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ROME
in the footsteps of an XVIIIth century traveller
 
 

DAY 6

Trastevere

The itinerary (red line) shows monuments in Trastevere. It starts at the green dot and it ends at the large red dot . The blue dots indicate a print by Giuseppe Vasi. The red numbers make reference to the numbering of the landmarks of Rome shown in the Grand View of Rome. The itinerary is shown making use of sections of the map of Rome designed by Giovan Battista Nolli in 1748.

Day 6 Map

260 - S. Benedetto in Piscinula in Plate 173 261 - S. Salvatore della Corte in Plate 160 262 - S. Salvatore a Ponte Rotto in Plate 94bis 263 - S. Maria in Cappella in Plate 96 264 - Plate 145 - Monastero di S. Cecilia 265 - Plate 160 - Conservatorio di S. Pasquale di Baijlon 266 - S. Maria dell'Orto in Plate 160 267 - Ospizio di S. Michele in Plate 97 268 - Plate 97 - Porto di Ripa Grande A - Plate 12 - Porta Portese 269 - Arsenali Papali in Plate 98 270 - S. Francesco a Ripa in Plate 130 271 - Plate 130 - Chiesa di S. Pasquale 272 - Plate 151 - Monastero di S. Cosimato 273 - S. Callisto in Plate 60 274 - Plate 60 - S. Maria in Trastevere 275 - Monastero di S. Margherita in Plate 154 276 - Plate 154 - Monastero di S. Apollonia 277 - Plate 174 - Ospedale di S. Gallicano 278 - Plate 119 - S. Crisogono 279 - S. Bonosa in Plate 119 280 - Plate 89 - Ponte Sisto 281 - S. Giovanni della Malva in Plate 14 282 - S. Dorotea in Plate 14 283 - Plate 14 - Porta Settimiana 284 - S. Maria della Scala in Plate 90 ii 285 - Plate 147 - Monastero di S. Egidio 286 - S. Pietro in Montorio in Plate 90 ii 287 - Acqua Paola in Plate 90 ii B - Plate 13 - Porta S. Pancrazio C - Plate 199 - Casino e Villa Corsini C - Plate 199 - Casino e Villa Corsini D - Plate 200 - Casino e Villa Panfili 288 - Cartiere e Mola di Grano in Plate 159 289 - Casino e Giardino Giraud in Plate 159 290 - Bosco degli Arcadi in Plate 159 291 - Fabbrica del Tabacco in Plate 159 292 - Plate 159 - Monastero di S. Maria de' Sette Dolori 294 - Plate 72 - Palazzo Corsini 295 - Plate 88 - Veduta del Giardino Farnese 296 - Palazzo di Agostino Chigi in Plate 88 297 - S. Giacomo alla Lungara in Plate 72 298 - Chiesa e Conservatorio della SS. Croce in Plate 72 299 - Chiesa e Monastero di Regina Celi in Plate 72 300 - Chiesa e Convento di S. Giuseppe in Plate 72 301 - Chiesa ed Ospizio di S. Leonardo e Romualdo in Plate 72 302 - Palazzo Salviati in Plate 72 303 - Spedale de' Pazzi in Plate 72 304 - Plate 15 - Porta S. Spirito 305 - Casino Barberini in Plate 15 306 - Ospizio del P. Bussi in Plate 123 ii 307 - Plate 123 ii - S. Onofrio 308 - Teatro di pii trattenimenti in Plate 123 ii 309 - Chiesa di S. Francesco di Sales in Plate 123 ii 310 - Villa Lanti in Plate 198 ii

The links lead to the plate of the 10 books where the subject is discussed.

260) Chiesa di S. Benedetto in Piscinula (Plate 173)
261) Chiesa di S. Salvatore della Corte (Plate 160)
262) Chiesa di S. Salvatore a Ponte Rotto (Plate 94 ii) (lost)
263) Chiesa di S. Maria e Giacomo in Cappella (Plate 96)
264) Chiesa e Monastero di S. Cecilia (Plate 145)
265) Chiesa di S. Giovanni de' Genovesi (Plate 160)
266) Chiesa di S. Maria dell'Orto (Plate 160)
267) Ospizio di S. Michele (Plate 97)
268) Porto di Ripa Grande (Plate 97)
A) Porta Portese (Plate 12)
269) Arsenale e Granai dell'Annona (Plate 98)
270) Chiesa di S. Francesco a Ripa (Plate 130)
271) Chiesa de XL SS. Martiri e di S. Pasquale (Plate 130)
272) Chiesa e Monastero de' SS. Cosimo e Damiano (S. Cosimato) (Plate 151)
273) Chiesa di S. Calisto Papa (Plate 60)
274) Basilica di S. Maria in Trastevere (Plate 60)
275) Chiesa e Monastero di S. Margherita (Plate 154)
276) Chiesa e Monastero di S. Apollonia (Plate 154) (lost)
277) Spedale di S. Gallicano (Plate 174)
278) Chiesa e Convento di S. Grisogono (Plate 119)
279) Chiesa di S. Bonosa (Plate 119) (lost)
280) Ponte Sisto (Plate 89)
281) Chiesa e Convento di S. Giovanni della Malva (Plate 14)
282) Chiesa di S. Dorotea (Plate 14)
283) Porta Settimiana (Plate 14)
284) Chiesa e Convento di S. Maria della Scala (Plate 90 ii)
285) Chiesa e Monastero di S. Egidio (Plate 147)
286) Chiesa e Convento di S. Pietro in Montorio (Plate 90 ii)
287) Fonte dell'Acqua Paola (Plate 90 ii)
B) Porta S. Pancrazio (Plate 13)
C) Villa e Casino Corsini (Plate 199)
D) Villa e Casino Panfili detto del Bel Respiro (Plate 200)
288) Cartiere e Mola di Grano (Plate 159) (lost)
289) Casino e Giardino Giraud (Plate 159) (lost)
290) Bosco degl'Arcadi (Plate 159)
291) Fabbrica del tabacco (Plate 159)
292) Monastero e Chiesa di S. Maria de' Sette Dolori (Plate 159)
293) Porta Settimiana (quoted also as 283) (Plate 14)
294) Palazzo Corsini (Plate 72)
295) Palazzino e Giardino Farnese (Plate 88)
296) Palazzo di Agostino Chigi (Farnesina) (Plate 88)
297) Chiesa e Conservatorio di S. Giacomo (Plate 72)
298) Chiesa e Conservatorio della SS. Croce (Plate 72)
299) Chiesa e Monastero di Regina Celi (Plate 72)
300) Chiesa e Convento di S. Giuseppe (Plate 72)
301) Chiesa ed Ospizio di S. Leonardo e Romualdo (Plate 72) (lost)
302) Palazzo Salviati (Plate 72)
303) Spedale de' Pazzi (Plate 72) (lost)
304) Porta S. Spirito (Plate 15)
305) Casino e Giardino Barberini (Plate 15)
306) Conservatorio del P. Bussi (Plate 123 ii)
307) Chiesa e Convento di S. Onofrio (Plate 123 ii)
308) Teatro di pii trattenimenti (Plate 123 ii)
309) Chiesa di S. Francesco di Sales (Plate 72)
310) Palazzo Lanti (Plate 198 ii)
 


Itinerario istruttivo
per ritrovare con facilità tutte le
Magnificenze di Roma
e di alcune città, e castelli suburbani.

