ROME
in
the footsteps of an XVIIIth century traveller
DAY
2
From
Porta Maggiore to Villa Borghese
The itinerary (red line) of Day 2 shows monuments on the Esquilino, Viminale and Quirinale hills.
It starts at the large green dot. The blue dots indicate a print by Giuseppe Vasi. The red numbers
make reference to the numbering of the landmarks of Rome shown in the Grand View
of Rome. The yellow dots indicate that the topic is covered in a page included in another
itinerary. The itinerary ends at the large red dot.
The itinerary is shown making use of sections of
the map of Rome designed by Giovan Battista Nolli in 1748.
The links lead to the plate of the 10 books where the subject is
discussed.
67) Porta Maggiore (Plate
7)
68) Tempio di Minerva Medica (Plate
49bis)
69) Trofei di Mario (Plate
49)
A) Chiesa di S. Bibbiana (Plate 6)
70) Villa Altieri (Plate 195)
B) Monastero di S. Vito (Plate 126)
71) Basilica di S. Maria Maggiore (Plate
48)
73) Chiesa di S. Prassede (Plate 127bis)
74) Chiesa di S. Martino ai Monti (Plate
124bis)
C) Monastero di S. Lucia in Selci (Plate 143)
75) Monastero della Purificazione (Plate 155)
76) Chiesa di S. Pietro in Vinculis (Plate
45)
77) Chiesa di S. Francesco di Paola ai Monti (Plate
45)
78) Monastero delle Filippine (Plate 158)
D) Monastero della SS. Annunziata
(Plate 157)
79) Villa Negroni già Peretti (Plate
194)
E) Chiesa di S. Pudenziana (Plate 127)
72) S. Pietro Primo Eremita (Plate 122)
80) Palazzo Albani (Plate
35bis)
F) S. Andrea al Quirinale
(Plate 135 ii)
G) Chiesa di S. Susanna (Plate 148)
H) Chiesa di S. Bernardo alle Terme (Plate 127 iii)
81) Terme di Diocleziano (Plate 35)
82) Porta Pia (Plate 4)
I) Mura del Castro Pretorio (Plate 5 ii)
J) Casino di Villa Patrizi (Plate 191)
K) Chiesa di S. Agnese fuori le Mura (Plate 103) (outside the map)
L) Ponte Mammolo (Plate 81) (outside the map)
83) Palazzo Barberini (Plate
36)
84) Convento dei PP. Cappuccini (Plate 132)
85) Chiesa di S. Niccolò da Tolentino (Plate
132)
M) Porta Salaria (Plate 3)
N) Villa Albani (Plate 190)
86) Villa Ludovisi (Plate 189)
87) Chiesa di S. Isidoro (Plate 132)
88) Palazzo della Regina di Polonia (Plate
132)
89) Chiesa della SS. Trinità dei Monti (Plate
40)
90) Villa Medici sul Pincio (Plate
188)
O) Porta Pinciana (Plate 2)
91) Villa Borghese (Plate
187)
92) Muro Torto (Plate 1)
Itinerario istruttivo
per ritrovare con facilità tutte le
Magnificenze di Roma
e di alcune città, e castelli suburbani.
Seconda Giornata
Prefazione
Già mi avvedo aver allungato un poco troppo il cammino della scorsa giornata, ed in qualche modo aver
aggravato il gentilissimo Lettore coll'osservare tanto numero di cose diverse, che appena basterebbero
due mesi per considerarle bene. Or per dargli qualche sollievo, voglio condurlo fuori delle mura della
Città, e poi per le vigne di questi contorni, a godere l'amenità della campagna, ed osservare ancora le
memorie antiche, che vi sono; e però principieremo dalla vicina
Porta Maggiore
Fu questa piuttosto castello dell'acqua Claudia, che porta della Città, mentre i condotti di quella si vedono
ancor oggi passare sopra di essa. Fu chiamata maggiore forse dal magnifico arco formato di grossi
travertini, sopra cui sono tre lunghe iscrizioni; una di Vespasiano, l'altra di Tito, e la terza di Onorio,
dimostranti il risarcimento fatto all'acquedotto dell'acqua Claudia. Due miglia lungi da quella si trovano
le rovine della chiesa de' ss. Pietro, e Marcellino,
eretta dal Pio Costantino, per dare sepoltura a s. Elena
sua madre, e dicevasi inter duos lauros: oggi però, per la sua forma e rovina, dicesi Torpignattara, e
perchè si conservasse la memoria de' detti Santi, e del celebre cimiterio riferito dalli Scrittori Ecclesiastici,
vi fu eretta una piccola cappella, di cui ha cura il Capitolo Lateranense, e per ciò vi tiene un prete curato.
La strada a sinistra della divisata Porta maggiore conduce alla basilica di s. Lorenzo;ma lasciando quella
per altro tempo, e ripigliando il cammino per la strada dritta entro la la medesima porta, si vede nelle vede a
destra il
Tempio di Minerva Medica
E' questo di figura rotonda fatto di mattoni, rovinato solamente verso levante: alcuni però lo credono
di Ercole Callaico eretto da Giunio Bruto per aver soggiogato i Callaici popoli della Spagna. Si vedono
ancora molte rovine di acquedotti , che andavano al castello, di cui si vedono ancora le macerie sul fine di
questa strada in mezzo a due vie , e diconsi li
Trofei di Mario
Nessuno nega, che quello sia stato il castello dell'acqua Marzia; ma con difficoltà si crede da alcuni
esservi stati i Trofei eretti a Mario per la vittoria, che riportò de' Cimbri, e Teutoni, e ancor di Giugurta.
Furono quelli rovinati e gettati a terra da Silla; ma poi da Cesare essendo stati ristaurati, furono collocati
nel medesimo luogo, ed ora si veggono sulle balaustre del Campidoglio. A destra di questi si vede la
Chiesa di S. Eusebio
Era quivi la casa del Santo nobile Romano, nella quale sotto Costanzo Imperatore chiuso in una camera
morì di puro stento. Da diversi sommi Pontefici fu ristaurata; e l'anno 1238. da Gregorio IX. fu dedicata
ai ss. Eusebio, e Vincenzo martiri, i corpi de' quali si custodiscono sotto l'altare maggiore insieme con
quei di s. Orofio, e di s. Paolino martiri. Ultimamente è stata rinnovata da' fondamenti
da' Monaci Celestini, che la custodiscono per un legato del Card. Enriques. Il quadro dell'altare maggiore
é opera di Baldassare Croce, il ss. Crocifisso di Cesare Nebbia, e le pitture a fresco nella volta le ha
fatte Monsù Mens Sassone, ora andato al servizio di Sua Maestà Cattolica. Nel monastero si vedono
le rovine del palazzo di Gordiano; ed in fondo al vicolo laterale è la
Chiesa di S. Bibbiana
Dalla santa matrona Olimpia fu eretta questa chiesa appresso il palazzo Liciniano, ove
abitando la s. Titolare, aveva seppellite s. Dafrosa sua madre, e s. Demetria sua sorella martiri; e poi
nell'an. 362 vi fu portato il suo corpo da Giovanni Prete, levato dal luogo detto Forum tuari. Da Simplicio
Papa fu consagrata, e da Onorio III. riedificata insieme col monastero delle suore Domenicane, e fu detta
ad ursum. pileatum. Da Urbano VIII. fu ultimamente rinnovata col disegno del Bernini, il quale scolpì
l'ammirabile statua della Santa, il corpo della quale, insieme con quello della sua sorella, e di sua madre,
sta custodito sotto l'altare maggiore, entro una preziosa urna di alabastro orientale. A piede della chiesa
evvi la colonna, cui legata fu flagellata s. Bibbiana, e sotto la chiesa corrisponde il cimiterio di
s. Anastasio Papa, nel quale furono seppelliti 3266. martiri, non comprese le donne e i fanciulli. Le pitture
a fresco sul cornicione a destra sono di Agostino Ciampelli quelle a sinistra di Pietro da Cortona.
