Israele

Superficie: 20.404 Km²
Abitanti: 5.938.000 (stime 2001)
Densità: 291 ab/Km²

Forma di governo: Repubblica parlamentare
Capitale: Gerusalemme (591.000 ab.)
Altre città: Tel Aviv-Yafo 356.000 ab. (1.200.000 aggl. urbano), Haifa 252.000 ab.
Gruppi etnici: Ebrei 80%, Arabi ed altri 20%
Paesi confinanti: Libano a NORD, Siria, Cisgiordania e Giordania ad EST, Egitto e Palestina ad OVEST

Monti principali: Monte Meron 1208 m
Fiumi principali: Giordano 360 Km (totale, compresi tratti libanese, palestinese e giordano)
Laghi principali: Mar Morto 280 Km² (parte israeliana, totale 1020 Km²), Lago di Tiberiade 165 Km²
Isole principali: Mifraz, Hefa
Clima: Mediterraneo - arido

Lingua: Ebraico, Arabo (ufficiali), Inglese
Religione: Ebraica 80%, Musulmana 15%, Cristiana 2%, altro 3%
Moneta: Nuovo Sheqel d'Israele

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo Stato d'Israele si costituì ufficialmente al termine della seconda guerra mondiale quando, allo scadere del mandato britannico, le truppe inglesi abbandonarono la Palestina (maggio 1948). Migliaia di Ebrei provenienti da ogni parte del mondo affluirono nel Paese. Alla dichiarazione d'indipendenza fece immediatamente seguito lo scoppio della guerra con la Lega Araba, che non riconosceva l'esistenza di uno Stato ebraico in Palestina. Spettò a D. Ben Gurion, leader del partito laburista MAPAI, edificare lo Stato d'Israele con la collaborazione di personalità come Golda Meir, Levi Eshkol, Abba Eban ecc. Nel 1956, contemporaneamente all'attacco anglo-francese all'Egitto per la questione di Suez, scoppiò una nuova guerra arabo-israeliana, ma le truppe di Tel Aviv, giunte sul canale, furono costrette dall'ONU a ritirarsi. Nel giugno 1967, in seguito alla decisione egiziana di bloccare lo stretto di Tiran, scoppiò la cosiddetta guerra dei Sei giorni. In breve Israele occupò il Sinai, la sponda orientale del canale di Suez, il Golan e tutta la Cisgiordania. Nel 1969 divenne primo ministro Golda Meir, del fronte laburista; seguirono anni assai importanti per Israele, che, nonostante le persistenti tensioni con i Paesi arabi, conobbe uno straordinario sviluppo economico. Nel 1973 Israele subì un attacco egiziano sul canale di Suez e uno siriano sul Golan (guerra del Kippur). Dopo le difficoltà iniziali, Israele respinse le forze arabe. Nel 1974 alla Meir succedeva il laburista Rabin. Nelle elezioni del 1977, però, ebbe la prevalenza il Likud, fronte delle destre guidato da Menahem Begin, sostenitore di una linea intransigente nei confronti degli Arabi e dei Palestinesi. Tuttavia, nel 1978 Begin firmò con l'Egitto di Sadat gli accordi di Camp David, che portarono alla pace tra i due Paesi nel 1979. Nel 1982 Begin ordinò l'invasione del Libano meridionale, dove erano situate le basi dell'OLP. I costi della spedizione libanese e la grave crisi economica scoppiata intorno al 1980 logorarono il governo Begin. Dal 1987 i Palestinesi della Cisgiordania e di Gaza hanno dato vita all'intifadah, mentre le tensioni sono inasprite dagli insediamenti nei territori arabi occupati da parte di coloni ebrei. L'intransigenza della coalizione di governo conservatrice guidata da Shamir ha creato difficoltà anche con il maggior alleato, gli USA, che dopo la guerra del Golfo (1991) solo esercitando forti pressioni sono riusciti a indurre Israele ad aderire alla conferenza internazionale di pace per il Medio Oriente, inauguratasi a Madrid nel novembre 1991. Nel 1992 le elezioni sono state vinte dai laburisti e dai loro alleati di sinistra, che hanno dato vita a un governo presieduto da Yitzhak Rabin, favorevole a una soluzione negoziata del problema