Sesta Giornata



Il Trastevere sarà il trattenimento di questa giornata, e sebbene sembra, che sia egli la parte di meno erudizione, e magnificenza di Roma, con tutto ciò spero, che ci troveremo suffcientemente, e dell'una, e dell'altra. Ebbe un tal nome, perchè resta dall'altra parte del Tevere, e fu aggiunto a Roma da Anco Marzio, non inopia loci, dice Livio, ma per fortificarlo di mura, e di presidio, affinchè i nemici non insidiassero la Città per fiume, essendo stati soliti gli Etruschi, che possedevano tutto il paese di la dal Tevere, di venire a predare i legni de' mercanti, e molestare i mulini. Da principio fu dato ad abitare ad alcuni popoli vicini a Roma conquistati da Anco. Indi vi furono confinati i Campani per gastigo della loro ribellione in tempo di Annibale. Dipoi essendovi posti i Soldati dell'armata, che Augusto teneva a Ravenna, cambiò nome, e fu detto Città de' Ravenniti, e perciò vi stette della gente povera, e vile, ed ancora vi abitarono gli Ebrei; ma dipoi vi ebbero casa anco i nobili, e varie famiglie riguardevoli. Entrando dunque nel Trastevere per il riferito ponte Cestio, ci viene incontro una piazzetta, e poco più oltre la
Chiesa di s. Benedetto in Piscinula
Quanto antica e divota, altrettanto sguarnita, e mal ridotta è questa chiesa, sebbene sia parrocchiale. Fu eretta nell'estremità del palazzo della antichissima famiglia Anicia, in cui dimorò s. Benedetto mentre era giovinetto, e vi è tradizione, che l'immagine della ss. Vergine, che si conserva in una cappelletta posta nel piccolo portico di questa chiesa, sia quell'istessa, avanti alla quale il santo Giovinetto spesso orava; perciò fu dipoi al medesimo s. Benedetto dedicata, la quale dall' antico nome della vicina piazzetta, si dice in Piscivola. Quindi ritornando sulla piazzetta, e prendendo il cammino per la strada a sinistra, si trova la
Chiesa di s. Salvatore della Corte
Da s. Bonosa fu eretta questa chiesa, secondo alcuni, presso la corte, o tribunale di Aurelio, e dal Pontefice Giulio I. vi fu fatta la tribuna ornata di mosaici ed il ciborio isolato; e vi stettero i corpi di s. Pigmenio maestro di Giuliano Apostata, e di s. Pollione, e di s. Felice martire. Essendo poi conceduta ai frati di s. Francesco di Paola, l'hanno tutta rinnovata, ma non già terminata. Alcuni devoti hanno fatto l'altare maggiore, in cui si venera una immagine della ss. Vergine, che era nella chiesa vecchia, la quale si dice della luce; il Cav. Conca per sua devozione vi fece a fresco il Dio Padre con Angioli, ed il santissimo Salvatore nella porticella del tabernacolo. Quindi ritornando indietro per la medesima strada, si giunge alla
Chiesa di s. Salvatore a Ponte Rotto
A fianco del ponte Senatorio, oggi rotto, si vede questa chiesa, la quale molto dovette essere cospicua ne' secoli passati, poichè conservandosi in essa i corpi de' ss. Proto, e Giacinto, s. Simmaco Papa vi fece la confessione di argento; ma nell'ultima ristaurazione fatta l'anno 1471. da Sisto IV. le colonne della nave di mezzo furono incluse entro i pilastri, e li sagri Corpi furono trasportati alla chiesa di s. Giovanni de' Fiorentini. Camminando poi per la strada laterale, e voltando nel vicolo a sinistra, si vede sulla spiaggia del Tevere la
Chiesa di s. Maria in Cappella
In sito molto basso sta questa piccola chiesa, la quale da principio era dedicata al ss. Salvatore; ma poi essendovi da s. Francesca Romana aggiunto un piccolo spedale, prese l'uno e l'altra il titolo di s. Maria in Cappella. Quindi nel 1540. avendola ottenuta la confraternita de' Barilari, si disse ancora in cupella. Accanto di questa evvi l'amenissimo giardino del Principe Panfili con un casino sulle sponde del Tevere. Dipoi seguitando il cammino per il vicolo, si giunge alla
Chiesa e Monastero di s. Cecilia
Quivi nella propria casa sofferse per tre giorni il martirio la s. Verginella, la quale prima di morire, venendo visitata da s. Urbano Papa, lo pregò, che dopo la di lei morte convertisse quel luogo in chiesa, o per dir meglio in oratorio, come costumavasi in que' tempi. Ma poi essendosi nel Pontificato di s. Pasquale I. ritrovato nel cimiterio di s. Calisto il corpo della santa Titolare con quello di s. Valeriano suo sposo, e di s. Tiburzio suo cognato, nell'anno 821. vi fu fatta una magnifica chiesa nella forma, che ancor si vede, ed in essa con solenne festa furono trasportati quei santi Corpi. Per lungo tempo stettero nel monastero i monaci Umiliati; ma essendo questi soppressi, da Clemente VIII. fu conceduto il monastero, e la chiesa alle monache di s. Benedetto. Il Card. Paolo Emilio Sfondrati, essendone titolare, ornò la confessione, o vogliamo dire altare maggiore, con quattro preziose colonne di marmo bianco e nero antico, e varj ornamenti di pietre orientali, di metallo e d'argento. Sotto l'altare si vede la statua della Santa a giacere scolpita in candido marmo da Stefano Maderno nell'atto, come fu trovato il suo corpo; l'immagine però della ss. Vergine in un tondino fu dipinta da Annibale Caracci. Accanto alla sagrestia, si conserva ancora la stanza, ove la santa Vergine nel bagno fu ferita a morte, e vi sono delle pitture a fresco credute di Guido Reni, e de' paesi del Brilli. Dopo il deposito del Cardinal Sfondrati colle statue fatte da Carlo Maderno, segue la cappella delle reliquie, la quale per essere molto ricca e nobile, resta nella clausura, e però dalle monache si scopre per favore. Il quadro di s. Andrea, e la Maddalena, sono del Baglioni, il quale dipinse il s. Pietro, e il s. Paolo, ed ancora il martirio di s. Agata; ma la flagellazione alla colonna, e la santa Titolare nel sotterraneo, ove si custodiscono i sagri corpi, con molte altre reliquie, sono del Cav. Vanni, e le pitture a fresco nella gran volta sono del Cav. Conca, dipinte nell' ultima ristaurazione fatta dal Card. Francesco Acquaviva.
