Tradotto dal Gruppo SHIFTE-I | [Vittorio Urciuoli (Vittorio_Urciuoli@aprilia.it)] |
Versione 1.0 | 05 Aprile 2002 |
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Le viti sono un argomento molto delicato. Dopo aver letto vari testi di
aerodinamica e centinaia di pagine di rapporti di prove effettuate nella galleria
del vento della NASA, mi meraviglia quanto ci sia di ancora sconosciuto nei
fenomeni che avvengono durante una vite.
Una cosa è certa: se non si stalla, un aereo non entra in vite. Quindi
iniziamo analizzando gli stalli.
Come discusso in sezione 5.3, gli stalli avvengono all’angolo
di attacco critico, che è definito come il punto oltre il quale un ulteriore
aumento di angolo d’attacco non produce alcun aumento del Coefficiente di
Portanza.
Nell’angolo di
attacco critico non succede nulla di magico. La portanza non si annulla; anzi, il
Coefficiente di Portanza è al suo massimo. Il Coefficiente di Smorzamento
Verticale va progressivamente a zero quando l’aereo attraversa l’angolo
d’attacco critico, ed il Coefficiente di Smorzamento al Rollio si annulla
anch’esso subito dopo. Un aereo che vola 0.1° oltre l’angolo
d’attacco critico si comporterà solo leggermente peggio di come si
comporterebbe 0.1° prima dell’angolo d’attacco critico.
Superando significativamente l’angolo d’attacco critico, regime di
"pieno stallo", il Coefficiente di Portanza si riduce notevolmente e la Resistenza
aumenta notevolmente. L’aereo scenderà rapidamente, probabilmente a
velocità di migliaia di piedi al minuto. Ma ricorda: le ali ancora
sostengono il peso dell’aereo. Se così non fosse, ci sarebbe una
forza verticale non equilibrata e, per la legge di Newton, l’aereo non
scenderebbe semplicemente, ma verrebbe accelerato verso il basso. Se le ali
effettivamente non producessero portanza (per esempio se togliessimo le ali
all’aereo), la fusoliera verrebbe accelerata verso il basso fino a
raggiungere la velocità verticale (varie centinaia di nodi) alla quale il
peso viene equilibrato dalla resistenza della fusoliera.
Potremmo dividere l’ala in due sezioni: ognuna contribuisce alla creazione
della portanza totale. E’ fortemente consigliabile (come discusso in
sezione 5.4.3) avere che, aumentando l’angolo
d’attacco, il Coefficiente di Portanza delle sezioni dell’ala vicine
alla fusoliera raggiunga il suo massimo, e la successiva diminuzione, prima delle
sezioni in prossimità della punta delle ali.
Ha quindi senso dire che la porzione d’ala in prossimità della
fusoliera stalli quando la porzione in prossimità della punta ancora non
abbia raggiunto lo stallo. Se la porzione d’ala in stallo è
sufficientemente piccola, il Coefficiente di Portanza complessivo
dell’ala continua ad aumentare, e quindi l’ala non è in
stallo.
Quindi l’ala continuerà a produrre portanza ben oltre l’angolo
d’attacco a cui alcune sue porzioni iniziano a stallare. Questo è un
regime di volo estremamente lento — sarebbe possibile volare in queste
condizioni un giorno intero, anche se richiederebbe un po’ di abilità
ed il motore potrebbe surriscaldarsi.
Esiste una semplice legge dell’aerodinamica che dice che la velocità
relativa del fluido all’ala, o da qualunque altra superficie, è
nulla (condizione di no-slip). Adiacente alla superficie,
c’è un sottile strato, detto strato limite, nel quale la
velocità relativa cresce da zero al valore della velocità del
fluido.
Le ali funzionano al meglio quando il flusso d’aria è attaccato
alla superficie tramite lo strato limite. Nel caso opposto, il flusso è
detto separato.