Ritornando poi sulla strada, si vede a sinistra de' Trofei la piccola chiesa dedicata a san Giuliano, e fu
la prima, che ebbero in Roma i frati Carmelitani. Camminando poi per lo stradone, che porta alla basilica
di santa Croce in Gerusalemme, si trova a destra la
Villa Altieri
Fu questa eretta nel Pontificato di Clemente X. nel cui casino fra l'altre rarità sonovi i disegni delle
pitture trovate nel sepolcro de' Nasoni, e nella villa deliziose fontane, e ameni viali. Quindi ritornando
addietro, e proseguendo il cammino verso la basilica di s. Maria Maggiore, si vede dopo la suddetta
chiesa di s. Giuliano l'arco di Gallieno appoggiato alla
Chiesa de' SS. Vito e Modesto
Molto antica ed ancora di somma venerazione è questa chiesa, perchè da quello, che si legge, quivi
fu il macello Liviano, in cui furono poi martirizzati moltissimi Cristiani: perciò sono in essa de' corpi di
santi Martiri, e la pietra sopra cui furono uccisi a guisa di bestie da macello: onde fu detto questo
luogo macellum martyrum. Custodiscono questa chiesa li Monaci Cisterciensi, e vi risiede il di loro
Procuratore Generale.
L'arco antico, che si vede appoggiato alla detta chiesa, fu eretto da
Marco Aurelio in onore di Gallieno Imperatore, e dalla medesima chiesa si dice ora di s. Vito.
Poco dopo evvi sull'alto la
Chiesa e Spedale di S. Antonio Abate
L'an. 1259. fu eretta questa chiesa insieme collo spedale per un legato del Card. Pietro Capocci,
a favore de' poveri scottati dal fuoco, e però sono custoditi da' Canonici di sant' Antonio di nazione
Francese. La cappella del santo Titolare e l'altra a sinistra dell'altare maggiore furono dipinte dal
Pomaranci, e la vita del Santo dipinta intorno alla chiesa è di Gio. Batista Lombardelli Marchigiano.
I laterali fatti di nuovo nel cappellone sono di Mon sù Parosel Avignonese; e la croce di pietra, che si
vede dinanzi, la chiesa vi fu posta l'an. 1745. invece del ciborio, elle vi era prima, caduto per l'antichità, e
vecchiezza.
Quivi non molto lungi furono i famosi e deliziosi orti di Macenate, colla celebre torre, su cui Nerone
sonava la sua chitarra, mentre Roma andava a fiamme e a fuoco, come nella pag. 33. del libro x. dicemmo a
sufficienza, trattando di questi orti. Quindi voltando a destra si vede la
Basilica di S. Maria Maggiore
La gran colonna, che sta nella piazza di questa basilica, è l'unica, come dicemmo, rimasta intiera di
quelle, che ressero il gran tempio della pace, di cui vedemmo le rovine in Campo Vaccino, da dove
fu quì trasportata da Paolo V. il quale vi pose sopra la statua della ss. Vergine fatta di metallo dorato,
e da piede il fonte di acqua perenne.
Questa Basilica prese un tal nome, perchè fu la maggiore tra tutte le altre chiese dedicate alla ss.
Vergine: Si disse ad Nives, ed ancora Liberiana, perchè da Liberio Papa fu eretta e consagrata ad
istanza e spese di Gio. Patrizio Romano per il miracolo della neve; similmente si disse ad Presepe,
perchè in essa si conserva il Presepio di nostro Signore.
Più volte è stata ristaurata: l'ultima ristaurazione però è stata fatta dal Pont. Bened. XIV. col disegno del
Cav. Fuga, il quale fece il principale prospetto colla loggia della benedizione, e portico. I mosaici però
sono antichi fatti da Filippo Rossetti ajutato da Gaddo Gaddi, e la statua di Filippo IV. Re di Spagna fatta
in metallo stava prima nella sagrestia, come protettore e benefattore di quella Basilica. Entrando in
chiesa si vedono le colonne di marmo greco tutte lustrate, e ridotte in uguale proporzione, mentre
prima erano ruvide e ineguali. A destra evvi il deposito di Niccolò IV. e a sinistra quello di Clem. IX.
Il quadro della prima cappella a destra, che rappresenta la ss. Vergine con Gio. Patrizio è opera di
Giuseppe Bastardo; entro la sagrestia, tra l'altre cose si vede la statua di Paolo V. fatta in metallo,
ed alcuni depositi, fra' quali uno dell'Ambasciatore del Re del Congo scolpito dal Bernino; quivi è il
coro per li tempi di estate, e vi sono pitture del Passignani, e sculture del mentovato Bernini.
Seguitando poi il giro delle cappelle, il quadro della ss. Famiglia è opera di Agostino Masucci, e l'altro,
che siegue, di Stefano Pozzi; la cappella del ss. Crocifisso è adorna di marmi preziosi, e vi si conservano
le reliquie, fra le quali la Culla del nostro Salvatore. Siegue dopo la cappella della ss. Nunziata dipinta da
Pompeo Battoni, e poi quella del santissimo Sagramento, eretta con sagra magnificenza da Sisto V. col
disegno di Domenico Fontana; ed è ornata di marmi, sculture, pitture, e metalli dorati.
I quattro Angioli, che si vedono sull' altare di mezzo reggere il tabernacolo di metallo dorato, e
con una mano tenere 4. torce continuamente accese, sono anch'essi di metallo dorato; e l'altare, che si
vede sotto di questo, dicesi del Presepio, perchè vi stanno le pietre e fieno sopra cui fu posato il nostro
divino Redentore quando nacque; e la statua di s. Gaetano col Canto Bambino in braccio, che si vede
nella nicchia sotto le scale, vi fu posta in memoria dell'apparizione, che esso ebbe in quel medesimo luogo
contemplando la notte di Natale un tal mistero. La cappelletta a destra è dedicata a s. Lucia, ed ha il
quadro dipinto a fresco da Paris, Nogari; quella a sinistra dedicata a s. Girolamo, il di cui corpo sta in
quella basilica, ha il quadro dipinto da Salvator Fontana. La statua di Sisto V. a destra fu scolpita
Valsoldino Lombardo, come anco la coronazione del Papa, e l'istoria della Carità in bassorilievo;
la Giustizia è di Niccolò Fiammingo, e gli altri due bassirilievi sono di Egidio Fiammingo; il s. Francesco è
di Flaminio Vacca, ed il s. Antonio di Padova dell' Olivieri. La statua di s. Pio V. è opera di Lorenzo da
Sarzana, come anco l'istoria a man destra, e l'altra a sinistra è del Cordieri; la coronazione del Papa in
bassorilievo è di Stella Milanese, e li due laterali di Egidio Fiammingo. Nell'urna di metallo dorato, che sta
sotto la statua del Santo, vi è il corpo del medesimo. La statua di s. Pietro martire è del Valsoldino, e
quella di s. Domenico di Gio. Batista della Porta. Le pitture, che sono sopra il cornicione, nella cupola,
ed in altri luoghi, sono opere ben condotte da Paris Nogari, da Gio. Batista Pozzo, da Andrea d'Ancona,
da Giacomo Bresciano, da Salvatore Fontana, e da altri. Questa cappella ha la sagrestia propria, ornata
similmente di pitture e stucchi dorati.
Dipoi siegue il ciborio, o altare Papale, e sta dirimpetto alla tribuna modernamente rifatto da Bened.
XIV. ed ornato con 4. preziose colonne di porfido, che prima sostenevano l'antico portico, e con varj
lavori di metallo dorato; la mensa dell'altare consiste in una grande, e preziosa urna di porfido lavorata
mirabilmente da tutte le quattro parti, ed è stata ornata similmente di metalli dorati. Sotto quest' altare si
vede un finestrino, che corrisponde nel sotterraneo, ove sono molte insigni reliquie, che stavano
nell'antico sotterraneo. Il quadro della Natività del Signore, che sta sull'altare della tribuna, è opera
del Mancini, e li mosaici, che sono in alto, di Giacomo Turrigia ordinati da Niccolò IV. l'an. 1286.
l'arcone però fu fatto da Sisto III. l'an. 438. con tutti li mosaici, che vi sono, siccome ancora li altri,
che girano intorno alla nave maggiore, i quali furono poi riattati dal Card. Pinelli Genovese, che fece
ancora tra le finestre le pitture con ornamenti di stucchi dorati. Il gran soffitto fu dorato da Aless. VI.
col primo oro venuto dall'India, donato a quella Basilica dal Re Cattolico.