Il gran vaso di marmo, che si vede vicino al portico, era dell'anticha chiesa, postovi per ornamento, come in oggi vi sono state poste le lapidi con iscrizioni antiche nel portico. Uscendo poi dalla porticella laterale, evvi la
Chiesa di s. Giovanni e Spedale de' Genovesi
Da Mario Duce Cigala, nobile Genovese, fu eretta questa chiesa l'anno 1481. insieme collo spedale per li suoi nazionali; finalmente poi è stata accresciuta la chiesa, e adornata di stucchi, e di pitture a spese del March. Piccaluga. A sinistra evvi il Conservatorio e cappella di s. Pasquale, eretta l'anno 1747. per le povere fanciulle sperse, e a destra si vede la
Chiesa ed Ospedale di s. Maria dell'Orto
In occasione che quivi in un orto era un' immagine della ss. Vergine, la quale dispensava continuamente grazie e miracoli, prese tale devozione il popolo verso la medesima, che nell'an. 1489. vi fu eretta una chiesa con disegno di Giulio Romano; il prospetto però è di Martin Lunghi. E perchè fosse custodita e provveduta di tutto il bisognevole, si unirono alcune università, cioè di Pizzicaroli, Ortolani ed altri simili, i quali oltre aver eretto un comodissimo spedale per i loro giovani e confrati, ancora hanno ornata la chiesa di marmi, stucchi dorati, e pitture diverse. La ss. Nunziata nella prima cappella a destra è opera di Taddeo Zuccheri, ed il quadro nella seconda è di Filippo Zuccheri; quello nella terza è del Baglioni, e alcune figure nella cappella del ss. Crocifisso sono di Niccolò da Pesaro. L'altare maggiore è architettura di Giacomo della Porta, e le pitture, sono di Federigo, e Taddeo Zuccheri; alcune però sono del Baglioni: quelle nella cappella di s. Francesco di Assisi sono di Niccolò suddetto, e le altre nella contigua, del mentovato Baglioni, il quale dipinse le altre pitture, ed il s. Sebastiano nell'ultima cappella. Le pitture a fresco nelle lunette della volta sono di Federigo Zuccheri allora giovinetto, e quelle nella volta maggiore rappresentanti l'Assunzione della ss. Vergine, di Giacinto Calandrucci; la Concezione però è di Andrea Orazj, e il s. Francesco, di Mario Garzi; la volta minore a destra dell'altare maggiore è di Gio: Batista Parodi, e quella a sinistra, del suddetto Garzi; gli ovati sulle porte dello stesso altare, cioè lo Spirito santo, e la s. Anna e s. Gioacchino, sono di Andrea Procaccino; il presepio però, ed il s. Giuseppe sono del sopraddetto Orazj. Sopra la porta dello spedale vi è una pittura a fresco fatta dal Cav. Serenarj; ma è andata male. Quindi pigliando il cammino per la strada, che viene incontro la chiesa, ci porta all'
Ospizio di s. Michele
Sotto Innocenzo XI. ebbe principio questo grande ospizio l'anno 1686. affine di dare ricovero ai poveri fanciulli mendicanti per la Città, e di levarli dall'ozio. Perciò vi sono delle botteghe, e maestri per tutte le arti specialmente de' lavori di lana, e di arazzi; evvi ancora lo studio delle lettere, della musica, e del disegno colla stamperia di caratteri, e di rami; e per quelli, che non hanno volontà di far bene, vi è la casa di correzione, con tutte le sorte di gastighi. Clemente XI. accrebbe molto la fabbrica col disegno di Mattia de' Rossi, e di Francesco Fontana, aggiungendovi l'ospizio de' vecchi, ed invalidi dell'uno, e dell'altro sesso, eretto, come diremo, nella giornata seguente, da Sisto V. presso ponte Sisto. E finalmente Clemente XII. vi fece le carceri per le donne insolenti, che meritano la galera, o altra pena per i loro misfatti. Presedono a questo grande ospizio due Cardinali con alcuni nobili Deputati, e una famiglia di religiosi delle scuole Pie vi abita per insegnare a quei fanciulli, non solo le lettere, ma ancora i buoni costumi, ed il santo timor di Dio.
Porta un tal nome quest'ospizio, da una cappella, che quivi era dedicata a s. Michele Arcangelo. Altra cappella fuvvi ancora dedicata alla ss. Vergine, che da' marinari dicevasi del buon Viaggio; prima però dicevasi della Torre, per quella, che quì fatta aveva s. Leone IV. circa l'anno 848. per impedire le scorrerie de' saracini, che spesse volte venivano per fiume a danneggiare la Città. In memoria di ciò, e per comodo de' marinari fu fatta nel medesimo ospizio una cappella con tre altari, che corrisponde nel gran
Porto di Ripa Grande
Incontro agli antichi navali fu fatto il moderno sbarco delle navi, che vengono dal mare, per maggiore comodo dell'abitato di Roma, oggi disceso buona parte nel basso. Il Pontefice Innocenzo XII. dopo aver fatto ridurre la spiaggia comoda allo sbarco col disegno di Mattia de' Rossi, e di Carlo Fontana, fecevi ancora la Dogana da riporvi le merci che sogliono pagare il dazio, ed il comodo per i ministri. A sinistra di questa evvi la
Porta Portese
Portuense dicevasi questa porta, per la strada, che al famoso porto Romano conduceva. Stava prima più avanti alla strada alberata, ma Urbano VIII. l'an. 1643; nel rifare le mura di questa parte della Città, la ritirò indietro, e poi Innocenzo X. la ornò come si vede.
Camminandosi intanto verso il delizioso stradone, evvi a sinistra l'
Arsenale e Granaj dell'Annona
Da Clemente XI. fu eretto l'Arsenale doppio per la fabbrica de' legni da navigare per fiume, e da molti altri Pontefici più antichi li granai per riporvi i grani, che vengono dal mare per servigio dell'Annona di questa Città.
