ROME
in
the footsteps of an XVIIIth century traveller
DAY
8
The
Vatican
The itinerary (red line) covers Castel Sant'Angelo and the Vatican.
It starts at the green dot and it ends at
the large red dot .
The blue dots indicate a print by Giuseppe Vasi. The red numbers make reference to
the numbering of the landmarks of Rome shown in the Grand View of Rome.
The itinerary is shown making use of sections of the map of Rome designed by Giovan
Battista Nolli in 1748 and of a more recent map (1873) of the environs of Rome.
The links lead to the plate of the 10 books where the subject is
discussed.
354) Ponte S. Angelo (Plate 85 bis)
355) Castel S. Angelo (Plate
86) and (Plate 20)
356) Corridori del Palazzo Vaticano (Plate
20)
357) Spedale di S. Spirito in Sassia (Plate
171)
358) Chiesa di S. Maria della Traspontina (Plate
124)
359) Palazzo Giraud (Torlonia) (Plate
120)
360) Chiesa di S. Giacomo a Scossacavalli (Plate
120) (lost)
361) Ospizio per gli Eretici Convertiti (Plate 120) (lost)
362) Chiesa di S. Lorenzo in Borgo (Plate
171)
363) Piazza di S. Pietro in Vaticano (Plate
27)
364) Basilica Vaticana (Plate 41)
365) Sagrestia di S. Pietro in Vaticano (Plate
166)
366) Chiesa di S. Maria di Camposanto (Plate 166)
367) Palazzo della Sacra Inquisizione (Plate
16)
A) Porta Cavalleggeri (Plate
16)
B) S. Maria delle Fornaci (Plate 128 ii)
C) Porta Fabbrica (Plate
17)
368) Seminario di S. Pietro (Plate 166) (lost)
369) Palazzo del Cardinale Arciprete (Plate
166) (lost)
370) Chiesa di S. Marta (Plate 166) (lost)
371) Chiesa di S. Stefano dei Mori o degli Abissini (Plate
166)
372) Zecca e Forno Pontificio (Plate 166)
373) Porta Pertusa (Plate 18)
374) Mura della Città Leonina (Plate 18)
375) Giardino Pontificio (Plate 182)
376) Palazzo Apostolico Vaticano (Plate
41)
377) Biblioteca Vaticana (Plate
181)
378) Casino di Belvedere (Plate
181)
379) Chiesa di S. Anna dei Palafrenieri (Plate
19)
380) Chiesa di S. Maria delle Grazie (Plate
122 ii) (lost)
381) Porta Angelica (Plate 19)
382) Porta Castello (Plate 20)
383) Chiesa di S. Giovanni Battista degli Spinelli (Plate
122 ii) (lost)
384) Casino Sacchetti (Plate 183) (lost)
385) Chiesa di S. Lazzaro (Plate 129 ii)
386) Chiesa del SS. Crocifisso a Monte Mario (Plate
129 ii) (lost)
387) Chiesa e Convento di S. Maria del Rosario (Plate
129 ii)
388) Villa e Casino Mellini (Plate 129bis)
389) Villa Madama (Plates 184 and 185)
390) Chiesa diruta (Plate 184) (lost)
Itinerario istruttivo
per ritrovare con facilità tutte le
Magnificenze di Roma
e di alcune città, e castelli suburbani.
Ottava Giornata
Avendo visitato, ed osservato per quanto si è potuto, le cose più riguardevoli di Roma, con tutti i contorni di essa, ci resta ora, per dare
fine al nostro cammino, di vedere le magnificenze della città Leonina, e della basilica Vaticana tanto rinomate, e da tutte le nazioni fuor di
modo desiderate. Perciò prima osserveremo, e poi passeremo il
Ponte s. Angelo
Dall'Imperatore Elio Adriano fu edificato questo ponte in faccia al suo Mausoleo, o vogliamo dire sepolcro, affinchè fossero comodamente
goduti, ed osservati da vicino tutti i magnifici e nobili annessi, che lo adornavano; e però dal suo fondatore fu chiamato ponte Emilio.
Ma perite poi le vane superstizioni de' Gentili servì, come anche oggidì per andare alla basilica Vaticana, e pero vi fu eretto fin colà un
magnifico portico, affinchè servisse di riparo tanto ne' tempi piovosi, quanto ne' giorni assolati, e per rendere maestoso il suo ingresso
gl'Imperatori Gallieno, Valentiniano, e Teodosio vi aggiunsero un grande arco a guisa de' trionfali: ma poi furono a poco a poco atterrati
nelle guerre civili. Niccolò V. fu il primo che risarcisse questo ponte dopo la funesta disgrazia succeduta l'anno del Giubbileo 1450.
allorchè ritornando molto popolo dalla basilica Vaticana, talmente si affollò sul ponte, che rotti i ripari perirono 170. persone, parte
affogate sul ponte medesimo, e parte cadute nel fiume, ed in tale riattamento fecevi nell'ingresso due cappellette una coll'immagine di
san Pietro, e l'altra con quella di san Paolo.
Quindi Clem. VII. invece delle cappelle, vi pose statue di marmo, il s. Pietro scolpito da Lorenzo Fiorentino, ed il s. Paolo, da Paolo Romano,
e poi quando venne in Roma Carlo V. furono poste sopra i ripari 14. statue di creta cotta riputate bellissime; ma Clemente IX. fu quegli,
che ornollo, come ora si vede col disegno del Bernini, collocandovi sopra gran piedistalli dieci statue di marmo, rappresentanti altrettanti
Angioli, che tengono varj strumenti della passione del nostro Redentore: quella, che sostiene la colonna è scultura di Antonio Raggi,
quella col Volto santo, di Cosimo Fancelli, l'altra con i chiodi di Girolamo Lucenti, quella colla Croce, di Ercole Ferrata, l'altra colla lancia, di
Domenico Guidi, quella con i flagelli, di Lazzaro Morelli, quella colla veste inconsutile, e l'altra colla corona di spine sono di Paolo Naldini,
quella però col titolo della Croce è del Bernini, e l'ultima, che tiene la spugna è di Antonio Giorgetti: onde con doppia ragione si chiama ora
Ponte s. Angelo, ed il Mausoleo si dica
Castel s. Angelo
Questo rotondo e maraviglioso masso, che ora vediamo spogliato di ogni ornamento, fu edificato, come dicemmo, dal suddetto Elio
Adriano Imperatore ad imitazione del Mausoleo di Augusto, per collocarvi le sue ceneri, e seppellirvi i Cesari suoi successori, giacché
quello era già pieno, ne' più vi si sotterrava alcuno. Era questo tutto ricoperto di marmo pario, e circondato di maravigliose colonne, colle
quali Costantino Magno ornò poi la basilica di s. Pietro, e quella di s. Paolo, nella quale ancor si vedono con ammirazione. Eranvi ancora
delle statue di marmo e di metallo, con carri, cavalli, e quadrighe, e furono in tanta copia, che di sepolcro ridotta poi in fortezza in tempo di
Belisario, e di Narsete, le gettavano per difendersi da' nemici. Le ceneri di Adriano furono le prime, che si ponessero nel più alto, ed eminente
luogo di questo Mausoleo, entro una gran pina di metallo corintio; dipoi vi furono riposte le ceneri di tutti gli Antonini, che seguirono dopo
di lui. Ma dopo, come dicemmo, essendo mutato in fortezza, o castello mutò anche nome nel Pontificato di s. Gregorio Magno: poiché
nell'anno 593. essendo Roma afflitta colla peste, e rivoltato il santo Pontefice a placare l'ira di Dio colla penitenza, mentre processionalmente
portava l'immagine della ss. Vergine nel giorno di Pasqua di Resurrezione, all' avvicinarsi a questa mole, sentissi una voce invisibile, che disse
Regina Cali latare, alleluja, a cui il santo Pontefice attonito rispondendo con viva fede, Ora pro nobis Deum, alleluja, il Signore si compiacque,
che da quel punto principiasse a cessare la mortalità, e però in memoria, ed allusione di ciò fu posta sulla cima di quella mole; un Angelo
in atto di riporre la spada nel fodero; e dal medesimo Pontefice fu eretta una chiesa in onore del celeste Principe s. Michele Arcangelo,
non già quella, che sta su questa mole, ma quella, che fra poco vedremo presso la medesima mole; imperciocchè si crede universalmente,
che poi da Bonifazio III. o IV. sia stata eretta questa, che per la sua alta situazione fu detta inter nubes; ed il castello si dice s. Angelo.
Si disse similmente rocca o torre di Crescenzio, perchè da un tale Nomentano fu occupata l'anno 985. ma essendo poi scacciato da Ottone III
. fu ridotta da' Pontefici in forma di cittadella, ed ornata di varie particolarità. Urbano VIII. la guarnì di cannoni, e mortari fatti col metallo del
Panteon. Fra le rarità, che vi sono, si annovera una loggia con stucchi di Raffaello da Montelupo, e con pitture del Sermoneta, una sala dipinta
da Pierin del Vaga, con pavimento di pietre vaghissime, altre stanze dipinte dal medesimo Pierino, da Giulio Romano, e da altri, con alcuni busti
antichi. Evvi ancora una copiosa armeria, un archivio segreto, in cui si custodiscono gli originali di alcune bolle Pontificie, e gli atti de' Concilj,
con altri manoscritti di grande stima. Benedetto XIV. vi fece l'orologio sul prospetto, e la statua di metallo sulla cima, cavata dal modello di un
Francese.
