentre il braccio da A
all’altra forza orizzontale è più corto.
- Il braccio da B al timone è corto, mentre il braccio da B
all’altra forza orizzontale è più lungo.
La coppia totale attorno ad A è esattamente uguale alla coppia
totale attorno a B. La coppia totale è la sola cosa che influenza
VMC, e questa non varia al variare
del punto utilizzato per il calcolo.
Nel caso (2), la situazione è leggermente differente. La forza del timone
è pari alla componente orizzontale della portanza delle ali, del timone,
et cetera. Questa componente nasce a causa dell’inclinazione, come illustrato
in figura 17.4.
La posizione di questa forza dipende indirettamente dalla posizione del
baricentro, in accordo alle seguenti motivazioni:
- a)
- La grossa componente verticale della portanza deve essere posta in
prossimità del baricentro, per contrastare la forza di gravità; se così non
fosse, l’aereo perderebbe il suo equilibrio di cabrata.
- b)
- La piccola componente orizzontale della portanza è posta nello stesso
punto di applicazione della componente verticale.
C’è un altro modo per esporre lo stesso concetto: la posizione del vettore
portanza dipende dalla forma dell’aereo, ma dovremo modificare la forma
dell’aereo per fare in modo che il centro di portanza sia posto in prossimità
del baricentro. E’ da notare che non stiamo parlando della portanza delle
sole ali, ma della portanza dell’intero aereo, inclusi i piani di coda.
Nell’esempio illustrato in figura 17.4, il baricentro è posto troppo
in avanti. La coda è stata modificata per produrre una portanza negativa
per mantenere l’equilibrio al beccheggio. La componente orizzontale della
portanza dipende direttamente da questo contributo della coda, che a sua
volta dipende dalla posizione del baricentro.
Man mano che il centro di portanza si sposta in avanti, il braccio tra
questo ed i piani di coda si accorcia. Ciò significa che avremo bisogno di
una maggiore forza generata dal timone e di una maggiore inclinazione per
opporsi ad una data spinta asimmetrica.
17.2.10
Effetto della resistenza
Come abbiamo già visto, nel volo con un solo motore si hanno due problemi:
velocità di salita penalizzata, spinta asimmetrica che, se non si è attenti,
può portare ad un’imbardata incontrollabile.
Potremmo pensare che sia possibile contrastare la spinta asimmetrica utilizzando
una resistenza asimmetrica. Tecnicamente potrebbe essere corretto, ma questa
tecnica non è utilizzabile in pratica.
Una resistenza asimmetrica efficace ma non realistica è mostrata in figura 17.10.
Una sorgente addizionale di resistenza (un piccolo paracadute) viene attaccato
ad una delle ali, in corrispondenza del motore funzionante. A causa del
lungo braccio, una piccola resistenza creerà una significativa coppia di
imbardata. Questa aiuterà a mantenere il controllo direzionale, ma penalizzerà
ulteriormente la velocità di salita.
Figura 17.10:
Resistenza asimmetrica (utile ma non realistica)
Se il paracadute viene attaccato in un punto diverso, il risultato sarà
diverso. Se viene attaccato vicino al motore funzionante, figura 17.11,
il suo contributo nel bilancio delle forze di imbardata sarà esattamente
pari ad una riduzione della manetta del motore funzionante: l’aumento di
resistenza equivale ad una riduzione di spinta. Anche l’effetto sulla velocità
di salita sarà lo stesso di una riduzione della manetta. Naturalmente, è
molto più pratico e conveniente utilizzare la manetta piuttosto che aggiungere
una resistenza asimmetrica.
Analizziamo ora come il carrello di atterraggio possa contribuire all’equilibrio
ed alla stabilità all’imbardata. Per iniziare, consideriamo la situazione
con carrello retratto, per poi vedere quali differenze compariranno nel
momento in cui viene esteso.
Con il carrello retratto, le forze sono in equilibrio: la spinta bilancia
la resistenza. Con il carrello esteso, c’è un’ulteriore resistenza. In qualche
modo l’equilibrio si ristabilirà. Assumiamo che l’aereo semplicemente rallenti
nota22526
in modo che l’aumento di resistenza per il carrello sia pari alla diminuzione
di resistenza del resto dell’aereo per la ridotta velocità.
Abbiamo quindi due nuove forze: una diretta verso dietro (resistenza del
carrello) ed una diretta verso avanti (riduzione di resistenza dell’aereo).
Cominciamo vedendo cosa succede quando l’angolo di scivolata è nullo.
In questo caso, le due forze sono orientate esattamente lungo la congiungente
dei loro punti di applicazione. Il loro contributo di coppia attorno all’asse
d’imbardata sarà nullo, dato che le forze non hanno componente perpendicolare
al braccio che le congiunge.
Adesso vediamo cosa succede nel momento in cui compare un angolo di scivolata
(come in figura
17.12).Anche in questo caso, la forza sul carrello sarà diretta
come il vento relativo. L’altra nuova forza (la riduzione di resistenza
sul resto dell’aereo), agirà in direzione opposta, applicata in un punto
detto centro delle forze laterali. Adesso abbiamo una coppia di forze
con una componente perpendicolare al braccio. Queste creeranno una coppia
di imbardata. La coppia crescerà proporzionalmente all’angolo di imbardata.
Sulla maggioranza degli aerei, il carrello anteriore è posto molto in avanti
rispetto al centro delle forze laterali, in modo tale da avere un effetto
negativo sulla stabilità all’imbardata.