In questi contorni si crede, che siano stati i prati Muzj, donati dal Senato Romano a Muzio Scevola, in premio dell'impresa da lui fatta contro Porsenna Re degli Etruschi. Più oltre sulla medesima via furono scoperti alcuni cimiteri di ss. Martiri, e sulla spiaggia del fiume evvi una piccola chiesa della ss. Vergine, che da' marinari viene detta del Buonviaggio, e più avanti altra, ma molto antica, dedicata a s. Prassede, che dal volgo è detta s. Papera. Fu questa edificata l'anno 400. da Teodora matrona Romana, e vi si vedono le immagini de' ss. Ciro e Giovanni martiri Alessandrini, i quali furono ivi sepolti da s. Innocenzo I. Quindi facendo ritorno in Città, e prendendo la strada a sinistra presso le mura, si giunge alla
Chiesa di s. Francesco a Ripa
Fu quivi una chiesa dedicata a s. Biagio con un monastero di Benedettini, i quali avendo nell'anno 1212. dato alloggio a s. Francesco di Assisi quando venne a Roma, furono dipoi la chiesa, ed il monastero insieme conceduti da Gregorio IX. al medesimo Santo l'anno 1229. e però nel 1232. fu rinnovata la chiesa, ed il convento dal Conte Ridolfo d'Anguillara succedendovi i frati Minori Riformati. Quindi il Card. Lazzaro Pallavicini, avendo ristaurato il convento, fece di nuovo la chiesa col disegno di Mattia de' Rossi, la quale è ora ornata di nobilissime cappelle con marmi, sculture, e pitture diverse. Le sculture nella prima cappella a destra sono di N. N. il s. Giovanni Capistrano nella seconda è di Domenico Muratori; il quadro nella terza è di Stefano Legnami, e i laterali di Giuseppe Passeri. Il s. Pietro di Alcantara nella cappella della crociata è di Giuseppe Chiari, e li depositi con marmi e metalli sono opere di Giuseppe Mazzoli. Nel coro evvi s. Francesco dipinto dal Cav. d'Arpino, e nella cappella dopo la sagrestia, la s. Anna è del Baciccio, e l'altre pitture sono del Cav. Celio; la statua però a giacere sopra l'altare è bella scultura del Cav. Bernini. Il Cristo morto nell'altra cappella è di Annibal Caracci, e il deposito col bassorilievo antico, è di Niccolò Menghini; la ss. Nunziata nella penultima è del Salviati, e i laterali di Gio. Batista Novara; la ss. Concezione nell'ultima è di Martin de Vos, l'Assunta è di Antonio della Cornia, e la Natività è di Simon Vovet, il quale disegnò le pitture nella volta. Sonovi ancora altri depositi con sculture e metalli dorati, e varie pitture nella stanza entro il convento, ove abitò il santo Titolare, ornata di marmi e reliquiarj di argento. Camminando poi per il nuovo stradone, evvi a destra la
Chiesa de' XL. ss. Martiri, e di s. Pasquale
Era quivi una piccola chiesa eretta l'anno 1122. da Calisto II. in onore de' ss. XL. Martiri, la quale fu poi data in cura alla compagnia del Confalone; ma essendo nell'anno 1732. conceduta ai frati Spagnoli di san Pietro di Alcantara, questi ora con i soccorsi venuti dalla Spagna e colle limosine del Card. Trajano Acquaviva hanno fatta di nuovo la chiesa, ed il convento col disegno di Giuseppe Sardi, e l'hanno ornata di varie pitture moderne. Quindi entrando nella strada incontro, e poi piegando a sinistra, si vede la
Chiesa e Monastero de' ss. Cosimo e Damiano
I monaci Benedettini possedettero questa chiesa, e fu una delle 20. Badie privilegiate. Nell'anno 1243. fu conceduta alle religiose di s. Chiara, e poi dal Pontefice Sisto IV. fu riedificata insieme con il convento. L'immagine della ss. Vergine, che sta sull'altare maggiore era nell'antica basilica di s. Pietro. Sotto l'altare sono i corpi di s. Fortunata, e di s. Severa, e li bassirilievi, che vi si vedono, stavano prima nella chiesa di s. Maria del Popolo, ove ora è la cappella Cibo.
In questi contorni, sì crede essere stati gli orti di Giulio Cesare, lasciati per testamento al popolo Romano, ed ancora la Naumachia fatta da Ottaviano Augusto.
Quindi tornando indietro, si giunge in una piazzetta, e a destra si vede un palazzo, che serve di Conservatorio per le donne mal maritate sotto la protezione della ss. Vergine Assunta, ed incontro evvi la
Chiesa di s. Calisto Papa
Era quivi la casa di Ponziano nobile Romano, in cui il santo Pontefice, in tempo delle persecuzioni della Chiesa; ritiravasi spesso con altri fedeli per fare orazione, e per battezzare quei, che si convertivano alla Fede. Il Santo essendo poi fatto prigione, ed aspramente battuto, con un sasso legato al collo fu buttato nel pozzo, che era nella medesima casa, e che ora si conserva in questa piccola chiesa, la quale essendo da Gregorio III. rinnovata nell'anno 741. ancora si mantiene piuttosto in forma di oratorio, che di chiesa. Da Paolo V. fu conceduta ai monaci Benedettini insieme col palazzo eretto già del Card. Morone sul disegno di Orazio Torrigiani, in cui hanno formato un bel monastero, per abitarvi quando non possono stare in quello di san Paolo fuori delle mura, e ciò in ricompensa del monastero, che avevano sul Quirinale, ove ora è il palazzo Pontificio. Segue dopo la piazza e la
Basilica di s. Maria in Trastevere
Dalla contrada, o vogliamo dire Rione, in cui sta, prende il moderno nome questa antichissima e celebre chiesa: da principio però fu detta Fons olei, e poi ad Presepe, e vanta di essere stata la prima, che fosse eretta in onore della ss. Vergine.
Era quivi la taberna meritoria, cioè una grande osteria, che si dava in affitto, a cui concorrendo i soldati Ravenniti, spesso prorompevano al solito di quella gente in imprecazioni. Presso la nascita del nostro Salvatore sorse in essa prodigiosamente un fonte di olio, che scorse, come si legge, fino al Tevere, onde fu poi da' Cristiani guardato quel luogo, come distinto da Dio con quel miracoloso olio,che è simbolo della grazia. Dipoi col progresso del tempo mancata quell'osteria, i Cristiani la presero in affitto per formarci un oratorio, dove potessero congregarsi insieme, e liberamente lodare Iddio: ma oppostisi i tavernari, i quali pretendevano di rimettervi l’offerta, fu fatto ricorso all'Imperat. Aless. Severo, e questo favorì i Cristiani pronunziando la sentenza come si legge: ‘ Cum Cristiani quemdam locum, qui publicus fuerat; contra Propinarii dicerent sibi cum deberi, rescripsit, melius esse, ut quomodocumque ibi Deus colatur, quam Propinariis debeatur ’. Onde nell'anno 224. s. Calisto, che in quel tempo era Sommo Pontefice, vi eresse una piccola chiesa dedicandola al Figliuolo di Dio, e alla ss. Vergine sua madre. Ma dipoi nell'an. 340. fu con magnificenza edificata la chiesa da Giulio I. e Giovanni VII. avendola ristaurata, vi aggiunse la sua abitazione. Gregorio III. la fece dipingere l’anno 740. e 30. anni dopo fu riedificata da Adriano I. in forma di basilica a tre navi con grosse colonne di granito egizio, le quali per essere di varie proporzioni, mostrano d'essere state di tempj diversi. Gregorio IV. vi fabbricò un monastero, del quale fu poi Abate Anastasio Bibliotecario, ed Innoc. II. comecchè era nato in questo Rione, rinnovò tutta la chiesa l'an. 1139. vi aggiunse la tribuna con mosaici, ed ornò la confessione con quattro colonne di porfido, e poi consagrolla coll'intervento di tutti i Padri del Concilio III. Lateranense, e Urbano V. abitando quivi creò 2.9. Cardinali. Sopra la confessione sono molte reliquie insgni, e sotto l'altare i corpi di cinque ss. Pontefici, ed un Prete martire.
