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5/09/02
Qual è l'immenso significato della mia esistenza? Be sai è ormai da 3 o 4 anni che ci penso... (quando ero adolescente non mi facevo di questi problemi...chissà perchè...)... sono 4 anni che cerco di rispondermi ma sai non lo ha mai trovato nessuno perchè allora ci dovrei riuscire io... sai nè tu , nè io nè qualunque altro riusciremo mai a trovarlo, nè ora, nè in futuro perchè è la nostra intelligenza che ce lo vieta... te lo dissi già una volta: se vuoi iniziare a parlare di questi argomenti ti porto i miei quaderni più elevati e ci chiudiamo in qualcosa da cui forse non riusciremo mai più ad uscire...
La mia famiglia e io, la mia famiglia e io, la mia famiglia e io, be sai non è come dici tu: io ho un buon rapporto con lei sugli argomenti di attualità...c'è libertà di parola fra di noi... so come la pensano, so a quale partito appartengono, so cosa pensano dell'11 settembre e loro sanno ciò che penso io, l'unica cosa è che non sono d'accordo con me!! La cosa brutta è che io rispetto le loro idee ma loro non lo fanno con le mie... Altra precisazione: io per dipendenza dai genitori intendevo quella economica. La dipendenza dalle loro idee anch'io l'ho persa da un pezzo... peccato però che la dipendenza economica implica per adesso e anche se non del tutto, quella di idee e finchè ci sarà questa situazione avrò limiti all'uso del mio cervello. Anche tu sei nella mia stessa situazione ed anzi forse tu lo sei ancora di più perchè sei donna... ti dispiacerà ammetterlo o rendertene amaramente conto ma è così...
Non sposarti mai Fer, non farlo mai per carità, c'è tanta di quella ipocrisia in un matrimonio che tu nemmeno te lo immagini... ce n'è pure di più dell'Aquapark, ce n'è pure di più di in un comizio presidenziale coi grandi del G8 riuniti per far fronte alla fame nel mondo o all'ecologia e all'inquinamento...ce n'è così tanta che tu nemmeno immagini... ce n'è così tanta che rimarresti sconvolta dall'apprenderla tutta in un colpo, tutta di fiato... non sposarti mai... convivi ma non sposarti mai... A volte ti dico che alla fine anch'io farò questo sbaglio prima o poi, ti dico che sarà la forza degli eventi, ti dico che non sarò mai ipocrita fino in fondo e per tutto il resto della vita ma ora cercherò in tutti i miei limitati mezzi intellettivi di non sposarmi mai e anche se so che non lo farai: aiutami, ricordamelo in ogni momento quello che ti sto dicendo ora anche se non sei d'accordo, anche se non lo trovi giusto ma basta che mi ricordi quello che ti ho scritto... per favore almeno tu aiutami a non sposarmi mai....
Quante cose vorrei dirti... ma non posso.
Quante cose vorrei svelarti... ma non posso.
Quante cose vorrei sfatarti... ma non posso.
Quanto vorrei che la tua vita futura possa essere come l'hai sempre sognata... ma non posso.
Quanto vorrei che tu non veda mai la grigia realtà delle cose... ma non posso.
Quanto vorrei insegnarti a dire che conosci l'uomo alla perfezione... ma non posso.
Quanto vorrei dirti perchè non posso... ma non voglio.
Quanto vorrei dirti perchè non voglio... ma non posso.
...se ci fosse una premiazione sul giorno più brutto della vita di un uomo be, questo entrerebbe di certo nelle nomination...
**depression mode**
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1/11/02
Ciao Agnese ti ricordi di me? Sono Piddux81 quello della chat (eila te l'ho detto per sicurezza se magari non ti ricordavi).
Grazie per il messaggio... io non ti posso rispondere col telefono perchè come al solito non ho una lira (e in questo periodo non solo al cellulare ma pure al portafoglio sigh!! :°-( ). Mi ha fatto piacere ricevere il tuo sms ma soprattutto mi ha fatto piacere che ti ricordavi il mio nome. E' strano che una donna mi chiami col mio vero nome perchè sai ormai è una vita che tutti mi chiamano piddu da quando in prima superiore un giuliese mi ricacciò sto soprannome dopo aver visto un film di bud spencer (a volte pure mamma mi chiama così...). Comunque spero che tu ora non sia più triste e guarda ti dico una cosa: se ti vuoi consolare, se vuoi dar sfogo a tutto ciò che hai dentro, qualsiasi cosa, be allora non hai trovato persona migliore per farlo. Io è una vita che soffro per amore cacchio, all'inizio dell'adolescenza riuscivo a piangere e disperarmi addirittura con amori platonici (ma ti rendi conto? non sapevo nemmeno se ad una ragazza piacessi o no e già piangevo prima di chiederglielo). Adesso ti dirò la verità non è che è cambiato molto con la vita sentimentale: non piango più con gli amori platonici ma solo con le delusioni e lo faccio comunque sempre di meno, attenuando volta per volta le ripercussioni psicologiche che tali delusioni mi provocano. Credo che col passare del tempo se continuerà così diventerò ancora più cinico e pessimista di come dicono che sono diventato i miei amici ma che ci vuoi fare? Il fatto è che son caduto e mi sono rialzato così tante volte che adesso cerco le strade più facili, più leggere, meno impegnative per continuare a farlo ed essere cinici è una di queste, anche se non è bella da vedere. Guarda io per consolarti ti potrei dire: dedicati alle cose che ti fanno stare bene, alla fine è nella natura dell'uomo stare male, ma tu non pensarci, pensa solo che la vita va vissuta... ti potrei sparare un milione di frasi fatte come questa, ti potrei ripetere le stesse cose che mi dicono i miei amici o mia mamma per consolarmi, sono belle frasi si, che magari ci riescono pure a farti stare bene... forse ci riescono ma poi? Poi? Basta poco a volte per farti tornare la paranoia, basta poco per annullare con un solo colpo tutte le parole consolatrici, basta sfiorare un ricordo che ti ricrolla il mondo addosso, ritorni ad essere pessimista, torni di nuovo a pensare che non troverai mai una ragazza che ti apprezzi per quello che sei e non per quello che sembri... si lo so, adesso starai pensando che così non ti tiro di certo su il morale e che forse sono veramente cinico come dicono i miei amici ma vedila così: per me dire frasi fatte per consolare qualcuno è come mentire ad un amico, è come essere ipocriti... non si possono usare frasi fatte o descrivere situazioni che ha vissuto qualcun altro per dire che un giorno capiterà anche a te così... io sono io, tu sei tu , l'altro è l'altro, siamo tutti così splendidamente diversi e perchè mai la mia situazione psicologica interiore dovrebbe essere simile a quella di qualcun' altro, perchè mai dovrei scordarmi di lei un giorno una mattina senza nemmeno accorgermene, perchè confrontano sempre la mia vita con quella di un altro, perchè? perchè anche in tv, nella pubblicità con la moda, perchè vogliono farmi fare le cose che fanno tutti, vogliono farmi vestire sempre come vogliono loro, perchè ciò ? e perchè cercano di impormelo tutti? Scusa forse ho fuorviato un po' il discorso ma io credo che la vita si sia basata e si baserà sempre sulla diversità. Diversità significa in un certo qual modo libertà, significa un milione di cose diverse e anche l'amore, la cultura si basa sulla diversità. Ci si arricchisce culturalmente soltanto confrontandosi con idee differenti dalle proprie, soltanto quando si avranno ben chiari i differenti pareri di ognuno si potrà scegliere la soluzione migliore e si potrà quindi anche cambiare le proprie idee. Un mondo che cerca di farci diventare tutti uguali, che ci fa vestire, mangiare o divertirsi allo stesso modo è solo un mondo utopico. Io non credo alla globalizzazione culturale e sociale e se anche ci stesse non avrebbe successo per me, sarebbe solo un sistema che finirebbe con lo sgretolarsi come sabbia bagnata al sole e lo farebbe molto presto, giusto il tempo di accorgersi che tutto gira intorno alla diversità. Scusa di nuovo se ho fuorviato ma non mi sarebbe piaciuto farti capire che odio le frasi fatte quando vivo delusioni o sono triste, senza averti spiegato il motivo del mio odio. Che poi forse avresti pure pensato che sono veramente cinico e pessimista mentre invece mi ritengo il più ottimista della terra (altro che quello della tele) e ogni giorno che passa mi accorgo che provare gratitudine verso la vita è uno dei sentimenti più belli del mondo e la gratitudine diventa ancora più assuefattizzante se la si prova quando si vivono esperienze amorose brutte o belle che siano... si lo so ci vuole coraggio anche a fare ciò ma in confronto alle frasi fatte degli amici questo è un metodo sicuramente migliore...