Andando più nel dettaglio, potremmo dire che anche il ruotino, investito
dal flusso d’aria con un dato angolo (come mostrato in figura 17.12),
agisce come un profilo alare e produce una forza perpendicolare al vento
relativo, cioè diretta lateralmente. Questa forza cresce proporzionalmente
all’angolo di scivolata e fornisce un ulteriore contributo negativo alla
stabilità all’imbardata.
Riassumendo questo capitolo:
- Estendendo il carrello si crea una resistenza aggiuntiva, che penalizza
ulteriormente la velocità di salita.
- Fino a quando il carrello genera una resistenza simmetrica, non ha
alcun effetto sull’equilibrio all’imbardata.
- Il carrello ha tipicamente un contributo negativo alla stabilità all’imbardata
nota22627
.
- Il solo contributo utile teoricamente viene dal contributo asimmetrico
che potrebbe avere un carrello immerso nel flusso dell’elica del motore
funzionante. Comunque, non sarebbe un vantaggio pratico, dato che si potrebbe
ottenere mantenere lo stesso contributo con una migliore velocità di salita
mantenendo il carrello retratto e semplicemente riducendo la potenza del
motore funzionante.
Naturalmente, durante la discesa e le fasi di atterraggio, si hanno chiari
vantaggi abbassando il carrello…
* Altri scenari
Nello scenario precedente abbiamo supposto di mantenere condizioni di
volo livellato a potenza costante, con velocità non costante. Ma questa è
solo una delle tante condizioni possibili:
- Potremmo compensare l’aumento di resistenza dovuto al carrello riducendo
la restante resistenza variando la velocità (oppure in altri modi).Come
già discusso, questo porterebbe alla formazione di una coppia che dipende
dal braccio tra la resistenza aggiunta e le riduzioni di altre resistenze.
- Durante le fasi di decelerazione, ci sarà una coppia che dipende dal
braccio tra l’incremento di resistenza ed il baricentro.
- Possiamo prevenire le variazioni di velocità variando l’assetto dell’aereo,
compensando le variazioni di resistenza con la componente di peso lungo
la direzione di volo. Il principio di equivalenza di Einstein dice che ciò
è esattamente equivalente al caso precedente: la gravità è equivalente ad
un’accelerazione. Ci sarà una coppia che dipende dal braccio tra la resistenza
aggiunta ed il baricentro.
- Potremmo decidere di prevenire le variazioni di velocità aumentando
la potenza erogata dal motore in moto. Questo creerebbe una coppia che dipende
dal braccio tra la resistenza aggiunta ed il motore.
I primi tre casi di solito danno un contributo negativo alla stabilità
all’imbardata; si crea una coppia quando l’angolo di scivolata non è nullo.
Il quarto caso è anche peggiore: si crea una coppia non benefica anche con
angolo di scivolata nullo.
17.2.11
Controllo del rollio
Se uno o più motori generano potenza, la resistenza delle eliche genererà
un momento di rollio, come discusso in sezione 9.5.
Dovremo utilizzare gli alettoni verso destra per compensarlo.
Se un motore è in avaria, oltre a quelli già visti avremo anche un problema
di rollio. Questo perché il motore in funzione crea un flusso d’aria sulla
sua ala, che porterà ad un contributo di portanza non simmetrico. Dovremo
utilizzare gli alettoni verso il motore in moto per bilanciare. Molti aerei
hanno un trim sugli alettoni per semplificare questa condizione.
17.2.12
Motore critico
Con un tipico bimotore, è possibile notare che il motore di sinistra genera
più problemi di imbardata rispetto a quello di destra. Sono vari i motivi
di questo, tra cui il flusso elicoidale, portanza asimmetrica e possibile
"fattore P".Primo: il flusso elicoidale è stato discusso in sezione 8.4
nel caso degli aerei monomotore. Gli aerei plurimotore sono in parte analoghi
ed in parte differenti. Nello specifico, consideriamo un aereo il senso
di rotazione dei motori sia orario se visto da dietro.
Tipicamente, nel volo normale la maggior parte del flusso elicoidale non
investe i piani di coda, come mostrato in figura 17.13.
Comunque, siccome il flusso si allarga, una parte del flusso potrebbe riuscire
a colpire la coda. L’effetto può essere grande o piccolo a seconda della
forma e delle dimensioni dell’aereo.
Sarà necessario applicare pedale destro per compensare, esattamente come
negli aerei monomotore. Se l’aereo richiede pedale destro al decollo sarà
a causa del flusso dell’elica: non può essere per portanza asimmetrica (non
c’è ancora portanza) né per "fattore P" (i dischi delle eliche non sono
inclinati).
Senza un motore, fino a quando riusciamo a mantenerci in assenza di scivolata,
l’effetto sarà circa la metà, dato che ad agire sulla coda è il flusso di
una sola elica, figura 17.14.
Figura
17.13: Condizioni normali: l’effetto del flusso delle eliche
può essere piccolo o grande
Figura 17.14:
Un motore fermo: l’effetto del flusso dell’elica è dimezzato
Figura
17.15: Scivolata: l’effetto del flusso dell’elica è forte
Se non viene applicato abbastanza timone per annullare la scivolata, la
coda si sposterà ancor più verso il flusso dell’elica, come mostrato in
figura 17.15
(a bassa velocità è facile che il timone applicabile non sia sufficiente
a prevenire la scivolata). Dato che il timone è orientato verso l’alto,
non verso il basso, il flusso dell’elica di destra roterà in modo da ridurre
l’efficacia del timone note22728. Se possibile, sarebbe
necessario applicare ancor più timone a destra per compensare.