Il Card. Giulio Santorio fece il soffitto dorato nella crociata, ed il Card. Pietro Aldobrandini quello della nave di mezzo colla preziosa pittura del Domenichino dipinta in rame; e finalmente Clemente XI. vi rifece il portico, e rinnovò il fonte sulla piazza. Fra le molte cappelle, che sono in essa, evvi quella a sinistra dell'altare maggiore con architettura del detto Domenichino, il quale vi dipinse fra li scompartimenti un putto, che sparge fiori; le pitture sotto i mosaici della tribuna sono di Agostino Ciambelli, e quelle nell'altra cappella a destra, sono di Pasquale Cati da Jesi; i depositi sono antichi, e però di autori incerti. La cappella dopo la sagrestia è disegno di Antonio Gherardi, e del medesimo è il quadro di s. Girolamo; il s. Gio. Batista nella cappella contigua è di Antonio Caracci, e le istorie, di Niccolò da Pesaro; il s. Francesco nell'altra è del Cav. Guidotti, e i ss. Mario e Calisto nell'ultima, del Procaccino. Un tempo ufiziarono questa chiesa i Canonici regolari di s. Agostino; ma s. Pio V. vi eresse il Capitolo di Canonici, e Benefiziati. Più volte è stata sostituita in vece della Basilica di s. Paolo fuori delle mura per una delle sette, e qualche volta per una delle quattro Patriarcali in tempo di Giubbileo. Fra i personaggi sepolti in questa basilica, si possono annoverare i chiarissimi pittori Gio. Lanfranchi, e Ciro Ferri. Prendendo poi il cammino per la strada quasi d'incontro, si vede la
Chiesa e Monastero di s. Margherita
Da D. Giulia Colonna fu edificata questa chiesa, ed il monastero l'anno 1564. per le religiose del terzo Ordine di s. Francesco, e poi dal Card. Gastaldi fu rinnovata la chiesa con disegno di Carlo Fontana. Nell'altare maggiore vi è la s. Titolare dipinta da Giacinto Brandi, e la volta fu fatta da un frate Francescano; i laterali però sono del Cav. Ghezzi; il s. Francesco è del Baciccio, e la s. Orsola, di Gio. Paolo Serveri. Si vede quì incontro la
Chiesa e Monastero di s. Appollonia
Prima dell'anno 1300. Paluzza Pierleoni gentil donna Romana aveva quivi una casa, in cui viveva sotto la regola del terz'Ordine di s. Francesco, insieme con altre pie donne, e vi seguitarono poi altre donne col medesimo tenor di vita fino al Pontificato di s. Pio V. il quale però le ridusse a clausura, e a professione solenne; dipoi nel 1669. essendovi unite le suore, che erano presso s. Giovanni delle Muratte, edificarono la loro chiesa in onore di s. Appollonia, e l'ornarono di alcune pitture. Quindi prendendo la strada a sinistra della suddetta chiesa di s Margherita, evvi il
Monastero e Chiesa delle ss. Ruffina e Seconda
Per quello, che si legge di questa piccola chiesa, fu quì la casa di queste due sante Vergini e Martiri, e che alle medesime furono quivi nell'anno 1153. consagrati due altari da Anastasio IV., e poi da Clemente VIII. Furono rinnovati insieme colla chiesa. Nell'anno 1600. fu conceduta dal Capitolo di s. Maria in Trastevere ad alcune donne forestiere, le quali ristaurarono la chiesa, e vi fecero una comoda abitazione, in cui vivono religiosamente senza voti, e senza clausura, dicendosi oblate Orsoline. Poco più oltre si vede lo
Spedale di s. Gallicano
Dal Pontefice Benedetto XIII. nell'an. 1726. fu eretto questo Spedale per un legato lasciato da Monsig. Lancisi medico segreto di Clemente XI. Si curano in questo tutti i morbi attaccaticci, toltone il gallico, ed è diviso metà per gli uomini, e metà per le donne, standovi in mezzo la chiesa, che è dedicata alla ss. Vergine, e a s. Gallicano martire. Appresso evvi la
Chiesa di s. Agata in Trastevere
Da Gregorio II. fu eretta quella chiesa l'anno 731. nella casa di sua madre, ed appresso fecevi un monastero di monache, che vi stettero per alcuni secoli; ma passate queste altrove, vi succederono alcuni Preti secolari; indi eretta la Congregazione de' Preti della dottrina Cristiana, da Gregorio XIII. fu ad essi conceduta questa chiesa col monastero annesso. Quasi incontro evvi la
Chiesa e Convento di s. Grisogono
Perchè non si sa di qual tempo sia la fondazione di questa magnifica chiesa, si crede esser una di quelle edificate da' Fedeli in tempo di Costantino Magno, tantopiù, che le colonne della nave di mezzo mostrano essere state di vari tempj de' Gentili, perchè di granito egizio, e ineguali di proporzione; e fu dedicata in onore di s. Stefano, di s. Lorenzo, e di s. Grisogono. Da Gregorio III. fu notabilmente ristaurata: aggiungendovi un monastero per li monaci venuti dall'Oriente in tempo della persecuzione delle sagre Immagini; ed è notabile, che fra questi visse Stefano IV. mentre era giovine. Dopo i monaci vi succederono i canonici di s. Salvatore, e nell' anno 1480. i frati Carmelitani della congregazione di Mantova. Il Card. Gio. de Crema, essendone titolare, rinnovò la chiesa, e poi il Card. Scipione Borghese la ornò con un prezioso ciborio, e col superbo soffitto dorato, in cui si vede il santo Titolare dipinto dal Guercino da Cento. Incontro alla porta maggiore evvi l'oratorio della confraternita del Carmine eretto nell'an. 1543. sotto Paolo III. per associare il ss. Sacramento agl'Infermi. Indi camminando a destra, si trova nel vicolo la
Chiesa di s. Bonosa
Piccola ma antica è questa chiesa eretta, come si crede, nella casa della santa Titolare. Nell'anno 1480. volendosi rifare l'altare maggiore, fu trovato il corpo della Santa insieme con altre reliquie; ottenuta poi dall'università de' Calzolari, vi aggiunse il titolo de santi Crispino, e Crispiniano martiri.