Nel flusso attaccato, attraversando lo strato limite dalla superficie verso il
flusso esterno, la pressione resta praticamente costante. Per rendere l’idea
del comportamento del flusso attaccato, immaginiamo di sostituire lo strato limite
con uno strato di stucco che copi il profilo dell’ala. Immaginiamo adesso di
lubrificare il nuovo profilo in modo che l’aria scivoli via senza attrito, e
che la condizione di no-slip non venga più applicata. Sarebbe allora
possibile calcolare la pressione agente sullo strato di stucco con il principio di
Bernoulli, principio che logicamente non era applicabile all’interno dello
strato limite.
Nel caso di flusso separato, l’esempio dello stucco non è più
applicabile. Immaginiamo di voler sollevare dal pavimento uno spago con un potente
aspirapolvere. Se mantengo l’aspiratore ad 1 metro dal pavimento, non ci
riuscirò mai. Potrei anche riuscire ad ottenere 0 pressione alla bocca
dell’aspiratore, ma la zona di depressione resterebbe sempre "separata" dal
pavimento e dallo spago. Avvicinando l’aspiratore al pavimento, ad un certo
punto riuscirò ad avvicinare la depressione al pavimento. Questo è
uno dei problemi del flusso separato: ho depressione ma non dove serve. La
separazione ha vari effetti negativi:
Si ha flusso laminare quando ogni particella di aria ha una sua ben determinata velocità, e le velocità variano progressivamente. Nel caso di flusso turbolento, si ha:
Un flusso turbolento attaccato genera un notevole rimescolio. Alcune particelle d’aria saliranno, altre scenderanno, andranno a destra o a sinistra, più velocemente o lentamente rispetto al flusso medio. |
|
|
In flusso laminare separato, ci sarà del flusso diretto in senso inverso rispetto al flusso principale, ma la distribuzione delle velocità sarà più uniforme del caso di flusso turbolento, e costante nel tempo. |
Un sistema nota2322 per controllare la separazione è quello dei
vorticatori. I vorticatori sono delle lamelle visibili sul’estradosso di
alcune ali, poste ad un certo rispetto al flusso. Ogni lamella funziona come una
lama voltazolle, andando a prendere il flusso (e l’energia) nella zona
laminare ad alta velocità e riportandolo negli strati bassi.
Il ri-energizzare lo strato limite permette di volare ad angoli di attacco (quindi
a Coefficienti di portanza superiori) senza stallare. Questo migliora la
capacità di utilizzare piste di decollo ed atterraggio brevi e/o con
ostacoli.
La vorticosità creata da questi vorticatori non va confusa con il BOUND
VORTEX, cioè il vortice generato dalla circolazione che sostiene il peso
dell’aereo. Come discusso in sezione
3.12, per creare portanza è necessario far circolare l’aria
attorno all’ala; cioè, devono esistere delle linee di vortice che
corrono lungo l’apertura alare. I vorticatori non hanno nulla a che
vedere con questo; le loro linee di vortice seguono la corda dell’ala, non la
sua lunghezza. nota2333
La turbolenza dello strato limite (creata dai vorticatori o in altro modo) aiuta
anche a prevenire la separazione, anche qui iniettando energia negli strati
inferiori dello strato limite.
In una pallina da golf, il 99% della resistenza
è resistenza di forma, e solo l’1% è attrito di superficie. I
forellini sulla superficie della pallina provocano turbolenza, con il conseguente
aumento di energia dello strato limite. Questo permette al flusso di mantenere il
contatto più a lungo, mantenendo la zona di alta pressione dietro la
pallina, quindi riducendo la resistenza di forma. Quindi, anche se lo strato limite
turbolento porta ad una maggiore resistenza di superficie, la resistenza
complessive (di forma + di superficie) è minore. nota2344
Il principio di Bernoulli non è applicabile all’interno dello strato
limite, sia esso separato o no. Come discusso in sezione 3.4, il principio di Bernoulli è
applicabile in situazioni in cui la somma della pressione (energia potenziale) e
della velocità del flusso al quadrato (energia cinetica) resta costante.