Corridori del palazzo Vaticano
Dopo il divisato castel s. Angelo, segue una piccola piazza con 4. strade, quella a destra porta alla chiesa di s. Michele Arcangelo già
eretta,come dicemmo, da s. Gregorio Magno in memoria della suddetta apparizione del santo Principe, e appresso di questa si vede il
gran corridore fatto da Alessandro VI. Spagnolo, affinchè dal palazzo Vaticano si potesse passare segretamente al castel s. Angelo, che
poi da Urbano VIII. fu ristaurato e coperto di tetto. Quindi ritornando nella piazza, ed entrando nella strada a sinistra si vede il gran
Spedale di s. Spirito in Sassia
Conserva questo Archiospedale l'antichissimo nome di quello, che quivi insieme con una chiesa dedicata alla ss. Vergine edificò Ina
Re de' Sassoni occidentali l'anno 717. per comodo de' pellegrini di sua nazione, e che chiamossi scuola de' Sassoni. Ma poi per un formidabile
incendio accaduto l'anno 817. ed altro nell'847. restando tutta questa contrada desolata, s. Leone IV. la riparò colli soccorsi de' Re di quelle
nazioni. Dipoi questa contrada essendo stata devastata da Arrigo IV. e da Federigo Barbarossa, il Pontefice Innocenzo III. nel 1198. ispirato
da Dio ordinò quivi la fabbrica di uno spedale per li poveri infermi, e per li projetti; e perchè si riconoscesse, che ciò fu per speciale ispirazione
divina, volle, che portasse il titolo di s. Spirito. Ne concedè la cura ad alcuni Preti regolari in quel medesimo tempo radunati in Francia per
servire gl'infermi, il fondatore de' quali chiamato Giulio Monpelieri fu da lui creato Commendatore di questo nuovo ordine di s. Spirito, che
dipoi si dilatò in benefizio de' poveri infermi, e projetti per tutta l'Italia, ed Europa. Perciò il medesimo Pontefice eresse appresso allo
spedale una chiesa dedicata allo Spirito santo, che poi nell'anno 1538 fu edificata di nuovo, ed ornata da vari Pontefici, e Cardinali, con
pitture, marmi, e stucchi dorati. Il disegno della chiesa è di Antonio da Sangallo, e quello del prospetto di Ottavio Mascherino; il ciborio
però è architettura di Andrea Palladio. Greg. XIII. vi fece col disegno del detto Mascherino il magnifico palazzo per il Commendatore, che
di ordinario è un Prelato, nel quale è una scelta libreria, aumentata da Monsig. Lancisi, e da molti Principi, fra' quali Lodovico XIV. Re di Francia.
Il Cav. Bernini rinnovò il braccio dello spedale con il portone, sotto Alessandro VII. ed il Cav. Fuga seguitò l'altro braccio col medesimo
disegno del Bernino, sotto il Pontificato di Benedetto XIV. L'altare isolato nello spedale vecchio è disegno del suddetto Andrea Palladio,
ed il quadro è di Carlo Maratti, il quale dipinse ancora la ss. Nunziata, che ora sta nel nuovo oratorio de' fratelli fatto
col disegno del Cav. Passalacqua. Le pitture a fresco nello spedale nuovo sono di Gregor. Giorgini, ed il quadro sull'altare è del Lanfranco.
Sonovi appresso le abitazioni distinte per i fanciulli, e per le fanciulle; queste apprendono i buoni costumi da alcune monache Agostiniane,
che ivi hanno il lor monastero, ed imparano i lavori proprj dalla loro età fino a tanto che si maritino, o si facciano religiose, e però vi è unita
una chiesa dedicata a s. Tecla. Li fanciulli sono istruiti nel leggere, e scrivere, e vengono trattenuti fino a tanto, che siano abili a procacciarsi il
vivere.
Quindi facendo ritorno alla piazza, si vede il fonte fatto da Paolo V. presso al quale fu il sepolcro creduto di Scipione Affricano, fatto
in forma di piramide, più grande però è più magnifico di quello di Cestio a porta san Paolo. Domno Pontefice lo spogliò de' marmi
per lastricare il pavimento di s. Pietro, e Alessandro VI. lo demolì per raddrizzare la strada, che ora dicesi Alessandrina, nella quale
si vede a destra la
Chiesa di s. Maria della Traspontina
Conserva questa chiesa il nome dell'antica, la quale per la sua picciolezza, e per essere poco dopo il passaggio del suddetto ponte,
si disse Traspontina, e fu demolita per dare luogo alle fortificazioni e fossi intorno al divisato castello. Perciò Pio IV. nell'an. 1566. ordinò,
che si facesse una nuova chiesa, ma con magnificenza; e però essendo coll'ajuto di molte persone pie, specialmente del Card. Alessandrino,
terminata l'anno 1587. con disegno del Paparelli, e di Ottaviano Mascherini, Sisto V. le conferì il titolo Cardinalizio. Quei Religiosi con solenne
processione dalla chiesa vecchia andarono alla nuova portando il santissimo Sagramento, una immagine della ss. Vergine, che avevano portata
da Terrasanta, quando vennero in Roma, le colonne alle quali furono legati, e flagellati i ss. Apostoli Pietro e Paolo, ed un Crocifisso, con alcuni
corpi santi, e reliquie. Fu dipoi la chiesa ornata con cappelle incrostate di marmi, e pitture non poche; la s. Barbera nella prima a destra è del
Cav. d'Arpino, il s. Canuto nell'altra è di Monsù Daniele, la ss. Concezione nella terza è del Muziani, e le pitture nella quarta sono di
Bernardino Gagliardi; il s. Alberto nella quinta è di Antonio Pomaranci, ed il quadro con s. Maria Maddalena de' Pazzi nella crociata è di
Domenico Perugino, il quale dipinse a fresco gli angoli nella cupola. L'altare maggiore ove si custodisce l'immagine della ss. Vergine, è ornato
di marmi, sculture, e metalli dorati secondo il disegno del Cav. Carlo Fontana, e li due quadri grandi nel coro sono stati fatti ultimamente da
Angelo Papi.
Il s. Andrea Corsini nell'altra cappella della crociata è di Gio: Paolo Melchiorri, e le pitture nella volta sono di Biagio Pucci.
Il s. Ang. Carmelitano nell'altra, ed il resto delle pittture sono di Gio: Batista Ricci, e la s. Teresa nella cappella, che segue è di Giacinto
Calandrucci Palermitano. Il quadro nella cappella, ove sono le colonne, a cui furono legati e flagellati i ss. Apostoli Pietro e Paolo, è del
suddetto Ricci da Novara, il s. Elia nella penultima, di Antonio Gheraldi, e nell'ultima vi sono i corpi de ss. Basilide, Tripodio, e
Magdalo martiri, e nella sagrestia fra l'altre reliquie si annovera il capo di s. Basilio Magno. Nell'oratorio contiguo evvi il quadro
dell'altare dipinto da Luigi Garzi.
Palazzo Giraud
Poco dopo siegue quest'antico e magnifico palazzo edificato da Bramante Lazzari, e posseduto per lungo tempo da' Re d'Inghilterra, ma
poi da Errico VIII. essendo stato donato al Card Campegi, passò dipoi ai Colonnesi, e comprato poi da Innocenzo XII. vi collocò il
collegio Ecclesiastico; ma essendo questo trasferito come dicemmo, presso ponte Sisto, questo palazzo passò nel March. Giraud, il
quale vi fece di nuovo il portone.
Si apre quivi una sa piazza con un delizioso fonte fattovi da Paolo V. con disegno di Carlo Maderno. Da una parte evvi il palazzo Madruzzi,
poi del Card. Pallotta, e finalmente da s. Pio V. ridotto in collegio per i padri Gesuiti penitenzieri di s. Pietro in Vaticano, e da un altra parte
evvi la
Chiesa di s. Giacomo Scossacavalli
Prese un tal nome questa piccola chiesa, secondo che si legge, fin dal tempo di s. Elena madre del Gran Costantino, poichè la santa Imperatrice
avendo fatto portare in Roma due pietre segnalate, una su cui Abramo aveva posato il suo figliuolo Isacco per sagrificarlo a Dio, e l'altra,
sopra la quale fu posato Gesù Cristo quando la santissima Vergine lo presentò al tempio, le quali essa pensava di collocare nella basilica
Vaticana; giunti quivi i cavalli, che le portavano, non vollero proseguire più oltre il cammino, ancorchè fossero dà condottieri sforzati ed
aspramente battuti: onde fabbricata quivi una chiesa, in essa furono riposte. E' notabile, che in questa chiesa parrocchiale nel 1514. fu eretta
la seconda Confraternita per associare il ss. Viatico agl'infermi, che poi da Innocenzo XII. fu ordinato nell'an. 1694. che simile si facesse
in tutte le altre parrochie di Roma, concedendovi molte indulgenze. Incontro a questa chiesa evvi il
Palazzo già Spinola, e Ospizio per gli Eretici convertiti alla fede Cattolica
Molto grande, e magnifico è questo palazzo, già eretto con architettura di Bramante Lazzeri, vedendosi nella strada l'ammirabile portone,
e balcone ornato di colonne doriche. E' notabile, che in esso poi morì in tempo d'Innocenzo VIII. Carlotta Regina di Cipro, e poi Raffaelle da
Urbino in tempo di Leone X. Dipoi comprato dal Card. Girolamo Gastalli, assegnò quella parte di esso verso la piazza per ospizio degli Eretici
dell'uno, e dell'altro sesso, che sono risoluti di professare la religione Cattolica. Quindi camminando per l'una o per l'altra strada, si giunge alla
gran basilica Vaticana; prima però si vede a sinistra, e accanto al quartiere de' soldati la
Chiesa di s. Lorenzo in Borgo
Si disse anticamente questa chiesa in piscibus, ed ora in borgo vecchio, perchè questa contrada è la più antica di tutte le altre, che
sono nella città Leonina. Nell'anno 1200. era questa chiesa unita alla basilica Vaticana, dipoi vi stettero alcune religiose di s. Chiara, le quali
essendo da Leone X. trasferite altrove, restò sotto la cura della Confraternita di s. Spirito. Quindi nel 1650. fu riedificata dalla nobilissima famiglia
Cesi, che quì accanto ha un magnifico palazzo ornato di statue, e marmi antichi; e fu conceduta la chiesa ai Chierici regolari delle scuole pie, i
quali ci hanno stabilito il loro noviziato. Conserva quella chie(sa) l'antica forma a tre navi, ornata con belle colonne, marmi, e pitture, fra le quali
evvi il s. Lorenzo dipinto da Giacinto Brandi, e lo sposalizio della santissima Vergine di Niccolò Berettori, le pitture però, che sono intorno alla
chiesa, e ne' laterali dell'altare maggiore sono di Michelangelo Ricciolini. Uscendo poi dalla porticella, ci viene quasi incontro la
Chiesa di s. Michele Arcangelo, e di s. Magno
Si disse questa chiesa in Sassia, per la medesima ragione, che dicemmo dello Spedale di s. Spirito, mentre le sta non molto lungi. Fu
eretta in onore del s. Principe circa l'anno 813. da Carlo Magno sulla punta di quel colle; perciò vi si sale per alcuni gradini, e
conservandosi in essa il corpo di s. Magno vescovo e martire, porta il nome ancora di questo Santo. Paolo III. eresse in questa chiesa
una Confraternita per associare il ss. Viatico della Basilica Vaticana; e nell'anno 1631. vi fu costituito un collegio di cento Preti, e
venti chierici sotto il titolo della ss. Concezione, che poi fu trasportato, come dicemmo, nel collegio Ecclesiastico presso ponte Sisto.