Vabbè scusa se ti ho scritto un papiro ma questo è un altro dei miei difetti: quando inizio un discorso lo devio sempre con un conseguente allungamento dello stesso e alla fine ritorno brutalmente all'argomento iniziale (se stessi alle superiori la mia prof mi direbbe che vado sempre fuori tema...). C' è un mio amico che mi dice che scrivo troppo e per questo sono troppo palloso... ti prego dimmi che non è vero (ma rispondimi comunque sinceramente è!!!) perchè io adoro leggere le parole scritte da qualcun' altro per me ed anzi vorrei che non finissero mai e ogni volta sono troppo corte...
SE TI VA PUOI PURE RISPONDERMI MA TI PREGO FALLO SINCERAMENTE PERCHè IO ODIO LE PERSONE IPOCRITE E ADORO CHI DELLA VITA HA SCELTO QUALE SCOPO PRIMARIO QUELLO DI ESSERE SINCERO SEMPRE, COMUNQUE E CON CHIUNQUE. (eila con questo non ti chiedo di scrivere qualcosa di impegnativo che la corrispondenza elettronica è come il caffè: un piacere... se dovessimo scrivere ogni volta rimanendo perfettamente attenti a non compiere errori grammaticali o a non contraddirci mai, vorrebbe dire solo una cosa: CHE STIAMO A SCUOLA !!)
ciao ciao...
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15/11/02
Forse non è il tuo caso ma Paolo dice che c'è tanta di quella saggezza in un proverbio detto da un anziano... Mia nonna mi diceva sempre da piccolo: "CHI HA PAURA SI SALVA"... anche se io non ci ho mai creduto tanto nei proverbi che molte volte son pure in contraddizione tipo: "l'unione fa la forza" e "chi fa da se fa per tre..."... Bo? Non ci resta che sperare, anzi, non ci resta che pregare che qualcuno ci dia la forza per sperare... e a questo punto bisognerebbe pregare pure che quel qualcuno per darci la forza per sperare ci sia veramente... e ancora a questo punto convincerci che preghiamo qualcuno per farci venire una persona che ci dia la forza per sperare e quindi convincerci che questo qualcuno per cui preghiamo esista per davvero... la vita è così complicata forse perchè è troppo semplice, è troppo facile, è troppo noioso viverla senza pensare mai come andrà a finire o perchè andrà a finire o perchè c'è la vita stessa...
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22/11/02
Ciao Agnese.
Rileggendo i tuoi messaggi e le tue mail credo di aver contato almeno 15 "grazie" rivolti a me, ma stavolta voglio dirtelo io un grazie. Grazie per l'email, grazie per quella citazione, grazie per esserti confidata con me di quello che ti stava succedendo la sera in cui chattammo per l'ultima volta, grazie perchè fino a poco tempo fa mi rimaneva solo una persona che scambiava con me pareri, opinioni, situazioni personali o problemi, poi anche questa mia amica ha smesso (inglobata in un vertiginoso turbine di situazioni quotidiane esaustive:la scuola, gli esami di stato, la scuola guida, il pianoforte, il ragazzo, le amicizie, la famiglia... ) ed ora ci sei tu che mi fai tornare la voglia di scrivere e aprire la mente verso idee nuove, verso idee interessanti, verso idee comunque diverse. Con "diverse" non intendo dire che disapprovo i tuoi pensieri ma, anzi, che mi piace avere qualcuno che mi possa far vedere l'altra faccia della medaglia ad ogni mio pensiero o convincimento, per farmi riflettere ancora di più e per capire se quello che penso è davvero giusto o forse è sbagliato. Come già ti dissi, dialogare con qualcuno che la pensa diversamente da te e apporta ai suoi ragionamenti valide argomentazioni è molto più acculturante e civile di quello che contrariamente la gente pensa.
Sai, a volte mi capita di pensarti e anche adesso, mentre scrivo, susciti in me un sentimento strano paragonabile ad una sorte di paura. Forse non mi capisci ma la paura è una sensazione psicologica che si crea quando si è di fronte a qualcosa che non si conosce minimamente, quando si fanno infinite supposizioni (di solito infondate e suggerite dall'inconscio) su ciò che si ignora completamente, e questo è quello che provo io ora. Quello che ignoro, quello che non avevo mai provato, quello che credevo non poteva esistere, è il tuo essere estremamente intelligente, forse più di quanto non mi sarei mai immaginato poteva esserlo una ragazza appena diciassettenne. Alla tua età pensavo sempre e solo a studiare e ad innamorarmi: la mia mente era offuscata da fantastici e incredibili sogni adolescenziali di una vita che poi sarebbe man mano risultata diversa da come l'avevo sperata fino ad allora, mentre tu no. Tu non sei così come ero io, così come è la maggior parte dei ragazzi in età adolescenziale (sognatori e insicuri), tu sei diversa, sembra che tu abbia già raggiunto la maturità. Le tue idee sono incredibilmente mature e sagge, hai già imparato a convivere con le tue decisioni, hai già imparato ad accettare tutte le tue scelte: giuste o sbagliate che siano, hai già imparato a non lasciarti più condizionare da nessuno nei momenti di difficoltà, hai già imparato quanto sia difficile la vita soprattutto quando ci si rende conto delle proprie responsabilità senza addossarle agli altri e senza poterle addossare agli altri, insomma non sei più una ragazza ma sei una donna già matura e fin troppo pronta (per quanto abbia un senso la parola "troppo") a combattere una delle battaglie più dure di questo mondo: la vita. Si, forse adesso disapprovi le cose che ho detto, forse stai pensando che è solo una trottola di belle parole rivolte a te, e magari ti piacerebbe davvero essere così come ti ho descritta, ma vedi, questo è quello che penso io perchè non avevo mai conosciuto una ragazza come te. Forse ce ne sono anche di più mature di te a diciassette anni, ma io non le conosco. Forse il mio pensiero nei tuoi confronti non è giusto, qualcuno potrebbe pensarla diversamente, ma è comunque secondo me, secondo la mia limitatezza di esperienze, di conoscenze, di situazioni, insomma quello che conta è il secondo me. Eppure io non avrei mai e poi mai, alla tua età, sacrificato un amore (con la A maiuscola) per mantenere un'amicizia. Alla tua età non l'avrei fatto e forse, non so, nemmeno adesso, anche se di certo mi sarei accorto che un'amicizia è sicuramente molto più immune agli attacchi del dio destino rispetto ad un amore fra due persone visto che l'amore, per quanto ne sappia io, ha molto più a che fare con l'irrazionalità (e il dio destino ci va a nozze con l'irrazionalità). E questo tu l'hai capito, hai già capito qual era la cosa migliore da fare e oltretutto hai avuto la forza, il coraggio, di attuare questa tua decisione. Io ti ammiro davvero con tutto il mio cuore e anche tu dovresti ammirarti perchè sei speciale e non essere modesta perchè ti assicuro che forse inizialmente soffrirai (è normale) ma col tempo ti accorgerai dell' aver fatto qualcosa di giusto per te. C'è stato un periodo in cui credevo, offuscato dal ricordo di quell'ultima volta in cui chattammo, che tu non eri poi così profonda come dicevi ma poi rileggendo il testo della nostra prima query ho cambiato idea e l'ho fatto prima ancora che tu mi spiegassi com'erano andate le cose l' ultima volta. Sei una delle ragazze più profonde che io conosca, ti prego: non far passare la voglia che hai di buttarti subito in un discorso e stabilire rapporti sinceri e spontanei con qualcuno, con chiunque, anche con chi nemmeno conosci. Ricordati che si vive bene quando si è in sintonia con se stessi e si è in sintonia con se stessi quando si è saggi e si è saggi quando si è acculturati e si è acculturati quando non si vedono le cose con superficialità ma di ogni singolo, stupido, insignificante argomento o esperienza, si riesce a trarre sempre e comunque un insegnamento. American Beauty è uno dei film più ottimisti perchè ti insegna proprio a non essere superficiale con nulla al mondo: solo così puoi provare gratitudine verso la vita perchè è solo così che riesci a vedere attorno a te tanta bellezza.
Scusa se non ti ho risposto subito ma, come ti ho detto, provo una sorta di paura verso di te ed è come se non vorrei fare brutta figura nei tuoi confronti, ed è per questo che ti ho scritto solo quando mi sentivo veramente di scrivere. Si, lo so, ti avevo detto che la corrispondenza elettronica era un piacere, ma il fatto è che provo piacere solo quando riesco a scrivere quello che sento veramente dentro e non mi va di avere date prefissate o scadenze da rispettare per rispondere a qualcuno: non sarei spontaneo, non sarei sincero, non sarei profondo e questo va contro la mia morale ( il Verismo di Verga si proponeva di raccontare i fatti sempre come stavano senza interpolazioni o modificazioni da parte dell'autore; il mio Verismo è più sentimentale che materiale e si propone di raccontare i sentimenti veri e non alterati da vicende o ripercussioni giornaliere o comunque periodiche. <ognuno ha il suo stile di scrivere>).