Nello strato limite, questo non succede visto che l’attrito converte una
significante porzione di energia in calore.
I vorticatori hanno la stessa funzione dei forellini della pallina da golf? Non
esattamente. A differenza della pallina da golf, l’ala deve produrre
portanza. Inoltre l’ala è molto più aerodinamica, quindi la sua
resistenza di forma non è maggiore della resistenza di superficie. I
vorticatori sono utilizzati per incrementare la portanza ad alti angoli di attacco,
diminuendo la perdita di portanza dovuta alla separazione. I vorticatori potrebbero
o no migliorare le prestazioni a piccoli angoli di attacco diminuendo la resistenza
di forma a scapito di quella di superficie.
Se l’obiettivo è quello di minimizzare le resistenze, anche a scapito
delle prestazioni in atterraggio/decollo, la ricerca del flusso laminare è
redditizia. Progettare un "ala a flusso laminare" è un compito complesso,
specialmente nel mondo reale in cui il flusso laminare potrebbe essere disturbato
da moscerini, pioggia, ghiaccio, fango presenti sul bordo d’attacco.
La separazione è sempre presente in piccole zone di qualunque profilo
alare. Queste crescono all’aumentare dell’angolo d’attacco. Se le
zone di separazione sono molto ampie, la capacità dell’ala di produrre
portanza viene ad essere penalizzata. In assenza di separazione, l’ala
potrebbe continuare a produrre portanza fino ad angoli d’attacco molto
elevati, raggiungendo Coefficienti di Portanza molto alti.
La presenza di un’elevata zona di separazione è la causa principale
(ma non l’unica) dello stallo. Ricordate: lo stallo avviene all’angolo
d’attacco critico, cioè nel punto di massimo del Coefficiente di
Portata.
La completa trattazione della turbolenza e/o del flusso separato non rientra negli scopi di questo libro. Inoltre, la ricerca volta a capire e controllare perfettamente questi fenomeni è tuttora in corso. Questi non sono fenomeni semplici, ma ci sono alcuni concetti che possiamo chiarire:
Per maggiori informazioni, vedi riferimento
17.
L’ effetto Coanda viene generalmente applicato nei casi in cui
un getto di fluido veloce e sottile incontra una superficie solida e ne segue la
curvatura. A seconda dei casi, uno o più fenomeni fisici differenti possono
essere alla base della deviazione del getto a seguire la superficie.
Da pilota, non avrete mai bisogno di conoscere questo Effetto Coanda, né le
sue motivazioni. Finanche i tecnici aerodinamici possono perfettamente lavorare
senza conoscere questo effetto. Lo scopo principale di questo paragrafo è
quello di fugare la convinzione di alcuni che un’ala crei portanza a causa di
questo Effetto Coanda.
Utilizzare l’effetto Coanda per spiegare il funzionamento di un’ala
è corretto come utilizzare il gioco del bowling per spiegare la meccanica
del camminare. Sia il gioco del bowling ed il camminare portano ad utilizzare
alcuni gruppi muscolari, ed entrambi possono essere spiegati dalla Legge di Newton,
ma se non si è già a conoscenza della meccanica del camminare,
sarà molto difficile imparare qualcosa dalla complessità aggiuntiva
della dinamica del bowling.
E’ possibile dimostrare un tipo di effetto Coanda utilizzando un foglietto di
carta velina. Prendere il foglietto facendolo pendere dalle dita. Soffiare
orizzontalmente come mostrato in figura. nota2366
Dato che abbiamo visto in sezione 18.3 che de-energizzare lo strato limite è controproducente, viene naturale pensare che aggiungere energia allo strato limite possa essere un beneficio, ed infatti è così. Un modo per iniettare energia è l’utilizzo dei vorticatori, come visto in sezione 18.3. La figura 18.3 mostra un approccio ancora più diretto.