Fu ultimamente rinnovata questa chiesa da Benedetto XIV. ed ornata di varie pitture moderne.
Piazza di s. Pietro in Vaticano
Nell'antico campo Trionfale, ove i Gentili apparecchiavano i vani e superstiziosi trionfi, si vede la sorprendente piazza della Basilica
Vaticana, la quale tanto per la vastità e magnificenza, quanto per la distribuzione e decoro de' portici, delle colonne, delle statue, delle
fontane, e dell'ammirabile obelisco egizio, che in mezzo alla gran piazza tiene inalberato il segno della ss. Croce, fa restare
sorpesa l'immaginazione, sembrando opera non umana: perciò volendo io dar conto di ogni sua parte, principieremo dall'
Obelisco Egizio
Nocereo Re di Egitto fece erigere questo obelisco in Eliopoli, e conforme scrive Plinio, di là lo fece condurre in Roma Cajo
Caligola l'anno III. del suo Impero, ponendolo nel Circo Vaticano, che poi fu detto di Nerone per i suoi orti, che quivi erano.
Stette in piedi presso la sagrestia di s. Pietro fino al Pontificato di Sisto V. il quale quì dirimpetto alla Basilica lo trasportò per opera di
Dom. Fontana, ed invece della gran palla di metallo, che aveva nella sua cima, ci pose tre monti, ed una stella, che sono le sue armi, e
sopra collocò il segno della ss. Croce, tutte formate di metallo, la quale avendo per il corso degli anni in qualche parte
patito, nel 1740. fu scesa e ristaurata, ed in tale occasione ci fu posta una particella del legno della ss. Croce; perciò furono
concedute varie indulgenze ai fedeli, che passando la salutassero con un Pater, ed Ave. Questo maraviglioso sasso è
di granito rosso senza cifre, ed è l'unico, che sia rimasto intero dopo le rovine de' barbari, e l'ingiurie de' tempi; è alto palmi 113. e mezzo, e
col piedistallo, e croce di metallo palmi 152. Paolo V. per accrescere ornamento fecevi il fonte a destra, e Clemente X. quello a
sinistra, i quali sono ammirabili non solamente per la copia e deliziosa comparsa delle acque perenni: ma ancora per le tazze
superiori di granito egizio fatte tutte d'un sol masso. Alessandro VII. finalmente col disegno del Cav. Bernini fecevi i maravigliosi portici
in forma di Anfiteatro di ordine dorico, ornato di 320. grosse colonne di travertino con cornici, balaustri, e 136. statue rappresentanti
vari Santi e Sante, di cui la Basilica tiene reliquie, e varj Fondatori di ordini religiosi.
Basilica Vaticana
Si dice Vaticana quella Basilica, per il colle Vaticano, che dette il nome similmente alla valle, proveniente, secondo alcuni, da vaticini, che
vi si facevano, o dal vagito puerile, secondo altri. Fu da principio tenuta come infame; ma poi prese tanto credito, che si fecero ivi de' tempj,
de' Circi, Orti, e de' sepolcri di uomini illustri. Ove è la basilica esservi stato il Circo di Cajo, e poi di Nerone, lo prova il divisato obelisco, che
con altri ornamenti era in mezzo al Circo, in cui si faceva spietata carnificina de' Cristiani, come si riferisce anco da Svetonio scrittore gentile.
Onde per onorare il sangue ivi sparso da tanti martiri, e per la sepoltura de' ss. Apostoli Pietro, e Paolo, il gran Costantino Imperatore, rovinando
il detto Circo, vi eresse la Basilica, principiando egli stesso a cavare e portare via la terra, per fare i fondamenti di essa. Terminata poi con
magnificenza la Basilica ai 18. di novembre, fu dal Pontefice s. Silvestro consagrata, e dal Pio Imperatore arricchita di molti tesori, e provveduta
di grosse entrate. Quindi Onorio I. fecevi la porta di argento, e coprilla con tegole di metallo dorato tolte dal tempio di Giove Capitolino, ma
spogliata poi da' Saraceni, Leone IV. rifece la porta con alcuni bassirilievi di argento, e Niccolò III. ornolla poi di mosaici, e molte pitture
fecevi Giotto Fiorentino: ufiziando nel tempio quattro monasteri di Monaci a vicenda tanto di notte, che di giorno.
Nel corso de' tempi patì varj disastri e spogliamenti: e dopo 1200. anni cominciò a minacciare rovina: onde
nel 1506. fu principiato il nuovo tempio da Giulio II. includendovi tutto il vecchio. Il primo architetto fu
Bramante Lazzari, il quale morto l'an. 1514. succedè Raffaelle da Urbino con altri, e morto anche questo
fu proseguita la fabbrica da Baldassare Peruzzi. Quindi sotto Paolo III. fu seguitata da Antonio da Sangallo; ma poi l'anno 1546. datane la
direzione a Michelangelo Buonarroti, questi la ridusse in forma di croce greca, e vi fece il disegno della cupola; indi fu seguitata la
fabbrica da Giacomo Barozio, e poi sotto Sisto V. vi fu alzata la maravigliosa cupola da Giacomo della Porta insieme con Domenico
Fontana, secondo il modello del mentovato Buonarroti, grande poco più del Panteon d'Agrippa, che noi ora diciamo la Rotonda,
aggiungendovi per finimento il cupolino, e poi una palla di metallo, che regge la Croce, capace di 32. persone comodamente a
sedere, e vi si sale giornalmente da forestieri e cittadini per varie scale comodissime.
Paolo V. l'an. 1606. di croce greca ridusse la Basilica in croce latina, e fecevi il portico col gran prospetto secondo il disegno di
Carlo Maderno, la quale è lunga palmi 840. larga nella crociata palmi 641. ed alta fino alla volta palmi 225. e fino alla croce della cupola
palmi 620. onde questa supera tutte le più insigni fabbriche moderne, ed antiche ancora, noti solamente per la vastità della mole: ma
ancora per l'eccellente costruzione di essa, tanto nell'esterno quanto nell'interno, ed altresì per l'ammirabili opere di marmo, di mosaici, di
metallo, e di stucchi dorati.
Troppo malagevole ci riuscirebbe, se volessimo in questa breve descrizione registrare tutte le parti, e opere cospicue di pittura e di mosaici, di
scultura, e di architettura, che sono entro questo vasto Tempio; ma non volendo lasciare nel meglio il mio Lettore, ho risoluto di farli compagnia
almeno nelle cose principali, potendo poi a suo talento osservare il resto. Le due statue di s Pietro, e di s. Paolo, che si vedono sul principio
della scalinata sono di Minio da Fiesole Fiorentino, ed il bassorilievo con Gesù Cristo, che dà le chiavi a s. Pietro, posto sotto la loggia della
benedizione, è opera di Ambrogio Malvicino. Entrando poi nel portico ornato di marmi, e stucchi dorati con varie colonne del tempio vecchio,
nell'ultimo fondo a destra evvi la statua equestre rappresentante Costantino Magno fondatore di questa Basilica, in atto di vedere la Croce
col motto in hoc signo vinces: opera insigne del Bernino, e in fondo a sinistra Carlo Magno a cavallo, come difensore della Chiesa,
opera di Agostino Cornacchini Pistojese. Sopra la porta di mezzo evvi un gran bassorilievo rappresentante il Salvatore, che commette
il suo ovile a s. Pietro, scolpito in marmo dal Cav. Bernini, ed incontro il mosaico della celebre Navicella dipinta dal Giotto circa
l'anno 1300. e che stava prima nell'atrio quadriportico
Per cinque porte si entra nella Basilica: quella di mezzo è di metallo fatta in Costantinopoli di Antonio Filareto per ordine di Eugenio IV.
nella quale effigiò il martirio di s Pietro, e quello di s. Paolo, con alcuni fatti del medesimo Pontefice. La quinta porta a destra si apre
solamente l'anno del Giubbileo, e si chiama Porta Santa, perchè con sagri Riti si apre, e poi si chiude dà sommi Pontefici.