Scusami se a volte risulto eccessivo o incomprensibile ma spiegare quello che uno si sente dentro non è una delle cose più facili della terra (perlomeno per me).
ciao ciao e ancora: grazie (a volte penso che dire grazie in determinate situazioni è come dire "ti voglio bene"... il grazie è una forma di "ti voglio bene" quando ancora non si è sicuri, si è imbarazzati dal dire più semplicemente "ti voglio bene", o perchè si ha paura di essere fraintesi...)
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30/11/02
Ciao Agnese!
Innanzitutto voglio darti subito delle informazioni "tecniche": io controllo la posta elettronica almeno una volta al giorno, quasi sempre due volte al giorno e spesso tre volte al giorno quindi, a meno che non sia a L' Aquila, le eventuali mail che mi mandi le vedo nel giro di sei ore al massimo. Altra cosa: ho spento il cel., ma prima di andare a dormire lo accendo per vedere chi mi ha chiamato e gli eventuali sms quindi, anche se il cel. è spento, i tuoi messaggi li vedo comunque (in ritardo ma li vedo...). Non chiedermi perchè non lo ricarico perchè, pure se ora i soldi ce li ho, diciamo che non sono assoggettato al potere del cellulare e sono io che comando lui e non viceversa... Questo discorso lo avevamo intrapreso io e la mia amica con cui una volta scambiavo le mail e se vuoi ti cito pure un pezzo chiave di tale discorso premettendo che ho faticato, e non poco, a privarmi del dominio che aveva il cellulare su di me (pensa che ho resistito a tenerlo sempre spento per circa otto mesi...)
Ecco la citazione: "**11febbraio2002**Per capire fino a che punto ci hanno in pugno i magnati del consumismo, del benessere virtuale, della moda come soddisfazione interiore, i magnati dell'importante nella vita è l'apparire, prova a spegnere il cel. per una settimana... Pensi che tu ci riusciresti? Lo pensi davvero? Be io lo sto facendo adesso e se ci riuscirò forse ancora non sarò completamente assuefatto al loro dominio... Non pensare che non servirebbe spegnere il cel. magari pensando che esso è un'invenzione che ci ha aiutati a comunicare di più... se hai mille motivi per usare il cel. te ne troverò mille e uno per spegnerlo. Il cel ha aiutato in misura maggiore ad arricchire i "padroni" piuttosto che a comunicare fra di noi... e poi pensiamoci bene: è meglio parlare al telefono o scambiarsi quattro chiacchiere a quattrocchi? Il telefono potrà farci comunicare in qualsiasi modo: con la voce, con la scrittura, con la visione (UMTS) ma non riuscirà mai e poi mai a trasmettere il flusso vitale di due occhi che si incrociano a pochi centimetri l'uno dall'altro e questo è il mezzo di comunicazione più potente in assoluto. Perchè come dico sempre io: uno sguardo conta più di mille parole e uno sguardo dura un attimo ma soprattutto NON COSTA NULLA!! Utilizza il tempo che prima sprecavi per mandare SMS o fare squilli col cel. per scrivere, riflettere e pensare ai pro e ai contro del cel.. Sono sicuro che non riusciremo nè io nè tu a tenere spenta quella diabolica invenzione mangia soldi e mangia contatti fisici ma se lo avremmo tenuto spento abbastanza da farci riflettere sarà già un passo a favore per la razionalità e un passo contro il grande magnate dei sogni virtuali...". Questo lo scrissi io a lei e provammo tutti e due a tenerlo spento ma, mentre io ci riuscii per un bel po' di tempo, lei non seppe resistere per più di una settimana. Se ti chiedi perchè dopo otto mesi l'ho riacceso, beh, la colpa fu di mio padre che rimase arrabbiato con me per una settimana, dopo che una sera aveva provato a rintracciarmi in tutti i modi ma non c'era riuscito e credeva che avessi fatto un incidente in auto... Quell'esperienza però mi fece capire comunque che non serviva essere così radicali ed estremisti nel pensare contro il dio cellulare perchè tanto ormai mi ero disintossicato, non ero più un cellulardipendente, e in fondo bastava questo, bastava aver vinto contro di lui, bastava essermi reso conto che nulla è impossibile, che basta solo la volontà, che l'estremismo e il radicalismo assoluti non portano mai a nulla di buono (come mi fece capire la mia amica...toh, ti cito pure che mi disse va: "...Sei diventato più cinico del solito, quando si fanno dei discorsi la tua posizione è sempre estrema, e sai benissimo che nell'estremismo non c'è nulla di buono, ma tanta follia e ignoranza......si ignoranza perchè non si vuole nemmeno provare a mettersi nei panni dell'altro e poi tanta ma tanta arroganza, perchè si è convinti di aver ragione! Non sei più in grado di parlare, di "ammazzare" i discorsi, come mi hai detto tu nella tua unica lettera, ormai è come se avessi i paraocchi, vai a senso unico e nn ti interessa più sentire il parere degli altri...") Questa citazione fra parentesi è della serie "vedi che parlare con chi la pensa diversamente da te è utile?", e lo so che tu eri già convinta di ciò ma era solo per introdurre una risposta a ciò che mi hai domandato nella tua ultima mail. Tu mi domandi: "comunicare e conoscersi non significa ascoltare e sforzarsi di capire,anche senza condividerle,le idee diverse degli altri?" e io non posso dire nient'altro che si, come potrei affermare il contrario? (e non credo nemmeno di essermi esposto in antitesi a ciò che mi domandi, nella mia mail...) Non so se mi hai frainteso ma io, quando parlavo di sentire diverse opinioni, non mi riferivo a chi lo fa con piacere perchè la persona con cui lo fa è un amico, un conoscente, uno che gli è simpatico, ma mi riferivo a tutti quei casi in cui si hanno degli stupidi pregiudizi in testa e non si prova nemmeno a dialogare con qualcun'altro: vuoi che sia uno che ti sta antipatico,vuoi che sia tuo padre o tua madre, vuoi che sia un avversario politico, vuoi che sia uno col colore della pelle diverso ecc... ecc... (come vedi io mi riferivo a qualcosa di più ampio, di più grosso, di più attuale <vedi il razzismo>). Comunque tutto, torno alla tua mail e cerco di risponderti ad una domanda che mi hai fatto indirettamente: il motivo della mia paura, perchè tu la provavi esattamente per cause opposte... Anche quì forse ci siamo fraintesi, anzi: non mi sono spiegato bene. Io avevo paura di scriverti cose che non pensavo veramente, avevo paura che tu mi reputassi un cretino, avevo paura di essere giudicato negativamente da te, non avevo paura del "dialogare" in quanto tale, ma del tuo giudizio, della tua "strana" intelligenza (strana per la tua età...).
Sai, quando ho letto: "io provo paura di fronte a situazioni completamente opposte:io ho paura di ciò che conosco troppo,di tutto ciò che in qualche modo ho già compreso,vissuto.Forse perchè ho paura di non potermi più porre domande,di non avere più nessuna curiosità,interesse" , con queste frasi ho visto ancora una volta l'ennesima conferma del mio pensiero dell' *antimonotonia*. Prima di spiegarti cos' è, ci tengo a dire che sono pienamente d'accordo con quello che dici ed anzi, mi sono accorto di ciò che hai detto, e a livello più generale, circa un anno fa e ho iniziato a scriverlo sempre alla mia solita amica. Questo che dici tu è, in un certo qual modo, proprio il concetto (di cui già ti ho parlato) del fatto che tutto gira intorno alla diversità. Spero che tu riesca a vederlo pure nella tua frase, spero che tu riesca a generalizzare questo concetto a un'infinità di cose, perchè solo così potrei dirti che l'uomo ha il solo ed unico scopo, durante tutta la sua esistenza, di sfuggire alla monotonia, a tutto ciò che è noioso, stabile, già conosciuto, fermo, fisso , non modificabile, insomma: è proprio come hai detto tu. Ancora una volta mi stupisci perchè hai già capito ciò. Mi hai sparato una frase che per te forse potrà sembrare semplice, innocua ma mi hai di nuovo stupito immensamente. Voglio ribadirti che sei davvero speciale perchè mentre io ho iniziato a pensare a quello che mi hai detto tu in quella frase, circa un anno fa, tu invece lo stai facendo già ora a diciassette anni (cavolo!!!). Una notte di depressione ma in cui mi andava di scrivere, provai addirittura a spiegare il significato della vita partendo dal concetto della diversità: scrissi cinque pagine di quadernone riempiendole di pensieri assurdi e profondissimi. Alla fine rilessi il tutto e mi stupii di me stesso così lo rilessi di nuovo e mi stupii ancora di più perchè non riuscivo più a capire cosa avevo scritto. Ricordo benissimo quella notte: avevo riempito le pagine di concetti che si spiegavano a catena: frasi che partivano dalla diversità e, passando da diverse concezioni dell' infinito, arrivavano ad enunciare il teorema del significato della vita. Ricordo dell'aver riletto quelle pagine e di aver capito che qualunque spiegazione uno vuol dare alla vita essa sarà sempre e comunque dipendente dalla persona che la scrive (e quindi da tutta la situazione sociale che gli gira intorno), e dal momento in cui la si scrive. In poche parole io non ero un filosofo e non ero capace di risolvere uno degli enigmi più difficili da risolvere da quando era nato l'uomo ovvero perchè esistiamo?. La cosa finì lì anche se il mio concetto dell'antimonotonia o della diversità (chiamalo come vuoi) è rimasto sempre dentro di me perchè ogni volta trovavo nuove prove che lo confermavano (l'ultima è stata la tua frase). Queste prove le ho anche scritte, raccolte di volta in volta su un quaderno e se vuoi un giorno te le faccio leggere. Forse in futuro riuscirò a trarre delle vere, concrete conclusioni sul concetto dell'antimonotonia ma per adesso sarebbe come spiegare l'inspiegabile quindi lasciamo perdere e torniamo coi piedi per terra.
