ROME
in
the footsteps of an XVIIIth century traveller
DAY
4
From
Via di Ripetta to Palazzo Massimi
The itinerary (red line) shows monuments in the area limited by Via Papale
(the Papal street), Via del Corso and the river. It starts at the green dot and it ends at
the large red dot .
The blue dots indicate a print by Giuseppe Vasi. The red numbers make reference to
the numbering of the landmarks of Rome shown in the Grand View of Rome.
The itinerary is shown making use of sections of the map of Rome designed by Giovan Battista Nolli in 1748.
The links lead to the plate of the 10 books where the subject is
discussed.
130) Strada di Ripetta (Plate 107)
131) Conservatorio della Divina Provvidenza (Plate
107)
132) Chiesa di S. Maria Porta Paradisi (Plate
107)
133) Chiesa e Spedale di S. Rocco (Plate 107)
134) Porto di Ripetta (Plate
85)
135) Chiesa di S. Girolamo degli Schiavoni (Plate
107)
136) Palazzo Borghese (Plate 69)
137) Collegio Clementino (Plate 167)
A) S. Ivo dei Brittoni (Plate 107)
138) Palazzo di Fiorenza (o Medici) (Plate 106)
139) Chiesa di S. Niccolò de' Perfetti (Plate
106)
B) Obelisco cavato di sotto le ruine (Plate 21 ii)
140) Monastero e Chiesa della Concezione di Campo Marzio (Plate
141)
141) Casa dei Preti della Missione (Plate
141)
142) Chiesa dei Ministri degli Infermi (Plate
138)
143) Chiesa di S. Maria in Aquiro (Plate 138)
144) Seminario Romano (Plate 165)
145) Piazza della Rotonda (Plate 25)
146) Pantheon o Chiesa di S. Maria ad Martyres (Plate
25)
147) Chiesa di S. Maria sopra Minerva (Plate
156)
148) Chiesa di S. Stefano del Cacco (Plate
162)
149) Palazzo Marescotti (Plate 77)
150) Chiesa delle Stimmate di S. Francesco (Plate
179)
151) Monastero di S. Chiara (Plate 156)
152) Oratorio di S. Caterina da Siena (Plate
156)
153) Chiesa di S. Eustachio (Plate
113)
154) Palazzo Lanti e Cenci (Plate
113)
155) Chiesa di S. Maria in Monterone (Plate
134)
156) Archiginnasio della Sapienza (Plate 161)
157) Palazzo Madama (Plate 70)
158) Palazzo Giustiniani e Patrizi (Plate
175)
159) Chiesa di S. Luigi dei Francesi (Plate
175)
160) Convento di S. Agostino (Plate
123)
161) Collegio Germanico (Plate
164)
162) Palazzo Altemps (Plate
164)
163) Chiesa di S. Antonio de' Portughesi (Plate
123)
164) Palazzo e Torre già Scappucci (Plate
123)
165) Chiesa di S. Maria in Posterula (Plate
108) (lost)
166) Arco di Parma (Plate 108) (lost)
167) Chiesa di S. Simone Profeta (Plate 108)
168) Chiesa di S. Salvatore in Primicerio (Plate
108) (lost)
169) Chiesa di S. Salvatore in Lauro (Plate
108)
170) Chiesa de' SS. Celso e Giuliano (Plate
109)
171) Banco di S. Spirito (Plate 109)
172) Piazza dell'Orologio (Plate
137)
173) Palazzo sul Monte Giordano (Plate
110)
174) Chiesa di S. Maria in Vallicella (Plate
137)
175) Palazzo di Sora (Plate 137)
176) Palazzo Nardini o del Governo Vecchio (Plate
110)
177) Chiesa di S. Tommaso in Parione (Plate
110)
178) Chiesa di S. Maria della Pace (Plate
121)
179) Chiesa di S. Maria dell'Anima (Plate
121)
180) Piazza Navona e Obelisco (Plate
26)
181) Chiesa di S. Agnese (Plate
26)
182) Palazzo Panfili e Collegio (Plate
26)
183) Chiesa di S. Giacomo degli Spagnoli (Plate
26)
184) Palazzo Lancellotti e Santobono (Plate
26)
185) Chiesa di S. Maria degli Agonizzanti (Plate
26bis)
186) Chiesa di S. Pantaleo (Plate 76)
187) Palazzo Massimi (Plate 76)
Itinerario istruttivo
per ritrovare con facilità tutte le
Magnificenze di Roma
e di alcune città, e castelli suburbani.
Quarta Giornata
Prefazione
Or avendo osservate le rarità più essenziali, che sono nella parte de' monti verso levante, e volendo ora
proseguire con metodo il cammino delle seguenti giornate, per osservare tutto quello, che è dall'altra
parte verso il Tevere, mi sembra molto spediente di ritornare alla piazza del Popolo, ed intraprendere la
via a sinistra del Corso, che dicesi
Strada di Ripetta
Accanto alla chiesa di s. Maria de' Miracoli sì apre la sopraddetta strada, e seguita di retta linea a
fianco del Tevere, e però in essa si fa lo scarico della legna da lavorare, e da ardere.
Si disse prima questa contrada de' Schiavoni, perchè caduto nell'an. 1453. l'Imperio Orientale in
mano de' Turchi, molti di quella nazione per non stare sotto la tirannide di essi,
quivi vennero ad abitare: ora però prende il nome dal Porto, che in questa strada corrisponde.
Conservatorio della divina Provvidenza
Dopo il palazzo del March. Capponi siegue a destra il conservatorio per le povere donzelle orfane, che
per la cappella dedicata all'Arcangelo s. Michele, di questo portano ancora il nome: ma il proprio loro
nome è della divina Provvidenza, perchè vivono coll'industrie delle proprie mani, e coll'elemosine
de' benefattori.
Chiesa di S. Maria in Porta Paradisi
Piccola, ma nobile è questa cappella o chiesa, che vogliam dire; dicevasi anticamente in Augusta per il
celebre mausoleo di quell'Eroe, che stava qui vicino. Fu fatta di nuovo l'anno 1628. per un legato di
Matteo Caccia medico dello spedale degl'Incurabili, a cui è unita; ed è ornata con marmi, pitture e
bassirilievi di marmo. Quello nell'altare a mano destra è di Gio. Francesco de' Rossi; l'altro incontro,
ed il deposto del suddetto medico sono di Cosimo Fancelli; e quelle sull'altare di mezzo sono di
Francesco Brunetti Bolognese; e le pitture nella cupola di Pietro Paolo Baldini; le altre poi di Lorenzo
Greuter.
Mausoleo di Augusto
Poco dopo entrando nel vicolo detto de' Pontefici per alcune immagini, che sono poste nel prospetto
di un casamento, si trova a destra il palazzino oggi del March. Correa, e nel cortile si vede un misero
avanzo, del celebre mausoleo di Augusto, eretto nel sesto suo consolato per sepoltura di se, de' suoi,
ed ancora di tutti gl'imperatori suoi successori. Era di figura circolare con 12. porte, conforme ai 12. segni
celesti, e tutto ricoperto di bianche pietre lavorate a guisa di rete, ed era diviso a tre piani alto 250.
cubiti; nella sua sommità era posta la statua di Augusto fatta di metallo, e sotto eranvi delle stanze
con finestrelle da riporvi le ceneri, come oggi si vedono. Da piedi fino alla cima era tutto ricoperto di
alberi di perpetua verdura, ed era cinto di tre ordini di mura con una porta e due obelischi, e dietro vi era
un boschetto con deliziose strade da spasseggiare, coperte di pioppi. Ora non vi è rimasto altro, che il
masso di mezzo, ridotto ad uso di giardino pensile; per lo quale tutta la contrada dicevasi ne' secoli
scorsi in Augusta, e furono quivi disotterrati li due obelischi egizi, che ora si vedono, uno eretto
presso la tribuna di s. Maria Maggiore, e l'altro a giacere incontro al palazzo Barberini. Quindi
ritornando sulla strada di Ripetta, si trova a sinistra la
Chiesa e spedale di S. Rocco
Da una confraternita di barcaroli, osti, ed altri consimili impieghi, fu eretta a tre navate questa magnifica
chiesa l'anno 1657. col disegno di Gio. Antonio de' Rossi ed è ornata di marmi e di pitture. Il quadro nella
seconda cappella a destra è di Baciccio Gauli; le pitture nella cappella della ss. Vergine sono del
Carosi; il s. Rocco nell'altare maggiore di Giacinto Brandi, il s. Martino a cavallo, di Bernardo da
Formello; il s. Antonio di Padova è di Gregorio Calabrese, e le pitture nella cupoletta e lunette sono
di Francesco Rosa.
È unito a questa chiesa lo spedale per li poveri della confraternita, ed ancora per le povere donne, che
non avessero in casa loro comodo di partorire.
Porto di Ripetta
Incontro alla descritta chiesa evvi il porto per le barche, che vengono dalla Sabina, e dall'Umbria, e a distinzione
di quello destinato per le barche e navi, che vengono dal mare si dice di Ripetta. Perciò è quivi un
continuo mercato di carbone, vino, olio; ed altri simili generi di grascie per benefizio del pubblico.
Dal Pontefice Clemente XI. fu ornato di comode scale, come si vede, col disegno di Alessandro
Specchi, e nelle colonne laterali vi fu posto il segno fin dove sono arrivate alcune volte le inondazioni
del Tevere.
Chiesa di s. Girolamo delli Schiavoni
Era quivi una piccola chiesa dedicata a santa Marina: ma poi da un eremita Schiavone fu dedicata al
s. Dottore, e dipoi venendo in Roma, come dicemmo, quei Cristiani fuggiti da quella provincia per la
tirannia de' Turchi, eressero appresso la chiesa uno spedale. Quindi Sisto V. riedificò la chiesa col
disegno di Martin Lunghi il vecchio, la fece collegiata, e la ornò di pitture diverse. Il quadro nella
cappella a destra è di Giuseppe del Bastardo, quello nella terza di Benigno Vangolini, le pitture
nell'altare maggiore sono di Antonio Viviano, e di Andrea d'Ancona; quelle però della volta sono
di Paris Nogari. Il s. Girolamo nella cappella, che siegue, ed il Cristo morto nell'altra, sono del suddetto
Bastardo; le pitture a fresco sono però del suddetto Andrea d'Ancona, il quale fece ancora la
natività del Signore, ed il ss. Crocifisso nell'ultima si crede, che sia di Antonio Caracci.