palestinese. Lunghe trattative segrete con l'OLP, più volte interrotte e riprese con la mediazione di Norvegia, USA ed Egitto, portarono nel 1993 alla firma da parte del premier Rabin, di Arafat per l'OLP e del presidente degli USA Bill Clinton della Dichiarazione di principi sull'autonomia palestinese: l'OLP riconosce il diritto a una pacifica esistenza di Israele, mentre gli israeliani riconoscono l'autonomia palestinese a partire dai territori di Gaza e di Gerico, nei quali nel 1994 Arafat ha insediato la sua autorità di governo dopo il ritiro dei militari israeliani. Il processo di pace è proseguito (firma della pace tra Israele e Giordania, 1994) nonostante l'opposizione sanguinosa dell'estremismo terroristico palestinese e dell'oltranzismo israeliano. Proprio tra le fila di quest'ultimo era l'uccisore di Rabin (novembre 1995). L'assassinio del premier israeliano metteva in pericolo la pace fra palestinesi e israeliani, seppur garantita da Peres, che prendeva il posto di Rabin, e da Arafat, oltre che dalle forze internazionali. All'inizio del 1996, però, i fondamentalisti islamici riprendevano le azioni di guerriglia, costringendo il governo di Peres a reagire duramente. Le elezioni del maggio 1996 vedevano sconfitto Peres e il suo partito, a favore del leader della destra Netanyahu. Questi, agli inizi del 1997, si incontrava con Arafat per risolvere la questione di Hebron, l'antica città dei Patriarchi cui gli ebrei oltranzisti non intendevano rinunciare. Il premier israeliano concludeva con il leader dell'OLP un accordo che prevedeva il ritiro dell'esercito israeliano da gran parte della città. Subito dopo, però, egli concedeva il via libera alla costruzione di un nuovo insediamento ebraico nella parte araba di Gerusalemme, suscitando la contrarietà di Arafat. Netanyahu faceva iniziare (1997) i lavori per il nuovo insediamento, mentre prendeva il via una nuova ondata di attentati terroristici. Tuttavia, nel 1998, grazie alla mediazione del presidente USA Clinton e del re giordano Hussein, Netanyahu e Arafat firmavano a Washington il “Memorandum di Wye”, un nuovo accordo che rappresentava una tappa fondamentale nel processo di pace in Medio Oriente. Nel 1999 veniva eletto come nuovo premier il laburista Barak. Nel frattempo il Paese doveva affrontare una grave crisi interna per un'inchiesta giudiziaria di cui era oggetto il presidente della Repubblica Ezer Weizmann, in carica dal 1993, sotto accusa per aver accettato finanziamenti illeciti. Nel luglio 2000 i negoziati indetti a Camp David da Clinton al fine di elaborare un piano di pace tra Israeliani e Palestinesi fallivano per le divergenze emerse tra Barak e Arafat sulla questione dello statuto di Gerusalemme Est. Nell'autunno dello stesso anno si verificavano violenti scontri tra Palestinesi e truppe israeliane in Cisgiordania. Nelle elezioni anticipate del febbraio 2001 si affermava a sorpresa la coalizione di destra guidata da Sharon, che formava un governo di unità nazionale con i laburisti e i partiti religiosi. Nel 2001-2002 un'ondata di attentati senza precedenti colpiva Israele, che rispondeva con pesanti rappresaglie nei territori occupati, segnatamente in Cisgiordania. Tra queste spiccava per la drammaticità la vicenda della Chiesa della Natività a Betlemme dentro cui si erano rifugiati cento Palestinesi, alcuni dei quali, sospetti terroristi, venivano esiliati alla fine di una lunga trattativa. Le elezioni anticipate del gennaio 2003 vedevano la vittoria del Likud guidato da Sharon, la sconfitta dei laburisti e il successo di una nuova formazione laica, Shinui, che si opponeva ai partiti religiosi.