Sulla spiaggia ivi presso si vedono alcune muraglie di materia laterizia, e di forma assai antica e insieme un arco semplice e puro, il quale ha fatto sospettare, che sia uno de' dodici, che furono presso la porta Settimiana eretti eretti a Giano significatore dell'anno, per dimostrare la divisione de' dodici mesi dell'anno ed ha fatto ciò credere l'essere stata quì l'antica porta Settimiana, e le terme di Severo. Camminando poi per il vicolo presso il Tevere, e passando dall'orticello degli Ebrei, si giunge al
Ponte Sisto
Janiculense fu l'antico nome di questo ponte per il monte Gianicolo, che li sta appresso; e se fu questo il rifabbricato dall'Imperatore Antonino, si può dire, che da questo furono fra gli altri buttati nel fiume i corpi de' ss. Calepodio, Ippolito, ed Adria, fermati poi intorno all'isola Tiberina. Indi restando per lungo tempo rotto, nell'anno 1473. fu rinnovato da Sisto IV. perciò da questo ha preso il nome moderno. Quindi lasciando a destra il ponte, e camminando per la strada a sinistra, si trova a destra la piccola
Chiesa e Convento di s. Gio. della Malva
Dal volgo fu corrotto il nome di questa antica e piccola chiesa, che dicevasi prima in Mica aurea, così detta forse da' panetti segnati con croce di oro, che in essa si dispensavano per qualche devozione. Da Sisto IV. fu rinnovata l'anno 14*5. e poi da D. Urbano Damiano Generale de' Gesuati, a cui fu data per sua residenza da Clemente IX. in occasione di essere stato soppresso quell'Ordine religioso. Finalmente Clemente XI. la concedè ai Ministri degl'Infermi, i quali vi hanno fatto un altare col quadro di s. Cammillo fondatore del loro Ordine, dipinto da Gaetano Lapis; quello però sull'altare maggiore, ed il Dio Padre nella volta sono di Aless. Vaselli col disegno di Giacinto Brandi suo maestro. Poco dopo evvi la
Chiesa di s. Dorotea
Porta questa chiesa anco il titolo di s. Silvestro, o perchè da lui fosse eretta, o consagrata; non si sa di certo, nemmeno come abbia preso il titolo di s. Dorotea, e se ciò è stato dopo che vi fu posto il di lei corpo, come si leggeva nella confessione, che due secoli fa vi era, simile a quelle, ove stanno riposti i corpi de' santi Martiri . Vi stette per molto tempo una piertra, sulla quale si dice per antica tradizione, che nel tempo della crocifissione di s. Pietro vi stettero due Angioli, lasciandovi miracolosamente i segni, come di pedate umane; la quale pietra fu poi trasportata nella divisata chiesa di s. Maria in Trastevere. Ebbero principio appresso questa chiesa due Ordini Religiosi, uno fu quello de' Chierici Teatini fondato da s. Gaetano, che quivi abitava; l'altro delli Scolopj, fondato dal B. Giuseppe Calasanzio, che similmente quivi principiò ad insegnare ai fanciulli. Fu antica parrocchia governata da Preti secolari: ma nell'an. 1728. fu conceduta ai frati Conventuali di s. Francesco, i quali hanno fatto di nuovo la chiesa, ed il convento coll'elemosina di varj benefattori. Il s. Gaetano nel primo altare è di Gioacchino Martorani, il s. Antonio nel secondo di Lorenzo Gramiccia, i santi Titolari nell'altare maggiore sono di Michele Bacci; il ss. Crocifisso, ed il s Francesco nelli due altri sono di Liborio Mormorelli. Segue a destra la
Porta Settimiana
Ebbe quì presso l’Imperatore Settimio il settizonio, le terme, e la porta con una piazza; ben è vero però, che la porta Settimiana fu nelle mura antiche, che furono presso l'Isola Tiberina, appunto, ove osservammo l'arco di Giano. Ma poi fatte le nuove mura più avanti, la porta restituita all'antica prese il medesimo nome, la quale poi fu rifatta da Alessandro VI. benchè in oggi non vale più per porta.
Or prima di trapassare questa porta, affinchè non lasciamo cosa alcuna inosservata; conviene fare altro cammino per la via opposta, in cui troveremo la
Chiesa e Convento di s. Maria della Scala
Circa l'anno 1592. fu eretta quella chiesa dal Card. Como, per collocarvi un' immagine miracolosa della ss. Vergine, che stava quivi sotto una scala, dal che la chiesa prese il nome. Dipoi l'anno 1596. venendo dalla Spagna il Procuratore Generale de' Carmelitani riformati da s. Teresa, e portando seco un religioso, che aveva molto talento e grazia nel predicare, Clemente VIII. conoscendo, che il Trastevere aveva bisogno di ajuto spirituale, li concedè questa chiesa, la quale poi fu ornata di nobili cappelle con marmi, stucchi dorati, e pitture diverse. Il s. Gio. Batista nella prima cappella a destra è di Gherardo Fiammingo; il s. Giacinto nella seconda, dell'Antivedoto Grammatica, ed il s. Giuseppe nella terza, di Giuseppe Ghezzi. La s. Teresa nell'altare della crociata ornato di preziosi marmi, e metalli dorati è del Mancini. Il tabernacolo nell'altare maggiore è disegno del Cav. Rainaldi, ed il quadro nel coro col fanciullo Gesù è di Giuseppe d'Arpino. Il deposito nella cappella che segue, in cui sta la sagra immagine della ss. Vergine, è disegno dell'Algardi, e la statua di s. Gio. della Croce con altre sculture nella cappella appresso sono sono di Pietro Papaleo Siciliano; le pitture però sono di Filippo Zucchi. Il Transito nella contigua è di Carlo Veneziano, ed il s. Simone Stok nell'ultima è del Roncalli; li quadri però, che sono intorno alla chiesa, furono dipinti dal P. Luca Fiammingo religioso di quest'Ordine, e la statua della ss. Vergine a sedere sopra la porta è di Silvio Valloni. Poco più avanti evvi la
Chiesa e Monastero di s. Egidio
Quivi era prima una chiesa dedicata a s. Lorenzo martire, spettante al Capitolo di s Maria in Trastevere, il quale avendola conceduta ad Agostino Lancellotti nell'anno 1610. questi la dedicò a s. Egidio abate; ed invogliatisi alcuni pii Cristiani di unirvi un monastero di religiose Carmelitane, il Lancellotti fecelo erede di una buona parte de' suoi beni; dipoi facendovi donazione Francesca Mazziotti di tutto quello, che possedeva, allor che fu rimasta vedova, vi pigliò l'abito religioso anche essa. Dipoi nell'anno 1630. fu rinnovata la chiesa da D. Filippo Colonna, e fu ornata di quadri del Camassei, del Roncalli, e del suddetto P. Luca Fiammingo.