Palazzo Borghese
A sinistra della detta chiesa si vede il magnifico palazzo, che per la sua forma dicesi il cembalo di
Borghese. Fu questo principiato dal Card. Deza Spagnolo, ma poi fu terminato da Paolo V. per dare
comoda abitazione ai suoi nipoti. Quella parte, che corrisponde sul porto di Ripetta è disegno di
Flaminio Ponzio, il resto però verso la piazza è di Martin Lunghi il vecchio. È notabile il gran cortile
ornato con portici doppi sostenuti da cento colonne tutte di granito egizio: gli appartamenti sono
ricchi di quadri insigni, e di arredi preziosi: fra tutti è distinta la cappella domestica per le molte
reliquie giojellate, e l'appartamento di D. Giacomo fratello del Principe, ornato, di cose rare e
pellegrine; perciò sarà più gradito al lettore il vederle, che il sentirne la narrazione, tanto più,
che dal custode viene tutto mostrato. Quindi ritornando sulla strada di Ripetta, si vede al capocroce
la piazza con il
Collegio Clementino, e Chiesa di s. Gregorio
Porta un tal nome questo collegio, perchè eretto da Clemente VIII. l'anno l1595. per benefizio
de' giovani Schiavoni, come dicemmo, ivi questa contrada abitanti: ma dipoi essendo questi da
Urbano VIII. trasportati nella città di Loreto, quivi si ricevono giovani nobili di qualunque nazione,
e sono instruiti in tutte le scienze, ed arti cavalleresche da' religiosi Somaschi. Nella strada a sinistra di
questo collegio, vi è la piccola chiesa di s. Gregorio fondata l'anno 1527. da una confraternita di
Muratori; e nella strada a destra evvi la
Chiesa di s. Lucia della Tinta
Dall'antico tempio di Dite, e Proserpina prese corrottamente il suo nome questa piccola, ed
antichissima chiesa, dedicata a s. Lucia matrona romana, la quale quivi insieme con s. Giminiano
ricevette il martirio. Fu insigne collegiata, ma mancata questa fu governata dal solo Paroco per molto
tempo, e dopo varj riattamenti finalmente fu rimodernata, e decorata di una piccola collegiata di
Canonici dal Principe Borghese.
Or per dire qualche cosa dell'accennato tempio di Dite, e Proserpina: secondo che si legge in varj autori
antichi, era quivi un altare sotterraneo, come alli Dei infernali costumava farsi dalli Pagani, e fu
fatto da' Romani, nella guerra contro gli Albani, ed acciocchè ad ogni altro, fuor che a' Romani,
restasse incognito, fu ricoperto di terra, nè si scopriva se non ne' giuochi secolari, nel qual tempo
vi si celebrava il trinozio. Quindi lasciando a sinistra la strada dell'Orso
ed entrando nel vicolo a destra, si trova la
Chiesa di s. Ivone
Conserva questa chiesa l'antica forma di tre navate con colonne di granito egizio, ed era prima
dedicata a s. Andrea Apostolo; ma essendo nell'anno 1456. conceduta ad una confraternita di
Britoni, la dedicarono al Santo loro protettore, ed ora è unita alla chiesa di s. Luigi de' Francesi.
Il pavimento di questa essendo più basso della strada, dimostra quanto sia alzato il piano di Roma,
dopo la fondazione della medesima, per causa dell'inondazioni del Tevere. Tornando poi nella strada di
Ripetta, ed entrando nel vicolo a sinistra si vede il magnifico
Palazzo di Fiorenza e Chiesa di s. Cecilia
Ultimamente è stato rimodernato questo palazzo già della Repubblica di Fiorenza, oggi di sua Maestà
Cesarea il gran Duca di Toscana; ed è notabile nel cortile il prospetto fatto con disegno di Giacomo
Barozio da Vignola, e nel vicolo a sinistra la piccola chiesa di s. Cecilia, della quale vi é tradizione, che
sia eretta in una sua casa, e oratorio; ora vi è unito il titolo di s. Biagio, perché ne ha cura la confraternita
de' Materazzari; e vi è un bel quadro di Placido Costanzi rappresentante la santa Titolare. Tornando poi in
strada, siegue a sinistra la
Chiesa di s. Niccolò de' Perfetti
Questa chiesa è molto antica, mentre si legge, che da s. Zaccaria Papa fu assegnata per ricovero
alle monache Basiliane venute dalla Grecia circa l'anno 750. Dal Pont. s. Pio V. fu poi nell'anno 1568.
conceduta ai frati Domenicani, i quali amministrano la parrocchia. Prima di partire via da questo rinomato
luogo spero, che sarà gradito al mio Lettore di fare pochi passi più avanti verso la strada
a sinistra, per osservare la lapide, che fu posta nel cantone del nuovo casamento in memoria
di essere stato ivi scoperto il maraviglioso
Obelisco di Augusto nel Campo Marzio
In cinque pezzi, e 14. palmi sotto terra fu disotterrato quell'insigne, e smisurato trofeo della Romana
potenza l'an. 1478. come si vede riposto nel cortile del vicino palazzo, che dicesi della Vignaccia.
E' questo di granito rosso con cifre, o simboli egizj, fatto dal Re Sesostri, e fu condotto a Roma da
Ottaviano Augusto dopo aver conquistato l'Egitto, il quale poi lo pose nel campo Marzio, per dimorare
colla sua ombra le ore, o la meridiana al popolo Romano, che ivi concorreva a celebrare le feste,
e giuochi ne' tempi destinati. Ritornando poi al palazzo di Fiorenza, e camminando per la strada, che
li sta incontro, evvi il
Monastero, e Chiesa della ss. Concezione di Campo Marzio
Molto celebre, ed antico è questo monastero, poichè eretto per le monache Basiliane, come dicemmo
fuggire dalla Grecia per la persecuzione di Costant. Copronimo, portando seco il corpo
di s. Greg. Nazianzeno, la testa di s. Quirino vesc. e mart., una immagine della ss. Vergine, ed altre
reliquie, e le collocarono nella loro chiesa; e fu di tanto credito l'osservanza, e la vita religiosa di
quelle monache appresso i Sommi Pontefici, Re, e Principi, che fecero ad esse molti donativi di cartelli,
villaggi, e possessioni; onde vi concorsero molte dame, e fanciulle Romane, ma poi nata la difficoltà
dell'uffiziatura Greca, vi si pose la regola di S. Benedetto. Greg. XIII. trasportò il corpo di s Gregorio al
Vaticano l'anno 1580. vi lasciò però un braccio con altre reliquie. In oggi è stato rimodernato il
monastero, e ornata la chiesa di marmi, e pitture. Il s. Gregorio, e il s. Benedetto, che si vedono dipinti
sulla porta del monastero, sono di Gio: Batista Speranza, e la Madonna è del Sermoneta. Il quadro di
s. Benedetto, che sta in chiesa, è di Lazzaro Baldi, e quello della Madonna viene dalla scuola di Giulio
Romano.
Uscendo poi per la porticella laterale, e voltando a sinistra, prima di entrare nella piazza di Monte Citorio,
si vede a sinistra la
Chiesa e casa de' Preti della Missione
L' anno 1642. fu eretta questa casa, e con somma esemplarità, vi si fanno continuamente degli esercizj
spirituali, specialmente per gli Ordinandi. Ultimamente poi è stata fatta la chiesa entro la clausura, e
perciò non vi entrano donne, ed è ornata di molte pitture: il quadro nella prima cappella rappresenta
s. Franc. di Sales è di Monsù Vienn, il s. Paolo nella terza è del Cav. Monosili; la ss. Trinità nell'altare
maggiore del Cav. Conca, e li laterali a fresco sono di Aurelio Milani. L'assunzione della Madonna nella
cappella, che siegue, è del suddetto Monosili, il s. Vincenzo de Paulis nell'altra, del detto Milani, ed il
s. Filippo, e s. Carlo Borromeo nell'ultima sono di Pietro Veronese. Quindi facendo ritorno alla chiesa
delle monache di campo Marzio, ed entrando nel vicolo di incontro, si trova la
Chiesa di s. Salvatore delle Cupelle
Dell'antichità di questa chiesa solamente si conserva il piccolo campanile alla gotica, e della
moderna magnificenza non vi e altro, che un deposito ornato di marmi, sculture, e metalli dorati lavorato
da Bernardino Ludovisi. Indi ritornando nella strada a sinistra, si vede la nuova
Chiesa di s. Maria Maddalena e Convento de' Ministri degl'Infermi
Quanto ricca è questa chiesa di pitture, marmi, e stucchi dorati, altrettanto giocoso è il suo disegno,
ancora del prospetto. Ed è ornata di bellissimi altari, di statue, bassirilievi, e pitture di buona mano:
il s. Lorenzo Giustiniani è di Luca Giordani, il s. Cammillo de Lellis di Placido Costnzi, le pitture a
fresco del Cav. Conca, e li due laterali di suoi allievi. La s. Penitente sull'altare maggiore è di
Alessandro Costanzi, ed il s. Niccolò di Bari è del Baciccio: è poi riguardevole l'organo collocato
sopra la porta, per li molti registri, che vi si suonano; non già le pitture nella tribuna e volta.
Chiesa di s. Maria in Aquiro, e collegio Capranica
Dopo il vicolo a sinistra della divisata chiesa, siegue il collegio Capranica eretto l'an. 1400. da un
Cardinale di tale antichissima famiglia in una parte del proprio palazzo, e però vanta il primato tra tutti i
collegi di Roma.
A fianco evvi la chiesa di s. Maria in Aquiro, eretta da Anastasio I. circa l'anno 400. sopra le rovine di un
tempio antico creduto di Giugurta, e fu riedificata dal Card. Ant. Maria Salviati, il quale nel 1591. vi
aggiunse la casa per li fanciulli orfani raccolti da s. Ignazio di Lojola, ed insieme il collegio per quelli, che
volessero studiare le lettere. Il s Carlo, che sta nella primi cappella della chiesa, è di un Lombardo; il
quadro nella seconda è di Francesco Pavone, le pitture a fresco nella terza sono di Carlo Veneziano,
il quadro sull'altare però è creduto del Nappi. L'architettura dell'altare maggiore è di Mattia de Rossi,
ed il quadro, di Carlo Maratta. Le pitture della passione nella penultima cappella sono di Gio: Batista
Speranza, ed il quadro con i laterali sono di Gherardo Fiammingo.