Dopo l'altra porta laterale, e dirimpetto alla cappella del ss. Sagramento, evvi quella della
ss. Vergine,
eretta da Paolo V. con somma splendidezza. L'altare principale è ornato di maravigliosi diaspri duri,
lapislazzoli, agate, ed altre pietre preziose: le basi delle colonne, i capitelli, il cornicione, il frontespizio, e
i putti con altri ornamenti sono tutti di metallo dorato ed anco il gran bassorilievo, in cui viene
figurato il miracolo della neve; e gli angioli, che con altri ornati reggono la ss. Immagine, furono
cavati da' modelli di Cammillo Mariani, e gettati da Domenico Ferretti; le pitture sulle lunette, ed
arconi doveva farli Guido Reni; ma per gl' impegni, e raccomandazioni le fece il Cav. d'Arpino, e
quelle della cupola Lodovico Cigoli. La statua di Paolo V. posta nel suo deposito è del Silla, il
bassorilievo a destra di Stefano Maderno, e quello a sinistra del Malvicino; la coronazione è
d'Ippolito Buzio, il bassorilievo a destra è del Valsoldo, e l'altro a sinistra, di Francesco Stati, e li
termini, del detto Buzio; la statua di s. Basilio, quella di Davide sono di Niccolò Cordieri, e le pitture
ne' lati della finestra sopra il cornicione con quelle sull'arcone sono di Guido Reni. La statua di
Clemente VIII. nel deposito incontro è del Silla, il bassorilievo a destra è del Malvicino e quello a
sinistra del Mariani, finiti poi dal Mochi; la coronazione è di Pietro Bernini, e li termini a destra, del
detto Bozio, e quelli a sinistra, del Valsoldo. Le pitture ai lati della finestra, e quelle sull'arcone sono di
Guido Reni, fuorchè la Madonna, che fu fatta dal Lanfranco. La cappelletta di s. Carlo Borromeo fu
dipinta da Baldassare della Croce, e quella di s. Francesca Romana dal Baglioni. Questa magnifica
cappella ha similmente la sagrestia propria ornata di stucchi dorati, e pitture del Cav. Passignani.
Siegue dopo la cappella Sforza eretta con architettura del Buonarroti; e si vede il quadro dell'altare
dipinto da Girolamo da Sermoneta, e le pitture a fresco del Nebbia. Ora in questa cappella è stato formato
il coro per il tempo d'inverno. Le pitture a fresco nella cappella, che siegue sono di Baldassare della
Croce, e d'altri. Appresso evvi la cappella de' Sig. Cesi, il di cui quadro è del riferito Sermoneta; quello
però con s Pietro, e s. Paolo è del Novara, l'altro con s. Caterina, di Luigi Gentile, e quell' incontro, di
Carlo Cesi; ma la Santa, che disputa con li dottori, si crede del Canini. I depositi di marmo con urne di
paragone, e statue di metallo sono opere di fra Guglielmo della Porta, e quei di Monsig. Santarelli, e di
Costanzo Patrizi, che stanno in chiesa, sono dell'Algardi.
E' questa una delle sette chiese, ed ancora delle quattro Basiliche, che si visitano nell'anno del
Giubbileo, e però vi è nel portico la Porta santa, come nelle altre tre Basiliche di s. Pietro, di s. Paolo,
e del Laterano.
In vece di uscire dalla porta appresso la tribuna di questa Basilica, e proseguire il nostro cammino; farà
molto spediente tornare addietro, ed uscire dalla medesima porta per cui siamo entrati, e così visitare
almeno il restante de' santuarj, che sono su questo monte Esquilino, il primo de' quali è quello della
Chiesa di S. Prassede
Sulla medesima piazza di s. Maria Maggiore corrisponde quest'antichissima chiesa, eretta da s. Pio I.
circa l'anno 160. nelle Terme di Novato nel vicolo Laterizio ad istanza della santa Titolare, la quale in
tempo delle persecuzioni, quivi nella sua casa nascondeva, ed alimentava quanti Cristiani vi capitavano,
e però aggravata di dolore, ed afflizione per vedere strapazzati tanti Cristiani in questo luogo medesimo,
se ne morì, e si vede in mezzo della chiesa un pozzo in cui si dice, che ponesse il sangue, e i corpi
de' ss. Martiri, e a sinistra della porta maggiore una gran pietra, sopra cui la santa Vergine dormiva, ed
affliggeva il suo corpo. È in quella chiesa la celebre cappella di s. Zenone, detta prima Oratorio, poi
orto del Paradiso, ed ancora s. Maria libera nos a poenis inferni; e vi sono riposti i 230.
corpi di s. Martiri, e nell'altare, quello del medesimo s. Zenone con quello di s Valentino, e nella
cappelletta si custodisce la colonna, a cui fu legato il nostro divino Salvatore mentre fu flagellato,
e però non é lecito alle donne di entrarvi. Da Pasquale I. fu eretta di nuovo, e fu ornata di mosaici
circa l'anno 822. .
Quindi s. Carlo Borromeo, essendone Titolare, rinnovò la chiesa, e vi fece il tabernacolo ornato con quattro
colonne di porfido, mentre da principio era tutto di argento massiccio, e dall'una, e dall'altra parte vi pose le
statue di s. Prassede, e di s Pudenziana, i corpi delle quali stanno sotto il medesimo altrare. Il Card. Alessandro
Medici, che fu poi Papa Leone XI. fece dipingere nella nave di mezzo li misteri della passione del nostro
Redentore; l'orazione all'orto, e la Croce in collo, con anche gli angioli, e li otto Apostoli fu i pilastri sono di
Gio: Francesco Cosci Fiorentino; il Gesù condotto da Pilato, di Girolamo Maffei; la coronazione di spine, di
Baldassare Croce; l'Ecce Homo del Ciampelli; nell'altro vi operò Paris Nogari ed altri, e i chiari scuri in tinta gialla
li lavorò Cesare Rosetti. La ss. Nunziata sopra la porta con Apostoli e putti sono di Stefano Pieri, e le pitture nella
porta di fianco del Ciampelli. Il santo Abate nella prima cappella a destra si crede dell'Alberti; il Cristo morto in
quella, che siegue, è di Giovanni de' Vecchi, la volta, di Guglielmo Borgognone, e i due laterali, di Ciro Ferri, mentre
era giovane; il quadro con Gesù Cristo alla colonna nella santa cappella è opera di Giulio Romano, e quello, che si
vede in sagrestia col ss. Crocifisso, e due Santi inginocchioni sono del Ciampelli; il quadro nella cappella che
siegue, è di Guglielmo Cortese, quello dell' altra, di Federigo Zuccheri, e la volta del Cav. d'Arpino. Custodiscono
questa chiesa i Monaci di Valombrosi, i quali godono ancora le stanze de' Cardinali Titolari, nelle quali abitò s.
Carlo Borromeo quando dimorava in Roma.
Resta questa chiesa voltata non già verso la piazza di s. Maria Maggiore, ma verso la nuova strada della Suburra,
che forse sarà l'antico vicolo Laterizio, e vi si vede l'umile portico sostenuto da due rozze colonne.
Chiesa di S. Martino ai Monti
Uscendo dalla porta maggiore della riferita chiesa, e camminando a destra, si ritrova a sinistra un gran cancello di
ferro, che corrisponde alla tribuna di questa antichissima chiesa. Da Costantino Magno si crede comunemente
essere stata eretta nelle terme di Trajano ad istanza di s. Silvestro Papa, il quale vi celebrò un Concilio di 286.
Vescovi, e si vede ancora nel sotterraneo l'antica sedia Pontificale fatta di marmo, e un'immagine della santissima
Vergine fatta di mosaico in quei rozzi tempi; e per le muraglie, e volte si ravvisano, ancorchè mal ridotte, le immagini
sagre colla Croce. Dopo varj ristauramenti fu conceduta ai frati Carmelitani, e nel tempo, che ne fu Titolare s. Carlo
Borromeo, vi fece il soffitto dorato; dipoi il Card. Gabbriello Paleotti il coro, Paolo Santacroce l'altre maggiore, e
finalmente il P. Filippone Generale di quell'Ordine ripulì le colonne della nave, e fecevi delli stucchi, e pitture. Tutte le
statue sulla cornice sono di Paolo Naldino, fuorchè il s. Antonio, ed il s. Gio: Batista, che sono di un Fiammingo; il
quadro di s. Stefano contiguo alla porticella, per cui siamo entrati, è di Giovanni Agostino Canini; il s. Martino è di
Fabbrizio Chiari; quello di s. Teresia, del Greppi, e la s. Maria Maddalena de' Pazzi, di Bartolommeo Palombo. Il
quadro del Battesimo di Gesù Cristo è del suddetto Chiari; il battesimo di s. Cirillo è di Gio: Miele Fiammingo; il s.
Angelo Carmelitano, di Pietro Testa, ed il s. Alberto del Muziano. Passata la porta della sagrestia, il quadro nell'altare
maggiore, con s. Bartolommeo è del Canini, ed il quadro nell'ultima cappella è di Girolamo Maffei. Il s. Silvestro, e s.