Quindi piegando il cammino pel vicolo laterale, si giunge a piè del Gianicolo e poi salita la cordonata, si vede in un bel sito la
Chiesa e Conv. di s. Pietro in Montorio
Anche questa sarà forse una di quelle erette da' Cristiani in tempo di Costantino Magno, per conservare la memoria del martirio, che quivi sofferse il Principe degli Apostoli. Ebbe da principio il titolo di s. Maria in castro Aureo; dipoi la dissero in monte Aureo per l'arene di tal colore, che erano su questo monte; ora però per l'eminente sito, in cui siede la diciamo in Montorio. Fu questa una delle 20. Abazie di Roma; dopo vi stettero li monaci Celestini; ma nell'anno 1472. fu conceduta ai frati riformati di s. Francesco. Il Re Cattolico Ferdinando IV. ed Elisabetta sua moglie rifecero la chiesa; dipoi Filippo III. similmente Re di Spagna nel 1605. fecevi la piazza colla fontana, e cinse di grossi muri una parte del monte, acciocchè non slamasse, ed apportasse nocumento alla chiesa e al convento; e poi da varj benefattori sono state fatte delle cappelle ornate di marmi e di pitture superbe. La flagellazione alla colonna nella prima cappella a destra è fatta da fra Sebastiano del Piombo, col disegno però del Buonarroti, e li due laterali nella cappella della Madonna sono del Morandi; i tre quadri nella terza cappella sono di Michelangelo Cerruti, ed il s. Paolo con Ananìa nella quarta è di Giorgio Vasari, il quale in una figura dipinse se stesso; le statue nelle nicchie, ed il resto delle sculture sono di Bartolommeo Ammannato, i putti però si credono del Buonarroti. Nell'altare maggiore si vede il celebre, ed ultimo quadro, che dipinse Raffaelle da Urbino, dono prezioso del Card. de' Medici, e nel coro sono due quadri di Paolo Guidotti. Il s. Gio. Batista con altre pitture, nella cappella, che segue, sono di Francesco Salviati, e le statue sono sculture di Daniele da Volterra. Il Cristo morto con altri fatti della passione nell'altra cappella si credono di Francesco Stellaert Fiammingo, e sono molto stimati; le pitture nella contigua sono della scuola del Baglioni, ed il s. Francesco di Assisi con altre figure in quella, che segue, riattata dal Bernini, sono di Francesco Baratta, il quale fece le sculture ne' due depositi. Le Stimate di s. Francesco nell'ultima furono dipinte da Gio. de' Vecchi, col disegno però del Buonarroti, e le sculture presso la porta sono di Gio. Ant. Dosio.
In mezzo al primo chiostro del convento si vede la celebre cappella rotonda fatta da Bramante con cupola, e 16. colonne d'intorno, ed alcune nicchie con statue nell'interno, la quale è dedicata a s. Pietro Apost. perché ivi si crede essere stato crocifisso. Indi ripigliando la via accanto alla chiesa, si giunge al maraviglioso
Fonte dell'acqua Paola
Coi marmi tratti del magnifico foro di Nerva fu costruito questo sorprendente fonte da Domenico Fontana e Carlo Maderno per ordine di Paolo V. il quale con animo grande fece condurre da Bracciano l'antica acqua Trajana per 35. miglia di forme, parte sotto terra, e parte sopra; perciò si dice ora acqua Paola, la quale dopo aver fatto quivi nella gran tazza il suo strepitoso, e maraviglioso scarico per cinque bocche, passa a voltare le mole da macinare il grano, e a far lavorare le ferriere, e cartiere, e poi abbondare fonti e peschiere ne' palazzi, e giardini della Città.
Dietro a questo fonte evvi il giardino de' Semplici eretto da Alessandro VII. per lo studio della bottanica, ed appresso il casino aggiuntovi da Clemente XI. per farvi la dimostrazione.
Porta s. Pancrazio
Proseguendo il cammino verso l'erto del monte si trova a sinistra il giardino Spada, e a destra sopra le vecchie mura di Roma il casino Farnese ornato di pitture di Filippo Lauti, e del Cignani, e accanto evvi la porta della Città. Questa da principio fu detta Janiculense dal monte, in cui sta, e fu aperta, secondo alcuni, da Anco Marzio, secondo altri da Cajo Aurelio Cotta, o pure da M. Aurelio suo germano, che furono entrambi Consoli; perciò dal nome di questi fu pure chiamata porta Aurelia; ed Aurelia fu similmente detta la via, che ne usciva. Indi per la chiesa di s. Pancrazio, che le sta poco lungi, prese il nome moderno, e fu ristaurata da Arcadio e Onorio Imperatori; finalmente da Urb. VIII. fu ornata, come si vede. Uscendo per questa porta, evvi a sinistra la famosa osteria, celebre per il pesce e vino fresco, e camminando per la stessa via, si vede a destra il
Casino del Vascello
Da Elpidio Benedetti Agente di Lodovico XIV. Re di Francia fu eretto questo casino in forma di Vascello, con disegno di Plautilla Bricci Romana; e vi è unito un amenissimo giardino, che ora sono del Conte Stefano Giraud. In mezzo alle due strade fa nobilissima prospettiva il
Casino e Villa Corsini
Dal Pontefice Clemente XII. mentre era Cardinale, fu edificato questo casino, che col delizioso viale fa vaghissimo prospetto nel primo uscire della Città, perchè essendo formato a guisa di giano quadrifronte, da tutte le quattro parti resta aperto; sono in esso de' busti di marmo, e delle pitture a fresco di Giuseppe Passeri. E' notabile, che mesi sono cavandosi accidentalmente nella villa, fu scoperto un cimiterio, e furono trovati due corpi di s. Martiri. Quindi camminando per la via di sotto, che è la Trajana, si vede a destra il casino colla villa Feroni, e poco dopo, l'altro casino Corsini fabbricato sopra l'antico acquedotto fatto da Traiano Imperatore, e dopo il nuovo castello dell'Acqua Paola, si vede a sinistra la
Villa Panfili del bel respiro
E' questa una delle più pregevoli, e magnifiche ville di Roma, non solamente per la sua grande estensione di sei miglia di circuito con lunghissimi viali coperti e scoperti, giardini segreti ornati di statue e bassirilievi antichi, boschetti e parchi per le caccie, peschiere e fontane deliziose; con il gran teatro ornato di marmi e sculture antiche molto considerabili, e giuochi di acqua tanto diversi; e per la stanza pastorale colla statua di Fauno, che colla zampogna in bocca mostra di suonare; ed affinchè la favola venisse avvivata dal vero, evvi dietro la medesima statua un organo, che col moto dell'acqua fa diverse suonate, replicate poi dall'eco, pure fatto artificiosamente: onde estatici corrono gli spettatori alla melodia del suono: ma se non saranno accorti nell'uscire verranno tutti bagnati. Ma ancora e riguardevole questa villa per il nobile casino ornato tanto di fuori, che di dentro di statue, busti, e bassirilievi antichi, e di sommo pregio, distribuiti con magnificenza, e decoro secondo il disegno dell'Algardi; oltre le varie altre curiosità, che a tutti sono fedelmente mostrate dal Custode.
Quindi facendo ritorno all'altra strada di sopra, che anticamente era detta Aurelia, si giunge alla chiesa di cui ora prende il nome.