Si disse questa chiesa in Equiro, o Aquiro forse dagli archi del acqua vergine, che quivi passando
andavano, a finire, come dicemmo; presso la chiesa di s. Ignazio; perciò si crede dal Nardini, che qui
giungesse almeno uno de' portici de' Septi, che poi vi furono fatti da Lepido, e da Agrippa, in cui
facevasi una continua fiera, e mercato di preziose merci. Quindi trapassando il vicolo accanto al
suddetto collegio degli Orfanelli, e poi l'altro a sinistra, si trova il
Seminario Romano
Fu questo eretto l'anno 1560. da Pio IV., e fu il primo, che fosse fondato secondo il Concilio di Trento,
per istituirvi la gioventù Romana, che volesse eleggere lo stato ecclesiastico. Fu dato in cura a
padri Gesuiti, colla facoltà di educare anche in esso cento convittori nobili, e di qualunque nazione.
Dopo essere stato in vari luoghi di Roma, fu per ultimo quivi stabilito con architettura dell'Ammannato,
e li fu unita la piccola chiesa di san Macuto, celebre per l'obelisco, che stava eretto nella piazzetta, ed
ora sta in mezzo alla fontana nella piazza della Rotonda, ed altri a giacere ne' suoi contorni, creduti del
tempio di Iside. Corrisponde quivi il convento de' frati Domenicani; ma ritornando indietro, si vede poco
dopo la
Piazza della Rotonda
Dalla rotondità del celebre Panteon prese il nome questa piazza, che li fa ornamento. Gregorio XIII.
vi eresse il fonte, che le sta in mezzo, e Clemente XI. vi drizzò l'obelisco con disegno di Filippo Barigioni.
Si fa in questa un continuo mercato di ogni sorta di viveri, specialmente di uccellami, e cacciagioni.
Panteon, o chiesa di s. Maria ad Martyres
Questo maraviglioso tempio, secondo il sentimento comune, di sicuro non si sa da chi fosse eretto;
ma da Marco Agrippa genero di Augusto li fu aggiunto il portico, e si disse Panteon, perchè era dedicato
a tutti li Dei immaginati da' Gentili. Nella parte superiore, ch'è quella, che in oggi è cangiata in chiesa,
erano collocate le statue delli Dei celesti, e nel basso i terrestri, stando in mezzo quella di Cibele; è
nella parte di sotto, che ora è coperta dal pavimento, erano distribuite le statue delli dei penati.
E' molto probabile, che questo tempio, essendo nel più basso del campo Marzio, fosse stato eretto
nel sito della palude Capreja, appresso a cui fu ucciso, e nascoso Romolo, e perciò dai Romani tenuto
con grande superstizione,
dedicaronlo a tutti li Dei, quasi per farseli protettori nelle loro imprese, e nella loro sicurezza.
Bonifazio IV. per cancellare quelle scioccherie, e sozze superstizioni, l'an. 607. purgatolo d'ogni falsità gentilesca, consagrollo al vero Iddio in
onore della ss. Vergine, e di tutti i santi Martiri; perciò fece trasportare da varj cimiteri 18. carri di ossa
di ss. Martiri, e fecele collocare sotto l'altare maggiore; onde fu detto s. Maria ad Martyres; e poi da
Gregorio IV. fu disteso universalmente a tutti i Santi l'anno 830. e però quivi fu posto il Volto santo
ritratto del nostro Salvatore, quando da Costantinopoli fu portato in Roma; e molta terra de' luoghi
santi di Gerusalemme fu collocata nella cappella di san Giuseppe. Furono concedute alla visita di
questo tempio molte indulgenze, specialmente dal Pont. Paolo III. il quale graziò la detta cappella
di tutte le indulgenze, che si acquistano visitando i luoghi santi di Gerusalemme, ed Alessandro VII.
le accordò anche per modo di suffragio alle Anime del Purgatorio.
Molto ricco dovette essere questo tempio, mentre si legge, che non solo di fuori, ma ancora di dentro
era ornato di grosse lamine di argento, delle quali restò spogliato non solo per i fulmini, come alcun
crede, ma altresì da Costanzo nipote di Eraclio l'anno 636. il quale portò via anco le statue, ed altri
preziosi ornamenti. Quindi per le molte rovine e desolazioni di Roma essendo rimase miserabilmente
privo di ogni ornamento, anzi devastato, e ricoperto sino alla soglia e basi, con parte delle colonne del
portico, tanto che si scendeva nel tempio per alcuni gradini.
Eugenio IV. ristaurò la gran volta, che minacciava rovina; ed Alessandro VII. dopo aver fatto abbassare
la piazza e scoprire tutto il portico sino al suo antico piantato, come ora si vede, fece rimettere le due
smisurate colonne di granito,che mancavano dalla parte verso la Minerva, servendosi di alcune, benchè
non intiere, già trovate sotterra vicino la chiesa di s. Luigi de' Francesi, ed ancora fece ristaurare tutto
l'interno del tempio colla direzione di Fra Giuseppe Paglia. Clemente IX. fece chiudere il detto portico
con magnifiche cancellate di ferro, e Clemente XI. rinnovò la tribuna, e vi collocò la miracolosa
immagine della ss. Vergine.
E ora questo tempio ornato di pitture, statue, e busti di marmo. La statua di s. Giuseppe fu
fatta da Vincenzo Fiorentino, le pitture laterali sono del Cozza, il Dio Padre di Gio. Peruzzini;
il transito di s. Giuseppe è di Gio: Antonio Caroti; la Presentazione, di Gio. Batista Greppi,
la testa di Taddeo Zuccheri in marmo, è di Federigo suo fratello minore, e quella di Flamminio
Vacca se la fece da se stesso. Sonovi ancora intorno al gran tempio le memorie di Pierin del
Vaga, e di Giovanni da Udine, che rimesse in uso la maniera di dipingere le grottesche, fatte con
lavoro del Mochi. Carlo Maratta per opera del Nardini vi pose ancora il busto di Annibale Caracci, e
quello del celebre Raffaello da Urbino, il cui epitaffio fu composto da Monsig. della Casa, ed il distico dal
Bembo del seguente tenore: Ille hic est Raphael, timuit quo sopite vinci
Rerum magna Parens, et moriente mori.
Sono poi negli antichi tabernacoli ornati di preziose colonne varie statue di marmo, fatte da
diversi sommi Pontefici in onore di quei Santi, che rappresentano, fra le quali evvi la ss. Vergine
scolpita dal Lorenzetti, e nelle cappelle varj quadri. Sino al Pontificato di Urbano VIII. eranvi rimasti
nel portico le travi tutte di metallo molto grosse, delle quali ne fu fatta la confessione sopra i corpi
di s. Pietro e di san Paolo, e la mirabile cattedra nell'altare maggiore del Tempio Vaticano, ed
ancora ne furono formati vari pezzi di artiglieria per Castel s. Angelo. Nel nicchione destro del
medesimo portico era la maravigliosa urna di porfido, che ora si vede in s. Gio: Laterano
nel deposito di Clem. XII. Finalmente poi è stata ripulita la volta, le colonne, e riattata la gran
porta di metallo per ordine di Bened. XIV.
Chiesa e Convento di s. Maria sopra Minerva
Nella strada a destra del Panteon corrisponde questa chiesa colla sua piazza, nella quale si vede un
piccolo obelisco egizio trovato nel giardino del convento, ed era uno di quelli del suddetto tempio di Iside.
Dal Bernini fu alzato sul dorso di un elefante per ordine di Alessandro VII. l'anno 1667. alludendo
alla prudenza della ss. Vergine. Questa chiesa porta un tal nome, perchè edificata sopra il tempio di Minerva, e fu posseduta insieme con il convento, benchè in forma assai più piccola, dalle Monache, come dicemmo, venute dalla Grecia, subito che capitarono in Roma; ma poi passate in quella di campo Marzio, circa l'anno 1370. la cederono ai frati Domenicani, i quali coll'elemosine de' benefattori la riedificarono con magnificenza, benchè alla gotica. Sono bensì in questa delle pitture, e sculture di somma considerazione, e però se non rincresce al gentilissimo mio Lettore vorrei farne una ricerca particolare. Nella prima cappella a destra il s. Lodovico Domenicano è del Baciccio; la cappella, che siegue di s. Rosa, è tutta dipinta da Lazzaro Baldi, ed il s. Pietro mart. è di Ventura Lambert; le pitture laterali però sono di Batista Franco, e le superiori del Muziano. La cappella passata la porticella, dedicata alla ss. Nunziata è tutta dipinta da Cesare Nebbia; la statua però di Urbano VII. è di Ambrosio Malvicino, la cappella, che siegue dell'Aldobrandini tutta ornata di marmi, e statue, è disegno di Giacomo
della Porta: il quadro sull'altare è l'ultima opera fatta da Federigo Baroccio; le pitture sulla volta sono
di Cherubino Alberti; la statua del Papa colla giustizia, ed il s. Pietro, ed il s. Paolo sono d'Ippolito
Bazio; la statua della Religione ed un putto assai bello sono di Stefano Mariani; li due Angioli sull'altare,
del Malvicino; le sculture nell'altro deposito sono di Stefano Maderno, e gli altri d'altri.
Il ss. Crocifisso di rilievo nella cappelletta della crociata, è opera di Giotto Fiorentino, e li due putti di
metallo nel deposito vicino sono di Taddeo Landini; la cappella, che siegue è dipinta da Filippo Lippi;
la volta però è di Raffaellino del Garbo, e la ss. Nunziata si crede opera del B. Gio. da Fiesole Domenicano.
La statua di Paolo IV. di marmo fatta di vari colori è di Giacomo, e Tommaso Casignola; il quadro nella
cappella, che siegue è di Carlo Maratti, e le pitture in alto sono del Baciccio, e li busti di marmo di Cosimo
Fancelli. Li 15. misteri dipinti nella cappella del Rosario sono di Marcello Venusti, e li fatti di santa
Caterina da Siena, di Giacomo de' Vecchi; la Coronazione però è di Carlo Veneziano, e l'immagine della
ss. Vergine sull'altare si crede del suddetto B. Gio. da Fiesole. Perchè s. Caterina da Siena, in vita
spesso visitava con devozione questa santa Immagine, il di lei corpo fu posto sotto l'altare medesimo.
