Guerre arabo - israeliane

 

 

Conflitti armati che hanno opposto lo Stato di Israele ai paesi arabi circostanti. L'immigrazione ebraica in Palestina aveva già dato occasione negli anni '30 a scontri sanguinosi tra coloni e popolazione araba, divenuti costanti dopo che i sionisti ottennero l'abbandono del territorio da parte britannica e l'ONU stabilì la spartizione della Palestina in due Stati (Novembre 1947).

 

La guerra d'indipendenza

La guerra civile si trasformò in guerra aperta con l'invasione del neocostituito Stato d'Israele nel maggio 1948 da parte degli eserciti della Lega araba (egiziani, giordani, iracheni, siriani e libanesi), che nonostante la superiorità numerica furono sconfitti e respinti dall'improvvisato ma ben motivato esercito israeliano (Febbraio 1949). Israele allargò i confini previsti dal piano di spartizione dell'ONU alla Galilea occidentale e al Neged, collegando la parte ebraica di Gerusalemme al resto del territorio. Da questa guerra nacque anche il problema dei profughi palestinesi (oltre 500 000 arabi abbandonarono precipitosamente Israele), mentre rimase aperto il dissidio profondo tra le due popolazioni, con una tensione permanente sulle frontiere israeliane.

 Offensiva araba e controffensiva israeliana nel corso del Primo conflitto arabo-israeliano

La guerra del 1956

Il 29/10/1956, approfittando dell'isolamento dell'Egitto (che aveva lanciato una crociata contro Israele e stretto patti militari con i paesi arabi che circondavano Israele) a causa della nazionalizzazione del canale di Suez, Israele scatenò un'offensiva preventiva che lo condusse, sotto la guida del comandante in capo Moshe Dayan, a occupare temporaneamente il Sinai e la striscia di Gaza. All'azione di Israele si aggiunse l'intervento di truppe anglo-francesi a Porto Fuad e a Porto Said. L'intervento dell'ONU e la pressione congiunta di USA e URSS indussero Israele a ritirarsi (Marzo 1957), mentre le forze dell'ONU si interponevano fra egiziani e israeliani.

Le operazioni militari israeliane e anglo-francesi durante la Crisi di Suez

 

La guerra dei sei giorni

Nel giugno 1967 un nuovo tentativo di consolidare la solidarietà tra i paesi arabi, effettuato da Nasser, seguito dalla richiesta del ritiro della forza di interdizione dell'ONU dal provocatorio blocco alle navi israeliane del Golfo di Aqaba su cui pure si affacciava il porto israeliano di Eilat, diedero il motivo di un ulteriore attacco israeliano. Nonostante l'ampiezza della coalizione araba (sostenuta non solo dai paesi confinanti ma anche da Sudan, Marocco, Algeria e Tunisia), l'esercito dello Stato ebraico ottenne, sotto il comando di M. Dayan e Yitzhak Rabin, rapidi successi su tutti i fronti, conquistando in 6 giorni (5-10 Giugno) il controllo del Sinai (poi tornato all'Egitto nel 1979), della striscia di Gaza, della Cisgiordania e delle alture del Golan verso la Siria.

Le operazioni militari israeliane durante la Guerra dei Sei giorni

 

La guerra del Kippur

La continua tensione, sostenuta anche dalle superpotenze statunitense (che appoggiava Israele) e sovietica (protesa a cercare un ruolo mediterraneo armando alcuni paesi arabi oltranzisti), sfociò il 6/10/1973 in una nuova guerra, aperta da un attacco egiziano nella festività ebraica del Kippur, bloccato dopo qualche iniziale incertezza dall'efficace resistenza israeliana, impegnata anche sulle alture del Golan dai siriani. Il 22 Ottobre l'ONU impose il cessate il fuoco e inviò i caschi blu a presidio di una fascia smilitarizzata sul canale di Suez. Gli accordi di pace con l'Egitto del 1979 (accordi di Camp David) stabilirono il ritiro degli israeliani dal Sinai.

 

La pace del 1993

Dopo l'invasione israeliana del Libano nel 1982 (con la conseguente rimozione dalla regione della presenza dell'OLP ), l'aprirsi di un fronte interno di lotta con lo scoppio dell'Intifadah nel 1987 e i lanci di missili su Israele da parte di Saddam Hussein nel corso della guerra del Golfo (1991), gli accordi di pace sottoscritti a Washington tra Israele e OLP nel 1993 (seguiti da quelli con la Giordania nel 1994 e l'avvio di trattative con la Siria) hanno creato i presupposti per una composizione pacifica delle diverse controversie regionali.