Ironicamente, il flusso crea una coppia d’imbardata crescente con l’angolo
di scivolata. Normalmente non permettiamo che ciò accada a meno che siamo
costretti a farlo, quindi quest’effetto è avvertibile solo a basse velocità
— come durante dimostrazioni della VMC,
o nel caso di decollo con vento di traverso (specialmente da sinistra).
In un aereo con quattro eliche, la coda sarà molto più soggetta al flusso
delle eliche dei motori interni rispetto a quello dei motori esterni. Usando
un motore per volta, ed in varie combinazioni, è possibile attenuare notevolmente
gli effetti descritti.
Secondo: come già detto in sezione 17.2.11, la resistenza delle eliche
crea un rollio e richiede alettoni a destra a prescindere da quale motore
sia in funzione. Questi genereranno una portanza asimmetrica anche se i
vettori portanza restano uguali sui due lati, come discusso in sezione 8.8.4.
Dovremo applicare timone a destra per compensare. Questo sarà più evidente
in condizioni di alta potenza e bassa velocità.
Terzo: Fattore P (carico asimmetrico del disco) crea un piccolo contributo
nel bilancio delle coppie di imbardata. L’ho misurato nel caso di un bimotore
leggero, come discusso in sezione 8.5.4, utilizzando entrambi i motori.
L’effetto era piccolo, ma osservabile. Con un solo motore, l’effetto viene
dimezzato.
Ho anche calcolato lo spostamento verso destra di circa 25mm che si ha
a seguito della variazione di angolo d’attacco delle eliche dovuta alla decelerazione
dalla velocità di crociera alla VMC.
Non è nullo, ma non è neanche un effetto considerevole.
La maggior parte degli effetti che molti pensano dovuti al Fattore P sono
in realtà dovuti ad una combinazione di imbardata sfavorevole e del flusso
dell’elica.
Per riassumere: alcuni effetti di imbardata sono bilanciati, quindi richiedono
l’utilizzo della pedaliera a seconda del motore non funzionante. Motto:
"Motore e piede". Questi effetti includono la spinta asimmetrica (come da
diagramma in figura 17.4) e portanza asimmetrica (come
visto in sezione
17.2.11).
Alcuni altri contributi sono sbilanciati a destra, richiedendo timone
a destra a prescindere da quale motore sia fuori uso. Questi effetti includono
l’effetto del flusso elicoidale sul timone, la resistenza dell’elica risultante
in portanza asimmetrica, e Fattore P. Questi sono gli effetti che rendono
un motore più critico dell’altro.
Terminologia: il motore che meno vorremmo perdere è chiamato il motore
critico. In un bimotore in cui entrambi i motori girino in senso orario,
questo sarà il motore sinistro. Se questo motore si ferma, perderemo il controllo
del timone più in fretta, perché i contributi bilanciati si sommano a quelli
sbilanciati. Se ad arrestarsi è il motore destro, i contributi bilanciati
sarebbero a favore, riducendo la quantità di timone necessaria per l’equilibrio.
Alcuni bimotori hanno eliche controrotanti. In quel caso, entrambi i motori
generano lo stesso effetto imbardante ed entrambi (o nessuno) possono essere
considerati motori critici.
17.3 Procedure di avaria motore
Un’avaria motore è un’emergenza. Potremmo rivedere la trattazione generica
delle emergenze in capitolo 15.Siate sicuri di conoscere perfettamente
la checklist di emergenze del vostro aereo. Non tutti gli aerei sono uguali.
La discussione che faremo riguarda un aereo "generico", e serve ad illustrare
alcuni concetti importanti, non potrà mai sostituire la checklist specifica
del vostro aereo. Durante il decollo, è importante riuscire a percepire prontamente
qualunque problema. Durante il rullaggio, è bene dare uno sguardo agli strumenti
(RPM, depressione aspirazione, portata carburante) per rassicurarsi che le
letture siano normali — e che siano le stesse per tutti i motori. Rassicurarsi
che l’aereo vada dritto senza bisogno di particolari sforzi di sterzo. Se
dovesse succedere di anomalo e la pista di decollo residua è sufficiente,
portare al minimo immediatamente entrambe le manette e arrestare l’aereo.
Nel caso di aerei potenti, come gli aerei di linea, ci sarà un punto al di
là del quale non è più possibile arrestare l’aereo nella pista residua, ma
è possibile accelerare e decollare in sicurezza senza un motore.
A differenza degli aerei di linea, i bimotori leggeri usano una piccola
parte della pista per il decollo, ma hanno peggiori prestazioni in assenza
di un motore. Di conseguenza, a volte conviene anche a decollo effettuato
chiudere le manette e riatterrare sulla pista residua. Assolutamente, anche
se la pista non dovesse essere proprio sufficiente, potremmo volerci atterrare:
supponiamo che, a causa ad esempio dell’altitudine, il nostro aereo abbia
scarse prestazioni di salita con un solo motore. Andremo incontro a danni
molto minori atterrando e scivolando alla fine della pista a bassa velocità,
piuttosto che tentare senza successo una salita con un solo motore.
In molti bimotori leggeri, le prestazioni di salita sono buona a carrello
retratto ma molto scarse a carrello esteso. Quindi una regola generica potrebbe
essere: quando non si ha abbastanza pista residua, ritirare il carrello.