Martino vescovo posti ai lati dell'altare maggiore sono del Baglioni; la tribuna, come anco il concilio dipinto presso la
sagrestia sono del Galeazzo, e li paesi sono di Gaspero Pussino celebre pittore Francese, fuorchè li due grandi, che sono
a lato dell'altare di s. Maria Maddalena de' Pazzi, perchè fatti da Gio: Francesco Bolognese.
Scendendo poi per la nobile scalinata di sotto l'altare maggiore, si vede altro altare sotterraneo, in cui sono racchiusi
i corpi de' santi Silvestro, e Martino Papi, e si osserva la magnifica architettura di questo, ornato di spesse colonne, e
belli spartimenti: onde si riconosce il vasto talento di Pietro da Cortona, il quale in poco sito fece vedere la
magnificenza del pensare, a far maestoso anco l'ingresso del suddetto sotterraneo.
Chiesa e Monastero di S. Lucia in Selci
Scendendo poco più in giù dalla divisata chiesa, evvi quella di s. Lucia, che anticamente dicevasi in Orphea, ed
in oggi in Selci, a cui è unito un magnifico, ed antichissimo monastero, prima de' monaci Benedettini, poi de' Certosini,
ed ora di religiose Agostiniane. Nella chiesa non vi è altro, che nel primo altare a destra la s. Titolare dipinta dal
Lanfranchi, il s. Agostino dallo Speranza, il quale fece ancora il quadro d'incontro, e nell' ultimo evvi s. Monaca, del
Cav. d'Arpino, il quale fece medesimamente il Dio Padre sopra la porta della chiesa. Siegue dopo la
Chiesa e Monastero della Purificazione
Dalla riferita chiesa di s. Martino ai Monti fino a questo luogo, ove osservammo questa chiesa, si crede essere
giunte le terme Trajane cioè quelle fabbricate da Trajano, e accresciute alle terme di Tito, delle quali sono quelle
rovine, che si vedono nelle vigne a sinistra. Nel monastero vi stanno le Suore di s. Chiara, e nella chiesa si osserva
un bel quadro; ma non se ne fa l'autore.
Chiesa di S. Pietro in Vinculis
Molto celebre è la chiesa, che siegue appresso le dette rovine, non solo perchè si conservano in essa le catene, con
le quali il Principe degli Apostoli stette legato nella prigione di Gerusalemme, e le altre con le quali fu legato in Roma,
miracolosamente unitesi insieme in tempo di s. Leone Magno; ma altresì per l'antichissima tradizione, che quivi il
medesimo s. Pietro fondasse una chiesa, e vi celebrasse i divini Misteri, non già con quella magnificenza, e solennità,
che dipoi si fece, dopo avuta pace la Chiesa cattolica; ma con quella parsimonia, e modestia, che permettevano quei
primi tempi; perciò da Adriano fu rinnovata, ed ornata con antiche colonne striate, cavate forse dalle suddette terme, o
da' tempj de' gentili. Giulio II. mentre ne era Cardinale titolare, vi pose i Canonici regolari di s. Salvatore, e poi fatto
Papa rinnovò la chiesa, ed ordinò al Buonarroti , che vi facesse il suo deposito; ma per nostra disavventura non vi
fece altro, che la sola statua di Mosè, tanto stupenda, che si guarda con ammirazione sopra tutte le opere antiche, e
moderne; il resto però fu fatto da Raffaello di Montelupo. Il s. Agostino nel primo altare a destra è del Guercino da
Cento, il sepolcro col ritratto del Card. Margotti, è del Domenichino; il s. Pietro in Carcere nell'altare, che
siegue viene dal detto Domenichino; l'altro deposito col ritratto è similmente del Domenichino, e la mezza figura
di s. Margherita da Cortona nell'ultima cappella è del suddetto Guercino. Le pitture, che sono nella tribuna, furono
fatte a fresco da Giacomo Coppi Fiorentino, e del Cristo morto colla Madonna nella cappella a destra della tribuna,
non se ne sa l'autore. La prigionia di san Pietro nell'altare, che siegue, è del Nogarj, ed il sepolcro del
Card. Vecchiarelli fu fatto da due Napolitani. Siegue dopo un altare con l'immagine della ss. Vergine molto
antica, ed un Santo fatto in mosaico: nell'ultimo altare evvi una Pietà, e nella volta il miracolo delle catene fu
dipinto da Gio: Batista Paroti Genovese. Il monastero fu fatto con disegno di Giulio da Sangallo, e le rovine, che si
vedono appresso, sono delle dette terme di Tito; quelle però, che si dicono le sette sale, si credono conserve di
acqua, forse per la naumachia di Nerone, che era ove vediamo il Colosseo.
Chiesa di S. Francesco di Paola ai Monti
A destra della riferita è questa chiesa, rivoltata però dall'altra parte, e fu edificata dalla Principessa Panflli di
Rostano con disegno di Gio: Pietro Morandi. Sta unita al convento de' Frati del medesimo santo Titolare, ed è
ornata di varie pitture moderne; il s. Michele Arcangelo, ed il s. Francesco di Paola sono di Stefano Perugino, e i
laterali nell'ultima cappella sono di Giuseppe Chiati. Quindi volendo fare ritorno alla Basilica di s. Maria Maggiore, si
vede ivi presso il
Monastero delle Filippine
Fu questo altrove eretto sotto Urbano VIII. per custodirvi le povere zittelle sotto la protezione di s. Filippo Neri;
ma essendo nel 1740. fatto quivi il nuovo monastero, invece di povere donzelle, vi sono delle religiose sotto la
regola di s. Agostino. Ed accanto evvi il
Monastero delle Turchine
Circa l'anno 1675. fu eretto questo monastero, le cui religiose, per il colore, che vestono, diconsi le Turchine; la loro
chiesa è dedicata alla ss. Vergine Annunziata, e li quadri, che vi sono, furono dipinti da Giuseppe Ghezzi. Or
rivoltandoci a destra, si ritorna alla sopraddetta
Tribuna di S. Maria Maggiore
Dal Pontefice Alessandro VII. fu fatta questa prospettiva con disegno del Cav. Rainaldi; l'esteriore però della
cappella Borghesiana fu architettata da Flaminio Ponzio; e le statue sono di diversi; questa di s Luca e di s. Girolamo
sono opere del Valsoldo; il s. Marco del Mochi; il s. Mattia del Sonzino, ed il s. Efrem di Stefano Maderno. Il piccolo
obelisco che quì si vede eretto, era del mausoleo di Augusto, e fu quivi trasportato per ordine di Sisto V. in ornamento
di questa Basilica, erigendovi sopra lo suo stemma il segno della ss. Croce, tutti di metallo. Scendendo poi
per l'alberata, si. Giunge dopo pochi passi al celebre vico Patrizio, così detto da' Patrizi Romani, che vi abitavano per
ordine di Anco Marzio, e si vede a sinistra la
Chiesa di S. Pudenziana
Da s. Pio I. fu eretta questa chiesa nella casa di s. Pudente Senatore Romano padre della santa Titolare, per essere
stato in essa ricevuto il Principe degli Apostoli, e trattenuto molto tempo, essendovi tradizione, che ancora vi abbia
celebrato i divini Misterj; come se ne conserva la memoria in una cappella al medesimo Santo dedicata. Più volte è stata
ristaurata la chiesa da Sommi Pontefici, e Cardinali Titolari; l'ultima ristaurazione però fu fatta l'anno 1598. dal Card
Enrico Gaetani, il quale fecevi ancora la nobilissima cappella di s. Pastore, con disegno di Francesco da Volterra: il
bassorilievo sull' altare è opera di Pietro Paolo Olivieri, terminato però dal Mariani Vicentino; la prima statua a destra è
di un allievo del Guidi; quella, che siegue, d'Adamo Lorenese, l'altra è di Francesco Mari; e l'ultima di Carlo Malvasia;
gli Angioli sono de' medesimi, e li mosaici nella volta, li condusse Paolo Rosetti da' cartoni di Federigo Zuccheri; il
quadro di s. Pudenziana, e s. Prassede, che danno sepoltura ai santi Martiri, è opera creduta del Ciampelli, ed il pozzo è
quello, in cui la s. Titolare pose il sangue di tre mila martiri, che colle spugne raccoglieva nel vicino monte. La statua di
Gesù Cristo, che dà le chiavi a s. Pietro nella cappella contigua, è opera fatta in marmo dal Cav. Gio: Batista della Porta, e
le pitture nella volta sono del Cav. Baglioni; quelle però nell'altare maggiore sono di Niccolò Pomarancio, il quale fece
ancora le pitture nelle cappelle, che sieguono, fuorché alcune istoriette a fresco nella cappella di s. Pudente, le quali
sono del Nucci. Sisto V. la concedè ai monaci di s. Bernardo, i quali abitano nel monastero contiguo.