La statua della ss. Vergine, che sta appoggiata al pilastro dell'altare maggiore è opera di Francesco
Siciliano; li depositi di Leone X., e di Clemente VII. posti nel coro sono di Baccio Bandinelli; la statua
però di Leone è di Raffaello di monte Lupo, e quella di Clemente di Baccio Bigio.
L'ammirabile statua di Gesù Cristo in piedi posta nell'altro pilastro è opera del Buonarroti. Nella cappella,
che siegue, perchè serve di passagio, solamente vi sono tre depositi ai Cardinali, ma ornatissimi; quello
sopra la porta è disegno del Rinaldi, la statua di mezzo è di Ercole Ferrata, la Carità, di Filippo Romano;
la Religione di Monsù Michele, l'altra di Francesco allievo del Ferrata, e quelle a sedere del Fancelli,
e del Rossi; l'altro deposito colla statua a giacere è disegno di Giacomo della Porta, e la statua fu scolpita
da Silla da Vingiù; l'altro incontro è disegno del Bernino; la statua però della Carità è di Antonio Raggi,
l'altra del Mari, ed il resto di Ercole Ferrara, e d'altri. Il quadro della Maddalena nella cappella, che siegue è
di Francesco Pavone, ed il s. Giacinto nella cappelletta incontro, di Ottone Padovano.
La cappella di s. Domenico ornata di maravigliose colonne fu terminata dal Raguzini per ordine di
Benedetto XIII. la statua, e bassorilievo del cui deposito sono opere di Carlo Melchion.
Il s. Pio V. dipinto nella cappella, che siegue, è di Andrea Procaccini, ed il deposito, che sta incontro,
è disegno del Bernini; quello però nella nave con due medaglie è disegno di Pietro da Cortona; il
s. Giacomo nell'altra cappella è del Venusti; il s. Vincenzo Ferrerio di Bernardino Castelli; il san
Gio: Batista del Nappi; la Maddalena nell'ultima cappella del suddetto Venusti, e i
depositi ne' pilastri della nave di varj. Nella sagrestia vi è un Crocifisso dipinto da Andrea del Sarto, e
varie pitture dello Speranza, e d'altri sono nella volta. Le pitture a fresco nel chiostro sono di
Gio. Valesio, cioè la santissima Nunziata, il s. Pio V., e la battaglia; Giuseppe Paglia vi dipinse la
Presentazione; e la Visitazione, Gio. Antonio Lelli; le altre pitture sono del Nappi e d'altri.
E' maravigliosa dopo la Biblioteca Vaticana, la libreria di questi Religiosi e si tiene aperta per
pubblico comodo delli studiosi, e letterati: la statua di s. Domenico nel dormitorio è opera in stuco
dell'Algardi.
Incontro a questa chiesa evvi il nobilissimo collegio dell'Accademia Ecclesiastica, volgarmente
detto de' Pizzardoni.
Quindi camminandosi per la strada a sinistra della chiesa, si vede nel cantone del secondo vicolo un
gran piede di marmo, che dà il nome alla strada, e alla contrada ancora,
ed entrando in quel medesimo vicolo si vede la
Chiesa di s. Stefano del Cacco
Fu questa eretta sull'antico tempio d' Iside e Serapide, abbruciato da Claudio Imperatore in occasione, che
Paolina nobile, e pudica matrona romana, fu ivi offesa da un tale chiamato Mondo, ingannata però
da' sacerdoti di quel tempio, i quali le diedero a credere esser amata da Anubi loro Dio: per lo qual
misfatto furono tutti fatti morire: ma il tempio fu poi rifatto da Aless. Severo, ed ornato di figure e simboli
usati dagli Egizi, de' quali furono i leoni di pietra egizia, che stanno nel fonte dell'acqua felice, e le
sfingi a piedi del Campidoglio, con altre quivi trovate. Fu conceduta questa chiesa ai Monaci
Silvestrini l'anno 1563. i quali l'hanno riattata, conservandola però nell'antica forma. Il Cristo morto è
di Pierin del Vaga, e le pitture a fresco nella tribuna sono del Consolano, ed altre del Baglioni.
Uscendo poi per la porticella laterale, ed entrando nel vicolo a sinistra si trova la
Chiesa di s. Giovanni della Pigna
Di Gregorio XIII. fu conceduta questa piccola chiesa alla confraternita della Pietà verso i carcerati
l'anno 1582. e però fu rinnovata ed ornata con pitture di Baldassare Croce, di cui è il s. Giovanni nell'altare
maggiore, ed il Dio Padre dipinto a fresco; la Pietà però è di Luigi Garzi. Questa confraternita fra l'altre
opere pie, libera nella vigilia del ss. Natale, e di Pasqua di Resurrezione tutti i carcerati, per debito
civile, pagando essa in loro vece.
Palazzo Estense, ora Marescotti
Fu questo palazzo eretto da' Sig. Maffei col disegno di Giacomo della Porta, dipoi passò ai
Duchi Sannesi, e ai serenissimi Duchi di Modena; ora l'han compraro i Sig. Marescotti. Le rovine,
che si vedono nella strada incontro a questo sono delle famose terme di Marco Agrippa; e
perchè ne' secoli passati vi formavano un arco da passare, dicevasi per la gran rotondità del
masso l'arco della ciambella, come oggi la contrada ne porta il nome. A sinistra di questo palazzo
sta appoggiata la
Chiesa delle Stimate di s. Francesco
Era quivi un'antica chiesa dedicata ai XL. ss. Martiri, la quale circa l'anno 1595. fu conceduta alla
confraternita delle Stimate; e perchè era molto piccola e cadente, fu rinnovata con magnificenza
secondo il disegno prima del Contini, e poi del Canevari. Fra gli altri quadri è molto rinomato quello
della Flagellazione alla colonna dipinto dal Cav. Benesiani nella prima cappella a destra: il s. Francesco
nell'altare maggiore è del Trevisani, quello nell'ultima di Giacinto Brandi, e le pitture nella volta sono
di Luigi Garzi.
Il palazzo Strozzi, che si vede incontro alla detta chiesa, è considerabile non solo per la sua estensione, e
per le rarità, che lo adornano, ma ancora per il celebre museo in cui sono 12. medaglie
d'oro de' primi XII. Cesari, e una quantità di pietre rare e pellegrine. Quindi facendo ritorno
all'arco della Ciambella, e voltando nella strada a sinstra, si vede in primo luogo l'oratorio
de' ss. Benedetto, e Scolastica, e poi voltando a destra evvi la
Chiesa e Monastero di s. Chiara
Fu questo monastero eretto circa l'an. 1563. da Pio IV. per le donne convertite a penitenza; ma poi
nell'anno 1628. trasferire queste al monastero nella lungara, quivi succederono le fanciulle oneste e
civili sotto la regola di s. Chiara. La chiesa fu fatta col disegno del Volterra, e fu dedicata alla Santa
fondatrice. In questo monastero si vedono altre rovine dell'accennate terme di Agrippa; ed incontro l'
Oratorio di s. Caterina da Siena
Perchè quì abitò per alcuni anni s. Caterina da Siena, e vi morì fuvvi eretto un piccolo monastero di
religiose Domenicane, e vi durò fino al Pontificato di s. Pio V. sotto il quale fu principiato il monastero
sul monte Magnanapoli, ed essendo quelle ivi trasferite, fu quivi istituito il collegio per i Neofiti; ma
essendo poi anche questo passato presso la chiesa di s. Maria ai Monti, la Confraternita della santissima
Nunziata vi eresse l'archivio e residenza per li ufiziali della grande opera pia, che esercita, cioè
di dare ogni anno la dote a centinaja di zittelle povere. Si conserva però la memoria della Santa in una
nobile cappelletti ornata di marmi e pitture, della quale tiene cura la medesima confraternita. Nel cortile
si vede un antico sarcofago di marmo molto grande. Indi camminando per la strada a destra si trova in
primo luogo la
Chiesa di s. Eustachio
Questa si crede edificata in tempo di Costantino Magno nel luogo del martirio di questo santo
Cavaliere Romano. Fu dipoi ristaurata l'anno 1196. da Celestino III. il quale pose sotto l'altare
maggiore i corpi di s. Eustachio, di sua moglie, e de' suoi figliuoli tutti martiri, ed essendo ultimamente
la chiesa riedificata di nuovo, dal Cardinale Neri Corsini Diacono della medesima, sono stati collocati
entro una preziosa urna di porfido ornata di metalli dorati, posta sotto il nobilissimo altare di mezzo
fatto dal medesimo. I1 santo Titolare nell'altare maggiore è opera del Muratori, il s. Girolamo, e la
Visitazione negli altari laterali sono di Giacomo Zoboli. È notabile, che in questa chiesa fu battezzato
l'an. 15*7. il grande Alessandro Farnese gran Capitano delle Fiandre.
La piazza, che si apre dinanzi alla detta chiesa, sebbene non sia molto grande, ella è sempre piena
di ogni sorta di viveri, e così seguita ad unirsi con quella della Rotonda.
Palazzo Lanti, e Cenci
Il palazzo Cenci, che si vede su questa piazza è nobile architettura di Giulio Romano, e
quello, che gli sta accanto è il palazzo Lanti molto grande e cospicuo, ora notabilmente rimodernato,
ed ornato nel cortile con statue e busti antichi. Dopo di questi camminando per il vicolo, che sta di fianco,
siegue la
Chiesa di s. Maria in Monterone
Dalla famiglia, che la fondò forse prese il nome questa piccola, ed antica chiesa, e la possiedono i frati
Trinitarj riformati del Riscatto. Dipoi voltando nel vicolo, che le sta a sinistra, ed entrando nel primo
vicolo, si trova a sinistra il Teatro della Valle, ed appresso l'
Archiginnasio della Sapienza
Era già perduto lo studio delle scienze, non meno di quello delle belle arti, per le continue guerre d'Italia, e sciagure di Roma,
quando s. Gregorio il grande pensò di rimetterlo. Innocenzo IV. stabilì quello dell'una, e dell'altra legge,
Bonifacio VIII. eresse quivi le pubbliche scuole l'anno 1293. e Clemente V. vi stabilì le cattedre delle
lingue, e altri Pontefici vi hanno aggiunto quelle di altre scienze. Il primo architetto della fabbrica fu il
Buonarroti, o secondo altri il Bramante; ma poi fu terminata sotto Alessandro VII. dal Borromini, il
quale fece nel gran cortile la chiesa con la cupola di una nuova invenzione, tanto nell'interno, che
nell'esterno ammirabile. Fu dedicata a s. Luca Evangelista, a san Leone Magno, e a s. Ivo avvocato
de' poveri, avendovi fatto il quadro Pietro da Cortona, ma per causa di morte fu terminato poi da
Gio. Ventura Borghesi suo allievo.