Nel caso di un’avaria motore prima di questo punto, sapremo di dover atterrare;
se l’avaria avverrà dopo questo punto, sapremo di dover tentare una salita.
17.3.1
Procedure: bassa quota
Una volta decollati e riassicurati dalle prestazioni di salita con un
solo motore, al volo al bassa quota con un aereo generico potremmo applicare
la seguente checklist composta di tre, cinque e quattro punti:
- Tre punti: velocità, pallina e inclinazione.
- Cinque punti: miscela, eliche, manette, carrello, flap.
- Quattro punti: identificare, verificare, elica a bandiera, spegnimento
motore in avaria.
Analizziamo nel dettaglio ognuno di questi punti, nel caso in cui la velocità
iniziale sia superiore a VMC:
- Tre punti: velocità, pallina e inclinazione. Quindi tenere l’assetto
che ci mantiene alla migliore velocità di salita. Centrare la pallina dell’inclinometro
utilizzando la pedaliera "pedale sulla pallina". Ciò significa più pressione
sulla pedaliera di quella necessaria ad annullare la scivolata, ma in questa
fase di emergenza, centrare la pallina è un’approssimazione più che accettabile.
Con la pallina al centro, per il volo rettilineo sarà necessario inclinare
leggermente le ali verso il motore in moto. Ali livellate in volo rettilineo
non sono ottimali, dato che la scivolata verso il motore fermo che ne conseguirebbe
sforzerebbe molto il timone e penalizzerebbe le prestazioni di salita dell’aereo.
- Cinque punti: miscela (ricca), eliche (passo corto), manette (massima
potenza), carrello retratto, flap retratti.
- A questo punto dovremmo ri-verificare velocità, pallina e inclinazione.
L’aereo avrà probabilmente rallentato sensibilmente e potrebbe essere necessario
aggiustare il passo ed il trimmaggio.
- Quattro punti: identificare, verificare, elica a bandiera, spegnimento
motore in avaria. Supponiamo che in avaria sia il motore destro.
- Identificare: sollevare il ginocchio destro (no piede, no motore)
e gridare: "il motore destro è in avaria".
- Verificare: parzializzare la manetta destra. Niente dovrebbe cambiare.
Se dovessimo per errore parzializzare la manetta sbagliata, ce n’accorgeremmo
immediatamente; metterla al minimo e ri-verificare il passo 1 (velocità,
pallina e inclinazione).
- Elica a bandiera: variare il passo dell’elica destra e ascoltare per
esser certi di aver preso il comando giusto. Quindi tirarlo fino in fondo
per mettere le pale a bandiera. Nel caso di emergenza simulata, tirare il
comando solo parzialmente e dire all’istruttore che si sta simulando la
messa in bandiera dell’elica).
- Spegnimento motore in avaria: quando il motore avrà smesso di girare,
chiudere il suo controllo di miscela, il carburante, le pompe di alimentazione,
gli alternatori, i magneti, et cetera. Chiudere le sue prese d’aria ed aprire
quelle del motore in funzione.
- Infine, controllare di nuovo velocità, pallina e inclinazione. Assicurarsi
di essere alla velocità di salita ottimale. Annullare la scivolata applicando
un po’ meno di timone di quello necessario per centrare la pallina. In assenza
di scivolata, la pallina sarà fuori centro di circa un terzo o metà del
suo diametro. Trimmare il timone per mantenere queste condizioni. In queste
condizioni, il volo rettilineo richiederà alcuni gradi di inclinazione delle
ali verso il motore in funzione: "solleva il morto".
Adesso vediamo gli stessi punti nel caso in cui l’avaria avvenga ad una
quota sufficiente, ma con una velocità iniziale inferiore a VMC nota22829.
- Tre punti: velocità, pallina e inclinazione. Dovremo urgentemente
abbassare il muso per raggiungere VMC.
Come sempre, "pedale sulla pallina" per avere un flusso d’aria circa coordinato.
Potrebbe non essere possibile annullare la scivolata, anche usando tutto
il timone disponibile, nel qual caso dovremmo dare tutto timone e lasciare
l’aereo il necessario per contrastare la spinta asimmetrica. Per avere un
volo rettilineo, le ali dovrebbero essere quasi livellate con il motore in
avaria leggermente più in alto.
- Se si è in pericolo di perdita di controllo direzionale, sarà necessario
ridurre la potenza del motore in funzione. Non perdere tempo per capire
quale sia il motore fermo: parzializzare entrambe le manette. Per
ora salta i controlli della miscela e del passo. Retrarre il carrello ed
i flap.
- Cinque punti: dopo aver raggiunto la VMC,
dare manetta, passo alle eliche e miscela ad entrambi i motori. Verificare
che il carrello ed i flap siano retratti.
- Continuare ad accelerare fino alla velocità di salita ottimale. Questo
probabilmente costerà ancora un po’ di quota.
- Quattro punti: identificare, verificare, elica a bandiera, spegnimento
motore in avaria — come nel caso precedente.
Nel caso in cui sia la quota che la velocità iniziale siano abbastanza
basse, potrebbe non essere possibile raggiungere la VMC picchiando. In questo caso la procedura è relativamente
semplificata: dovremo chiudere le manette ed effettuare un atterraggio d’emergenza.
Leggere queste cose è bene, ma non sufficiente. Sarebbe necessario provare
queste procedure in volo con un istruttore. Fare pratica fino a quando le
corrette procedure diventino una routine. E rivederle almeno ogni sei mesi.