Un altro esempio di come un flusso possa seguire una curvatura è facilmente
ottenibile facendo uscire un sottile getto d’acqua dal rubinetto della
cucina. Avvicinando da sinistra il lato convesso di un cucchiaino, si ha che il
flusso non verrà spinto verso destra, ma piuttosto seguirà la
curvatura deviando verso destra. Il flusso può essere deviato anche
significativamente. Per la terza legge di Newton, il cucchiaino sarà spinto
verso destra.
Pur non capendo fino in fondo questo fenomeno, è lecito dire quanto segue:
Per convincervi di ciò, è necessario avere un getto più veloce e più largo di quello del rubinetto della cucina. Un tubo da giardino potrebbe fare al caso nostro. Potremo vedere:
Sembra che la tensione superficiale abbia due effetti fondamentali:
In entrambi i casi, si ha una situazione ben diversa nel caso del getto
aria-in-aria, dove non esiste alcuna tensione superficiale aria/aria.
Per convincervi, prendete un sottile foglio di plastica. Bagnatelo da entrambi i
lati ed avvolgetelo ad un cilindro. Non riuscirete a sollevarlo dal cilindro
utilizzando un getto d’acqua tangenziale. La tensione superficiale che
mantiene il foglio aderente al cilindro è forte quanto la tensione tra la
plastica ed il getto. Al contrario, se il medesimo foglio di plastica ha aria da
entrambi i lati, il getto d’aria riuscirà a sollevarlo.
Potreste aver sentito favole che raccontano di come l’effetto Coanda possa spiegare il funzionamento di un’ala. Sono puri racconti di fantasia. Più che inutili, sono dannose.
Non permettete a nessuno di dire che cucchiaini o foglietti possano essere un buon
modello di funzionamento di un’ala.
Se volete avere la sensazione di cosa possa creare portanza, i sistemi più
ovvi sono sempre i migliori. Questi includono modelli di profili alari, ma anche un
pezzo di cartone messo di fronte ad un ventilatore, o fuori del finestrino di
un’auto in movimento.
Caso 1: Durante il volo normale, i movimenti di rollio sono fortemente smorzati,
come discusso in sezione 5.4. Anche se la
stabilità al rollio fosse piccola o addirittura negativa, non è
possibile ottenere una velocità di rollio elevata senza una forza esterna.
Quando questa forza esterna sparisce, la velocità di rollio diminuisce.
Caso 2: Il prossimità dell’angolo di attacco critico, lo smorzamento
al rollio sparisce. Supponendo di iniziare un movimento di rollio verso destra,
questo continuerà. L’ala destra sarà in stallo (cioè
oltre l’angolo d’attacco critico) mentre l’ala sinistra non
sarà in stallo.
Caso 3: Ad un angolo d’attacco sufficientemente elevato (comunque maggiore
dell’angolo d’attacco critico), il rollio non solo continuerà,
ma addirittura accelererà. Questo è un esempio di "divergenza",
fenomeno alla base degli "snap roll" e delle viti.
Il moto rotativo non smorzato che ne consegue viene chiamato autorotazione.
Superato un dato angolo d’attacco, gli alettoni perdono efficacia fino
addirittura a funzionare al contrario note24515. Figura 18.4 mostra come questa inversione possa
succedere. Supponiamo di rollare a sinistra. L’angolo d’attacco
dell’ala destra aumenterà, mentre quello dell’ala sinistra
diminuirà. L’aumento di portanza dell’ala destra e la
diminuzione di portanza dell’ala sinistra generano il movimento di rollio
verso sinistra. Ma in prossimità dell’angolo d’attacco critico,
come mostrato in figura, una variazione dell’angolo d’attacco non porta
a variazioni del coefficiente di portanza , quindi non si crea alcun movimento di
rollio (almeno per ora).
Il termine "vite" può essere utilizzato in diversi modi, come descritto in seguito. La famiglia include:
Figura 18.5 mostra un aeroplano in vite. La
direzione di volo ha due componenti: una verticale (verso il basso, parallela
all’asse della vite) ed una componente orizzontale (in avanti ed in
tondo).