Chiesa e Monastero del Bambin Gesù
Incontro alla divisata chiesa è quello monastero colla chiesa eretta dal Pontefice Clemente XII. con disegno del
Cav. Fuga, nella quale si vedono de' quadri dipinti dal Cav. Benesiani. Queste religiose hanno per istituto particolare
d'istruire le fanciulle a fare bene la prima Comunione, e a dare il comodo per gli esercizj spirituali a donne oneste, e civili.
Villa Negroni già Peretti
Ritornando sulla prima strada, si vede a destra uno de' portone della villa Negroni già Peretti; ed il casino in cui
abitò Sisto V. mentre era Cardinale, ornato di statue, busti antichi, e pitture di quel tempo. Fra le deliziose fontane, che
ivi si vedono, è ammirabile quella del Tritone opera del Bernini, e fra i viali quello de' cipressi.
Quindi seguitando il cammino per la strada dritta, aperta dal mentovato Sisto V. e perciò chiamata strada felice, si trova a sinistra in
primo luogo la chiesa di s. Maria della Salute coll'ospizio de' vescovi Orientali, ora
collegio de' frati Conventuali; e appresso siegue l'
Ospizio e Chiesa di S. Paolo primo Eremita
Vivono in questo alcuni religiosi sotto l'invocazione di detto Santo, venuti dall'Oriente per qualche giusto motivo;
ed incontro evvi il collegio de' Premostatrensi. Entrando poi nel vicolo accanto, si trova il giardino col nobilissimo
casino Strozzi, in cui sono delle belle statue antiche, e moderne, con altre altre rarità. Indi ripigliando il cammino nella
strada felice, a destra evvi il casino del Card. Duca d' Yorch, e a sinistra quello del Card. Gio: Francesco Albani. Dopo
di questo si apre una via fiancheggiata di vigne, e giardini, e si crede esser questa la celebre valle di Quirino, in cui
Proculo finse Romolo andare fra i Dei.
Chiesa di S. Vitale
A destra si vede questa chiesa, che fu eretta l'anno 416. da Innocenzo I. e dedicata ai ss. fratelli Gervasio, e
Protasio martiri figliuoli di s. Vitale, che fu sepolto vivo in odio della s. Fede. Dopo varj restauramenti, essendo
questa nell'anno 1595. unita a quella di s. Andrea de' padri Gesuiti, fu quasi rinnovata da D. Isabella della Rovere
principessa di Bisignano, ed è ornata di molte pitture a fresco; quelle della tribuna sono d'Andrea Comodo, e quelle
avanti del Ciampelli, il resto sulle pareti della chiesa sono di altri, e li strumenti, che i gentili usavano per tormentare
i Cristiani dipinti nel portico, sono del P. Gio: Batista Fiammieri, il quale dipinse a olio ancora i due quadri ai lati
dell'altare maggiore.
Ritornando poi sulla strada felice, evvi a sinistra la chiesa di san Dionisio Areopagita eretta l'anno 1619.
da' Frati della ss. Trinità del Riscatto Francesi; nella cappella a destra vi è la ss. Vergine dipinta da Monsù
Dansì; e quella nell'altare maggiore è di Carlo Cesi. Incontro evvi il
Palazzo Albani
Corrisponde questo vasto palazzo su la strada felice, e su la strada pia di monte cavallo; facendo nobilissimo
prospetto nella piazza, che dicesi delle quattro fontane. E' questo ornato di quadri, statue, e monumenti antichi,
onde il gentilissimo Lettore troverà piacere, se da quel custode ricercherà di Vederle.
S. Carlo alle quattro fontane
Nell'altro angolo della riferita piazza si vede la detta chiesa con il convento de' frati riformati della Mercede
Spagnoli, ingegnosamente ricavata con magnificenza, sebbene in poco sito dal Cav. Borromini. Nella chiesa
evvi il quadro a destra dipinto da Giuseppe Milanese, quello nella cappella, che siegue, da Gio Domenico Perugino,
e quello nell' altare maggiore è del Mignardi Franzese, il quale dipinse ancora la ss. Nunziata sopra la porta; quello
nella cappelletta contigua è del Romanelli, e l'altro nella cappella, che siegue, è del suddetto Perugino.
A sinistra di questa evvi la chiesa di s. Anna, in cui vi è un quadro della Samaritana
creduto opera del Baroccio. Quindi camminando più oltre verso la piazza di monte cavallo, si trova a sinistra la
Chiesa di S. Andrea Apostolo
e Noviziato de' Padri Gesuiti
Dal Principe D. Camillo Panfili fu eretta questa chiesa l'an. 1678. col disegno del Cav. Bernino, il quale in poco
sito fece prova del suo talento. Ella è di figura ovale ornata tutta di preziosi marmi, stucchi dorati, e pitture insigni. Il
quadro di s. Francesco Saverio nella prima cappella a destra è opera del Baciccio; il Cristo morto e i laterali in quella,
che siegue, sono di Giacinto Brandi; quello nell'altare maggiore è di Guglielmo Borgognone, e la statua di s. Andrea,
che sta in alto, di Antonio Raggi. La cappella, che siegue, merita particolare osservazione per li marmi, ed altri
ornamenti, che la compongono. Il s. Stanislao colla ss. Vergine è insigne pittura di Carlo Maratta, i laterali però sono
del Cav. Mazzanti, e sotto l'altare si custodisce il corpo del santo Novizio entro una preziosa urna di lapislazzoli, e
metalli dorati; il s. Ignazio nell' ultima cappella è di Ciro Ferri, e i laterali del detto Cav. Mazzanti.
Nelle stanze superiori della casa vi è la cappella ove morì il mentovato s. Stanislao, la quale è degna di essere veduta
per le ottime pitture, e molto più per la statua del Santo in atto di moribondo fatta di marmi diversi da Monsù le Gros.
Quindi facendo ritorno alla piazza delle quattro fontane, siegue dopo il palazzo Albani, il monastero di s. Teresa, ed
accanto il Monastero dell'Incarnazione, detto le Barberine. Viene questo cognominato delle Barberine,
perchè da Urb. VIII. fu eretto, e sotto un Cardinale della medesima famiglia viene governato. Militano
queste religiose sotto la regola mitigata di s. Teresa. Nella chiesa sonovi de' quadri di Giacinto Brandi, e non altro.
Nella casa del medesimo santo Pontefice fu eretta la chiesa di S. Cajo, e dicevasi inter duas domos.
Urbano VIII. la rifece da' fondamenti, ed Alessandro VII. la concedè alle suddette suore Barberine. Il quadro di s.
Cajo nell'altare maggiore è di Gio. Batista Speranza, quello di s. Bernardo del Camaffei, e quello della
Maddalena è del Balassi Fiorentino.
Chiesa e Monastero di S. Susanna
Sulla piazza vicina è questa chiesa, eretta nella casa di s. Gabinio padre della s. Titolare, e fratello del
suddetto s. Cajo Papa, il quale la contagiò, circa l'anno 290. Fu rifatta e ristaurata più volte; ma il Card.
Rusticucci, essendone Titolare, vi fece il nobile prospetto col disegno di Carlo Maderno, il soffitto dorato, e
molte pitture a fresco. L'istoria di Susanna del Testamento vecchio è di Baldassare Croce; le prospettive sono
del P. Zoccolino reatino, e le statue di stucco del Valsolino. La morte di s. Susanna dipinta nell'altare maggiore è di
Tommaso Laureti Siciliano, e le pitture nella tribuna di Cesare Nebbia; il martirio della Santa nell'altare a destra con
altre pitture sono del Nogari, e la pittura incontro è di Baldassare Croce; il s. Lorenzo nell'altra cappella è del Nebbia, e
le altre pitture di Gio. Batista Pozzo. Nell'altare di mezzo vi è parte de' corpi di s. Felicita, e suoi figliuoli, e nel
monastero annesso sonovi le monache di s. Bernardo postevi in tempo di Sisto V. ed incontro evvi la
Chiesa di S. Bernardo a Termini
Non prima dell'anno 1598. fu ridotto in chiesa quest'ammirabile avanzo delle Terme Diocleziane, in onore di s. Bernardo,
e accanto vi fu eretto il monastero per li monaci del medesimo Santo, della riforma però fatta dal venerabile
D. Gio. Barriero abate Furiense di Tolosa, il corpo del quale giace a sinistra dell'altare maggiore. È questa di
figura circolare, e vi sono stati adattati delle nicchie ed altari d'intorno, ornati di stucchi, e di pitture.