Uscendo dal portone principale, evvi a destra il palazzo Carpegna, al quale per dire il vero il Borromini
suddetto con pochi segni fece il bel portone; ma non così fece Paolo Mucelli nel seguente
Palazzo Madama
Prese un tal nome questo magnifico palazzo, perchè edificato alla Principessa Caterina de' Medici
figlia del Gran Duca di Toscana, e vi abitò prima, che fosse Regina di Francia, e poi vi nacque il
grande Alessandro Farnese. Furono in questo luogo le magnifiche terme di Nerone, poi, come
diremo,accresciute da Alessandro Severo, e rendute colla sua casa, che quì presso aveva, più
deliziose, delle quali si videro fino ai nostri tempi nel secondo cortile di questo palazzo le
maravigliose rovine con un grande arco di materia laterizia, e vi era nel mezzo un grande albero
con un fonte da piede, che per verità sembrava un incantesimo. Fu il tutto demolito per dar luogo alla
fabbrica della nuova abitazione per la famiglia bassa del Tribunale del Governo di Roma, ora quì
stabilito, con tutti i Notari, Luogotenenti, ed altri ministri.
Nel nono anno del suo Impero edificò queste terme Nerone, e furono di tanta magnificenza, e con tanto lusso
tenute, che Marziale ebbe a dire nel settimo delle sue epigramme:
. . . . . . quid Nerone pejus? Quid Thermis melius Neronianis?
Ma Alessandro Severo per abolire il nome di quel infame Imperatore, e per dare applauso maggiore
alle terme, dopo averle accresciute di fabbrica, e di delizia, volle che le medesime a pubblico comodo
fossero illuminate di notte con quantità di lampadari di cristallo di monte.
Da Greci appresero i Romani l'uso di bagnarvisi, prima della venuta de' Medici, il che avvenne circa
l'anno 535. dalla fondazione di Roma nel consolato di L. Emilio, e M. Licinio; e la loro introduzione fu
per motivo di pulizia, poichè in quei tempi costumavansi i panni di lana invece di quelli di lino, non
ancora introdotti, come oggidì, e similmente per maggior conservazione della salute; benchè di poi
si ridusse in lusso, e delizia; e però vi concorrevano i Romani non solo a pulire, ma ricreare ancora a i
loro corpi. Erano in esse compartite quasi infinite stanze a volta, alcune con acque tiepide, e talvolta
odorifere, destinate a i lavacri, ed altre con i soli vapori calidi per rifocillarsi ne' tempi d'inverno,
ungendosi ancora con olj, ed unguenti prelibati; e vi erano similmente luoghi, a parte destinati per le
sole donne.
Inoltre esercitavano nelle terme la lotta, il disco, il salto, il pugliato, il corso la palla, e vi furono anche
introdotte le palestre, i ginnasj, le biblioteche, e per maggior delizia vi furono formate amenissime selve
atte a spasseggiarvi. P. Vittore ne descrive dodici, e le chiama Cesaree, e de' bagni privati ne conta
ottocento sessanta, ma poi sotto Nerone giunsero ad un numero esorbitante.
E' tradizione, che in queste terme fosse stato un tempio della Pietà, e che poi da s. Silvestro fosse dedicato
al ss. Salvatore, e dopo consacrato da s. Gregorio Magno, li conferisse molte indulgenze, il quale si
disse s. Salvatore in Thermis, e poi s. Giacomo in Thermis, a cui era unito un spedale. Questo, forse
sarà quella chiesa, che ora è unita al suddetto palazzo Madama, che diciamo ss. Salvatore.
Palazzo Giustiniani, e Patrizj
Nell'uscire dal portone del divisato cortile, ci viene incontro il ricchissimo palazzo Giustiniani, non
meno per la copiosa scelta di quadri de' primi valenti uomini, che per la quantità di statue, busti, e
marmi preziosi trovati nelle rovine delle accennate terme di Nerone, passando il numero di 500. le
statue antiche, oltre le moderne, distribuite negli appartamenti, nelle scale, e nel portico con magnificenza
di colonne di granito, collocate tra nicchie, e spartimenti con bassirilievi, correndone le stampe in due
gran tomi per piacere degli eruditi e dilettanti; onde questo si rende singolare fra i palazzi di Roma.
A destra evvi il palazzo Patrizj, ed incontro la
Chiesa di s. Luigi de' Francesi
Era quivi anticamente un priorato di Monaci Benedettini spettante alla Badia di Farfa, e vi era unita la
prossima e piccola chiesa collo spedale detto s. Giacomo in Thermis. La nazione Francese fece la permuta
l'an. 1589. con altra, che altrove possedeva, e colle limosine di Caterina de' Medici Regina di Francia fu
eretta la nuova chiesa col disegno di Giacomo della Porta, in onore di san Dionisio Areopagita, e di
san Luigi Re di Francia. Anni sono è stata tutta incrostata di marmi, ed ornata mirabilmente di pitture
e stucchi dorati. È celebre in questa chiesa la seconda cappella a destra, dedicata a s. Cecilia, non
solo per il quadro dell'altare copiato da Guido Reni dall'originale di Raffaello, ma altresì per le pitture ne'
laterali, e nella volta fatte a fresco dal gran Domenichino. Evvi nella cappella, che siegue la
B. Gio. di Sciantal dipinta da Monsù Parosel, e nell'altare maggiore l'Assunzione della ss. Vergine è di
Francesco Bassano, il s. Matteo con i laterali nella cappella, che siegue sono del Caravaggio,
l'adorazione de' Magi, del Cav. Baglioni, il s. Luigi, di Plautilla Bricci, ed il s. Niccolò nella
penultima, del Muziani; i laterali però sono di Girolamo Maffei, il quale fece ancora il quadro
nell'ultima. Nella sagrestia poi vi è il s. Dionigi dipinto da Gio: Miele, una Madonna del Correggio,
e l'abbozzo del san Erasmo, che sta nella Basilica Vaticana fatto del Pussino. Ufizia questa chiesa
un collegio di Preti nazionali, i quali abitano nel magnifico casamento laterale, ove è anche l'ospizio
per li pellegrini di loro nazione.
Chiesa e Convento di s. Agostino
Senza andar cercando dove sia questo, basta incamminarsi a sinistra, che dopo pochi passi
si vede la gran mole del nuovo convento, fatto con disegno del Cav. Luigi Vanvitelli Romano,
il quale ha rinnovato ancora la chiesa, che per la vecchiezza minacciava rovina,
particolarmente la cupola, la quale vantava il primato fra tutte le moderne di Roma.
Fu questa eretta l'anno 1483. con disegno quasi gotico di Giacomo Pontelli, servandosi
de' travertini caduti dal Colosseo, e furono trasportati in essa tutti i corpi de' santi
Martiri, che erano nell'antichissima chiesa di s. Tritone, ora affatto soppressa per la
nuova fabbrica del convento. Sono in questa nobilissime cappelle ornate di marmi,
depositi, e pitture celebri, fra le quali tiene il primo luogo un Profeta con due putti
dipinto sopra un pilastro della nave da Raffaello da Urbino, fatto a somiglianza delle
opere di Michel Angelo Bonarroti; il s. Agostino nell'altare della crociata è del
Guercino da Cento. L'altare maggiore ornato di marmi preziosi è disegno del Cav. Bernini,
e li Angioli furono terminati da Gio. Fancelli sotto il mentovato Bernini; le pitture
nella cappella di s. Agostino, e di s. Guglielmo sono del Lanfranco, il s. Tommaso di
Villanuova, del Romanelli, il medesimo Santo scolpito in marmo, è di Melchior Gafar Maltese,
terminato per causa di morte da Ercole Ferrata; il deposito del Card. Imperiali è opera di
Domenico Guidi; la deposizione dalla Croce è di Giorgio Vasari; il quadro del B. Giovanni,
è di Giacinto Brandi; la s. Appollonia, del Muziani; l'Assunta, dell'Abbatini, e
la s. Casa di Loreto, del Caravaggio, ed altre molte pitture, e sculture, che si
tralasciano per brevità.
Nel sito presso di questa chiesa e convento si crede essere stato eretto da Romolo
l'altare a Marte, per cui il campo si disse Marzio, ed ancora esservi stato il
Busto fatto da Ottaviano Augusto, cioè un luogo chiuso con cancellate di ferro,
in cui solevano i Gentili abbruciare i cadaveri degl'Imperatori, ed il primo fu
quello del medesimo Augusto. A destra della riferita chiesa evvi il
Collegio Germanico, e chiesa di s. Apollinare
Da Adriano I. fu eretta questa l’anno 772. per abolire il nome di Apolline, che quivi
aveva il tempio. Ottenuta poi da s. Ignazio di Lojola l'anno 1552. insieme col palazzo
del Card. Pietro di Luna, già Antipapa, vi stabilì il collegio che poi da Gregorio XIII.
fu provveduto di sufficienti entrate per lo mantenimento di cento alunni, che devono essere
tutti Tedeschi. Da Benedetto XIV. fu fatta di nuovo la chiesa, ed il collegio con disegno
del Cav. Fuga. Nel portico si venera la immagine della ss. Vergine, che era nell' antico
portico, ed il battesimo di Gesù Cristo è opera di Gaetano Lapis. La volta della chiesa
dipinta da Stefano Pozzi, ed il quadro nell' altare maggiore tutto ornato di preziosi
marmi, e metalli dorati è di Ercole Ferrari Bolognese. La statua di s. Francesco Saverio
è di Monsù le Gros, ed il s. Ignazio incontro di Carlo Melchion; il s. Giovanni
Nepomiceno è di Placido Costanzi, ed il quadro incontro di Niccolò Ricciolini;
quello nella sagrestia è Niccolò Bonito, e le pitture nella volta di Corrado Giaquinto.