Ancora una volta perdonami se per caso non mi capisci... il mio più grande difetto è essere esibizionista, il secondo è quello di estrapolare in qualunque modo pensieri e concetti che sarebbe meglio se rimanessero all'interno del mio cervello che portarli fuori molte volte è inutile, molte volte peggiora solo le cose, molte volte è come cercare di spiegare il significato della vita (insomma come spiegare l'impossibile...).
Come detto, torniamo coi piedi per terra e ti rivolgo subito alcune domande che spero per te non siano scomode o fastidiose (perchè tanto sono così testardo e curioso che te le farei comunque). Innanzitutto perchè scrivi: "oh...se solo potessi abbracciarlo una volta!" ? Forse perchè Lui è lontano, o forse perchè non vuoi rovinare l'amicizia o ancora perchè ti vergogni a farlo? Se è il tuo più grande amico che vergogna proveresti ad abbracciarlo scusa? Ti sentiresti forse a disagio? Ci staresti male? O ci starebbe male lui?
(mio Dio com' è curioso e invadente!! stai pensando è? beh, per discolpare la mia curiosità ti dico solo: a volte parlarne fa bene; e aggiungo pure: vai con le frasi fatte... <tra l'altro pure le frasi fatte vanno contro il concetto dell'antimonotonia, ma lasciamo stare che co tutte ste subordinate ho aperto più parentesi che altro>...)
Continuo (sempre con la mia solita invadenza) con quest'altra domanda: che tipo di problemi sono iniziati fra di voi da settembre? Problemi legati al fatto che Lui si era accorto del tuo amore o cos'altro? Forse eri gelosa di Lui?
Scusa, scusa, scusa, stavolta invece che ringraziarti ti chiedo scusa per queste ultime domande... se non vuoi rispondere non farlo, non mi importa, ma se ti fa piacere, se ti fa scaricare fallo (anche se, da come mi hai fatto capire col messaggio, ti sei già scaricata abbastanza no?)
Ti saluto e scusa se sono stato incomprensibile in certi tratti (sai avevo ancora tanto da scriverti ma riporrò le mie idee per un' altra mail perchè mi sono accorto di non essere più tanto agile oggi nello scrivere le frasi e basta contare il numero di subordinate usate nell'email per averne una conferma...).
ciao ciao... (ma capiterà un'altra sera che richatteremo?)
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9/12/02
“avere difetti è bello...”
Sai, Oscar ha detto tante cose
giuste e vere, è stato l'uomo che più di ogni altro ha destato
scalpore, provocando con gusto e scandalo l' Inghilterra della
seconda metà dell' Ottocento, era un uomo stravagante, forse il meno
superficiale dell'epoca, eppure, fra tante cose dette, ce n' è una a
cui credevo fino a qualche anno fa, ma ora non più. Non credo più
alle sue parole: " [...] non ci può essere amicizia fra uomo e
donna [...] vi può essere la passione, l'ostilità , l'adorazione,
l'amore, ma non l'amicizia". Non ci credo più ma, non perchè
un giorno il mio compagno di banco delle superiori mi
disse che Wilde la pensava in questo modo perchè era omosessuale
(che poi io nemmeno sapevo di questa sua tendenza, e anche se fosse,
credo che non contava assolutamente nulla in quella sua frase), ma per
il semplice motivo che due anni fa ho conosciuto il mio migliore
amico che è una donna! (hei non fraintendere: non
è che il mio amico è omosessuale, ho scritto "amico"
per enfatizzare il fatto che non avrei mai pensato che un giorno avessi
avuto un' amica come mio migliore amico...)
Fino all' età di vent' anni
credevo anch'io a Wilde, fino a vent'anni ho sempre visto le
ragazze sotto un altro punto di vista. Avevo delle amiche, si, ma
comunque non riuscivo mai a parlare con loro sinceramente, senza paure
varie o alterazioni legate all'istinto primordiale e quasi mai
annullabile dell'uomo che cerca implicitamente e in ogni modo
di vedere la donna come un essere da portarsi a letto, o prima, o poi,
ma comunque da portarsi a letto e quindi mai e poi mai come un amico
vero e proprio con cui scambiare tutti quanti i più intimi pensieri,
desideri o segreti. Questo credevo e, ripensandoci oggi, mi ci
viene quasi da ridere, mi sembra che a quei tempi ero molto ottuso,
grezzo, superficiale, scetticco e, perchè no, pure un po' "arsurato".
Non so cosa mi abbia spinto a cambiare idea così bruscamente... Le
cause, molto probabilmente, sono due e non una come ti ho
detto precedentemente. La prima (a cui già ti ho accennato)
è stata il fatto che abbia conosciuto la mia migliore amica.
Inizialmente ero innamorato di lei, poi però il dio destino ci si è
messo di mezzo e dopo la mia repentina dichiarazione (appena il giorno
dopo che l'avevo conosciuta), e dopo la sua successiva e immediata
negazione, è successo qualcosa di strano. E' successo che glielo avevo
chiesto così subito che successivamente, e stranamente, non mi
dava fastidio rivederla, non provavo per lei una certa specie di odio o
rabbia, non mi sentivo rifiutato con lei ma, al contrario, (e
diversamente da tutte le volte che una ragazza mi avesse rifiutato) con
lei ci stavo bene, più bene di quanto mai avessi immaginato. Certo,
forse nel mio cuore permanevano inizialmente lumicini passionevoli, ma
col tempo non si sono spenti ma si sono ravvivati divenendo veri
incendi, incendi che si sono trasformati in incendi d'amicizia:
l'amicizia più forte che io abbia mai provato da quando aprii per la
prima volta gli occhi. Con lei riuscivo a dire cose che avrei detto solo
ad amici (maschi), riuscivo a sfogarmi, ad arrabbiarmi, a provare
affetto (vero affetto d'amicizia), riuscivo a parlare addirittura
di sesso in modo disinteressato e privo d'ipocrisia, insomma: era
diventata la mia migliore amica. Ma questo significò qualcosa di più
per me: l'essere amico (con la A maiuscola) di una donna, portò
nel mio modo di pensare tantissimi cambiamenti e fu così che iniziai a comportarmi
diversamente quando parlavo o stavo con una ragazza. Iniziai a valutare
maggiormente la bellezza interiore di una donna e non quella più
istintiva e repentina come la bellezza esteriore. Ma iniziai a
ragionare in questo modo in ogni situazione: sia quando stavo con gli amici,
sia quando ero da solo e sia nella vita in generale. Non ero più
superficiale (o perlomeno lo ero in misura molto minore rispetto a
prima), avevo imparato a provare gratitudine verso la vita, avevo
scoperto finalmente cosa intendeva dire la voce di Kevin Spacey
alla fine di American Beauty quando diceva " [...]non avete la
minima idea di cosa sto parlando ne sono sicuro, ma non preoccupatevi un
giorno l'avrete." (e io che avevo sempre pensato che avrei
capito le sue sensazioni solo quando sarei morto come lui...). Questo
cambiamento, però, credo che non fu dovuto solo e soltanto all'amicizia con
una donna (o più in generale, quindi, al dio destino), ma anche al
fatto che io avevo avuto, precedentemente, anche il mio primo rapporto
sessuale. Non sto quì a descriverti nulla di ciò perchè fu una
cosa orrenda, un qualcosa che non mi va nemmeno di ricordare e
soprattutto un qualcosa che non fu con una donna che amavo veramente,
eppure credo che se non avessi avuto quell'esperienza, a questo punto l'
istinto carnale maschile (di cui ti ho parlato prima) sarebbe
ancora prevalso e starei ancora a pensare a tutto, offuscato dal sesso e
da milioni di ormoni in fibrillazione (insomma l'irrazionalità forse
avrebbe superato la razionalità). Ora non è che non ne abbia più
di ormoni in fibrillazione, ma provare quell'esperienza ha
finalmente ridimensionato le mie idee adolescenziali sul sesso, idee che
andavano al di là di ogni immaginazione enfatizzate in modo
megagalattico dagli ormoni e dall'incredibile senso di curiosità
destato dalla scoperta della propria sessualità in età
adolescenziale. Qualcuno dice che è proprio dopo questa esperienza che
si diventa adulti ma io oggi (e diversamente da ieri) sono quasi a
favore della verginità, sono quasi convinto che questa abbia ancora un
senso ai giorni d'oggi. Dico "quasi" perchè penso
che tutto dipenda dai casi , dalle situazioni, dalle persone, dalla
società in cui vivono le persone, insomma torniamo al discorso del:
"siamo tutti così splendidamente diversi e allora perchè
generalizzare sto discorso a tutti ed essere estremisti prendendo
decisioni assolute?"