Il Cav. Odazj vi fece li due gran quadri, e Cammillo Mariani da Vicenza le otto statue di stucco collocate nelle
nicchie; la statua però di s. Francesco, ed altro nella cappella laterale sono lavori in marmo di Giacomo Antonio
Fancelli. Nell'orto di detto monastero si vedono delle rovine delle medesime Terme in forma di teatro, e vi fu adattata
una cappella dedicata a s. Caterina, la quale corrisponde sulla gran
Piazza di Termini
Dalle mentovate Terme prese il corrotto nome di Termini questa gran piazza, o prato, se vogliamo dire il vero.
Sonovi d'intorno molti granai della R.C.A. e da una parte il gran casino della villa Negroni, già Peretti, dall'altra il
detto orto de' monaci di S. Bernardo, e dall'altra parte le maravigliose
Rovine delle Terme Diocleziane
Da un Prete Siciliano mio compatriotto fu proposto, che le rovine delle Terme di Diocleziano fossero consagrate a
Dio, e con ragione, perchè fabbricate da tanti fervorosi Cristiani, i quali poi in gastigo, ed in odio del nome finto
di Gesù Cristo, e per ricompensa delle loro fatiche furono tutti martirizzati, come diremo, presso alle tre fontane. La
vasta magnificenza di quelle Terme si ravvisa molto bene dalla grande estensione delle rovine, che sono ne' giardini
intorno alla gran piazza, e molto più da quelle, che ora vediamo cangiate in chiesa colle otto maravigliose colonne di
granito egizio tutte intiere. I monaci Certosini vi fecero il gran monastero coll'entrate lasciate l'anno 1362. da' Conti
Niccolò, e Napolione di Casa Orsina, ed il Buonarroti ricavò da quelle ruine il vastissimo tempio in forma di croce
greca, e Pio IV. per la visione avuta dal suddetto Prete lo consagrò l'anno 1561. in onore della Regina degli Angioli.
Monsignor Francesco Bianchini, osservando la vastità e robustezza di questo edilizio già fermato e assodato dal
gran peso, che ha sostenuto pel corso di tanti secoli, segnò in quel pavimento la linea meridiana con tutti i segni
dello Zodiaco, facendo entrare dall' alto un piccolo raggio solare, per riconoscere il suo corso; ma in oggi non
corrisponde più al segno. Il Pontefice Benedetto XIV. ornò questo gran tempio colla direzione del Cav. Luigi
Vanvitelli, e vi collocò tutti i quadri originali della basilica Vaticana, che sin ora sono stati fatti in mosaico, e però
sembra una ricca galleria. Il deposito nell'entrare a destra è di Carlo Maratta, e l'altro a sinistra di Salvatore Rosa,
entrambi celebri pittori. Il ss. Crocifisso con s. Girolamo, ed il resto delle pitture nella prima cappella sono di Giacomo
Rocca Romano, e la Maddalena con Gesù Cristo incontro è di Arrigo Fiammingo; sieguono due depositi di
Cardinali, e poi il s. Brunone a destra è di autore incerto, ed incontro Gesù Cristo, che dà le chiavi a s. Pietro è del
Muziani. Siegue poi la grande nave, co' famosi quadri; il primo a destra, che rappresenta la crocifissione di s. Pietro,
è opera di Niccolò Ricciolini; e il secondo, la caduta di Simon Mago, è del Vanni; quello
nella cappella è di Ercole Graziani, e i laterali sono di Franc. Trevisani. Il terzo quadro,
che siegue con s. Pietro, che risuscita Tabita, è di Gio: Baglioni, ed il quarto con s.
Girolamo è del Muziano. La ss. Vergine nella cappelletta d'appresso, ed altre pitture sono
del sudd. Baglioni; la Presentazione di Maria al tempio è di Franc. Roncalli, ed il martirio
di s. Sebastiano,è del Domenichino. Il quadro dall'altra parte col battesimo di Gesù Cristo
è di Carlo Marana, ed il s. Pietro con Anania morto è del Roncalli dalle Pomarancie. Il santo
Bambino con Angioli nella cappelletta, che siegue, è di Domenico da Moriana, il s. Michele
Arcangelo però è di Giulio Piacentino, e le altre pitture sono di Arrigo Fiammingo. Il
quadro della ss. Concezione nella nave grande è di Giuseppe Chiari quello sull'altare del
Cav. Odazj, e i laterali di Francesco Trevisani; la caduta di Simon Mago è di Pompeo Batoni,
e la Messa greca di Monsù Subleras; le pitture in alto di Andrea Procaccini, e il Redentore,
che dà le chiavi a s. Pietro nella cappella, che siegue è del Muziani. Nel monastero vi è un
chiostro con 100. colonne, e ne' corridori vi sono delle stampe famose.
Appresso i granari a destra fu, anni sono, fatta una cappella in onore di s. Isidoro
protettore dell'agricoltura. Dipoi rivoltando verso la suddetta chiesa di s. Susanna,
si vede a destra il magnifico
Fonte dell'Acqua Felice a Termini
Da Sisto V. fu condotta in Roma l’antica Acqua Marzia, che ora dal di lui nome dicesi
Felice, e presso alle divisate Terme fece il magnifico, e nobilissimo fonte con la direzione
di Domenico Fontana, ornato di marmi, colonne di granito, e sculture antiche e moderne.
Il Mosè nell'arco di mezzo, statua gigantesca in atto di aver colla verga battuto il
sasso per farne scaturire l'acqua, è opera di Prospero Bresciano; e ne' due archi
laterali sonovi in bassorilievo Aronne col popolo Ebreo, e Gedeone coll'esercito, che si
levano la sete coll'acqua miracolosa. I quattro leoni sul labbro della gran tazza sono
opere egizie, due lavorati in porfido bianco, e due in granito nero.
Chiesa di S. Maria della Vittoria
A destra del descritto fonte evvi la magnifica chiesa eretta l'anno 1605. col disegno di
Carlo Maderno in onore della ss. Vergine sotto il titolo della Vittoria. È questa tutta
incrostata di marmi, ed ornata di stucchi dorati, pitture, e sculture eccellenti.
Il quadro di s. Maria Maddalena nella prima cappella a destra è di Gio. Batista Mercati;
la ss. Vergine, e s. Francesco con li due laterali sono del Domenichino; il bassorilievo
nella cappella, che siegue, è di Pompeo Ferrucci; li due altari uniformi nella crociata
sono disegno del Cav. Bernini, il quale scolpì mirabilmente la s. Teresa coll'Angelo,
che la ferisce; il s. Giuseppe però incontro, coll'Angelo, che lo avvisa, è scultura di
Domenico Guidi, e li bassirilievi ne' laterali sono del medesimo. Nell'altare maggiore
ornato di preziosi marmi, vi è l'immagine della ss. Vergine portata dalla Germania
l'anno 1621. da un religioso de' Carmelitani Scalzi, che ne hanno cura. Nel coro vi sono
due quadri; quello della ss. Nunziata è del Baroccio, e l'altro di s. Paolo è di Gerardo
Olandese. Nella prima cappella dopo la crociata evvi il quadro dipinto dal Guercino da
Cento: il ss. Crocifisso laterale, e l’altro incontro sono di Guido Reni; le pitture a
fresco sono però di Gio. Francesco Bolognese; la cappella, che siegue, fu dipinta da
Niccolò Lorenese, ed il Cristo morto nell'ultima cappella è del Cav. d'Arpino.
Le pitture nella cupola sono di Gio. Domenico Perugino, e quelle nella volta maggiore
degli Orazj.
Quindi proseguendo il cammino per la sa strada Pia fiancheggiata da nobili casini e
ville deliziose, fra le quali tiene il primo luogo quella del fu Card. Valenti, ora
del Cardinale Prospero Colonna di Sciarra, dopo si giunge alla porta della Città, che dicesi
Porta Pia
Nomentana dicevasi anticamente quella porta, dipoi si disse di s. Agnese per la
vicina chiesa di detta Santa, ora però la diciamo Porta Pia, perchè da Pio IV. fu
ornata col disegno da celebre Buonarroti; ma essendo rimasta imperfetta, fu poi
proseguita dal Cav. Bernini, il quale neppure la terminò. A sinistra di questa porta fu
l'antico e famoso Castro Pretorio, ed appresso il Vivario,
vedendosene ancor le mura distese in fuori, e 4. miglia lungi dalla Città
fu' la famosa villa di Faonte liberto di Nerone, in cui egli uccise se stesso.