Al primo ingresso, che si fa in quel vasto tempio, stando sull'espettativa di vedere una bellezza immaginaria, e sorprendente, niuna ammirazione
ci reca la sua vasta mole; ma però nell'osservare di mano in mano le sue parti , non solo resta ognuno sorpreso della magnificenza e decoro
di esso, ma confusa di tal modo la mente, che conviene più, e più volte tornarci, trovandosi sempre cose nuove da osservare, e da ammirare.
Nell'avvicinarsi intanto ad uno de' fonti dell'acqua benedetta, che stanno al primo pilastro, si osserva, che i putti di marmo, che li reggono,
di proporzionati, ed al naturale, che da prima sembravano, si vedono poi di figura gigantesca, e fuor di misura; e le colombe di marmo col
ramo di ulivo, che pajono volersi toccare con mani, avvicinandosi si trovano tanto alte, che pare essere volate in alto: l'istesso succederà poi
in tutte le altre cose: donde si va facendo maggior concetto dell'esorbitante maestà, e della corretta proporzione di questo sagro Tempio,
la quale dà tutta la quiete, e pausa all'occhio, acciò possa agevolmente, e senza confusione godere tutte le parti più riguardevoli, che lo
adornano. Perciò se seguitando il cammino per la nave maggiore, si vedono nelle nicchie le statue colossali di alcuni santi Fondatori degli
Ordini religiosi, come diremo fra poco, e due pietre memorabili poste fra pilastro, e pilastro; in quella a sinistra, vi furono divisi i corpi
di s. Pietro, e di s. Paolo, e su quella a destra, ci furono tormentati, e fatti morire varj Martiri; e le due pietre nere e rotonde, i Gentili le legavano
ai piedi de' Martiri quando stavano sull'eculeo; si vede poi la statua di s. Pietro Apostolo a sedere ed in atto di dare la benedizione, la
quale fu fatta da s. Leone I. col metallo della statua di Giove Capitolino, per aver liberata Roma dalla persecuzione di Attila Re degli Unni, e
perciò i fedeli sono soliti di baciargli i piedi.
In mezzo alla crociata, evvi sotto la gran cupola l'altare Papale de' ss. Apostoli Pietro e Paolo, e nel sotterraneo l'antico altare, in cui sono i loro
sagri corpi con quei de' santi Pontefici de' primi secoli, che con voce latina si dice la Confessione de' ss. Apostoli, in vece di dire martirio,
come chiamavano i Greci le sepolture de' ss. Martiri, ovecchè i Latini le dissero Confessioni. S. Girolamo, contro Vigilanzio testifica, che il
Pontefice Romano offerisce il sagrifizio al Signore sopra le venerande ossa di s. Pietro, e di s. Paolo, e la loro sepoltura giudica essere altare di
Cristo. S. Agostino nell'Epistola 42. ai Madaurensi, dice, che l'altissima sommità dell'Imperio Romano, deposta la corona, prega umilmente
al sepolcro del pescator s. Pietro. E s. Teodoreto vescovo di Ciro in una epistola a Papa Leone, dice, che i sepolcri de' ss. Apostoli illuminano
tutto il Mondo: perciò questo luogo è stato ornato con preziosi marmi, e metalli dorati, ardendovi continuamente cento ventidue lampade di
argento con cornocopj di metallo in parte dorato, e vi si scende per una nobilissima scala a due branche. Sopra il sotterraneo evvi l'altare
grande, in cui non celebra altro, che il Papa, o qualche Cardinale per breve del medesimo Papa. Urbano VIII. con disegno del Cav. Bernini vi
fece il maraviglioso baldacchino di metallo posato sopra 4. colonne storcellate ornate di bellissimi putti modellati da Francesco Fiammingo,
similmente di metallo in parte dorato, ed ornato di varj lavori insigni. E' alta questa macchina palmi 124. fino alla Croce, e vi fu impiegato
cento ottanta sei mila, e trecento novantadue libbre di metallo levato dal Panteon, e per l'indoratura vi fu consumato quarantasei
mila scudi di oro. La gran cupola è tutta ornata di mosaici cavati dà cartoni di Giovanni de Vecchis, di Cesare Nebbia, e del Cav. d'Arpino;
ne' gran piloni il Cav. Bernini aprì le quattro ringhiere per mostrare le sagre reliquie, che vi si conservano, cioè da quella sopra la Veronica il
Volto Santo, la Lancia, e la Croce di Gesù Cristo, e sopra quella di s. Elena altre reliquie. Sono notabili in queste ringhiere, o balconi, le otto
colonne storcigliate, perchè furono, come si crede, del tempio di Salomone. Nelle nicchie de' medesimi piloni sonovi quattro statue di marmo
alte palmi 22. una rappresenta la Veronica scolpita da Francesco Moci, l'altra s. Elena, da Andr. Bolgi, la terza s. Andrea Apostolo di
Franc. du Quesnoy Fiammingo; ed il s. Longino nella quarta, del medesimo Bernini. Sotto il piedistallo di ciascuna statua vi è un' altare
con quadri di mosaico cavati dalle pitture di Andrea Sacchi, e di lì si scende alle grotte Vaticane, cioè nella chiesa vecchia, di cui ancora
si conservano le memorie più insigni, e vi si venera più da vicino il sepolcro de' ss. Apostoli eretto da s. Anacleto Papa, chiamato dalli
Scrittori ecclesiastici, insieme con quello di s. Paolo Sacra limina: perciò è proibito alle donne di entrarvi, fuor che il lunedì della Pentecoste,
ed allora è proibito alli uomini: e però il mio Lettore facendosi accompagnare da un chierico della sagrestia, egli con una torcia accesa gli farà
osservare gran parte del tempio vecchio, con moltissime memorie antiche degne di essere vedute.
Proseguendo poi il cammino nella nave grande, si giunge alla gran tribuna, ove si osserva il maestoso altare, in cui si custodisce la Cattedra di
s. Pietro, la quale è fatta di legno intarsiata di avorio, con colonnette e figurine similmente di avorio. Questa sta chiusa in un'altra di metallo
dorato ornata mirabilmente di angioli, e sostenuta da 4. statue rappresentanti due dottori della Chiesa Greca, e due della Latina, gettate in metallo
secondo il disegno del Cav. Bernino per ordine di Alessandro VII. e pesano 116. mila libbre, colla spesa di 172.mila scudi. Il deposito di
Urbano VIII. che sta a sinistra con statua di metallo, ed altre di marmo è opera insigne delle mani del mentovato Cav. Bernino, e l'altro a
destra di Paolo III. colla celebre statua di metallo, e le due di marmo a giacere fu fatto da Guglielmo della Porta colla direzione del Buonarroti;
la statua di san Domenico nella prima nicchia fu scolpita da Monsù le Gros, quella di s. Francesco nell'altra è di Carlo Monaldi, quella di
s Benedetto, di Antonio Montauti, ed il s. Elia nella 4. nicchia è di Agostino Cornacchini. La statua di san Brunone nella crociata è di
Monsù Slos Francese; quella del B. Giuseppe Calasanzio, d'Innocenzo Spinaci; quella del B. Girolamo Emiliani, di Pietro Bracci; ed il
s. Gaetano, di Carlo Monaldi. Il san Filippo Neri nella nave grande è di Gio. Batista Maini; il s. Vincenzo de Paulis, del suddetto Pietro
Bracci, e la s. Teresa, di Filippo Valle. Il s. Pietro d'Alcantara, che sta incontro è di Francesco Vergara Spagnolo; il s. Camillo de Lellis,
di Pietro Pacilli; il s. Ignazio, di Giuseppe Rusconi, e il s. Francesco di Paola, del suddetto Maini. Il s. Gio. di Dio nella crociata è del
suddetto Valle; il s. Pietro Nolasco, di Paolo Campi, e la s. Giuliana Falconieri, del medesimo Campi; quali statue sono tutte di marmo,
alte alcune più di palmi 18.
Volendo poi fare un giro intorno alle navi laterali, per osservare tutto, e con metodo, conviene ritornare a piè della basilica, e principiare dalla
Porta Santa, che è chiusa, sopra cui si vede s. Pietro fatto in mosaico dal cartone di Ciro Ferri. La prima cappella era dedicata al ss. Crocifisso;
ma anni sono vi fu trasportata dal coro de' Canonici la celebre statua della ss. Vergine con Gesù Cristo morto in seno, scolpita in marmo da
Michelangelo Buonarroti nel quinto lustro di sua età; ma in questo sito è quasi invisibile; le pitture nella volta sono del Lanfranco, il
s. Niccolò in mosaico nella cappelletta laterale è del Cristofari, e la colonna, che si vede incontro custodita con ferrate, è tradizione antica
essere stata del tempio di Salomone, alla quale il nostro Divino Redentore soleva appoggiarsi quando predicava nel tempio. I mosaici
che sono nella cupola innanzi, a questa cappella sono del Cristofari fatti da' cartoni di Pietro da Cortona, e per la di lui morte terminati da
Ciro Ferri suo allievo. Indi entrando nella nave piccola si vede sotto l'arco il deposito di Cristina Alessandrina Regina di Svezia fatto
con disegno del Cav. Carlo Fontana; il medaglione, e ornamenti di metallo sono di Gio: Giardini, i bassirilievi di Gio. Taudon, e li putti di
Lorenzo Ottone.