Ora riesco a parlare sinceramente
(nei limiti delle situazioni e del concetto assoluto della parola)
quasi con tutti, perchè non provo più paura a dire la verità, non
provo più vergogna, come quando ero un bambino, ad ammettere cose che
potrebbero essere imbarazzanti. L'unico scoglio che mi rimane è forse
quello dei genitori (ecco perchè prima ho detto "quasi con
tutti" ) perchè credo che essere totalmente sincero con
loro, sia una delle cose più difficili di tutte soprattutto perchè
nella famiglia ci sono cresciuto, soprattutto perchè dipendo ancora in
un certo qual modo dai genitori (e privarmi della loro dipendenza
<pure economica> è uno degli impegni più grandi che mi
rimane da affrontare prima di essere veramente libero, prima di
essere veramente me stesso , [ma fino a quando studierò credo
proprio che non potrò farne a meno] ).
La chat, come hai detto tu, aiuta un
po' questo discorso dell'essere se stessi, dell'essere sinceri sempre e
comunque: in chat non si prova vergogna perchè davanti a se si ha solo
una tastiera, un monitor e non uno sguardo, degli occhi umani, il tatto,
l'odore di un corpo... la chat, per profonda che vuol' essere, alla fine
è solo pura standardizzazione dei sentimenti che vengono limitati in
modo incredibile alle sole combinazioni di caratteri di una
tastiera. Tali combinazioni riflettono,si, lo stato d'animo di
una persona, ma in modo limitato e comunque tali caratteri, tale
monitor, insomma, la chat, altera un po' lo stato d'animo della persona
e allora si è veramente se stessi in chat? Si è se stessi più parlando
veramente con qualcuno e provando paura, ansia, agitazione, timore, o
di fronte ad una tastiera protetti dal muro invisibile dell'anonimato,
del posso essere come voglio, del posso dire ciò che voglio senza
vergognarmi di dirlo? Il fatto è: questo muro altera la tua personalità
o no? Secondo me si: la vera personalità è quella di quando si
chiacchiera a quattrocchi e non quella di quando si chatta, perchè
quella è protetta proprio da quel muro virtuale che nasconde
la parte più bella e affascinante di un incontro: lo sguardo (è
come parlare con qualcuno che porta gli occhiali: ci hai provato mai?
hai visto come è fastidioso farlo? hai visto come coprendo lo sguardo
si copre gran parte dell'interiorità di una persona?).
Queste ultime cose mi sono venute in
mente quando mi hai scritto: "[...]alla fine quando ho un PC
davanti riesco ad essere me stessa,non ho paura;sapessi quanto mi
dispiace dire questo,perché così ammetto di temere il giudizio degli
altri,di non credere in me stessa....". Sai, io non sono
tutto rose e fiori come forse ho lasciato intendere: anch'io ho i
miei difetti e anch'io non sono poi tanto diverso da te quando mi
dici queste cose. Quello che scrivo di essere molte
volte è più quello che desidererei essere perchè
realizzare praticamente quello che ti ho detto, e sempre, non
è una delle cose più facili del mondo, richiede impegno, esperienza,
professionalità, abilità di linguaggio, e soprattutto coraggio, tanto
ma tanto di quel coraggio che molte volte non ci si riesce ad essere
sempre sinceri, molte volte non ci si riesce ad avere sempre la
voglia di farlo, molte volte non si è tanto veloci nel parlare più
di quanto non lo si sia come quando si scrive (perchè quando
scrivi hai tempo per riflettere, hai tempo per rielaborare ed esprimere
sempre al meglio quello che vuoi dire ma quando parli no: devi essere
comunque relativamente più veloce di quando scrivi...). Quindi ti dico
questo, per suggerirti di non preoccuparti che tanto alla fine
abbiamo tutti dei difetti, dei punti deboli, un nostro piccolo
tallone d'achille, ma alla fine, secondo me, è una cosa buona perchè
pensa solo se fossimo tutti uguali e perfetti cosa succederebbe: un
mondo noioso e soprattutto completo, e completo
fa rima con finito, fa rima con stabile, fa rima con arrivo, e l'uomo
non può arrivare, non può fermarsi e quindi il senso di completo,
dell' essere senza difetti va contro il concetto dell'uomo che
sfugge sempre alla monotonia (insomma: va contro il mio solito concetto
dell'antimonotonia...).
Vabbè, se non ti piacciono i miei discorsi
o non ti piace come imposto sempre l'oggetto delle mie mail (oppure
semplicemente ti annoiano) ti prego dimmelo che non mi va nè di
annoiarti, nè di farti sorbire pagine di frasi che molte volte servono
più a me per scaricarmi che ad altro... Sii sincera ti prego che io non
mi offendo in alcun modo (e ce ne vuole per offendere me...).
Ciao ciao, ci sentiamo presto in
chat dai... (io non posso nemmeno farti uno squillo perchè non ho i
soldi al cel. e quindi probabilmente ti mando un sms da internet se
mi collego ok? Ultimamente il sabato sera son stato quasi sempre al
millennium e se non disturbo le tue abitudini serali weekendiali
potremmo anche incontrarci un sabato a Teramo ok? Fammi sapere tu...).
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10/12/02
In quei giorni fummo dimenticati... dimenticati come fossimo un pacchetto di sigarette scordato al bar... un pacchetto quasi vuoto con sole tre sigarette al suo interno... un pacchetto che non conviene più riprendere, un pacchetto che è più conveniente far rimanere al bar piuttosto che andarlo a recuperare, fare tanta strada per niente... un pacchetto che quand'era pieno però ti ha dato tante soddisfazioni: ti ha assuefatto, ti ha fatto divertire, ti ha dato piacere, ti ha rilassato, ti ha fatto conoscere nuove persone (offrendo le sigarette), ed ora ahimè te lo sei subito dimenticato... Ma tanto che importa? Si, che importa? Tanto quel pacchetto troverà sempre qualcuno che lo aprirà, che ne estrarrà le sigarette e con l'accendino le fumerà.. si, ma si, ma che importa? Tanto avrebbero fatto comunque la stessa fine quelle sigarette... Cosa importa chi le ha fumate, cosa importa chi ha acceso l'accendino per fumarle, l'importante è che qualcuno le fumi, l'importante è non pensarci più, l'importante è scordarsele per sempre perchè tanto in fondo sono solo tre sigarette, perchè tanto in fondo non conveniva più tornare indietro per riprenderle al bar... Si, il bar, il bar... ma chi vi dice che l'abbiate dimenticate al bar o vi sono cadute dalla borsetta, chi vi dice che le sigarette non siano cadute per strada, si sono bagnate, inumidite e sgretolate dal vento, da una macchina che passava? Ma che importa per voi? Che importa in fondo per voi? Sono solo tre sigarette perse, cosa cambia se verranno accese o no: l'accendino ce l'avete sempre voi, i tabaccai sono pieni di nuove sigarette da comprare, cosa vi importa di aver perso, distrutto tre sigarette se già ne state accendendo un' altra dal vostro nuovo pacchetto?...
MORALE:
IL PACCHETTO è L'AMICIZIA CHE UNISCE PAOLO, LUCA E ALESSIO...
IL BAR è IL SALICE...
LE TRE SIGARETTE PERSE, INUMIDITE E FRANTUMATE SONO:
LUCA, PAOLO E ALESSIO...
L'ACCENDINO:
SIETE VOI...
(parabola liberamente tratta da tre ragazzi con un boccale di bionda in mano ispirata in uno squallido sabato dopo aver visto un pacchetto di sigarette quasi vuoto e abbandonato per strada...per la serie: "troppa bionda fa male")
18/12/02
Altra cosa: ma secondo le altre due rustico's angels io dovrei ricevere un regalo e non rifare niente in cambio??????!!!!!!?????