Ora appena uscita la mentovata porta, si vede il
Casino e Villa Patrizi
Tra i pregi, che ha questo nobilissimo Casino, è molto particolare quello di avervi
alloggiato la notte de' 3. di Novembre dell'anno 1744. il Re delle due Sicilie,
oggi invittissimo Monarca delle Spagne. Siegue dopo la villa Lancellotti, Bolognetti, ed altre, e poi la
Chiesa di S. Agnese fuori le Mura
Si crede esser ancor questa edificata da Costantino Magno ad insinuazione di Costanza
sua sorella o figlia, che gli sia stata. Per la lunghezza de' secoli ebbe bisogno questa
chiesa di vari ristauramenti; e rimane in oggi quasi sotto terra, e rivoltata dalla parte
opposta alla moderna strada; perciò dalla porta laterale si scendono 36. gradini, né quali
si vedono molte memorie antiche e sagre. La chiesa ha due ordini di colonne uno sopra l'altro,
ed Onorio I. che fu del 630. fecevi il mosaico nella tribuna, ed il ciborio di ottone dorato,
che poi da Paolo V. fu rifatto di marmo con 4. colonne di porfido, rinnovando ancora il
prezioso altare, in cui giace il corpo della s. Verginella, e fece la statua di alabastro
e di metallo dorato per opera di Niccolò Cordiera. Sono ammirabili alcune colonne della nave
per essere striate e di marmo assai raro: ma molto più ammirabile è l'urna di porfido, in cui
per molto tempo stette quel sagro pegno, che ora si vede nel vicino tempio rotondo
convertito in
Chiesa di S. Costanza
Per le immagini di putti baccanti con grappoli di uva scolpiti sulla maravigliosa
urna di porfido , che ivi si vede , si disse erroneamente sepolcro di Bacco , e tempio di
Bacco , perchè ancora nella volta di questo vi fono de' putti baccanti similmente con uve,
e strumenti da raccogliere 1' uva lavorati di rozzo mosaico. E' questo di figura sferica
con cupola in mezzo sostenuta da ventiquattro colonne di granito , e si crede , che sia
stato eretto per edifizio sepolcrale , o pure per battistero, come altrove dicemmo.
Tanto questo , quanto la chiesa di S. Agnese stanno in cura de' Canonici Regolari di s.
Salvatore . Nel basso della valle si vedono delle rovine , credute dell' ippodromo di
Costantino, e dopo un miglio il ponte Mammolo.
Quindi facendo sollecito ritorno alla piazza delle quattro fontane si vede a destra il gran
Palazzo Barberini
Dal Pontefice Urbano VIII. fu fatto questo magnifico palazzo con disegno del Cav. Bernini ,
il quale fece prova dell'alto suo sapere nella distribuzione delle scale diverse, degli
appartamenti , ornati di superbe statue antiche e moderne , e di pitture insigni, fra le
quali é ammirabile lo sfondo della gran sala dipinta da Pietro da Cortona , che va in
stampa . Dinanzi a quello si vede disteso per terra un piccolo obelisco egizio , che
dovevasi alzare nel giardino per fare ornamento al prospetto posteriore del palazzo.
Chiesa di S. Andrea
Apostolo e Collegio Scozzese
Sulla strada felice, ed incontro al divisato palazzo sta questa chiesa, nella quale un
Po1acco dipinse il quadro a destra , e quello a sinistra Niccolò Lorenese , ed il martirio
del Santo nell'altare maggiore è della scuola del Borgognone , e tanto la chiesa ,
che il collegio sta in cura de' Padri Gesuiti. Pochi passi avanti siegue la nobilissima
Piazza Barberini o
Palestrina
La deliziosa fontana, che adorna questa piazza fu pensiero del Cav.
Bernino , ma da altri messo in opera. Corrisponde su questa la
Chiesa e Convento de' Padri Cappuccini
Dal Card. s. Onofrio cappuccino , e fratello di Urbano VIII. fu eretto questo convento e
chiesa con disegno di Felice Cafoni . Nella prima cappella a destra evvi il celebre
quadro di s. Michele Arcangelo opera di Guido Reni ; nella seconda il s. Francesco del
Muziano, nella terza la Trasfigurazione di Mario Balaffi , nella quarta 1' Orazione all'
Orto di Baccio Ciarpi , ed il s. Antonio nell' ultima di Andrea Sacchi . Nell'altare
maggiore evvi la ss. Concezione dipinta dal Cav. Lanfranco, e sotto l' altare si custodisce
il corpo del dottissimo filosofo s. Giustino martire . A lato del medesimo cappellone si
vede un quadro con s. Francesco dipinto dal Domenichino ; nella prima cappella
dall' altra parte evvi la ss. Vergine con un santo Vescovo del suddetto Andrea Sacchi ;
la natività del Signore nell altra è del Lanfrancho suddetto ; siegue il Cristo morto ,
del Camassei ; poi il s. Felice , di Alessandro Veronese , e nell' ultima la
Conversione di s.Paolo, di Pietro da Cortona . Sopra la porta si vede in cartone
la copia della celebre navicella di s. Pietro dipinta dal Giotto già messa
in mosaico nel portico della basilica Vaticana . Quindi voltando a sinistra del
convento , si vede a destra la chiesa di san Basilio
coll'ospizio de' Monaci, e poco dopo entrando in un vicoletto, evvi la
Chiesa e Convento di S. Niccolò da Tolentino
Fu questa edificata dal Principe Panfili l'anno 1614. con disegno di Gio: Batista Baratta
allievo dell'Algardi, ed è ornata di marmi, stucchi dorati, pitture, e bassirilievi.
La santissima Nunziata nella prima cappella a destra è del Pughelli, e i laterali di Gio:
Ventura Borghesi; le pitture nella terza sono di Pietro Paolo Baldini. Il s. Gio: Batista
nell'altare della crociata è del Baciccio, e li stucchi sono di Ercole Ferrata, il quale
fece marmo il Dio Padre, ed il s. Niccolò nell'altare maggiore; la ss. Vergine però fu
fatta da Domenico Guidi, e gli Angioli sono del Baratta, il tutto col disegno dell'Algardi.
La cupola fu dipinta dal Coli unitamente col Giraldi amendue Lucchesi, e li angoli dal
Baldini, il quale dipinse ancora tutta la cappelletta della parte destra. La s. Agnese
nella crociata è copia del Guercino, e li stucchi sono del Ferrata. La nobilitata cappella,
che siegue, è magnifico disegno di Pietro da Cortona, il quale dipinse la piccola volta, che
fu l’ultima sua opera a fresco, è perchè neppure potè compirla, la terminò Ciro Ferri suo
allievo. Il bassorilievo nell'altare è di Cosimo Fancelli, la statua di s. Gio. Batista del
Raggi, e quella di san Giuseppe di Ercole Ferrata, e i bassirilievi sotto l'organo sono del
Baratta. Nel convento vi sono i frati riformati di s. Agostino.
In questa valle viene asserito essere stato il Circo di Flora,
vedendosene ancora la forma, e le rovine di un tempio nella vigna Mandosi non lungi dalla
Porta Salara
Più nomi ha mutato questa porta, conserva però il più usitato: vi fu appresso il campo
scelerato, così detto, perchè vi si seppellivano vive, le Vergini Vestali, qualora
avessero profanata la loro verginità: tanto orrore avevano a ciò i Gentili,
ancorchè siano stati dissoluti ed infami. Due miglia fuori di questa evvi il
celebre ponte del medesimo nome colle celebri iscrizioni
fatte da Narsete capitano di Giustiniano Imperatore; e a mezzo miglio la
Villa Albani
Nobilissimo è il casino di questa villa, e quando sarà terminato sarà di sommo pregio, e
lode al Cardinale Alessandro Albani, che lo ha eretto. Contiene questo gran numero di
monumenti antichi, di statue, busti, bassirilievi, iscrizioni, colonne, e tante altre cose
rare, e preziose, disposte con tanto buon ordine, che fa stupore a vederne solamente il
numero; perciò taccio ogni altra cosa, affinchè il Lettore meglio le noti da per se.
Quindi ritornando nuovamente in Città per la medesima strada, si vede a destra la
Villa Ludovisi
Dal Card. Ludovisi nipote di Gregorio XV. fu eretta quella deliziosa villa con disegno
del Domenichino, la quale ne' suoi amenissimi viali è ornatissima di statue, busti,
bassirilievi, e marmi antichi di gran valore, come ancora ne' due casini, e però farà
più agevole rimettersi alla relazione del Custode, che notare quì tutte le sue rarità.