Nella seconda cappella si vede il gran quadro col martirio di s. Sebastiano dipinto dal Domenichino, e fatto in mosaico dal Cristofari, e i
mosaici nella cupola dinanzi furono fatti da' cartoni del sudd. Pietro da Cortona. Sotto l'arco della nave laterale si vede a sinistra il
deposito della Contessa Matilde fatto da Urbano VIII. con disegno del Cav. Bernini, il quale scolpì la testa della statua, terminata nel
resto da Luigi suo fratello, il quale insieme con Andrea Bolgi fece li due putti sopra l'urna: li bassirilievi però sono di Stefano Speranza, e
le armi di Matteo Bonarelli. Incontro evvi il deposito d'Innocenzo XII. con tre statue di marmo scolpite da Filippo Valle Fiorentino.
Nella terza cappella, in cui si custodisce il Divino Sagramento dell'Eucaristia, evvi il quadro della ss. Trinità dipinto da Pietro da
Cortona, ed il ciborio fatto di metalli dorati e lapislazzoli con due Angioli di metallo, similmente dorati, è opera insigne del Cav. Bernino; il
deposito di Sisto IV. però, che sta sul pavimento con bassorilievo di metallo è di Antonio Pallajolo; il quadro nella cappelletta è del
Cav. Bernini, e le due colonne furono del tempio di Salomone. Li mosaici nella cupola dinanzi a questa furono fatti da' cartoni del mentovato
Pietro da Cortona, ed il deposito di Greg. XIII. sotto l'arco, con tre figure è opera insigne di Cammillo Rusconi.
Nell'altare incontro all'arco si vede il s. Girolarno fatto in mosaico dal celebre quadro dipinto dal Domenichino, quale vedemmo nella
chiesa di s. Girolamo della Carità, presso piazza Farnese. A destra si vede la cappella della ss. Vergine fatta da Gregorio XIII. col disegno
del Buonarroti eseguito però da Giacomo della Porta, e perchè sotto l'altare si custodisce il corpo di s. Gregorio Nazianzeno, si dice la
cappella Gregoriana. I mosaici nella cupola sono cavati da' cartoni del Muziani, ed il quadro sotto l'arco rappresentante s. Basilio Magno,
che celebra la Messa greca, fu fatto in mosaico dalla pittura di Monsù Subleras Francese; il san Pietro però, che riceve le chiavi da Gesù
Cristo dipinto a fresco nell'arco incontro, è del Cav. Baglioni.
Entrando poi nella crociata ornata similmente di statue colossali di marmo, sonovi tre altari tutti ornati di mosaico; nel primo si vede
s. Vinceslao Duca di Boemia ritratto dalla pittura di Angiolo Caroselli; appresso evvi il martirio de' ss. Processo, e Martiniano, cavato da
quella di Valentino Francese, e sotto l'altare sono i corpi di detti ss. Martiri; il s. Erasmo nel terzo fu preso dalla pittura di Niccolò Pussino,
cognominato il Raffaello di Francia, e le quattro colonne rosse, che quivi si vedono furono del celebre foro di Traiano.
Seguitando poi il giro, si vede sotto l'arco a sinistra la navicella di s. Pietro fatta in mosaico dal quadro del Cav. Lanfranco; il s. Pietro però,
che sta incontro, fu dipinto a fresco da Andrea Camassei: ed ora vi si farà il deposito di Benedetto XIV. Siegue appresso la cappella di s. Michele
Arcangelo, ultimamente fatto in mosaico dal celebre quadro di Guido Reni, che sta nella chiesa de' frati Cappuccini, e poi la cappella di s. Petronilla; che si
vede fatta in mosaico dal famoso quadro del Guercino, quale sta nella sala regia della cappella del palazzo Quirinale. Sotto quest'altare si
custodisce il corpo di detta santa fìgliuola di s. Pietro. Li mosaici nella cupola, furono cavati da cartoni di Niccolò Ricciolini, ma il s. Bernardo
nell'angolo è di Carlo Pellegrini, il s. Gregorio, del Romanelli, quello accanto è di Andrea Sacchi, e l'altro di Guidobaldo Abbatini; quelli però
ne' sordini sono parte di Ventura Lamberti, e parte del Cav. Benesiani. Il quadro nell'altare sotto l'arco rappresentante s. Pietro, che resuscita
Tabita, che si sta facendo in mosaico, è di Placido Costanzi, ed il deposito incontro di Clemente X. è disegno di Mattia Rossi; la statua però del
Pontefice è di Ercole Ferrata, li due laterali di Giuseppe Mazzoli, e di Lazzaro Morelli, il bassorilievo nell'urna, di Leonardo Retense, ed il resto è di
Filippo Carcani.
Passando poi dall'altra parte opposta, evvi a destra il deposito di Alessandro VIII. disegno del Conte Sammartino in cui si vede la
statua del Pontefice gettata in metallo da Giuseppe Bertosi, e le due statue laterali furono fatte in marmo da Angelo de' Rossi, il quale
si portò egregiamente bene nel lavoro del bassorilievo, che sta da piede. Il s. Pietro nella cappella incontro fu fatto in mosaico dalla
pittura di Lodovico Cigoli, ed il gran bassorilievo nella cappella accanto, rappresentante s. Leone I. che va incontro ad Attila
Re degli Unni, è celebre scultura dell'Algardi. Sotto di questo altare sta il corpo del s. Pontefice, e sotto l'altare, che siegue dedicato
alla ss. Vergine vi sono i corpi de' ss. Pontefici Leone II., Leone III., e Leone IV. Li ss. Dottori fatti a mosaico negli angoli della cupola,
due sono di Andrea Sacchi, e due del Lanfranchi, il quale fece anche i sordini. Sopra la porticella laterale si vede bizzarramente accomodato
il deposito di Alessandro VII. invenzione, e opera dello scarpello del Bernini, ed il quadro incontro colla caduta di Simone Mago è pittura
sopra lavagna fatta dal Cav. Francesco Vanni.
Quindi passando nell'altra parte della crociata si vedono altri tre altari, con quadri fatti similmente in mosaico; il s. Tommaso Apostolo nel
primo fu dipinto da Domenico Passignani, e sotto l'altare si conserva il corpo di s. Bonifacio IV. Li ss. Simone e Giuda nel secondo sono
di Antonio Ciampelli, e sotto l'altare sono i loro corpi; nel terzo poi sonovi i ss. Marziale e Valeria, dipinti da Antonio Spadarino, e sotto
l'altare vi è il corpo di s. Leone IX.
Dipoi voltando a sinistra, siegue la porta della sagrestia, di cui parleremo dopo, mentre ora proseguiremo il nostro giro della nave laterale.
La pittura dunque a fresco sulla detta porta è del Romanelli, ed il quadro nell'altare incontro è copia già ita del Cav. Passignani;
il s. Gregorio Magno, che mostra il corporale insanguinato fatto in mosaico nell'altare a destra, fu cavato dalla pittura di Andrea Sacchi, e
sotto l'altare è il corpo del medesimo santo Pontefice. Si chiama questa cappella Clementina, perchè da Clemente VIII. fu eretta con
disegno del Buonarroti, sebbene eseguito poi da Giacomo della Porta. Le pitture nella cupola sono di Cristofano e di Antonio Roncalli delle
Pomarancie fratelli, ed il san Pietro e Anania nell'altare sotto l'arco, fu fatto in mosaico dalla pittura del sudd. Cristofano Roncalli.
Entrando poi nella piccola nave sacrale, evvi a destra il deposito di Leone XI. opera insigne dell'Algardi, eccettuatene le statue laterali,
che furono scolpite, una da Ercole Ferrata, e l'altra da Giuseppe Peroni suoi allievi; ed incontro evvi quello d'Innocenzo XI. fatto da Stefano
Monot Borgognone, con disegno di Carlo Maratta.
Nella cappella, che siegue destinata per coro de' Canonici di questa Basilica, evvi il quadro dell'altare colla ss. Concezione, san Francesco
di Assisi, e s. Antonio di Padova fatto in mosaico dalla pittura di Giuseppe Chiari, e nel pavimento si legge una iscrizione sepolcrale fatta ù
da Clemente XI. per il suo deposito, che sta sotto di questa cappella. Li mosaici nella cupola dinanzi a quella furono cavati dalle pitture
di Filippo Cocchi, e quelli negli angoli di Ciro Ferri, e di Carlo Maratta; i sordini però sono del Ricciolini, e del Franceschini. Sotto l'arco di
appresso si vede in alto il deposito d'Innocenzo VIII. colla statua di metallo a giacere fatta da Antonio Pollajolo Fiorentino.
La Presentazione della ss. Vergine al tempio, che si vede fatta in mosaico nella cappella,che siegue, fu cavata dalla pittura del Romanelli, e i
mosaici nella cupola, sono de' cartoni di Carlo Maratta. Dopo siegue la porta, che conduce alla parte superiore del Tempio, e alla cupola,
alla quale per necessità bisognerà andare, se si vorrà conoscere la esorbitante magnificenza di questa mole, e poi salire alla palla, se si vorrà
osservare quanta sia stata l'arditezza d'un uomo, nel portare su quella altezza una tale macchina.