Palazzo Altemps
Incontro alla riferita chiesa è questo palazzo adorno di statue, busti, e colonne di
porfido, e di giallo antico; ma il maggior ornamento è la cappella domestica ornata
similmente di marmi, e pitture, in cui fra le altre reliquie si conserva il corpo di
s. Aniceto Papa cavato dalle catacombe di s. Sebastiano, in tempo di Clem. VIII. il
quale lo donò a questa nobilissima famiglia; che perciò vi celebra ogni anno la festa,
e l'ottava con pubblica solennità. Corrisponde questo palazzo in due altre piazze, una,
che dicesi di Torresanguigna, e l'altra piazza Fiammetta, e vi sì vedono due nobilissimi
palazzi uno de' Sagripanti, già Corsini, con disegno di Bramante, ed altro di Sampieri.
Entrando poi nel vicolo a fianco della chiesa di s. Apollinare, e poi piegando a sinistra,
finita la strada de' ventagliari, si vede la
Chiesa di s. Antonio de' Portughesi
Era quivi una chiesa dedicata a s. Antonio Abate, la quale essendo da Eugenio IV.
conceduta al Card. Martinez de Chiaves Portughese, rifabricolla, e dedicolla a s. Antonio
suo nazionale: e perchè i Portughesi fin dall' anno 1360. già avevano uno spedale per i
poveri pellegrini di loro nazione, che venivano a Roma, unirono insieme l'una, e l'altro:
onde poi riedificarono la chiesa circa l'anno 1695. con disegno di Martin Lunghi il giovane,
e vi fecero delle cappelle ornate di marmi, e di pitture, fra le quali evvi il santo Titolare
nell'altare maggiore, dipinto da Giacinto Calandrucci Palermitano, il quale fece ancora
il s. Gio: Batista nella seconda cappella; la ss. Concezione è di Giacomo Zoboli, ed il
ss. Crocifisso nella sagrestia è di autore incerto. Incontro a questa corrisponde i1
portone del convento di s. Agostino, e tra l'una, e l’altra strada il
Palazzo e torre già Scappucci
E' memorabile il fatto succeduto in questo palazzo per uno scimmiotto. Accadde, che
avendo rubato un bambino, che dormiva senza custodia, portollo incima alla gran torre,
ed accortisi i genitori dell'evidente pericolo del bambino, si dettero con calde preghiere
a raccomandarlo alla ss. Vergine onde quel bruto con tutta pace riportollo sano e salvo
in luogo sicuro; perciò in memoria di tal fatto fu posta nel medesimo luogo la statua
della ss. Vergine, ed ogni sera vi si tiene accesa la lampada. Proseguendo poi il cammino
per la Strada tra questo, e la detta chiesa, si trova a destra il palazzo Caraffa, e
poco più oltre la piazza dell'Orso, e la
Chiesa di s. Maria in Posterula
Era questa chiesa unita all'antico palazzo Gaetani, che quì ebbe quella nobilissima
famiglia prima del Pontificato di Bonifazio VIII. ma poi avendola egli conceduta ai
monaci Celestini, vi stabilirono il loro collegio, che dicesi Urbano.
La piazza, e la strada si dice dell'Orso, per l’immagine di
quell'animale, che ivi
sta in un angolo di un casamento, o per l’insegna dell'albergo, in cui fanno
particolare residenza i calessieri, e vetturini. Seguitando poco più oltre, si trova a
destra l'
Arco di Parma
Per quel che appare, era questo anticamente una porta per iscendere al Tevere,
ora però serve per lo spurgo, e scarico dell'immondezze, che si raccolgono per la
Città. Nel vicolo incontro corrisponde la
Chiesa di s. Simone Profeta
Da alcuni monumenti, che sono in questa chiesa si arguisce essere stata molto
risplendente la sua antichità, ma poi per la vecchiezza minacciando rovina
l'an. 1610. fu rifatta dal Card. Lancellotti. A sinistra di questa evvi il palazzo
Cesi, e nel casamento incontro si vede dipinto in chiaro e
scuro il ritratto di
Raffaelle da Urbino, in memoria di aver ivi abitato quell'insigne pittore de' nostri
secoli; ed appresso si vedono altre pitture fatte similmente dichiaro e scuro,
che rappresentano diversi fatti degli antichi Romani, e sono opere ammirabili di
Polidoro da Caravaggio, e del Maturino, allievi del detto Raffaello: ma per
disavventura hanno molto patito. Evvi a sinistra il palazzo Lancellotti, e a destra la
Chiesa di s. Salvatore in Primicerio e Palazzo Lancellotti
Quasi niuna notizia si ha di questa antichissima chiesa consagrata l’anno 1113. ed
ufiziata ora dalla compagnia di s. Trifone; e però passeremo ad osservare le statue,
li busti, e bassirilievi antichi, co' preziosi quadri del palazzo Lancellotti.
Fu questo edificato con disegno di Carlo Maderno; il portone però è del Domenichino;
la strada laterale si dice de' coronari, perchè vi sono le botteghe di questi, e
la scalinata, che si vede dall'altra parte della strada, porta alla piccola
chiesa de' ss. Simone, e Giuda Apostoli, come fra poco diremo parlando del monte Giordano.
Pigliando poi il cammino a destra, si trova la
Chiesa di s. Salvatore in Lauro
Insieme con questa chiesa fu eretto un monastero dal Card. Latino Orsini circa
l'an. 1450. per li Canonici di s. Gregorio in Alga, i quali, poi riedificarono la
chiesa col disegno di Ottavio Mascherini; ma essendo soppresso quell' ordine da
Clemente IX. fu conceduta l'anno 1669. alla confraternita de' Marchigiani, i quali
dedicarono la chiesa alla ss. Vergine di Loreto, e nel monastero eressero un collegio
di nazionali. Nella chiesa sono delle cappelle ornate di marmi, e di pitture; fra le
quali è rimarchevole il Presepio di nostro Signore nell'ultima cappella, per essere
la prima opera di Pietro da Cortona; la ss. Vergine nell' altare maggiore è di Gio:
Peruzzi d'Ancona, ed il s. Filippo Neri con altri Santi nella crociata è del Cav. Ghezzi.
Indi scendendo per il vicoletto a destra della medesima chiesa. si torna alla strada
dell'Orso, e piegando a sinistra in primo luogo il
Teatro di Tordinona
Erano quivi ne' secoli passati le carceri; dipoi fuvvi un magnifico teatro tutto
costruito di materiali senza legno; ma essendo stato atterrato da Innoc. XI.
ultimamente vi è stato rifatto di legno sul medesimo piantato dell' antico.
Appresso evvi il quartiere de' birri di campagna, e dopo la cappella, che
dicesi la consorteria, perchè destinata a dare ajuto e riposo, in caso di
bisogno, ai malfattori condannati dalla Giustizia a morire fu quella piazza;
e lasciando ad altro tempo l’osservare il Ponte, ed il Castel s. Angelo,
volteremo a sinistra per la strada di mezzo, che dicesi Papale, e vedremo la
Chiesa de' ss. Celso, e Giuliano
Si crede, che questa chiesa sia stata fondata quando i corpi di quei ss. Martiri
furono d'Antiochia portati a Roma, e però in essa da Clemente VIII. furono trasportati
dalla chiesa di s. Paolo fuori delle mura, ove erano stati fin allora riposti.
La chiesa stava prima dall' altra parte incontro, e si vede ancora una porzione
dell'antico portico nel cantone verso la piazza, la quale fu atterrata perchè
impediva la strada papale, aperta da Clem. VII. incontro al ponte: e perchè era
collegiata, e parrocchiale, acciò non si tralasciasse il servigio divino e non
si perdesse la memoria de' detti Santi, fu eletta una casa vicina.
Nel Pontificato di Clem. XII. fu riedificata di nuovo la chiesa, col
disegno di Carlo de Dominicis, e fu ornata di quadri moderni, fra' quali il
battesimo di Gesù Cristo è di Gaetano Lapis, e i santi Titolari sull'altare
sono di Pompeo Battoni, i laterali però sono, quello a destra di Franc. Caccianica,
e di quello a sinistra non se ne fa il nome. Fra le reliquie si conserva in questa
chiesa un piede di s. Maria Maddalena; e dal le memorie antiche si sa, che a
sinistra di questa erano i vestigj dell'Arco di Graziano, Valentiniano, e Teodosio
Imperatori, eretto per ornamento di un magnifico portico, che comunemente si crede,
che portasse alla Basilica Vaticana. Siegue dopo il
Banco di s. Spirito, e palazzo Alberici
Con bel disegno di Bramante Lazzari fu eretto questo magnifico sì, ma piccolo palazzo,
come ancora quello, che noi diciamo banco di s. Spirito. Fu il secondo veramente destinato
per uso della Zecca Pontificia; ma perchè ne fu poi eretta una nuova, e più comoda,
come diremo a suo luogo, quivi fu aperto un banco per comodo dello spedale di
s. Spirito, e poi coll'autorità di Paolo V. fu renduto pubblico, e perciò furono
ipotecate le terre, castelli, e tutti li beni del medesimo spedale in favore de' mercanti
o altri, che vi depositassero il loro danaro. La strada a destra dicesi di banchi vecchi,
perchè ivi furono, prima che fosse edificata la Curia Innocenziana a monte Citorio, le
banche de' Notari. E la piccola chiesa, che si vede sul principio è dedicata alla
Purificazione della ss. Vergine, la quale da Eug. IV. fu conceduta ad una confraternita di
Oltramontani l’anno 1444. La strada a sinistra è la papale, e vi si vede a sinistra
la piccola chiesa di s. Giuliano, e poi la
Piazza dell'orologio della chiesa nuova
Tre magnifici palazzi corrispondono su questa piazza, che prende il nome dall'orologio
della casa dell'oratorio di s Filippo Neri, eretto con graziosa architettura del
Cav. Borromini. Il principale e più antico è il
Palazzo sul monte Giordano
Prese un tal nome questo monticello da Giordano Orsini, che vi eresse il palazzo a
guisa di cittadella circondato di muri e torrioni, ed insieme una chiesa dedicata
ai ss. Simone e Giuda Apostoli, che sebbene il palazzo sia ora passato in dominio
de' Sig. Gabbrielli, pure seguita ad essere parrocchiale. Nel cortile vi è un fonte
coll'immagini degli orsi, e negli appartamenti sonovi delle statue, busti antichi,
e quadri riguardevoli. Indi ritornando alla divisata piazza, siegue appresso la
Chiesa di s. Maria in Vallicella, detta nuova
Perchè da s. Filippo Neri fu l'anno 1575. edificata di nuovo e con magnificenza la chiesa,
che dicevasi in Vallicella, e anticamente ad puteum album; ancor seguita a dirsi Chiesa Nuova.