I semi di acero sono un esempio di vite verticale particolarmente utile e molto
comune.
Questi semi hanno una sola ala, con il seme posto ad una estremità. Il loro
modo di volare è analogo a quello di un aereo in una vite orizzontale. In un
aereo, l’ala interna è completamente stallata, mentre nel seme
d’acero l’ala interna manca del tutto.
In un aereo non in vite, se un’ala producesse più portanza
dell’altra, la prima salirebbe. Quindi la domanda è: perché una
vite orizzontale è stabile? Perché l’ala esterna non porta
l’aereo a rollare? Il segreto è nella forza centrifuga. nota24616 Supponiamo di
prendere un manico di scopa da un’estremità e di iniziare a rotare. Il
manico di scopa verrà centrifugato verso l’esterno assumendo un
assetto orizzontale.
Nel caso di un aereo in rotazione attorno al suo asse verticale, l’ala alta
ed esterna verrà centrifugata verso l’esterno e verso il basso mentre
l’ala bassa ed interna verrà centrifugata verso l’esterno e
verso l’alto. In una vite orizzontale, queste forze centrifughe annullano la
tendenza al rollio risultante dal fatto che un’ala produce più
portanza dell’altra. Questo è solo un esempio di una condizione di
volo stazionaria in cui un’ala produca più portanza
dell’altra.
Come discusso in riferimento 6, un aereo con
molta massa nelle ali avrà una forza centrifuga maggiore di quella di un
aereo con tutta la massa concentrata in prossimità dell’asse
longitudinale della fusoliera. In particolare, un aereo con un solo pilota e tanto
carburante nei serbatoi alari potrebbe avere un comportamento in vite completamente
diverso da quello dello stesso aereo con due piloti e poco carburante a bordo.
Negli anni ‘70, la NASA ha compiuto una serie di esperimenti sul comportamento in vite degli aerei di aviazione civile; vedi riferimento 8 e riferimento 7 e le altre pubblicazioni in queste menzionate. Fu osservata una "notevole confusione" sulla definizione di vite verticale ed orizzontale, e fu suggerita la classificazione mostrata in tabella 18.1.
Tipo di vite |
||||
Verticale |
Moderatamente verticale |
Moderatamente orizzontale |
Orizzontale |
|
Angolo d’attacco |
Da 20 a 30 |
Da 30 a 45 |
Da 45 a 65 |
Da 65 a 90 |
Assetto |
Picchiata decisa |
Picchiata moderata |
||
Velocità di discesa |
Elevata |
Ridotta |
||
Velocità di rollio |
Estrema |
Moderata |
||
Velocità di imbardata |
Moderata |
Estrema |
||
Differenza di angolo d’attacco tra le ali |
Modesta |
Elevata |
||
Variazione di angolo di scivolata tra muso e coda |
Elevata |
Elevata |
L’angolo d’attacco menzionato in tabella è misurato rispetto
all’asse di simmetria dell’aereo; l’angolo d’attacco
effettivo in altre posizioni lungo l’ala dipenderà dalla posizione
stessa.
I test compiuti dalla NASA hanno dimostrato che gli aerei non verificati ed
approvati per le viti volontarie soffrono di entrata in vite orizzontale non
ricuperabile.
In tutti i casi studiati dalla NASA, la vite orizzontale manifestava una maggiore
velocità di rotazione (ed una minore velocità di discesa) rispetto
alla vite verticale. Nel contempo, riferimento
15 relaziona alcuni esperimenti nei quali assetti piani erano associati a basse
velocità di rotazione. Questo non è in contraddizione con quanto
detto prima, perché si considerava una vite non stazionaria (con cambiamento
dell’assetto del velivolo). Una variazione improvvisa che porti ad un
assetto più piano porterà ad una riduzione temporanea della
velocità di rotazione, per i seguenti motivi.