In questa villa stette per terra l'obelisco, che vedemmo a giacere presso le Scale Sante,
e che si crede spettasse agli orti di Salustio,che quivi vengono assegnati, i quali erano
di sì fatta magnificenza, che servirono poi per diporto, e trattenimento delizioso
agl'Imperatori. Indi ritornando alla piazza Barberini, si vede nel vicolo a lato
dell'orologio de' frati Cappuccini la
Chiesa di S. Isidoro
Circa l'anno 1622. fu eretta questa chiesa da' frati riformati di s. Francesco di
nazione Spagnola, col disegno di Carlo Bizzoccheri: ma dipoi vi fu stabilito un
collegio di frati Osservanti di nazione Ibernese. Nella chiesa sonovi de' quadri di
molta considerazione; lo Sposalizio della ss. Vergine co' laterali nella prima cappella
a destra sono prime opere di Carlo Maratti; le pitture nella seconda sono di Pietro
Paolo Baldini, la ss. Concezione col Bambino nella cappelletta è bellissima opera del
mentovato Carlo Maratta, e le sculture sono del figlio del Cav. Bernino.
Il s. Isidoro nell'altare maggiore è di Andrea Sacchi; il s. Agostino, e s. Francesco
nella cappelletta laterale sono di uno Spagnolo; il s. Antonio di Padova con i laterali
di Gio: Domenico Perugino, le lunette però sono di Egidio Alè Liegese; ed il
ss. Crocifisso con i laterali nell'ultima cappella sono del lodato Carlo Maratta.
Or facendo ritorno alla strada felice, si vede a sinistra la
Chiesa di S. Ildefonso
Da' frati Eremitani Spagnoli fu edificata questa l'anno 1619. e dipoi riedificata con
disegno di Luigi Paglia Siciliano, nella quale evvi la natività del Signore scolpita in
bassorilievo da Francesco cognomiato il Siciliano. Poco dopo a destra è la piccola chiesa di
S. Francesca Romana rinnovata l’anno 1614. da frati Trinitarj Spagnoli, nella quale
fra gli altri quadri evvi la ss. Vergine con gli Angioli del ricatto dipinta da
Francesco Cozza.
Palazzo abitato dalla Regina di Polonia
Nel fine della strada Felice si vede a sinistra questo palazzo, eretto da' celebri pittori
Taddeo, e Federigo Zuccheri per loro abitazione, nel quale fecero delle belle
pitture a fresco; e vi abitò Maria Casimira Regina di Pollonia. Si vede dall'altra
parte della strada la
Chiesa della SS. Trinità sul Monte Pincio
Nel sito più bello del monte Pincio fu eretta questa chiesa l'anno 1494. dal
Re Christianissimo Carlo VIII. ad istanza di s. Francesco di Paola, per stabilirci li Frati
Minimi Francesi, e nel 1595. fu consagrata , e poi ornata di marmi, e di pitture inoltre;
fra le quali la decollazione di s. Gio. Batista, e i laterali a fresco nella prima cappella a
destra sono del Naldini; il s. Francesco di Sales nella seconda è di Fabbrizio Chiari;
le pitture nella terza sono di Daniele da Volterra; il s. Michele Arcangelo però è di
Giuseppe Corvi; e quelle nella cappella dell'Assunta sono di Gio. Paolo Rosetti,
fuorchè li due figuroni negli angoli, che sono del Volterra, e le istorie nella volta,
di Marco da Siena, e di Pellegrino Bologna; la natività della ss. Vergine è di Bizzarra
Spagnolo; e gli Innocenti di Michele Alberti. Il Cristo morto nella cappella, che siegue,
ed altre pitture sono di Paris Nogari; la natività del Signore con altre pitture sono di
persona incognita. Il ciborio nell'altare maggiore è disegno di Monsù Gio. Sciampagna, il
quale vi fece in stucco il mistero della ss. Trinità, e ne' laterale la statua di s. Luigi,
e quella di s. Francesco di Paola; il quadro della Coronazione della santissima Vergine nella
cappelletta è di Federigo Zuccheri. Le pitture nella crociata sono di Pierin del Vaga;
l'Assunzione però, e gli Apostoli, e Profeti furono principiati da Taddeo Zuccheri, e poi
terminati da Federigo suo fratello. La cappella di santa Maria Maddalena con le pitture a
freso nelle lunette, e volta sono di Giulio Romano, ajutato da Francesco suo cognato, e i
laterali colla piscina, e resurrezione di Lazzaro di Pierin del Vaga; la deposizione della
Croce con tutto il resto sono di Daniello da Volterra; la ss. Nunziata colla creazione di
Adamo, ed Eva, di Cesare del Piemonte, e la natività del Signore, che le sta incontro, con
l'altre della ss. Vergine, sono di Paolo Cedaspe Spagnolo. Il ss. Crocifisso nell'ultima
cappella è di Cesare Nebbia, e la sepoltura del Perini con due putti è opera del Lorenzetto.
Sono nel chiostro del convento altre pitture; la Canonizazione di s. Francesco è del Cav.
d'Arpino; alcuni fatti del Santo sono del Nogari, altri di Marco da Faenza. I ritratti de'
Re di Francia sono dell'Avanzino, ed alcune istoriette in piccolo, di Girolamo Maffei; il
Santo però, che medica un infermo, è del Roncalli; e finalmente le pitture fatte nel
corridore superiore con arte ottica sono del P. Gio. Francesco Nicerone del medesimo Ordine.
Villa Medici sul Pincio
Dopo il divisato convento vedesi il magnifico casino, con un fonte, che per essere sull'
altura di questo colle, è ammirabile; ma molto più ammirabile è quello , che sta
nell' alto del giardino. Fu eretta questa delizia dal Card. Medici con somma magnificenza,
e ricchezza di statue, busti, e bassirilievi di marmo, di porfido, ed ancora di metallo;
perciò farà meglio il rimettersi alla relazione del Custode di quelle maraviglie,
da cui il gentil Lettore sarà ben accolto, che volerle quì con brevità descrivere.
Intanto volendo usire per il portone laterale, e camminando a sinistra, si giunge alla
Porta Pinciana
Il magnifico palazzo di Pincio Senatore Romano, che quì presso era, dette facilmente
il nome al colle, ed alla porta insieme, la quale essendo stata spogliata de' suoi
ornamenti di marmo da Teodorico Re de' Goti, rimane ancora nella sua umiltà. Un miglio
distante da questa evvi la celebre
Villa Borghese
Dal Card. Scipione Borghese nipote di Paolo V. fu eretta questa villa, ed il magnifico
casino, li quale darà motivo al cortese mio Lettore di dar fine a questa giornata:
perciò lo consegno all'erudito, e garbato Custode, che farà il piacere di mostrargli
una dopo l'altra le maravigliose statue, bassirilievi, e busti antichi, e moderni,
con altre rarità di quadri, e pitture insigni. Dipoi volendo tornare in Città, sarà
bene di trapassare per mezzo de' viali della gran villa ornata di fontane, di statue,
e di amenissimi giardini, e poi uscire dall'altro portone verso la porta del
Popolo, per osservare quel celebre, e vecchio muro della Città, che dicesi volgarmente
Muro Torto
E' questo un grosso masso delle antiche mura della Città, che mostra d'essere ben presto
per cadere a terra, e pure così stava in tempo di Bellisario Capitano di Giustiniano
Imperatore, il quale volendo ridurlo in migliore stato di difesa contro i nemici,
fu assicurato da' Romani, che s. Pietro Ap. aveva preso la difesa di quella parte della
Città: onde lasciollo senza riparo, e senza presidio, come da Procopio si riferisce
trattando della guerra Gotica.
Non sarà fuor di proposito se prima di terminare questa giornata, accennasse i pregj
della villa di Pompeo il grande, ch'egli comprò dopo sconfitti gli Armeni, i Parti,
gli Assirj, e Mitridate, correndo l'anno di Roma 692. mentre da' più savj Antiquarj
in questa contrada viene assegnata, la quale era di tanta estensione e magnificenza,
che era divisa in superiore ed inferiore, contenendo in se delizie superbe di giardini,
di fontane, e di casini ornati di cose di molto valore: onde per occultarne forse in suo
nome l'acquisto, ne fece apparir compratore Demetrio Liberto, suo favorito, e per
la sua abilità, da lui molto amato, sebbene con soverchia insolenza abusavasi spesso
della fortuna; trascorso solito di gente vile, quando si vede impiegata con distinzione
da gran Personaggi: onde quella dicevasi comunemente di Demetrio.
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