Fu eseguita col disegno di Martin Lunghi, e poi fu ornata di stucchi dorati e pitture da
Pietro da Cortona, il quale dipinse a fresco la volta, la cupola, e la tribuna. Tutte
le cappelle sono ornate di marmi, colonne, e pitture insigni; onde ne daremo conto
particolare. Il ss. Crocifisso nella prima cappella a destra, è di Scipione Gaetani;
il Cristo al sepolcro nell'altra, del Caravaggio; l'Assunzione, del Muziani; lo Spirito
santo è di Vincenzo Fiammingo, e l’Assunzione nella quinta cappella, di Aurelio Comi.
La coronazione della ss.Vergine nella crociata è del Cav: d'Arpino, e le due statue, di
Flaminio Vacca; il s. Carlo nell'altra è di Carlo Maratti, ed il laterali, quello a destra
è dello Scaramucci, e quello incontro è di Gio. Bonatti.
Il quadro nell'altare maggiore ove è l'antica immagine di s. Maria in Vallicella è di
Pietro Paolo Rubens, di cui sono ancora i due laterali; il tabernacolo adorno di pietre
preziose, ed angioli fatti di metallo è disegno di Ciro Ferri. Il san Filippo Neri nella
cappella, che siegue, ove si custodisce il corpo del Santo è di Guido Reni, e le altre
pitture sono del Pomarancio; il quadro però nell'altra cappella interna, è del Guercino.
La Presentazione della ss. Vergine al tempio nella cappella della crociata è di Federico
Baroccio, e le due statue, di Gio. Antonio Paracca. La statua di s. Filippo nella nobilissima
sagrestia, e il busto di metallo sopra la porta sono insigni opere dell'Algardi, e le
pitture nella volta sono del Cortona, il quale dipinse ancora la volta della cappella
superiore. La ss. Nunziata nella cappella dopo la sagrestia è del Cav. Passignani, e la
Visitazione di s. Elisabetta nell' altra è del Baroccio; in questa cappella s. Filippo
spesso celebrava Messa. La Natività del Signore nell'altra cappella è di Durante Alberti;
l'adorazione de' Magi è di Cesare Nebbia; e la presentazione al tempio è del Cav. d'Arpino.
I1 quadro sopra la porta maggiore è di Monsù Daniele; Gesù Cristo, che scaccia i venditori
dal tempio, e l'Arca del testamento, sopra gli archi della nave sono del Peroddi; la Giuditta,
e la ss. Concezione sono del suddetto Daniele; Gesù Cristo, che dà le chiavi a s. Pietro, e
l’adorazione del vitello sono del Passeri; la Rachele e la Maddalena, di Giuseppe Ghezzi;
la manna, e la comunione degli Apostoli, del suddetto Daniele; la creazione di Adamo, ed il
giudizio universale del detto Ghezzi; e la creazione degli Angioli, e la caduta di Lucifero,
in ovati sono di Lazzaro Baldi.
La nobilissima casa di questi Preti Filippini fu eretta col disegno del Borromini, il quale
seppe ritrovarci tutti i comodi con magnificenza, fra' quali il cortile, e la cappella,
ovvero oratorio, destinato per le solite orazioni ed esercizi spirituali, ed in alcuni
tempi per composizioni sagre cantate in musica. Il quadro dell'altare è del Vanni da Siena,
e le pitture nella volta sono del Romanelli. E poi celebre la stanza, in cui abitò e morì
s. Filippo Neri, conservandovisi il letto, ed utensilj domestici entro alcuni armarj.
Palazzo di Sora
Nell'uscire dalla descritta chiesa si vede a sinistra questo palazzo colla piccola
piazza del medesimo nome. Fu già de' Conti Fieschi eretto col disegno di Bramante
Lazzari; ora però lo possiede il Duca di Sora Principe di Piombino. Indi rimettendosi
sulla strada papale, evvi a sinistra il
Palazzo de' Nardini e del governo vecchio
Fu questo antico palazzo del Card. Stefano Nardini di Forlì lasciato per testamento alla
confraternita di Sancta Sanctorum; e per molto tempo vi è stato il Tribunale del governo di
Roma, che ora, come dicemmo, è stato trasportato nel palazzo Madama.
E' notabile, che nel vicolo incontro fu nel secolo passato trovata ne' fondamenti di
una casa la gran gamba collossale, che fu creduta del colosso di Giove, fatto da Pompeo
presso la sua scala. Quindi entrando nella strada a sinistra si vede la
Chiesa di s. Tommaso in Parione
Questa piccola chiesa fu consagrata nell'anno 1139. e poi nel 1517. fu eretta in titolo
Cardinalizio da Leone X E' notabile, che in essa fu ordinato, e poi consagrato
prete s. Filippo Neri; ed il B. Gregorio Barbarigo, essendo Cardinale titolare della
medesima, insegnava in essa la Dottrina Cristiana ai fanciulli, e promosse l’uso di dar
loro de' premi. A sinistra di questa è il collegio Nardini, ed incontro il palazzo abitato
da Sisto V. mentre era Cardinale Nel fine di questa breve strada si vede a sinistra la
chiesa di s. Biagio della fossa custodita dalla confraternita de' Magazzinieri di vino,
e a sinistra la celebre
Chiesa di s. Maria della Pace
Si chiamava anticamente s. Andrea degli Acquarenarj, ovvero Pescatori, la quale essendo
parrocchiale, vi era un piccolo portico con una immagine della ss. Vergine, in cui messisi
a giuocare un giorno due giovani, uno di essi tanto si infierì per la perdita del danaro,
che oltraggiò la santa Immagine con un sasso, ed uscendo dalla percossa prodigiosamente il
sangue, corse il popolo a quello spettacolo con tanta compunzione,che saputosi dal Papa,
che in quel tempo era Sisto IV. vi accorse anch'esso processionalmente per implorare per
l'incercessione della ss. Vergine la Pace, e quiete dell'Italia, in quel tempo vessata
dalla guerra; ed essendo stata esaudita la preghiera, nell'anno 1482. eresse la nuova
chiesa in onore della ss. Vergine sotto il titolo della Pace, ponendovi sull'altare maggiore
l'Immagine miracolosa, e la concedè ai Canonici Lateranensi.
Nel Pontificato di Alessandro VII. correndo l'istesso flagello in Italia, per impetrare
similmente la Pace fra' Principi Cristiani, fu ristaurata, e adornata la chiesa col
disegno di Pietro da Cortona, il quale seppe in poco sito fare un nobile e magnifico
prospetto.
Sono in questa chiesa delle pitture e sculture riguardevoli, e però non voglio
defraudarne il gentilissimo lettore. La deposizione della Croce nella prima cappella a
destra è opera di metallo fatta da Cosimo Fancelli, il quale fece ancora la statua di
s. Caterina, ed il sepolcro con due putti, che sta incontro; il san Bernardino però
coll'altro sepolcro è di Ercole Ferrata, e le pitture sopra l'arco sono di Raffaele da
Urbino; quelle però sopra il cornicione sono di Rosso Fiorentino. Le statue di
s. Pietro e s. Paolo, con altre sculture nella cappella, che siegue, sono di
Vincenzo de' Rossi da Fiesole, il quadro dell'altare di Carlo Cesi, e le Sibille
nel di fuori sono di Timoteo della Vite. Il s. Gio Evangelista nella cappella sotto
la cupola è del Cav. d'Arpino, e la visitazione di s. Elisabetta in alto, di
Carlo Maratti; il battesimo di Gesù Cristo nella cappella, che siegue è di Orazio
Gentileschi, e in alto, la presentazione della ss. Vergine al tempio è di Baldassare
Peruzzi. I due laterali nell'altare maggiore ornato di preziosi marini, e metalli dorati,
sono del Cav. Passignani, le pitture ne' pilastri, di Lavinia Fontana, e quelle nella
volta, di Francesco Albano. La natività della Madonna sopra la cappella del Crocifisso è
del Cav. Vanni il giovane; la natività del Signore nell'altra cappella è del Sermoneta,
ed il transito della Madonna, che sta sopra, è di Gio. Maria Morandi. Il s. Girolamo
nell'altra cappella è del Venusti, e le pitture di Adamo ed Eva sopra il cornicione sono
di Filippo Lauri. I1 s. Ubaldo nell'ultima è di Lazzaro Baldi, e le pitture sopra, sono
del suddetto Peruzzi da Siena.
Chiesa di s. Maria dell'Anima
A sinistra della divisata chiesa evvi l'ospizio per la nazione Tedesca, ed insieme la
chiesa di s. Maria dell'Anima, eretta l'an. 1400. da Gio. Pietro Fiammingo, e prese un tal
titolo per una immagine della ss. Vergine in mezzo a due anime genuflesse, trovata nel
fabbricare la chiesa. E' questa senza buona regola di architettura, ornata però di buone
pitture a fresco, ma guaste, e molte sculture riguardevoli; fra le quali evvi la Pietà in
marmo fatta ad imitazione di quella del Buonarroti opera di Baccio Bigio: il deposito di
Adriano VI. nel presbiterio è disegno di Baldassare Peruzzi; e l'altro del Duca di Claves,
è di Niccolò Aras insieme con Egidio Riviera Fiammingo, e li due depositi su i pilastri
della nave con putti sono opere di Francesco Fiammingo. Ultimamente è stato rifatto
l'altare maggiore con marmi mischi, stucchi dorati, e pitture a fresco secondo il disegno di
Palo Posi. Incontro evvi la
Chiesa di s. Niccolò
Fu questa conceduta ai Lorenesi da Gregorio XV. i quali poi nell'anno 1636. la
riedificarono da' fondamenti, ed in tal occasione trovarono tanti travertini, che ne fecero
il nobile prospetto; ed ultimamente l'hanno tutta incrostata di marmi mischi, ed ornata
di stucchi dorati, sculture, e pitture. I1 quadro dell'altare e la s. Caterina sono di
Carlo Lorenese, e i due laterali di Corrado Giaquinto, il quale dipinse a fresco la volta
nella sua gioventù, e li quattro bassirilievi in marmo sono di Gio. Grossi Romano. Entrando
nel vicolo laterale a questa piccola chiesa si passa alla gran
Piazza Navona
Corrottamente si dice questa magnifica piazza navona in vece di Agonale, poichè quivi fu
il magnifico Circo, detto Agonale dalla parola agone, che vuol dire combattimento. Altri
hanno pensato,che tal nome derivasse dalle feste agonali dedicate a Giano, le quali si
facevano ai 9. di Gennaro. Fu ancora detta di Alessandro Severo, per la vicinanza delle
sue terme. Oltre i giuochi di delizia, e di esercizio, eranvi ancora nel circo agonale i
lupanari, cioè stanze sotterranee destinate per le donne di mal fare. Ora però svanite
tutte quelle oscenità, vi è sorta una gran piazza, cinta di nobili casamenti, e tempj,
e si dice piazza Navona, e vi si tiene in ogni settimana il mercato di ogni sorte di
viveri, e di cose domestiche, concorrendovi colle loro grascie i popoli vicini.