17.3.2 Procedure: alta quota
In ultimo, la procedura per il caso in cui ci siano sufficienti velocità
e quota, ad esempio 1000 o più piedi AGL. Non avere fretta di mettere a
bandiera l’elica del motore in avaria. Se il problema non è serio, rimettere
in moto il motore è molto più facile se l’elica non è a bandiera. La checklist
dovrebbe essere:
- Tre punti: velocità, pallina e inclinazione.
- Cinque punti: miscela, eliche, manette, carrello, flap.
- Quattro punti: identificare, verificare, risolvere, pensare.
Cercare di avere un approccio sistematico alla soluzione del problema.
Conviene partire da un certo punto del pannello e controllare tutti gli
strumenti che s’incontrano, sistematicamente.
Non fa male essere logici, ma occorre ricordare che, in condizioni di
vera emergenza, si è molto meno logici del normale. A meno che il problema
non sia evidente, controllare tutto con ordine. Non controllare solo le
cose che vengono in mente. Procedure sistematiche resteranno in mente con
più probabilità.
Dopo aver controllato tutto, provare ad usare la logica. Qual è l’ultimo
parametro che è stato modificato prima dell’avaria? Sono state semplicemente
spente le pompe di alimentazione? Forse dovremmo semplicemente riavviarle;
osservale la pressione carburante… abbiamo forse spento i magneti invece
delle pompe di alimentazione? Siamo forse semplicemente passati dal serbatoio
interno a quello esterno? Forse dovremmo ritornare al serbatoio iniziale,
o forse usare entrambi.
Ricordare che con un solo motore potrebbe essere impossibile salire o
anche il volo livellato. Per quest’argomento, vedi sezione 17.2.2.
17.3.3 Gestione della velocità
La velocità che assicura la migliore prestazione di salita con un solo
motore è la VYSE. Il valore di VYSE in condizioni standard (peso massimo, al livello
del mare, etc.) è segnato sull’indicatore da una linea blu, ed è detta velocità
della linea blu.
In caso di avaria, dovremo mantenere (salvo che in determinate situazioni
particolari) mantenere una velocità pari o superiore a VYSE.
Un’eccezione a questa regola: se abbiamo bisogno di quota per evitare
un ostacolo, è meglio volare VXSE
(angolo di salita ottimale) piuttosto che a VYSE
(velocità di salita ottimale). Nei tipici aerei scuola, le prestazioni con
un solo motore sono talmente scarse che la VXSE
sarà solo leggermente inferiore alla VYSE,
per i motivi spiegati in figura 7.8. Inoltre, se ci si trova oltre
la quota di tangenza con un solo motore, la velocità di salita è negativa
e VXSE è leggermente superiore a
VYSE.
Un’altra eccezione: la velocità ottimale di avvicinamento è tipicamente
inferiore a VYSE. Non si è in salita,
quindi non ci si deve preoccupare della prestazione ottimale di salita (a
meno che non si stia andando in circuito, come discusso in sezione 17.3.4).
Ancora un’eccezione: supponiamo che l’aereo abbia tali prestazioni in
salita che la velocità in piano VZSE
sia significativamente inferiore a VYSE
(vedi figura 7.7).
Inoltre supponiamo di perdere un motore di notte a bassa quota su di una
foresta ed a velocità molto bassa. Non si vuole picchiare fino a raggiungere
VYSE, perché pericoloso. Una picchiata
decisamente più modesta potrebbe portare oltre VZSE. In seguito si potrebbe accelerare in volo livellato
o salire a velocità costante. In questa situazione non si ricerca la migliore
prestazione di salita, basta che ci sia una salita.
Un’altra velocità importante è la velocità minima di controllo, VMC. Come discusso in sezione 17.2.7,
ci si ritrova in guai seri se la velocità scende troppo al di sotto della
VMC. A qualunque velocità superiore
a VMC si dovrebbe dare tutta manetta
al motore e accelerare fino alla velocità ottimale di salita. Non si deve
aver timore di picchiare fino al raggiungimento di questa velocità; è da
ricordare che l’aereo potrebbe non essere capace di salire o di accelerare
a velocità inferiori.
A velocità inferiori a VMC, saremo
forzati a parzializzare la potenza dell’unico motore, per conservare il
controllo dell’imbardata fino al raggiungimento della VMC. Perdere l’uso di un motore a velocità inferiori
a VMC è davvero una terribile situazione
che (per ovvie ragioni) la maggioranza delle persone non pratica nel corso
dell’addestramento. Per recuperare, sarà necessario parzializzare la manetta
del motore in moto, il che richiede tanta forza di volontà. Non si ha tanto
tempo per pensare. In seguito si dovrà picchiare, perdendo un bel po’ di
quota per raggiungere la velocità necessaria. La procedura comune richiede
un’accelerazione fino a superare VMC,
per avere del margine, prima di rimettere in piena potenza il motore funzionante.
17.3.4
Circuiti con un motore in avaria
La prima cosa da dire sui circuiti con un motore in avaria è che si dovrebbe
fare tutto il possibile per evitarli. Il motivo più comune per dover fare
un circuito è che si sia verificata un’avaria durante il decollo e che non
si abbia pista a sufficienza per riatterrare. Quindi, se possibile, conviene
cercare un posto con una pista di atterraggio molto lunga prima di tentare
un atterraggio con un solo motore.