Magari avessi il coraggio per farlo... sarebbe l'inizio di un principio, sarebbe la fine dell'epoca dei regali inutili o comunque insensati, perchè a Natale ci dicono tutti di fare regali ma io non voglio seguire nessuno (lo sai)!. Ma perchè, poi, fare un regalo a Natale quando lo si potrebbe fare benissimo un giorno qualsiasi dell'anno, un giorno che non significa niente, un giorno che diventerebbe speciale per quel regalo... Il Natale è già speciale di per se (è la sua atmosfera che è speciale) perchè, allora, renderlo ancora più speciale coi regali? Il Natale non ne ha bisogno. Fa più piacere ricevere un dono quando meno ci se lo aspetta che durante le feste, e in questo caso il dono sarebbe sicuramente più intelligente, utile, perchè durante le feste si ha così tremendamente fretta, necessità di comprare qualcosa, qualsiasi cosa, che si cade irrimediabilmente nella banalità , nello già fatto, nell'inutile, insomma: nella tremenda macchina del consumismo. La macchina che ci spinge a fare cose che in realtà non vorremmo fare o che vorremmo fare ma in altri momenti magari donando qualcosa di diverso, qualcosa di più utile, qualcosa di meno banale, qualcosa che non impegni il nostro portafoglio ma il nostro cuore come ad esempio se donassimo l'amore, l'affetto, la simpatia, la pazienza, la comprensione...questi sono REGALI!!!.
Ripeto come l'inizio: magari avessi il coraggio per farlo, ma guarda: se foste state qualsiasi altra ragazza della terra, non ve l'avrei fatto, ma siete VOI e purtroppo quando il mio cuore sente la parola VOI capisce che si tratta dell' ECCEZIONE CHE CONFERMA LA REGOLA...
E poi tu Poirot... ma che vuoi farmi credere è? Quel tuo ambiguo riferimento al fatto che non mi farai un regalo PER NATALE e hai capito perchè l'ho messo grande: perchè non mi freghi poirot!! Eppure tu mi hai sempre dato l'impressione di ragionare, di capire più il senso spiritual-religioso del Natale piuttosto che il senso consumistico... anche tu Poirot... non mi frega nulla se non mi farai un regalo a NATALE ma chissà quando (come se non l'avessi capito)... Ricordati quali sono i veri regali (quelli che mi piacciono veramente <li ho scritti sopra>) e ricordati che fa più piacere riceverli quando meno ci se lo aspetta perchè bloccano la normale monotonia e ripetitività delle giornate ( o sere nel vostro caso...) e trasformano un giorno normale in uno speciale NATALE...
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29/12/02
Ciao Agnese.
Io... io non capisco perchè mi hai mandato quel messaggio. Certo, è vero che ultimamente non ti ho scritto più sms e non ti ho nemmeno fatto più squilli, ma credo che l'amicizia (o quel che sia) fra due persone non si misuri col numero di squilli o messaggi inviati giornalmente. Se non ti rispondo agli squilli non significa certo che non pensi più a te o che mi sia dimenticato di te o addirittura che sia arrabbiato... Sono tre o quattro giorni ormai che non bado al telefono (anche se ce l'ho acceso).Non sono affatto arrabbiato Agnese, e perchè mai dovrei esserlo? Con te ci sto bene: sei una ragazza calma, educata, socievole, fiduciosa anche verso persone che nemmeno conosce (la sera che ci incontrammo temevo non saresti mai salita in macchina con me per trovare un parcheggio), riesci a farmi sentire a mio agio anche quando non ho niente da dire, anche quando sono troppo stanco per inventarmi un discorso minimamente interessante o avvincente, insomma, per quel poco che ti conosco, ti trovo interessante e quindi come potrei essere arrabbiato con te? Proprio poco tempo fa, rimproveravo una mia amica che mi diceva di essere irritata da un suo amico-quasi fidanzato perchè non gli rispondeva agli squilli da alcuni giorni e per questo non voleva più sentirlo, voleva uscire di nuovo con lui e fargliene passare di tutti i colori. Io non la capivo, continuavo a rimproverarla dicendogli proprio quello che ho detto a te, cercavo di farla ragionare convincendola che magari potevano essere stati dei giorni difficili per lui, dei giorni in cui non aveva trovato nemmeno un po' di tempo per fare uno squillo. Ma lei no, non voleva saperne assolutamente, si giustificava rispondendomi che non ci vogliono che trenta secondi per rispondere a uno squillo e aveva sempre e solo ragione lei... Non sono riuscito a farle cambiare idea in nessun modo, eppure non è una ragazza orgogliosa (o perlomeno non l'avevo mai considerata tale...). Non lo so, non so che dire: a volte anche le persone che credi di conoscere benissimo si rivelano quello che mai crederesti fossero. Io non voglio generalizzare sempre tutto e fare di tutta l'erba un fascio coi luoghi comuni che vanno tanto di moda oggi, ma credo proprio che quando ribadisco la natura delle donne nel farsi problemi inesistenti non stia, poi, sbagliando tanto.
Forse ti sei resa conto anche tu di questa cosa o forse ancora non riesci a capire perchè siamo troppo abituati a comunicare coi mezzi teconologici e a non far più distinzione fra sentimenti e squilli al cellulare ma c'è una grossa differenza fra il dimenticarsi di una persona e il dimenticarsi del telefono.
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29/12/02
Sono pienamente d'accordo col tuo articolo. Mi piace il modo in cui hai argomentato la tua opinione sostenendo il vero compito della scuola, molto spesso acclamato ma, quasi mai, attuato praticamente, di aiutare i propri membri a comprendere la società per immettersi in essa senza traumi. Apprezzo anche quando dici che se si costringe ad evitare ogni riferimento politico si rischia di restare estranei a qualunque forma di dialogo.
Per quanto riguarda le ultime tre righe del tuo articolo, io credo però che una certa forma di concorrenza e di opera di convincimento altrui debba esserci, seppure entro determinati limiti, senza i quali, come hai detto tu, si rischierebbe di compiere gravi errori che sono spesso causati dalla nostra presunzione e dalla nostra ottusità. Cercare di convincere qualcun altro della propria idea, del proprio modo di concepire le cose è un qualcosa che secondo me aiuta a perfezionare la stessa idea in quanto tale, sia dall'una che dall'altra parte. Per convincersi di ciò basta pensare al mercato concorrenziale tanto di moda oggi: la privatizzazione di molte società e la successiva libera concorrenza di mercato, ha fatto sì che molti servizi, da tempo obsoleti o non convenienti, fossero di colpo aggiornati, migliorati, e resi economicamente più allettanti. Se si deve convincere qualcuno delle proprie idee le si cerca di giustificare in tutti i modi, e se questo non basta si prova a modificare tali idee, a renderle migliori, più giuste, più sensate e più utili per la società. La concorrenza politica, di idee, di mercato, se attuata bene, e con limiti ben prefissati, è qualcosa di estremamente positivo che aiuta sicuramente ad evolvere la società. Se si resta sempre del proprio parere senza presentarlo agli altri, senza provocare gli altri, senza cercare di farlo sembrare migliore di quello degli altri, allora non si possono cambiare le idee di base, non si può mai cambiare il modo di concepire le cose, insomma non può esserci un regolare evolversi della società.
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24/06/03
Ciao a tutti... vi voglio benissimissimissimissimissimissimissimissimissimissimissimissimissimo
e Vi penso:
-quando mi fate gli squilli e io non ve li rifaccio perchè non ho una lira;
-quando mi mandate mail, a cui non rispondo perchè non ho tempo, o voglia, o solo perchè sono semplici forward, che non esigono risposta;
-quando vi incontro per strada e, o io, o voi, non ci salutiamo per distrazione, timidezza, indifferenza diretta o indiretta, o solo perchè magari non ci riconosciamo;
-quando mi telefonate e non ci sono (o faccio finta di non esserci...);
-quando voi stessi mi pensate, durante un piccolo ritaglino di una delle vostre giornate;
-quando mi dovete dei soldi;
-quando ve ne devo io;
-quando vi vedo solo la domenica in chiesa;
-quando qualcuno mi parla di voi;
-quando vedo qualcosa che mi avete regalato voi;
-quando vorrei proprio sapere come state, o che fine avete fatto;
-quando qualche volta, vi sogno la notte;
-quando avrei bisogno di voi;
-quando vedo qualcosa che mi fa pensare a voi;
-quando la mia squadra di calcio vince o perde contro la vostra;
-quando mi presentano persone che hanno il vostro stesso nome;
-quando per una cosa o l'altra, per impegni magari, o perchè, in fondo, abbiamo sempre l'opportunità di dire "per impegni...", non ci siamo più visti, frequentati o non siamo più usciti insieme regolarmente;
-quando mi comporto in un modo che ho "ripreso" da voi;
-quando adotto i vostri modi di dire;
-quando riesco in qualcosa nella vita (in qualsiasi cosa) grazie ai vostri insegnamenti;
-quando decido di non mollare, solo perchè penso alla faccia che farebbe uno di voi, se gli dicessi che non ce l'ho fatta;
insomma: vi penso, vi penso, vi penso...
non lo faccio sempre, lo ammetto, ma vi penso, vi ricordo ogni tanto e sappiate, che siete stati, siete, e sarete sempre parte della mia vita, in un modo o nell'altro, nelle gioie o nei dolori... vorrei dirvi tante altre cose... tante altre cose vorrei scrivervi ma... ma, sapete, mi sembra quasi di essere egoista, menefreghista, schiavo della comunicazione elettronica, superficiale al punto di liquidarvi con una sola, semplice, mail che vada bene per tutti, così: chi si è visto si è visto; così: mi discolpo per tutte quelle volte che ci saremmo potuti vedere, parlare, abbracciare, mentre invece non l'ho fatto, ripetendo a me stesso che stavo solo rimandando, per mettermi la coscienza a posto.