In qualunque sistema in cui il momento angolare resti costante, la velocità
di rotazione aumenterà quando la massa viene avvicinata all’asse di
rotazione. Il principio fondamentale è trattato in sezione 19.8>. Analogamente, se la massa
di un oggetto rotante viene allontanata dall’asse di rotazione, la
velocità di rotazione diminuirà.
Quando un aereo in vite si porta ad un assetto più orizzontale, le masse
del suo muso e della sua coda si allontaneranno dall’asse di rotazione.
Essendo il momento angolare costante, la velocità di rotazione
diminuirà momentaneamente.
Nel tempo — in una vite piana stazionaria — l’aerodinamica della
vite porterà nuovo momento angolare nel sistema, e la velocità di
rotazione aumenterà considerevolmente. La velocità di rotazione della
vite piana è tipicamente doppia di quella della vite verticale.
Fuoriuscire da una vite piana richiede il forzare l’assetto del muso a
picchiare. Ciò porta le masse di muso e coda ad avvicinarsi all’asse
di rotazione. Di conseguenza, sempre per il principio di conservazione del momento
angolare, la velocità di rotazione aumenterà — il che potrebbe
apparire sconcertante.
Se ci dovessimo trovare in una insolita virata, in discesa, la prima cosa da fare
è decidere se ci troviamo in una discesa in spirale o in vite. In una
discesa in spirale, la velocità sarà elevata ed in aumento; in una
vite la velocità sarà bassa. Dovremmo essere capaci di sentire
la differenza. Inoltre, la velocità di rotazione in una spirale è
molto più bassa; in una vite, la velocità di rotazione
dell’aereo sarà nell’ordine dei duecento gradi al secondo.
Per uscire da una vite, nota24717 seguite la
procedura di recupero dalla vite fornita dal Manuale di Pilotaggio del vostro
aereo. La bibliografia è piena di procedure di recupero dalla vite "fatte in
casa" che probabilmente funzionerebbero la gran parte delle volte sulla gran parte
degli aerei, ma se volete una procedura che funzioni per certo, seguite quella del
Manuale di Volo del vostro aeroplano.
Tipicamente, la procedura di recupero dalla vite contiene i seguenti passi:
Adesso discutiamo nel dettaglio ognuno di questi passi.
Portare la manetta al minimo è un’idea moderatamente positiva per un
paio di motivi. Primo, evita fuorigiri del motore nelle fasi seguenti del recupero.
Secondo, e principalmente, l’effetto giroscopico del motore e
dell’elica in rotazione potrebbero mantenere il muso alto, rendendo la vite
orizzontale e interferendo con il processo di recupero (a seconda della direzione
della vite).
Il flusso dell’elica potrebbe aumentare l’efficacia del timone di coda
e quindi aiutare il recupero della vite, ma (specialmente in una vite piana) questo
flusso potrebbe essere spinto altrove dall’anomalo flusso dell’aria
— quindi è meglio non fare affidamento su questo.
Ritirare i flaps è una idea moderatamente positiva per evitare di
danneggiare i flaps nel caso in cui dovessimo superare la "velocità massima
consentita con i flaps estesi" nei passi successivi.
Ritirare i flaps potrebbe anche contribuire al recupero dalla vite. Ricordando
quanto visto in sezione 5.4.3, i flaps
aumentano lo svergolamento delle ali. Lo svergolamento fa in modo che l’aereo
stalli prima di perdere il controllo del rollio, risultando un classico stallo in
volo rettilineo.
Mettere la barra al centro è normalmente una buona idea perché non
ci sarebbe niente di meglio da fare: un movimento degli alettoni porterebbe ad una
differenziazione dell’angolo d’attacco di un’ala rispetto
all’altra. In una vite, la zona d’ala in cui si trovano gli alettoni
potrebbe (o no) essere stallata — quindi barra da un lato potrebbe (o no)
portare anche ad un rollio inverso.
Usare la pedaliera per contrastare la vite è ovviamente una operazione
benefica.