Nell'estare poi in ogni domenica di Agosto si fa nella medesima piazza un delizioso lago
formato dalle abbondanti fontane, che a guisa di sorgenti la riempiono di acque, e però
vi concorre la nobiltà con i loro cocchi, e la cittadinanza a farne applauso.
Quì fa nobile prospetto la
Chiesa di s. Agnese
Ove è questa magnifica chiesa furono i suddetti lupanari, in cui fu condotta la verginella
s. Agnese per ordine di Sinfronio Prefetto di Roma, acciò fosse violata la sua verginità;
ma essendo liberata dall'Angelo suo custode, che colla sua presenza fece all'improvviso
cader morto il figliuolo del Prefetto, nel tempo, che pensava di molestarla, e poi per
li fervorosi prieghi del Prefetto medesimo, facendo ella orazione a Dio fu rimesso in vita.
Per conservare la memoria del sopraddetto celebre fatto, fu nel medesimo luogo eretta una
piccola chiesa, la quale è memorabile ancora, perchè essendo stata parrocchiale, fu in
essa battezzata s. Francesca Romana. Assunto poi al Pontificato Innocenzo X., che quivi
aveva la sua abitazione, eresse la magnifica chiesa con disegno del Cav. Rainaldi; ma dipoi
fu terminata col mirabile prospetto, e cupola dal Cavaliere Borromini, ed è una delle
più cospicue, e ricche chiese di Roma. E' formata questa in croce greca, e fino al
cornicione è tutta di marmi, sculture, e bassirilievi, anco negli altari; dal cornicione
in su è tutta ornata di stucchi dorati, e pitture a fresco. Il bassorilievo nell' primo
altare a destra è di Francesco Rossi; la statua di santa Agnese nelle fiamme, ed il rilievo
di s. Emerenziana nell'altro altare sono di Ercole Ferrata. Il gran rilievo della Sagra
Famiglia sull' altare maggiore è di Domenico Guidi, e quello, che siegue di s. Cecilia, e
di Antonio Raggi. La statua di s. Sebastiano nell'altra cappella l'aveva fatta il Cav. Bernini,
ma perchè riuscì di piccola proporzione, fu posta nella sagrestia contigua, e sull'altare
ve ne fu messa un'altra, di cui non se ne sa l'autore, ed il s. Eustachio tra le fiere, è
di Melchior Maltese, che poi fu terminato da Ercole Ferrata suddetto. Le pitture negli angoli
sono graziose opere del Baciccio, e quelle nella cupola di Ciro Ferri; ma per disavventura
morto sul principio dell'opera, essa fu terminata dal Pasqualini suo allievo. Il deposito
d'Innocenzo X., che sta sopra la porta, è del suddetto Bernini, ed il bassorilievo della
s. Vergine, che sta nel sotterraneo, è dell'Algardi.
E' unito a questa chiesa il collegio, che dicesi Panfili per li giovani vassalli di
quell' Eccma casa, ed ancora una grandiosa librerìa, per comodo de' medesimi, ed altresì
de' Preti cappellani. A destra della chiesa evvi il
Palazzo Panfili, e Collegio
Dal mentovato Innocenzo X. fu fatto questo magnifico palazzo con disegno del Borromini,
e vi sono delle pitture fresco di Pietro da Cortona. Ma non contento quel magnanimo
pontefice del palazzo, e della chiesa, volle anco incontro a questa fare l'ammirabile
fonte, e si prevalse dell'ingegno del Cav. Bernini. Questo seppe unire l'antico col
moderno, formando quattro scogli, che dopo una proporzionata altezza, unendosi con
grazia formano piedistallo all'obelisco egizio, che era stato preso dal Circo di
Caracalla il quale in segno di pace termina colla colomba, che ha un ramo di ulivo in
bocca, fatta di metallo conforme all'arme di quel Pontefice. Posano i quattro scogli
in un seno circondato di acqua, che figura il mare perciò vi si vedono dispersi de' pesci;
e sopra li scogli stanno a sedere i quattro Fiumi principali del Mondo, figurati in
quattro colossi di marmo; il Danubio fu scolpito da Claudio Francese;
il Gange da Francesco Baratta; il Nilo da Gio. Antonio Fancelli, e
l'Argentano da Antonio Raggi; li scogli però con il cavallo, leone, palma, ed altri
ornamenti furono fatti di mano del medesimo Bernino, il quale fece ancora la bellissima
statua del Moro, posta in mezzo all'altra fontana fattavi già da Gregorio XIII. i
tritoni però co' delfini sono opere di fra Guglielmo della Porta, e secondo alcuni
del Buonarroti.
Chiesa di s. Giacomo degli Spagnoli
Da un Infante di Castiglia fu da primo edificata questa chiesa sulla divisata piazza Navona,
e poi riedificata l'anno 1440. da D. Alfonso Paradinas Vescovo di Rodrigo in Spagna, e fu
dedicata a s. Giacomo Apostolo, ed insieme a s. Idelfonso Vescovo: e sebbene sia senza
buon ordine di architettura è però ornata di nobilissime cappelle con marmi, sculture, e
pitture celebri. Il quadro dell'Assunta nella prima cappella a destra è di Francesco da
città di Castello, e le pitture nella volta sono di Pierin del Vaga; la Resurrezione, che
siegue è di Cesare Nebbia, e la volta di Baldassar Croce. Le pitture sopra l'altare della
Madonna sono del detto Nebbia, e la testa di marmo a destra della sagrestia è del Bernini.
La statua della Madonna è di Tommaso Boschi, e le pitture di Giulio Piacentino. Il ss.
Crocifisso nell'altare maggiore è del Sermoneta, e i due Santi laterali, di Onofrio Avellino;
la statua di s. Giacomo nella cappella di fianco è del Sansovino allora giovane, e le pitture
laterali di Pellegrino da Modena discepolo di Raffaelle. Le pitture a fresco, ed il quadro
nella cappella di s. Diego sono di Annibale Caracci; alcune istorie però nella parte di
fuori sono dell'Albani, e del Domenichino suoi allievi, e quelle nella sagrestia sono di
Anastasio Fontebuoni. Unito a questa chiesa evvi lo spedale per li nazionali, e la casa per
li Preti Spagnuoli, che ne hanno cura.
Palazzo Lancellotti, e Santobono
A capo di piazza Navona sono questi due palazzi divisi dal vicolo, che dicesi della Cuccagna;
a destra è quello de' Lancellotti, eretto con disegno di Pirro Ligorio; e dall'altra parte
quello degli Orfani, poi de' Bracciani, ed è molto antico, benchè da una parte fu
principiato con buona architettura. In oggi è posseduto da' Principi di Santobono, e si
estende a sinistra fino alla piazza di Pasquino, così detta dal tronco di una
statua antica posta nel cantone del medesimo, la quale, come diceva il Bernini,
se fosse intiera, e non deformata, sarebbe la migliore statua di Roma; dicesi di
Pasquino per un bottegaro, che vi abitava accanto, e ne' secoli passati solevansi a
quella affiliare le satire, perciò dette pasquinate.
Chiesa di s. Maria degli Agonizzanti
Questa piazza si dice ancora de' Librari, e degli Agonizzanti per la chiesa della
Confraternita, che sta presso un tal isituto. Questa dopo vari luoghi eresse quì il
suo oratorio e chiesa; esercita la sua carica in orare per gli agonizzanti e specialmente
per quelli, che dalla Giustizia sono condannati a morte, facendo dell'esposizioni, e
celebrando molte messe. Quindi voltando per la strada papale appresso il detto palazzo
Santobono, siegue la
Chiesa di s. Pantaleo
Fra questa già antica parrocchiale fondata nel 1316. da Onorio III. e vi stavano alcuni
Preti Inglesi; essendo poi nel 1621. conceduta al B. Giuseppe Calasanzio fondatore de'
Chierici regolari delle Scuole pie, eresse nel vicino casamento il suo collegio, e poi
rinnovò la chiesa col disegno di Antonio de' Rossi; fra le pitture evvi il Santo martire
dipinto dal Cav. Calabrese, e quelle intorno all'immagine della ss. Vergine sono della
scuola del P. Pozzi Gesuita.
Palazzo Massimi
Dopo la detta chiesa siegue il palazzo dell' antichissima famiglia Massimi, eretto col
disegno di Baldassare Peruzzi Senese, ed è degno di osservazione particolare, per il
portico in linea curva ornato di colonne, e nicchioni ben adattate, che pare opera antica,
e fa nobile prospetto nella strada papale, ed ancora per li tre cortili distribuiti con
carattere grandioso, sebbene in poco sito, ornati di colonne, statue; bassirilievi antichi,
e fontane, e vi si vedono alcuni capitelli di singolare bellezza non messi in opera.
Ed è finalmente sopra ogni altro notabile, che nelle case contigue verso la
chiesa di s. Andrea della Valle, possedute già da Pietro Massimi l'anno 1455.
sotto Niccolò V. fu per la prima volta eretta la stampa de' caratteri ritrovata da
Corrado Suveynheyn, e Arnoldo Pannatriz entrambi Tedeschi, e i primi libri, che vi si
stampassero, furono il s. Agostino della Città di Dio, e Lattanzio Firmiano: con che
daremo fine a questa quarta giornata, che non è stata di poca fatica a me, ed al mio Lettore.
Nel prospetto posteriore di questo palazzo si vedemo delle pitture di chiaro, e scuro,
le quali sono opere di Daniele da Volterra.
Digital text first made available in the net by Istituto Nazionale di Studi Romani.
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