Prendete questa mail come volete: può sembrare quasi una stupida forward da mandare a tutti, che la rimandano agli altri tutti, che, a loro volta, la rimandano agli altri tutti...
PAROLE, PAROLE, PAROLE... a volte ne bastano veramente poche, a volte (e forse anche ora), sarebbe più semplice e forte, dire soltanto:
VI VOGLIO BENE...
**alessio**
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5/11/03
Come va?
E' tanto che non te lo dico, è
tanto che non parliamo più a quattrocchi (forse una vita...).
Com' è brutto liquidare sti
discorsi in una mail, ma se non lo facciamo così, quante altre vite
dobbiamo aspettare per far uscire di nuovo quello che abbiamo dentro,
annebbiato dal continuo, anzi, esponenziale, ritmo frenetico
della vita adulta, che cresce man mano che il tempo passa, togliendoci,
col suo progredire, proprio altro tempo... Arriverà a sfaldare la
nostra amicizia, quella vera, quella di un tempo...? Arriverà, questo
tram tram, a far cadere il castello di carta costruito sui sogni
infantili e successivamente sugli ideali adolescenziali, su ciò
che saremo voluti essere...? Arriverà la vita moderna, il nostro essere
adulti, a forgiarci come vuole lui, come vuole il ritmo frenetico, che
non ti lascia tempo per riflettere e ti limita il cervello con un
paraocchi grande al punto da restringerti le scelte ad UNA SOLA
(e allora che scelte sono...?). Arriverà il giorno che ci risveglieremo
anziani e stanchi dentro una vita che non volevamo, che mai abbiamo
sognato...? O forse quel giorno arriverà, ma ci starà bene, ci
accontenteremo perchè in fondo non potremo fare più nulla a quel
punto...? E chissà, che il sottile pensiero di assuefazione, derivato
dall' impotenza e dall'incapacità di rialzarsi, non arrivi addirittura
a farci piacere la vita che avremmo vissuto fino a quel momento, quasi
fosse un misero e implicito tentativo di consolazione inconscia, per
risollevarci dal sempre più incessante e frequente pensiero di
morte...?
Eilà, se non ti va a fuoco il
cervello o se non sei andata in paranoia, ti ho semplicemente
detto: come stai, come va l'università, la vita, te, l'amore...? Scusa
se son stato distaccato in questi tempi (e con questa mail, bada
bene, credo di continuare ad esserlo), ma il motivo per cui ti ho
scritto quel papiro sopra, è, in fondo, anche un modo per spiegarti
perchè...
(Rispondimi quando, e come ti va, ma
fai in modo che la tua risposta non sia funzione del tempo perchè
io non l'ho fatto, scrivendo questa mail e ho vinto, anche se
per una misera mezz'oretta, il tram tram di cui parlo sopra...)
Ciao,
Alessio.
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20/11/03
Ciao simo.
Grazie per aver risposto in modo così esauriente alla mia mail. Ultimamente non lo fa più nessuno dei miei amici, sia ragazzi che ragazze... Molto spesso, infatti, mi liquidano con quattro spicciole parole che, secondo me, sarebbe quasi meglio non rispondere affatto, piuttosto che farlo con la fretta, guardando l'orologio e dando quindi, quasi l'impressione di rispondere controvoglia, come se si fosse costretti. Era da tanto che qualcuno non mi inviava una mail così lunga e sincera...
Sai, riflettendoci meglio, secondo me fai bene ad allungare nel tempo, la tua visione di stabilità sentimentale, fai bene a dire che per un po' non ti fidanzerai... Premesso che l'amore è ciò di quanto più irrazionale possa esserci (e quindi che non sarai nè tu, nè io e nè chiunque altro, a decidere quando e se innamorarsi), per quanto tu possa riuscire a controllare i tuoi istinti sentimentali, ti auguro davvero di non fidanzarti mai o di farlo il più tardi possibile. Forse te l'ho già detto, ma per me, è meglio sognare di essere accanto alla persona dei tuoi sogni, piuttosto che esserci veramente. Non so se mi capisci, o se mi stai prendendo per matto, ma credo che l'esplicazione di ciò che ti ho detto sopra, converga essenzialmente nell' innamoramento platonico o nella fase iniziale dell'innamoramento. Secondo me, queste sono le fasi più belle dell' amore in senso sentimentale, proprio perchè fanno esplodere, nella tua testa, tutta una serie di pensieri futuri che ti portano inevitabilmente a SOGNARE. Ti spiego stupidamente con un esempio (che tra l' altro racchiude un po' di verità): a lezione, un giorno, mi siedo casualmente vicino ad una ragazza che avevo già notato prima e mi era sembrata piuttosto carina, ma non avevo mai pensato in modo continuativo a lei, tanto da innamorarmene. Standogli a fianco, invece, capita che (sempre casualmente) mi chieda qualcosa riguardante la lezione del giorno prima e che quindi si istauri una sorta di conoscenza-forzata fra di noi (forzata dal caso, dal destino: ecco perchè ti dicevo che l'amore è irrazionale), che mi porti a ripensare a lei anche successivamente, a casa, ma anche il giorno dopo nel rivederla, e quell' altro ancora, insomma: inizio ad innamorarmi di lei. Con l'innamoramento prendo a fantasticare sempre di più, mi immagino lo stare insieme a lei, l'uscirci la sera, le cose che potremmo fare insieme, sogno di trasmettergli le mie emozioni, sogno di studiare con lei, sogno di mangiare con lei, sogno di cucinare con lei... sogno tutto ciò che faccio da solo ma con lei, insomma, sogno, sogno,...,sogno... Sognare è fantastico, sognare è meraviglioso, sognare mi fa solletico al cuore, mi fa ridere, mi fa perder tempo, mi trascina con la mente in un'altra dimensione, insomma: sognare mi piace e vorrei farlo per sempre. Fin quì tutto bene, dirai tu, potresti pensare che allora, basterebbe semplicemente continuare a sognare per essere felici, e infatti è così ma il brutto della storia è che anche il sogno è irrazionale come l'amore e quindi difficilmente controllabile... Quando scopro che non sono riuscito a controllarlo, sono già passato alla fase successiva dell'innamoramento, mi è già balzato nella testa il pensiero-sogno che per far avverare tutti i sogni fatti, in fondo, non basta che far capire alla ragazza, quello che provo per lei, e che belle sensazioni quando sogno che anche lei provi qualcosa per me... Ciò che si sbaglia in questa fase, è il pensare che proveresti sensazioni ancora più forti e intense di quelle che ti provocano i sogni, se lei fosse veramente la tua ragazza. Ciò che si sbaglia è il riuscire sempre e in ogni modo, a cercare di avere di più, di non accontentarsi mai e questo, come si sa, è il più grande difetto dell'uomo, qualcosa che è intrinseco in lui da sempre, dalla notte dei tempi. Basta pensare all'uomo che vuole diventare ricco e poi, quando ci riesce, non sa più che fare perchè non può più andare oltre, visto che ha raggiunto già il massimo. L'uomo NON SI ACCONTENTA MAI e se non riesce ad ottenere sempre di più, può anche porre fine alla sua vita (vedi il ricco figlio di Agnelli che si è suicidato) ed è anche per questo che esiste l'irrazionale concetto delle religioni: solo qualcosa di irrazionale, inspiegabile, può competere o, addirittura, annullare qualcos' altro di irrazionale come il comportamento dell'uomo di cui ho parlato. Che poi, comunque, tale comportamento di eterna insoddisfazione, va preso anche positivamente se pensiamo che il progresso tecnologico-sociale dell'uomo, sia da derivare anche in gran parte a questo incancellabile istinto. Ci sarebbero tante altre cose da dire su ciò, ma torniamo a noi e alla nostra "cotta" per la ragazza dell' università. Al punto in cui ci eravamo fermati, ora smetto di sognare (ahimè) e mi invento, invece, un qualche modo per confessargli il mio amore o comunque per scoprire se lei ci "starebbe" . Ora, indipendentemente da come andranno le cose, sia ad esempio che sia già fidanzata, sia che non contraccambi il mio amore, sia addirittura (e vedremo perchè...) che lei si fidanzi con me, non ci saranno più, nella mia testa, i sogni che avevo fatto all' inizio del mio innamoramento. Se la ragazza si fidanzasse con me, infatti, non sognerei più di stare con lei perchè semplicemente già ci sto ed ogni eventuale sogno di vita con lei risulterebbe privo di alcun senso (che senso ha, sognare qualcosa che già si ha?) . I sogni, in questo caso, verrebbero surplassati dalla realtà ed, anzi, la realtà si sostituirebbe ai sogni ma non provocando più in me le sensazioni forti ed intense che mi avevano provocato questi ultimi. Questo, semplicemente perchè il sogno è irrazionale, immaginario, fantastico e col sogno puoi sempre spingerti oltre i confini razionali e quindi puoi di volta in volta sognare qualcosa di diverso (anche irrealizzabile) ma che comunque ti porti a provare nuove emozioni, mentre tutto ciò non puoi farlo con la realtà, appunto perchè essa è VERA, REALE, RAZIONALE, non plasmabile con semplicità o volontariamente come un sogno. Succede quindi che ho provato a fidanzarmi con quella ragazza con l'obiettivo di provare sensazioni più forti dei sogni, ma che invece non abbia fatto nient'altro che arrestarli i miei sogni e quindi di non aver raggiunto il mio obiettivo. Ora non mi resta che attendere di nuovo per reinnamorarmi, se la ragazza mi ha negato, o vivere un pezzo di vita con lei totalmente privo di sogni o obiettivi espliciti finendo, o con lo stufarmi (lasciandola), o, ancora peggio, con lo sposarla perchè annebbiato dalla forza degli eventi comportamentali abitudinali quotidiani, imposti del tram tram frenetico della vita adulta che tende a rubarti tempo per riflettere (vedi email inviata a Francesca alla fine della pagina...). L'esempio è finito: mi son voluto dilungare volontariamente molto, proprio per farti capire cosa intendevo dire. Del resto, augurarti di non fidanzarti mai, non sarebbe stata una bella cosa se non ti avessi spiegato bene il perchè te lo abbia detto.