La seconda cosa da dire è che tipicamente gli aerei hanno una quota —
spesso sorprendentemente alta — sotto la quale un circuito con un solo motore
è semplicemente impossibile. Il motivo è semplice: la velocità di avvicinamento
è abbastanza bassa — non solo inferiore a VYSE
(velocità ottimale di salita) ma vicina o addirittura inferiore a VZSE (velocità di volo livellato, come definita in
figura 7.7).
Se si prova a salire a bassa velocità, la velocità di salita potrebbe facilmente
essere negativa. Per accelerare dalla velocità di avvicinamento fino alla
velocità ottimale di salita, sarà necessario picchiare con una conseguente
perdita significativa di quota. Si perderà anche tempo e quota retraendo
il carrello, et cetera. Con il Seneca, la decisione di circuitare può essere
presa se si è al di sopra dei 400 piedi AGL; sotto questa quota, andremo
giù. Se la pista è ostruita, conviene atterrare sulla taxiway, tra le due
oppure ovunque possa essere possibile. Se ci fosse abbastanza pista per toccar
terra ma non per fermarsi, è da prendere in considerazione l’ipotesi di fare
un touch and go (che riesce meglio lasciando il carrello giù). Considerare
anche la possibilità di atterrare comunque, con la certezza di finire in
fuori pista a bassa velocità; è di gran lunga preferibile all’urtare un ostacolo
ad alta velocità nel corso di un tentativo di circuito.
17.3.5
Prove di volo a bassa velocità senza un motore
Ci sono vari principi fondamentali che si dovrebbe conoscere a riguardo
il volo a bassa velocità con un solo motore. Ad esempio:
- #0)
- Se si è nella possibilità di effettuare un atterraggio in sicurezza,
senza il bisogno di utilizzare tanta potenza del motore in moto, è da farsi.
E’ inutile rischiare per guadagnare quota se non è strettamente necessario.
Tutti gl altri casi assumono che sia necessario avere tutta la potenza
dal motore funzionante.
- #1)
- Partendo da velocità moderata, rallentando dovremo applicare sempre
più pedaliera per mantenere un assetto di volo coordinato. Questo è detto
regime coordinato. L’inclinazione necessaria per restare in volo rettilineo
è circa costante.
- #2)
- Ad un certo punto si arriverà a perdere l’autorità del timone e sarà
impossibile mantenere un assetto di volo coordinato. Riducendo ulteriormente
la velocità, l’angolo di scivolata aumenterà e una boat turn si sommerà
alla pseudo boat turn. Questo è detto regime non coordinato. Al diminuire
della velocità, si dovrà aumentare l’inclinazione se si vuole mantenere
una traiettoria rettilinea.
- #3)
- E’ possibile mantenere il controllo fino alla VMC (cioè la linea rossa della FAR 23.149) nella configurazione
di decollo nota22930
- #4)
- Se s’insiste nel diminuire la velocità, ad un certo punto le ali e/o
il timone di coda stalleranno e la situazione sarà davvero critica.
- #5)
- Se si è al di sotto della VMC,
dovremo ridurre la potenza erogata dal motore in funzione, picchiare fino
ad ottenere la VMC, e quindi ridare
potenza.
- #6)
- Se si è al di sotto della VYSE,
dovremo picchiare fino ad ottenere la VYSE,
ostacoli permettendo.
- #7)
- Per superare ostacoli lontani, dovremo picchiare fino ad ottenere la
VXSE appena possibile. Per superare
ostacoli vicini, non potremo picchiare al di sotto della loro quota, ovviamente.
Per superare una combinazione di ostacoli, dovremo fare alcune difficili
mediazioni. La migliore soluzione è quella di assicurarsi di non trovarsi
mai in una situazione di bassa quota e bassa velocità.
Il costruttore dell’aereo dovrebbe specificare la velocità minima di
sicurezza per esclusioni intenzionali di un motore, velocità VSSE, che è normalmente sensibilmente superiore di
VMC.
Per dimostrare questi principi fondamentali, si dovrebbe partire dalla
configurazione di decollo ad una velocità pari o superiore di VSSE. Quindi tagliare un motore e decelerare gradualmente.
Questo dimostrerà il principio #1 immediatamente. Se c’è la possibilità
di raggiungere VMC prima di dimostrare
il principio #2, è bene limitare artificialmente l’azione del timone, magari
bloccando la corsa dalla pedaliera. Non si cercherà di verificare il principio
#4. Dopo aver verificato le condizioni di volo leggermente al di sopra della
VMC (principio #3), tornare alla
VYSE (principio #6) per poi riprendere
il volo normale.
Per dimostrare il principio #5, usiamo una manovra specifica. Partendo
con entrambi i motori al minimo, provare uno stallo. Tornare alla VMC, e poi con un solo motore raggiungere la VYSE.
I Test Pratici Standard "PTS" della FAA per i piloti commerciali di plurimotori
contengono un esercizio detto "AVARIA MOTORE — PROVA DI PERDITA DEL CONTROLLO
DIREZIONALE". Le specifiche sono poco chiare. La PTS richiede un’inclinazione
tale da garantire "prestazioni e controllabilità ottimali", ma non dice
come va ricercato il punto di compromesso tra prestazioni e controllo. Prestazioni
di salita ottimali tipicamente richiedono meno inclinazione di quella necessaria
per il controllo ottimale a bassa velocità.
In linea di massima, la procedura tradizionale per eseguire quest’esercizio
è la seguente:
- Partire da una quota e da una velocità di sicurezza. La PTS richiede
VYSE più 10 nodi.