Si vede sulla detta porta il deposito di Maria Clementina Regina d'Inghilterra fatto con disegno di Filippo Barigioni, e colle sculture di Pietro
Bracci; il ritratto però fu messo in mosaico dal Cristofani; incontro si farà quello del Re Giacomo di lei sposo. Sieguo per ultimo la cappella
del battesimo ornata con tre quadri di mosaico: quello di mezzo con s. Gio: Batista fu cavato dalla pittura di Carlo Maratta, quello a destra, dalla
pittura di Giuseppe Passeri, e l'altro a sinistra, da quelli di Andrea Procaccini. Benedetto XIII. vi fece il nobilissimo fonte battesimale, con la
maravigliosa conca di porfido ben lavorata, che servì di coperchio al deposito dell'Imperatore Onorio II. I mosaici nella cupola, che le sta
dinanzi furono fatti da' cartoni di Francesco Trevisani, e finalmente tutte le volte e sottarchi con i gran voltoni della nave di mezzo, e della
crociata e tribuna sono tutte lavorate a grottesche con frutti, e bassirilievi messi a oro, e tutti i pilastri e pareti sono ornati di marmi mischi
con putti, e medaglioni similmente di marmo rappresentanti i Pontefici de' primi secoli, fatti col disegno del Cav. Bernini, per ordine
d' Innocenzo X. e le colonne, che adornano le cappelle furono tutte della chiesa vecchia fatta da Costantino Magno, fuorchè quelle
degli archi laterali.
Sagrestia di s. Pietro in Vaticano
Per non ingombrare la bellissima architettura, che sì vede nell'esterno della divisata Basilica, hanno avuto riguardo non meno i Sommi
Pontefìci, che gli stessi Architetti di fare una confacente Sagrestia, e però si servono dell'antichissima cappella rotonda già dedicata
alla ss. Vergine detta della Febbre, nella quale sono 4. altari con quadri, fra' quali è considerabile quello de' ss. Pietro e Paolo, e s. Veronica
dipinti da Ugo da Carpi senza avervi adoprato pennello. Vi si conservano moltissime reliquie, fra le quali una coltre, in cui i Cristiani di
nascosto involgevano i corpi de' ss. Martiri uccisi nel Circo di Nerone, quando li portavano a seppellire. Evvi un archivio con antichi
codici manoscritti, fra' quali uno di s. Ilario. A sinistra di questo piccolo tempio verso il colonnato stette in piedi il maraviglioso obelisco,
che vedemmo in mezzo alla piazza Vaticana; ed incontro evvi la
Chiesa di s. Maria di Campo Santo
Era così grande la venerazione, che i primi Cristiani portavano al sepolcro de' ss. Apostoli, che facevano a gara le nazioni più lontane di
avere allogio presso quest'augustissimo tempio, nel quale oravano continuamente di giorno, e di notte, succedendo a vicenda gli uni agli
altri: perciò quivi furono fatte diverse scuole, o per dir meglio ospizj, e spedali. Quindi essendo da s. Elena portata in Roma molta terra
de' luoghi santi di Gerusalemme, e collocatane parte presso questa Basilica, crebbe tanto la devozione de' pellegrini, che quei, che morivano in
Roma, volevano ivi essere sepolti; onde questo luogo prese il nome di Campo Santo, e venendo poi in Roma Carlo Magno, edificovvi una chiesa
dedicata al santissimo Salvatore; che per li scheltri, ed ossi del cimiterio fu detta in ossibus. Da principio vi fu una scuola di Longobardi,
ora però vi è una confraternita di Alemanni Fiamminghi e Svizzeri, la quale ne ha cura, e però vi sono varie pitture, e depositi in marmo di quelle
nazioni. Il quadro nell'altare maggiore è di Polidoro da Caravaggio, e i laterali sono di Giacomo d'Haffel, ed il suo deposito a destra è
opera di Francesco Fiammingo. Il quadro di s. Erasmo, è di Giacinto Geminiani, e quello de' tre Magi dello Scarsellino. Il s. Carlo Borromeo,
e la Fuga in Egitto, sono di Arrigo Fiammingo, e la ss. Concezione nell'oratorio è di Luigi Garzi; ed il s. Gio. Nepomiceno, di Ignazio Sterna.
Ora intorno l'antico cimiterio vi sono state formate le cappelle per le stazioni della Via Crucis. Uscendo poi dalla porta laterale, evvi incontro il
Palazzo della Sagra Inquisizione
Essendo da Paolo III. istituito il Tribunale della sagra Inquisizione, dopo varie mutazioni, alla fine s. Pio V. quivi lo stabilì, costruendovi
tutti li comodi convenienti per li ministri, e per li rei. Nel vicolo a destra di questo si vede la
Porta Cavalleggieri, e Chiesa di s. Maria delle Fornaci
Dicevasi anticamente questa porta del Torrione, dipoi in Posterula; ma essendovi fatto appresso il quartiere della guardia Pontificia,
chiamata de' Cavalleggieri, di questi ora porta il nome.
Fuori di questa porta evvi la chiesa di s. Maria delle fornaci col convento de' frati Trinitarj scalzi, ed ancora la chiesa parrocchiale
di s. Angelo cognominata, come l'altra, per le molte fornaci, che sono quivi da cuocere i mattoni, e altri lavori di creta; e la via si
crede da alcuni che sia l'Aurelia vecchia. Evvi appresso e non molto lontano la
Porta Fabbrica
Perchè in questa valle hanno trasportato i moderni Fornaciari la fabbrica de' mattoni, tegole, ed altre opere di creta, quivi fu aperta
questa porta per comodo della fabbrica della città Leonina, e della Basilica Vaticana, donde ne prese il nome; perchè alle dette fornaci
corrisponde, ed è più vicino alla Basilica, perciò entrando per essa, e camminando per il vicolo incontro, si giunge sulla piazza del
Seminario di s. Pietro in Vaticano
Presso la chiesa di s. Magno fu da prima istituito da Urbano VIII. l'anno 1637. lo studio delle lettere per li chierici di questa Basilica
sotto la cura del Capitolo Vaticano; ma poi riconosciutasi la troppa distanza, per maggior comodo della Basilica fu nell'anno 1729. quivi
eretto dal medesimo Capitolo, tenendovi ottimi maestri. Terminati poi li studj ritornano alla Basilica per chierici maggiori destinati alla
custodia delle cose sagre,fino a tanto che siano provveduti di benefizio. Incontro evvi il
Palazzino del Cardinal Arciprete
Appresso la Basilica Vaticana era anticamente il palazzo e residenza dell' Card. Arciprete della medesima, come lo avevano tutti i Cardinali
presso la loro chiesa titolare: ma venendo ciò in disuso, principalmente per causa della fabbrica del nuovo tempio, sua Altezza
Ema il Sig. Card. de Yorch ha fatto per suo comodo il palazzino presso la Basilica, affinchè sia pronto alle sagre funzioni della medesima.
Accanto al mentovato casino evvi lo studio, in cui si lavorano le pitture in mosaico per servigio della basilica Vaticana, perciò se non
farà discaro al Lettore di entrare, vedrà quel laborioso artifizio. Dall'altra parte si vede l'antica, ma piccola
Chiesa di s. Stefano degli Unni
Si crede essere stata eretta questa con uno spedale da s. Stefano Re di Ungheria circa l'anno 987. allor quando venne a Roma,
dopo esser battezzato, per visitare il sepolcro de' ss. Apostoli, facendovi un ospizio per i pellegrini di sua nazione, come aveva fatto in
Gerusalemme, ed in Costantinopoli. Da Gregorio XIII. fu poi conceduta con le sue entrate al collegio Germanico Ungarico in
s. Apollinare per sostegno di quegli alunni. A sinistra del divisato Seminario, e appunto dietro alla tribuna della gran basilica Vaticana, evvi la
Chiesa di s. Marta
Nel Pontificato di Paolo III. fu eretta questa chiesa l'an. 1537. con lo spedale per la
famiglia Pontificia, e però da varj Pontefici fu arricchita delle indulgenze, che si
acquistano visitando s. Gio: in Laterano, la Scala Santa, e s. Giacomo di Galizia;
sonovi delle pitture del Lanfranchi, del Muziani, e d'altri, ed il ss. Crocifisso
è scultura dell'Algardi. Ma perchè ora la corte Pontificia risiede sul Quirinale,
ultimamente fu conceduta ai frati Mercenari Riformati.
Per non lasciare le notizie, che intorno a questo luogo si leggono, erano quivi,
come accennammo, quattro celebri monasterj di Monaci, cioè uno di s. Martino, altro di
s. Stefano Minore, di s. Stefano Maggiore, e de' ss. Gio. e Paolo fondati più di mille anni addietro,
affinchè si cantassero dì e notte, vicendevolmente gli ufizj divini nella Basilica di
s. Pietro. Inoltre vi era nell'istesso luogo il battisterio dedicato a s. Giovanni, ed
insieme un cimiterio, appresso al quale erano 13. cappelle, ed in particolare una eretta
da Probo prefetto del Pretorio, dove fu la sua sepoltura, famosa per il pilo marmoreo, che
poi servì per il fonte battesimale della medesima Basilica Vaticana: ora altro non rimane di
queste pie memorie, che solamente la picciola
Chiesa di s. Stefano de'Mori
Da s. Leone I. fu eretta questa chiesa, e da Alessandro III. nel 1159. vi fu aggiunto un
ospizio per i pellegrini Abissini, Egizi, Etiopi, ed Indiani, e Gregorio XIII. ordinò,
che venghino alimentati dal palazzo Apostolico.