Si, lo so, ti stai meravigliando perchè ho scritto veramente tanto e a volte incomprensibile, ma soprattutto perchè forse non ti aspettavi che ti scrivessi cose del genere, cose che vanno al di là dei nostri soliti discorsi fatti per email, ma sai, come tu hai detto di esserti scaricata scrivendomi quella mail, anch'io l'ho fatto scrivendoti queste cose. NON voglio indurti a pensare come me e non ti critico o controbatto se non sei del mio stesso parere, anzi, ti ripeto che l'ho fatto molto per scaricarmi ma soprattutto per condividere, come hai fatto tu, un pezzetto del tuo tempo perchè mi fa sempre piacere dividere qualcosa con qualcuno e tu è come se avessi condiviso un po' della tua vita con me... :-) .. GRAZIE, TI VOGLIO BENE!
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2/03/04
Il primo marzo mi hai scritto:
"oggi sarei venuta volentieri all'aquila con te ma tanto interessa di più a me che a te! sei tu che non fai niente per tirarmi un po' su, sempre le solite cose...! "
A, sono io che non ti tiro su il morale?
A me non piace che ti droghi: ti altera la personalità e non ti fa capire che in quei momenti sei tu che ti allontani da me (sia mentalmente che fisicamente). E sei tu che mi deprimi e mi smonti. Che bello per me sentirsi come un ripiego, quasi una costrizione per te che ameresti di più passare la serata coi tuoi amici, che bello per me resistere, cercare in tutti i modi di non fartelo capire perchè altrimenti rischio di farti arrabbiare e di non vederti più per un altro lunghissimo giorno... che bello per me sopprimere la mia personalità, il mio modo di essere sempre e comunque me stesso, solo per soddisfare un tuo "capriccio" , solo per paura di perderti, solo perchè ora ti voglio troppo bene.
Che bello per me avere la condanna di amarti ma di non sopportarti più, va contro il mio carattere, va contro la mia natura rivoluzionaria e sempre assiduamente coerente con le mie ideologie. Va contro tutto ciò che mi sono creato fin da quando ero bambino sia a livello socio mentale che a livello psico-attitudo-relazionale. L'unico modo per porre fine a tutto ciò è di ucciderti, forse un giorno lo farò, quando crederò giunto il momento in cui la sofferenza per la repressione mentale da te impostami, sarà minore della sofferenza del vederti morire sotto i miei occhi... forse lo farò, ma forse non lo farò mai, mi basta pensare ai tuoi occhi che si chiudono sotto i miei per provare una tale sofferenza che già immagino la goccia di lacrima che cade veloce e sbatte sulle tue palpebre chiuse per l'ultima volta: la goccia è la mia, vuol dire sofferenza eterna, vuol dire amore eterno, vuol dire che da te non mi libererò mai più e che ti piaccia o no: ti amerò per sempre.
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8/03/04
Devo ricoprirmi di tristezza, tutta intorno a me la voglio, tutta concentrata che mi circonda l'anima ed il cuore. Tutta avvolta nel mio corpo che mi attanaglia il fegato, tutta cinta addosso a me che mi soffoca speranze, sogni, progetti e ambiziose visioni di un futuro quanto mai improbabile. La voglio, la desidero, la pretendo e faccio di tutto per ottenerla, per raggiungerla, per raggiungere tutto il beneamato pessimismo di cui una volta avevo perennemente bisogno e di cui ora, avevo quasi dimenticato quale fosse la sua funzione. Una funzione rasserenatrice, compensatrice delle ansie, annullatrice di ogni timore o preoccupazione, qualunque essa sia. Un pessimismo stratosferico all'ennesima potenza la soluzione, la mia soluzione, da sempre, da quando ero bambino, da quando il pensiero profondo e irrazionale ha iniziato, ahimè, a possedere la mia mente... da quando son diventato filosofo e abile critico della mia vita, delle mie scelte, dei miei sbagli, delle mie soluzioni per aggirare i problemi, delle lacrime fatte cadere, insieme allo sperma, sopra foto di vicine di casa, di paesane, di coetanee, sopra immaginazioni platoniche sentimentali stritola-mente e cuore. Adolescenza infinita la mia, che cinge e soffoca istantaneamente ogni voglia che ho di essere, o provare ad essere, razionale e di crescere quindi, una volta per tutte, rassegnarmi a soffrire imbevuto del succo della vita più infiammabile e di accendermi con poco, con niente, con qualsiasi cosa bruciare e andare oltre, morire o rinascere. E invece no: cerco ancora di fare come da bambino, circondarmi di negatività, pensieri pessimistici e pessimismo concreto. Cerco ancora di superare le mie difficoltà così, pensando sempre al peggio e facendo in modo di crearmi tutt' intorno situazioni negative che più negative non si può. Lo faccio apposta, lo faccio senza pensarci, lo faccio con difficoltà, ma lo faccio, è questo che conta. Rialzarmi da una situazione impossibile, instabile e complicata ma che mi son creato io e che è quindi solo virtuale, ma alla mia mente basta, basta per fargli credere di non potersi rialzare più. E invece no, e invece tutto di colpo ci riesco, tutto a un tratto è meraviglia, è stupore, è il vestito di pessimismo che mi ero creato che si muta in senso di superiorità e fiducia in me stesso. Il cervello irrazionale non l'ha vinta: l'ho ingannato ancora, ancora una volta gli ho fatto credere di essere perduto ma poi mi son rialzato facilmente perchè in realtà la situazione negativa me la sono creata io artificialmente ed è facile uscirne altrettanto artificialmente. Ma tanto lui (il cervello) non lo sa, non se ne accorge, per lui è uguale, per lui è vittoria, per lui è irrazionalità... lui, che cerca di non capire che è proprio l'irrazionalità il suo punto debole e il ciclo si richiude e un' altra crisi è passata, ma quando mi deciderò a crescere, ma quando mi deciderò ad andarmene, ma quando mi deciderò ad odiarmi, ma quando mi deciderò a non rialzarmi più col pessimismo, ma quando mi deciderò a non rialzarmi più ?
10/03/04
Scusa per l' otto marzo: invece di farti gli auguri, ho provato ad alterarti l'umore invitandoti ad assaggiare una delle mie pillole paranoiche. Potrei scriverle, rileggerle e assaggiarle, quasi fossero vere pasticche cambia-coscienza, una sorta di extasi annebbia cervello e quindi una droga "togli problemi" con cui drogarsi. Potrei tenerle lì, sulla cartella posta da inviare per sempre, ma mi fanno più effetto se le invio a qualcuno. Mi fa più effetto drogarmi con qualcun altro, anche se a distanza. Ho scelto di offrirla un' altra volta a te questa pillola perchè i miei amici non accettano più droga da me, perchè oggi, solo con te riesco ad avere la faccia tosta per porgertela e ti prego, perlomeno tu, non disintossicarti o non farmi credere di averlo fatto.
Alessio.
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