- La PTS richiede i flap in posizione di decollo. Ma ci sono aerei (ad
esempio il Seneca) per cui la checklist di decollo richiede flap retratti,
e per cui la linea rossa è coincidente con la velocità di stallo. In questi
aerei, è possibile abbassare la velocità di stallo estendendo i flap, il
che renderà l’esercizio più facile e più sicuro. Molti esaminatori lo permettono.
Se vogliamo, la possiamo chiamare configurazione di "decollo da pista breve".
In altri aerei (come l’Apache) per cui la velocità di stallo è già sensibilmente
inferiore alla linea rossa, i flap non vanno estesi.
- Ridurre la potenza di un motore al minimo. Non fermare il motore,
né mettere l’elica a bandiera.
- Usare la pedaliera per annullare la scivolata. Così avremo le prestazioni
ottimali.
- Inclinare le ali per ottenere un volo rettilineo. Sarà necessaria
un’inclinazione molto contenuta.
- Tenendo fissa la pedaliera per evitare di giungere al fondo corsa
del timone prima di essere ad una velocità prossima al limite. Tenersi al
di sopra della linea rossa e della velocità di stallo delle ali. La PTS richiede
una velocità superiore di 20 nodi alla velocità di stallo delle ali nota23031.
- Decelerare gradualmente.
- Dopo essere giunti al fondo corsa del timone, la regola non scritta
è quella di non aumentare l’inclinazione. Ciò significa che l’aereo comincerà
a virare. La virata è il segnale di inizio della fase di recupero. In questa
sede, non è richiesta la verifica del principio #2.
Prima della prova, è bene discutere queste regole non scritte con il vostro
esaminatore, per accertarsi di essere in sintonia.
Il limite di velocità è necessario per motivi di sicurezza. Le limitazioni
artificiali di utilizzo del timone e di inclinazione sono necessari per
poter dimostrare una progressiva boat turn, facendo finta di essere senza
autorità di controllo; se così non fosse, l’aereo sarebbe controllabile
a tutte le velocità di sicurezza e non ci sarebbe niente da dimostrare.
Si ricordi che in volo ordinario (non durante le prove d’esame), se perdessimo
l’autorità del timone ad una velocità superiore alla linea (e se si è sicuri
di voler volare così lentamente) entreremmo lentamente in un regime di volo
non coordinato.
Non si devono eseguire le seguenti operazioni che la FAR 23.149 sembra
richiedere:
- Mai spegnere un motore improvvisamente a bassa velocità. Spegnerlo
a velocità pari o superiori a VSSE
e poi decelerare. In alternativa, sarebbe appropriato volare al di sotto
della VSSE per poi ridurre gradualmente
la potenza di un motore, ma è difficile immaginare il motivo di tale operazione.
- Mai sperimentare a bassa quota le prestazioni a bassa velocità. La
PTS richiede un minimo di 3000 piedi AGL.
Verifiche complete della FAR 23 VMC
dovrebbero essere appannaggio esclusivo di piloti professionisti. Infatti,
neanche i piloti collaudatori osano provare la perdita di controllo a bassa
quota. Non sono pazzi: fanno le loro prove ad una quota di sicurezza e poi
estrapolano i risultati.
- nota2001
- Ad un aereo monomotore è richiesta (dalla FAR 23.49) una velocità di
stallo inferiore o pari a 61 nodi, ed in alcuni modelli questa è sensibilmente
inferiore a questo valore. E’ una caratteristica fondamentale per la sicurezza,
in caso di atterraggio. Contrariamente a questo, un bimotore può essere
esente da questa richiesta se in possesso di prestazioni sufficienti con
un motore in avaria. La teoria prevede infatti che un bimotore capace di
salire con un solo motore in moto non si dovrebbe trovare mai nelle condizioni
di dover effettuare un atterraggio forzato.
- nota2012
- Non discutiamo di aerei con spinta in asse, come il Cessna 337 Mixmaster.
- nota2023
- Questa è la portanza totale, che comprende il contributo delle ali,
dei piani di coda, et cetera. Il centro di portanza sarà posizionato in
prossimità del baricentro, per i motivi discussi in sezione 6.1.3.
- nota2034
- Gli effetti vengono ridotti da un motore in funzione che eroghi meno
potenza (a causa di motore di bassa potenza, alta quota, e/o ridotta manetta),
da un’alta velocità, da un timone di grandi dimensioni. Al contrario, in
un bimotore con un timone piccolo, motori potenti, in piena potenza e a bassa
velocità, un’improvvisa avaria sarà molto critica.
- nota2045
- Se ci si dimentica di livellare le ali prima di usare la pedaliera
per arrestare la variazione di prua, sarà facile che si vada a premere il
pedale sbagliato. Per esempio, se si è in virata a destra ed il motore sinistra
entra in avaria, si potrebbe essere tentati ad usare il pedale sinistro (sbagliato!).
- nota2056
- Per sapere quale inclinazione e/o quanto spostamento della pallina
dell’inclinometro corrispondono a scivolata nulla, si potrebbe (a) ricordare
dai voli di addestramento quale sia la configurazione per prestazioni ottimali,
(b) ricordare dai voli fatti con lo slip string la configurazione che corrisponda
a scivolata nulla, oppure (c) lasciare che la pallina vada fuori centro per
metà del suo diametro, situazione di solito "ragionevolmente vicina" a quella
corretta.
- nota2067
- Vedi sezione
19.4 per una spiegazione di E-down e dei relativi argomenti.
- nota2078
- La confusione è comprensibile, dato che la spinta asimmetrica è l’unico
modo per mantenere un’inclinazione senza essere in alcun tipo di scivolata.