Prima di partire da questo luogo, mi sembra far cosa grata al Lettore di accennare,
che nell'anno 1544. in occasione, che si cavava nella chiesa di s. Petronilla, che
era contigua all'antico tempio Vaticano, fu trovata una grande arca di marmo,che fu
creduta essere il sepolcro di quella Santa. Eravi dentro un cadavere di una donna,
coperto di preziosi vestimenti di oro, i quali bruciati, dettero quaranta libbre di
oro purissimo. Vi erano inoltre una lucerna marina fatta di cristallo di monte, ed
ornata di oro, una quantità di vasi di oro, di cristallo, e di agata con ingegnosi
lavori; altra quantità di gioje diverse legate in varj modi, e fra queste uno smeraldo
coll' effigie di Onorio Imperatore, molte verghe, collane, e figure di oro: due
cassettine di argento ridotte in pezzi, ed alcune medaglie, e lamine di oro, nelle
quali si leggeva: Maria Domina nostra Florentissima. Stilico vivat. Domino nostro
Honorio. Domina nostra Maria . Indi camminando d'intorno alla Basilica, e lasciando
il palazzo, e giardino Pontificio, poi piegando a sinistra, si trova sull'alto del colle la
Zecca Pontificia e Forno
Sopra alle falde del colle Vaticano fu trasferita la Zecca, che prima stava, come
dicemmo, presso la chiesa di s. Celso in Banchi, la quale è ammirabile, perchè col
beneficio dell'acqua, e per gli ordegni ben adattati in poco tempo può coniare molta moneta.
Ed accanto evvi il forno di palazzo, il quale è molto particolare, perchè il pane, che si
cuoce in esso riesce migliore di qualsivoglia altro di Roma. Poco discosto si vede la
Porta Pertusa
Nel più alto del colle Vaticano siede questa porta, la quale serviva solamente per
comodo della Corte Pontificia, perchè nel giardino Pontificio corrisponde, e non nella
Città. Prese un tal nome per l'antica sua piccolezza, ma Leone X. la ornò con
buona architettura; resta però ancora chiusa e senza alcun uso. Appresso a
questa si vedono le torri con le
Mura della città Leonina
Dal Pontefice s. Leone IV. fu cinto il Vaticano di mura e di torri, allora quando
nell'an. 849. ebbe notizia, che dall'Affrica venivano i Saracini con una poderosa
armata in danno di quest'Alma Città; onde sollecito ristaurò le antiche mura, e
rinforzò le porte con nuove torri, facendo venire da tutto lo Stato Ecclesiastico
operarj: e perchè la basilica Vaticana e li molti ospizj , e spedali restavano
esposti agli insulti delle nazioni barbare, perchè fuori della Città, con animo
grande cominciò a cingere tutto quel vasto sito di forti mura, sopra le quali egli
molto vigilante e sollecito scorreva or per una parte, ed ora per un'altra, acciò
l'opera si finisse presto e bene, non distogliendolo nè freddo, nè vento,
nè pioggia, ne caldo. Dipoi impiegandovi i Saracini fatti prigioni nella sconfitta
data loro nella spiaggia di Ostia, e col lavoro di 4. anni compì la grande opera formando
una nuova Città, che dal suo fondatore si disse Leonina. Il medesimo Papa per lo
stabilimento di essa ordinò, che tutti i Vescovi , Preti, Diaconi, e Chierici della
Chiesa Romana, posciachè si fossero cantate le Litanie, e il Salterio, girassero seco
insieme con Inni, e Cantici spi rituali intorno alle nuove mura, cori piedi scalzi, e
con cenere in capo. Oltre a ciò ordinò che i Cardinali, e Vescovi facessero
l'aqua benedetta, e nel passare aspergessero con essa le dette muraglie. E dopo
il medesimo s. Pontefice recitò con lacrime, e sospiri sopra le istesse mura tre orazioni;
una sopra la porta verso s. Pellegrino, l'altra sopra la porta Castello, e la terza sopra
quella di san Spirito. Dopo di che il Papa con tutto il Clero, e Baronìa di Roma, andò
processionalmente alla basilica di s. Pietro, recitando orazioni e laudi, e poi celebrò
la Messa solenne per la salute del popolo, e conservazione della Città; il che successe
il dì 27. Giugno dell' ottavo anno del suo Pontificato. Delle dette mura non rimangono
altro, che le torri con qualche seguito rinnovate però da Niccolò V. come si vedono
intorno al
Giardino Pontificio
Il mentovato Niccolò V. formò in questa valle un giardino per diporto e sollievo nelle
gravi sue occupazioni, e Pio IV. vi aggiunse un magnifico casino, e dipoi Paolo V.
lo adornò di deliziose fontane, e viali, facendovi il nobile ingresso a piè della
salita, ed accanto al portone esteriore del
Palazzo Apostolico Vaticano
Si crede da alcuni, che questo gran palazzo fosse eretto su quello degli orti di Nerone, e
poi da Costantino Magno donato al Pontefice s. Silvestro. Fu poi da varj Pontefici
ristaurato, ed accresciuto: ma Eugenio III. circa l'an. 1145. lo rifece dà fondamenti,
con tanta magnificenza, che Innocenzo III. vi albergò Pietro II. Re di Aragona. Dipoi è
stato talmente accresciutocresciuto e adornato di marmi, di pitture, e statue, che troppo
difficile sarebbe alme no accennare le sue rarità in questo breve trattato: m'ingegnerò
bensì per quanto si potrà di rintracciare le cose più insigni, potendosi ritrovare il
resto nel tomo impresso sotto nome dell'abate Taja ultimamente dato alla luce con somma
erudizione, ed accuratezza impareggiabile.
Ha questo il suo principale ingresso per la gran piazza a sinistra della basilica
Vaticana, facendoli nobile invito il loggiato e magnifici portici colla guardia Svizzera.
Il Cav. Bernini a piè della maravigliosa statua di Costantino Magno fatta, come dicemmo,
dal medesimo, piantò la scala ornata con due ordini di colonne, e grotteschi di stucco
fatti mirabilmente dall'Algardi passare alla sala regia ornata di marmi, statue, e pitture
riguardevoli. La pittura sulla porta, che si entra è di Giorgio Vasari; la battaglia navale
è di Taddeo e Federigo Zuccheri, coll'aiuto di Livio Agresti; la Fede sul carro è di Donato
da Formello, e l'istoria sopra la porta, che segue è del detto Agresti.
L'Imperatore Federigo I. che bacia i piedi ad Alessandro III. è di Giuseppe Salavati;
Gregorio XI. che da Avignone riporta la Sede in Roma, la sconfitta degli Ugonotti, e la
lega contro i Turchi sono del suddetto Vasari; le altre pitture ne' vani, e stucchi su i
frontespizj sono di altri; li stucchi però nella volta sono di Pierin del Vaga.
Corrispondono in questa gran sala due cappelle, che dovrebbero dirsi piuttosto chiese
magnifiche. Una dicesi Sistina, perchè eretta da Sisto IV. ed è quella in cui si fanno
le cappelle papali, e funzioni pubbliche da' sommi Pontefici con il collegio de' Cardinali,
ed ancora li scrutinj per l'elezione del nuovo sommo Pontefice. Nel prospetto principale o
per dir meglio, sopra l'altare di questa gran cappella evvi dipinto a fresco il Giudizio
Universale di maniera terribile, tanto per la vasta composizione, quanto ancora per
i contorni del disegno fatto dal Buonarroti, il quale dipinge similmente la gran volta.
Le pitture laterali sono però di Matteo de Leccio, e le altre sono credute di Pietro
Perugino, e di altri pittori di quei primi tempi, in cui la pittura principiava a risorgere.
L'altra cappella dicesi la Paolina, perchè da Paolo III. fatta per uso delle Esposizioni
delle 40. Ore, e per le funzioni del Giovedì, e Venerdì santo: perciò è disposta con una
prospettiva ornata copiosamente di lumi, la cui volta fu dipinta,da Federigo Zuccheri; ma
la crocifissione di s. Pietro, e la conversione di s. Paolo sulle pareti laterali sono
del Buonarroti, ed il resto è di Lorenzino da Bologna. Indi passando dalla sala ducale,
e poi seguitando per gli appartamenti, loggie, e gallerie del primo, e secondo piano, si
vedono le ammirabili pitture fatte da Pietro Perugino, da Baldassar da Siena, da Giulio
Romano, da Pierin del Vaga, e dall'invitto Raffaello da Urbino, con molte altre opere
degne di particolare osservazione, che dal custode sono tutte mostrate, come altresì
la grande armeria, e poi la celebre
Biblioteca Vaticana
Da Sisto V. fu principiata, e da altri Pontefici accresciuta con uno stupendo numero di
libri, e codici manoscritti rarissimi, e antichi di tutte le lingue, e diverse Bibbie
Ebraiche, Siriache, Arabiche, e una Greca secondo li 70. Interpetri, e varj monumenti
scritti in scorza di alberi chiamati papiri. Gli antichi pugillarj espressi in alcune
tavolette, moltissimi manoscritti con miniature antiche, ed una infinità di altre
rarità si vedono in questa vasta biblioteca lunga 400. passi ornata di pitture, ed
arricchita collo spoglio di moltissime librerie di Europa, e di altre ancora: tanto che
in oggi non vi è una simile. Si vede in essa una colonna di alabastro orientale trasparente
lavorata a spira, ed un sarcofago rosso, e poi una cassetta, in cui si conserva un lenzuolo
tessuto di una pietra chiamata Amianto, nel quale i Gentili bruciavano i cadaveri. Ed
ancora un museo sagro fatto ultimamente da Benedetto XIV. Segue dopo il
Casino di Belvedere
Da Niccolò V. era stato fatto sopra una punta del colle Vaticano un casino col disegno di
Antonio Pollajolo, lungi dal divisato palazzo 500. passi, affinchè godesse l'amenità della
vasta campagna verso settentrione, onde fu detto fin d'allora di Belvedere. Dipoi essendo
cresciuto di comodi, e delizie da Innocenzo VIII. e da Alessandro VI. il Pontefice
Giulio II. perchè potesse andarci comodamente senza uscire di palazzo, fecevi due
lunghissimi corridori con magnifico disegno di Bramante Lazzari, il quale nel vacuo
formovvi un cortile sì magnifico e grande, che non vi è il pari, e ne' corridori vi
furono poste L'armeria nel primo piano, la suddetta Biblioteca nel secondo, e nel
terzo una galleria dipinta mirabilmente con paesi a fresco. Pio IV. avendovi fatto
un nuovo appartamento, vi dipinsero i Zuccheri, il Pomaranci, il Baroccio ed altri.