Infine, è positivo l’usare la barra per ottenere un angolo di
incidenza nullo. In aerei scuola, ciò significa portare la barra tutto
avanti, mentre in altri aerei, in particolar modo in quelli acrobatici, portare la
barra tutta in avanti conseguirebbe in un angolo d’attacco fortemente
negativo. Questo porterebbe la vite a diventare una vite inversa — situazione
decisamente peggiore. Questo è un esempio del motivo per cui è bene
seguire le istruzioni di recupero dalla vite specifiche dell’aereo.
L’efficacia del timone rispetto a quella degli alettoni nella fuoriuscita
dalla vite dipende radicalmente dal progetto dell’aereo, dalla distribuzione
dei pesi edal tipo di vite, come discusso in riferimento 6.
In volo normale, è buona norma azionare i comandi con dolcezza.
L’uscita dalla vite è l’eccezione a questa regola: sono
necessari rapidi movimenti dei controlli, senza alcun riguardo delle pressioni che
ne conseguono.
Se si entrasse in vite in condizioni di volo strumentale, si deve fare affidamento
principalmente sull’anemometro e sul girometro. La pallina
dell’inclinometro non è affidabile: essa verrà centrifugata
— fornendo un’indicazione che dipende da dove lo strumento è
installato, non dalla direzione della vite. L’orizzonte artificiale
(indicatore di assetto) non è affidabile perché potrebbe essere
centrifugato. Il girometro è più credibile, perché a
differenza del giroscopio non è sospeso su snodi che potrebbero
bloccarsi.
Uscire da una vite incipiente (cioè appena iniziata) è più
facile che da una vite ben avviata. Le specifiche per la certificazione di aerei
monomotore convenzionali note24818 richiedono che
l’aereo sia capace di fuoriuscire da una vite di un giro (o comunque una vite
di massimo 3 secondi) in non più di un ulteriore giro. Se la vite prosegue
per più a lungo, si potrebbe passare da una vite verticale ad una vite
piana. Uscire dalla vite potrà richiedere più tempo — sempre
ammesso che sia possibile.
Se un aereo viene caricato oltre il limite AFT dell’inviluppo della
distribuzione dei pesi, anche una vite incipiente può diventare
irrecuperabile; vedi sezione 6.1.1.
Riparazioni delle ali non eseguite correttamente, o giochi eccessivi dei cavi dei
comandi, possono a loro volta rendere impossibile la fuoriuscita dalla vite.
Per finire, la vite è un altro motivo per cui NON è sicuro pensare
alla barra semplicemente come un controllo di assetto note24919 . Durante una vite, si ha una bassa velocità ad
un’alta velocità discendente. Considerando la barra come uno strumento
di regolazione dell’assetto, potremmo essere portati a tirarla, azione
estremamente sbagliata e pericolosa. Al contrario, considerando la barra come
(primariamente) lo strumento di regolazione della velocità, ci renderemo
conto che è necessario spingerla in avanti, per risolvere il problema di
mancanza di velocità.
E’ impressionante quanto sia efficace la discesa di un seme di acero. La loro
discesa è molto più lenta di quella che si avrebbe con un paracadute
di dimensioni e peso analoghi. Le viti orizzontali sono estremamente stabili.
Questo è il motivo per cui le viti (specialmente quelle piane) sono
estremamente pericolose: è necessaria una notevole forza da parte del timone
per convincere l’ala ad interrompere la rotazione.
Il fenomeno della vite è estremamente complesso. Anche i progettisti e i
piloti collaudatori più esperti vengono sempre sorpresi dal comportamento in
vite degli aeroplani. I prototipi per le prove di entrata in vite vengono
equipaggiati con paracadute balistici e portiere adatte ad una veloce fuoriuscita
del pilota per paracadutarsi. Le prove vengono effettuate ad alta quota e sopra
aree disabitate. Quindi, per favore non effettuate alcuna prova di vite se non
approvata dal costruttore — una vite non ricuperabile è sufficiente a
rovinare una giornata di volo!
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