- nota2089
- ... o prestazioni in volo di crociera. In fondo a prescindere dallo
stato dei motori.
- nota20910
- Infatti, un timone dritto minimizza le resistenze di forma, e quindi
stallerà ad una velocità superiore.
- nota21011
- Se la linea rossa (definita nella prossima sezione) è posta in prossimità
dell’arco verde, è probabile che lo stallo d’ala sia l’effettivo limite
alla controllabilità dell’aereo a bassa velocità. Al contrario, se la linea
rossa è molto più alta del limite inferiore dell’arco verde, probabilmente
lo stallo del timone sarà il limite alla controllabilità dell’aereo a bassa
velocità (a meno che la linea rossa sia artificialmente alta a causa del
limite (arbitrario) di 5 gradi di inclinazione nella FAR 23.149).
- nota21112
- Una specifica molto simile, la FAR 25.149, viene applicata alla categoria
degli aerei da trasporto (ad esempio gli aerei di linea).
- nota21213
- Il concetto di "motore critico" verrà discusso in sezione 17.2.12.
- nota21314
- Se il peso dell’aereo supera le 6000 libbre (circa 3000 kg), la FAR
23.66 richiede che l’aereo sia capace di salire, con un motore fermo, ad
una velocità "pari a quella raggiunta a 50 piedi di quota" dopo il decollo.
Anche in questo caso, non viene richiesta una salita alla VMC.
- nota21415
- Esistono ovviamente altre linee rosse: l’estremo superiore dell’indicatore
di velocità, del contagiri, etc., ma non è di rilievo in questa discussione.
- nota21516
- ... forse solo marginalmente, ma non è di rilievo in questa discussione.
Vedi sezione
11.5.6 per una discussione sulla relazione esistente tra gli
angoli di scivolata e di inclinazione.
- nota21617
- Ci sono tanti aerei che sono assolutamente controllabili anche in condizioni
che richiedono più di 5 gradi di inclinazione per mantenere il volo rettilineo
senza un motore.
- nota21718
- E’ giusto: non c’è garanzia che 5 gradi siano sicuri. Si suppone che
"il costruttore deve aver provato i 5 gradi di inclinazione perché sono
il valore massimo ammesso". Ma nella realtà, le migliori condizioni di controllo
potrebbero aversi a 2 o 3 gradi, e non c’è alcun motivo di credere che il
costruttore abbia provato angoli superiori a questi. Ricorda, in volo a
scivolata nulla l’inclinazione richiesta è davvero modesta (ed indipendente
dalla velocità), ed il costruttore non potrà ottenere con una scivolata
ciò che non può essere ottenuto con il timone.
- nota21819
- Questa è la configurazione di decollo definita dal Manuale Operativo
del pilota o dal Manuale di Volo dell’aereo. Ricorda che questi sono documenti
che fanno legalmente parte dell’aereo. Non è possibile che sia definita
una VMC certificata senza una
checklist di decollo certificata.
- nota21920
- In quest’esempio, assumiamo che lo stallo d’ala (non del timone) sia
il limite alla manovrabilità a bassa velocità.
- nota22021
- Questa è un’opzione possibile con quest’aereo perché la configurazione
di decollo certificata non prevede l’estensione dei flap.
- nota22122
- Se esiste una coppia non equilibrata, l’aereo non solo virerà, ma accelererà
attorno all’asse di imbardata.
- nota22223
- Stiamo parlando di angoli di inclinazione modesti, circa 15 o 20 gradi,
che non sarebbero assolutamente critici in circostanze normali.
- nota22324
- Potrebbe essere una buon’idea verificare la velocità di stallo delle
ali provando il classico stallo senza la spinta dei motori. Questa velocità
non sarà esattamente pari a quella di stallo con un solo motore, ma una
buona stima.
- nota22425
- I miei calcoli indicano che quasi sempre con aerei leggeri lo stallo
delle ali avviene prima dello stallo del timone, ma non è assolutamente
possibile supporre che ciò sia vero per qualunque aereo in qualunque condizione
di volo.
- nota22526
- Alla fine di questa sezione, saranno considerati casi diversi da questo.
- nota22627
- Si potrebbe immaginare di progettare un aereo con il carrello anteriore
talmente arretrato da essere dietro il centro delle spinte laterali, nel
qual caso incrementerebbe la stabilità all’imbardata.
- nota22728
- Il flusso dell’elica del motore sinistro è in effetti benefico.
- nota22829
- E’ difficile capire come questa situazione possa insorgere nel corso
di un volo ordinario. Comunque, (a) tale situazione è a volte generata nel
corso degli esercizi dei corsi di volo, e (b) potrebbe insorgere se il pilota
sbagliasse la gestione dell’emergenza avaria motore, sprecando la velocità
iniziale.
- nota22930
- In altre configurazioni, è possibile mantenere il controllo fino alla
velocità superiore tra la linea rossa e VS.
- nota23031
- Nel caso di aerei con VMC pari
a VS, VS + 20 potrebbe sembrare un margine di sicurezza ampio
o addirittura eccessivo. Comunque, in altri aerei VS + 20 potrebbe addirittura essere non sufficiente.
Bisogna fare attenzione, dato che esistono tanti aerei per cui VS + 20 è prossima (o addirittura inferiore) a VMC. Un criterio migliore potrebbe essere quello di
mantenersi al di sopra della velocità superiore tra VS + 10 e linea rossa + 10.
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