Si conservano in questo varj modelli della basilica Vaticana e de' palazzi Apostolici, e
nel gran nicchione del giardino evvi la pina di metallo in mezzo a due pavoni similmente di
metallo, che come si dice, stette sulla mole Adriana, racchiudendo le ceneri di quel Cesare.
Tra le fontane, che adornano questa delizia, evvi quella del vascello
fattavi da Clemente IX. lavorato tutto di rame con sommo artifizio, poichè in un medesimo
tempo spicca il giuoco di 500. zampilli, formando le vele, e imitando i tiri del cannone,
fa quasi spavento il mormorio di tanta acqua, che si vede saltare e rimbombare in aria;
altresì fanno paura i bagnatori, e zampilli nascosti, che all'improvviso ci assaltano furiosi
per le scale, e porte.
Sono per ultimo ammirabili le statue, poste nel vicino cortile, che dicesi di Belvedere,
fra le quali, quella di Laocoonte riferita da Plinio, l'Apollo, e l'Antinoo, ed il
maraviglioso torso, sopra cui il Buonarroti faceva li suoi studi, ed ancora la Venere, con
altre statue e maschere sceniche, avanzi della cieca gentilità, che daranno più piacere
con osservarle, che con descriverle in questo breve trattato. Pertanto facendoci strada
per il mentovato cortile di Belvedere si ravvisa l'ammirabile fonte con tazza di porfido,
ed uscendo dal gran portone, si vede a destra il quartiere de' soldati Svizzeri, colla
loro cappella dedicata a s. Sebastiano, e a sinistra la
Chiesa di s. Anna de' Palafrenieri
La confraternita de' Palafrenieri, perchè aveva anticamente una cappella dedicata a s. Anna
nel tempio vecchio di s. Pietro, e restandone privi per la nuova fabbrica nell'an. 1575.
edificarono questa chiesa col disegno di Giacomo Barozzio, eseguito però da Giacinto
suo figliuolo.
Nella strada a sinistra evvi la piccola chiesa di s. Egidio abate eretta fin dall'anno 1300.
la quale è ora unita alla basilica Vaticana, e la strada a destra porta alla
Chiesa di s. Maria delle Grazie
Questa chiesa fu eretta insieme col romitorio l'anno 1588. da un eremita per nome Ulbenzio
Rossi della terra di Cedraro in Calabria, il quale essendo andato a visitare i luoghi santi di
Gerusalemme, portò seco una piccola immagine della ss. Vergine, che in questa chiesa si
venera sotto il titolo delle Grazie. Dipoi fu rinnovata la chiesa l'anno 1618. dal
Card. Lanti, e vi seguitano ad abitare alcuni Eremiti mendicanti.
Porta Angelica
Fu questa una di quelle fatte da s. Leone IV. e si chiamava Porta s. Petri, sebbene
l'antica Porta s. Petri, prima di s. Leone stesse presso la chiesa di s. Gio. de' Fiorentini:
ma dipoi essendo nell'anno 1563. rinnovata da Pio IV. si disse Angelica, non per gli
Angioli, che si vedono scolpiti in marmo nelli stipiti laterali, ma perchè Angelo si chiamò
quel Pontefice prima di essere eletto Papa. Indi camminando sopra le moderne mura della
Città, si giunge alla
Porta CastelloQuella sebbene venga stimata
essere sostituita all'antica porta s. Petri, prese però il
moderno nome dal vicino castello s. Angelo, perchè a comodo del medesimo fu qui aperta;
ma senza alcun ornato di architettura. Fuori di quella porta uscendo, si vede un gran
prato, nel quale cavandosi l'anno 1743. furono scoperte delle muraglie, la maggior parte
delle quali erano in forma ovale; onde furono credute per sotterranei del Circo di Domizia,
e di Domiziano. I prati, che si vedono più oltre, ora lavorati a vigne, furono i celebri
prati Quinzj, ne' quali mentre coll'aratro in mano solcava la terra L. Quinzio Cincinnato,
fu salutato Ditattore da' Legati Romani. Camminandosi poi per la prima strada a sinistra,
e trapassando il bello stradone alberato, che sta incontro alla detta porta Angelica,
si ritrova ivi presso la piccola
Chiesa di s. Gio. Battista degli Spinelli
Del nome e della fondazione di questa nulla si sa di sicuro: resta però sotto la cura del
Capitolo di s. Pietro in Vaticano. Quindi prendendo il cammino per la strada, che le sta
a destra verso la valle infera, corrottamente detta valle dell'Inferno, si giunge dopo
lungo cammino al
Casino Sacchetti
È vero, che troppo lungo è il cammino per trovare le rovine di questo magnifico casino eretto
dal Card. Giulio Sacchetti, ma essendo stato questo il primo disegno di architettura, che
abbia fatto Pietro da Cortona, merita l'incomodo d'andare a vederlo, ancorchè sia quasi
rovinato. Si ravvisa da quel poco, che vi è rimasto del prospetto, quale sia stato, e sotto
il riposo di alcune scale si vede però ben conservato un fonte ornato di colonne doriche,
disposte a guisa di portico sferico, come ne riportai la pianta. Indi facendo ritorno alla
suddetta chiesa di s. Gio. Batista de' Spinelli, e seguitando per la strada a destra, si vede
verso l'alto del monte la
Chiesa di s. Lazzaro
Circa l'anno 1187. fu questa piccola chiesa eretta da un povero di nazione Francese con uno
spedale per i poveri lebbrosi, e fu dedicata a s. Lazzaro mendico, e similmente al fratello
di s. Maria Maddalena penitente; ma essendo ora stato eretto lo spedale di s. Gallicano in
Trastevere per li rognosi, con quelli furono uniti i lebbrosi, rimanendo quivi la cura delle
anime, dipendente dalla basilica Vaticana, proseguendo poi il cammino per il clivo del monte,
che anticamente dicevasi di Cinna, si trova nell'alto la
Chiesa del ss. Crocifisso a monte Mario
Fu questa piccola chiesa, o cappella eretta circa l'anno 1470. in onore della ss. Croce da
Pietro Mellini, quivi presso una sua possessione, e vi si conserva il corpo di s. Moderato
martire. Si vede poi dall'altra parte della strada, e sull'alto del monte la
Chiesa e Conv. di s. Maria del Rosario
Da Gio. Vittorio de Rossi fu eretta questa chiesa, a cui è unito il convento de' frati
Domenicani, che fu rinnovato da Benedetto XIII. il quale vi andava spesso a dimorarvi,
trattenendosi religiosamente e senza Corte, appunto come uno di quei frati. Nell'altra
punta del monte evvi la
Villa e casino Mellini
Non già da Mario Console, ma da Mario della famiglia Mellini Romana, prese il moderno
nome questo monte, mentre avendo nel Pontificato di Sisto IV. eretta questa villa nel
più alto e delizioso luogo del monte, che malo dicevasi, egli cambiolli il nome in
monte Mario.
Dalla parte di esso verso ponente, e verso il fine delle vigne, evvi la chiesa di
S. Francesco di Assisi edificata dall'abate Neri con il convento, ove oggi abitano i
frati Girolamini di s. Onofrio, i quali amministrano la cura delle anime di quella contrada,
e sul medesimo monte è la
Villa Madama
Il Card. Giulio de' Medici eresse il nobilissimo casino di questa gran villa col disegno di
Raffaello da Urbino; ma passato questo all'altra vita, e assunto quello al Pontificato,
rimase imperfetto dalla parte di levante, ove si vede il principio di un magnifico
cortile in forma di teatro ornato di colonne. Nelle logge, che sono dall'altra parte
vi sono delli stucchi lavorati egregiamente da Gio. da Udine con bassirilievi e prospettive
a similitudine degli antichi, che sono stati veduti nelle rovine del Colosseo, ed altrove;
e nella sala sonovi delle pitture a fresco di Giulio Romano. Questa delizia gode tutti li
prati Quinzj, e il corso del Tevere fin dal ponte molle, e da una loggia nell'alto della
macchia si scopre mirabilmente tutta Roma. Spetta ora al mio Sovrano il Re delle due Sicilie.
Quindi scendendo al basso, e proseguendo il cammino per lo stradone alberato verso Ponte molle,
si vedono a sinistra delle vigne, e in una di esse l'antica
Chiesa diruta
Nell'an. 1500. fu scoperta a caso questa chiesa, la quale è in forma di basilica a tre
navi voltata verso Ponte molle, e vi si conservano ancora le volte, ed alcune immagini
sagre di maniera antica. Fu creduta essere stata eretta almeno da' Cristiani in tempo di
Costantino, per conservare la memoria della ss. Croce, che a quel Pio e Grande Imperatore
apparve in aria, promettendogli la vittoria, che su questa medesima spiaggia ottenne
contro il tiranno Massenzio, con che terminarono le barbarie e persecuzioni de' Gentili
contro i Cristiani, e principiò ad aver pace la Chiesa di Gesù Cristo, fermando in questa
Metropoli la sua Sede, che gloriosamente fin oggi vi si conserva, contro ogni sforzo di
Satanasso in conformità della promessa del sommo Pastore, che ‘ Porta inferi non prevalebunt
adversus eam ’.
Digital text first made available in the net by Istituto Nazionale di Studi Romani.
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