Chiesa e Convento di s. Pancrazio
Il Pontefice san Felice I. fabbricò quì una chiesa circa l'anno 272. sopra il cimiterio di s. Calepodio già con quella parsimonia, e segretezza, che comportavano que' tempi; ma poi avendo pace la Chiesa, fu da s. Felice II. accresciuta nell'anno 485. e da s. Simmaco I., e poi da Onorio I. ristaurata. Da s. Gregorio Magno fu conceduta ai monaci di s. Benedetto, e dopo di questi ai religiosi di s. Ambrogio ad nemus, e finalmente dal Card. Lodovico Torres nel 1609. fu rinnovata, e poi da Alessandro VII. fu data ai frati Teresiani. Conserva questa la venerabile antichità essendo a tre navi con grosse colonne striate, e co' pulpiti di marmo, detti Ambones, in cui si leggevano l'Evangelio, e l'Epistola nelle Messe solenni. Sotto la confessione sta il corpo del santo Giovine martirizzato nel terzo lustro della sua età, e li ss. Pancrazio vescovo, e Dionisio confessore. Sono ivi due scale, una porta dove s. Pancrazio fu decollato, e l'altra al detto cimiterio di s. Calepodio. È notabile, che in questa chiesa Giovanni XXII. ricevette Lodovico Re di Napoli, ed Innocenzo III. vi coronò Pietro Re di Aragona. Quindi facendo ritorno in Città, e scendendo a drittura della porta, si vedono nel clivo le
Cartiere e Mole da grano
Nel Pontificato di Benedetto XIV. fu eretta la cartiera dal Conte Sanpieri col benefizio dell' acqua paola; e sebbene le carte tanto da scrivere, che da stampare ancora non riescano di buona qualità, può essere, che col tempo riesciranno. Le mole, che le sono appresso, furono erette da Innocenzo X. per maggior comodo del popolo, essendo state dismesse sin dal tempo di Bellisario, il quale introdusse quelle sul Tevere. Sopra di queste si vede il
Casino e Giardino Giraud
A sinistra della chiesa di s. Pietro in Montorio e sopra una punta del Gianicolo sta questo casino con il delizioso, ed ameno giardino; e a piè delle mole evvi il
Bosco degli Arcadi
La celebre Accademia de' Pastori Arcadi, dopo avere goduta per molto tempo la residenza negli orti Farnesiani, finalmente in questa parte del Gianicolo ombrosa e comoda ai loro virtuosi, e nobili congressi, col favore del fedelissimo Re di Portogallo formarono un nobile teatro rurale con capricciose scale, secondo il disegno del Cav. Antonio Canevari. Di sotto a questo vi è la
Fabbrica del tabacco
Per il comodo dell'acqua, che scende dal celebrato fonte dell'acqua Paola sul Gianicolo fu quivi eretta questa gran fabbrica con molti ordigni, che con celerità lavorano tutte le sorte di tabacchi per il consumo dello Stato Ecclesiastico.
Quivi stette alcun tempo il conservatorio della divina Provvidenza per le donne mal maritate; ma poi fu trasportato come dicemmo presso la chiesa di s. Calisto. Evvi però incontro il
Monastero e Chiesa di s. Maria de' Sette Dolori
Da D. Cammilla Farnese Duchessa di Latera fu fondato questo monastero l'an. 1652. per alcune donzelle nobili, ed invalide, che volessero vivere sotto la regola di s. Agostino, ma con voti semplici, e senza clausura. Perciò tengono la loro chiesa entro il monastero, dedicata alla ss. Vergine de' sette Dolori, in cui di particolare evvi il s. Agostino dipinto da Carlo Maratti. Quindi camminando per lo stesso stradone, si giunge altra volta alla
Porta Settimiana
Anticamente questa porta, come dicemmo, stava più addietro, ed usciva verso il Vaticano; ma dopochè s. Leone IV. cinse di mura la Basilica Vaticana, formando una nuova città, rimase in mezzo a due porte tutto quel vasto sito, che è fra il Gianicolo, ed il Tevere, che ora diciamo lungara. Essendo poi da Urbano VIII. stato chiuso con baluardi dalla parte superiore del monte, restarono la Settimiana, e l'altra della città Leonina, che ora diciamo di di s. Spirito, ambedue inutili, ma tuttavia conservano il nome di porte. A' fianchi di questa sonovi due famose osterie, specialmente quella a sinistra, celebre perchè tiene il delizioso albero, sul quale è posta una tavola con seditori circondata di verdeggianti spalliere, e vi si gode il comodo di desinare per una comitiva di dieci persone. Appresso segue il
Palazzo Corsini
Questo magnifico palazzo già de' Riarj nipoti di Sisto IV. fu abitato alla Regina di Svezia, quando venne a Roma per abjurare l'eresia, che aveva professata. Ma dipoi comprato dal Card. Neri Corsini nipote di Papa Clemente XII. fu rinnovato, e cresciuto molto più della metà dalla parte verso ponente con disegno del Cav. Fuga. Fra gli altri ornamenti, che lo rendono cospicuo, uno è la galleria ornata di quadri, quasi di tutti gli autori celebri; l'altro è la Biblioteca ricca di libri e manoscritti rari, con una prodigiosa raccolta delle più famose stampe di uomini eccellenti, legate nobilmente in 400. volumi, e il terzo è la deliziosa villa ornata di fontane, di lunghi viali, e boschi altissimi, con un ameno teatro con portici costruiti tutti di verdure, in cui si tengono le virtuose radunanze degli Accademici Quirini, e sull'alto evvi un magnifico casino di ritiro, da dove talmente si scopre l'abitato di Roma, con tutte le tue campagne, che di lì appunto io presi il partito del gran prospetto di Roma, che ho dato alla pubblica luce. Incontro evvi il
Palazzino e giardino Farnese
Sulle sponde del Tevere, ove si crede essere stati gli orti di Geta, si vede il delizioso giardino col magnifico casino eretto dal famoso banchiere Agostino Ghigi per dare un lauto pranzo a Leone X. con molti Cardinali. Contiene questo nel pianterreno tre gallerie con alcune camere di riposo; nella prima dipinse Raffaella da Urbino il convito degli Dei, con altre favole ajutato da Giulio Romano, Gaudenzio Milanese, e Raffaellino del Colla; i fiori però e frutta intorno alla volta con alcuni animali sono opere di Gio. da Udine. Baldassare Peruzzi, che fu l'architetto della fabbrica, dipinse nella volta della seconda galleria il carro di Diana, e l'istoria di Medusa, con alcuni stucchi finti, ma tanto simili al vero, che Tiziano a prima vista credette che fossero di rilievo, come realmente sembrano a tutti. Si osserva in una lunetta una gran testa fatta di chiaro e scuro, quale si dice essere stata fatta dal Buonarroti per riprendere la maniera minuta di quelle pitture. Sotto il cornicione poi si vede la celebre Galatea dipinta di mano di Raffaelle da Urbino. In queste due gallerie sono in oggi buona parte delle statue e busti che stavano nelle stanze del palazzo Farnese; e ultimamente vi è stata ancora portata la celebre statua di Agrippina, madre di Nerone, che stava negli orti Farnesiani di campo vaccino, come già dicemmo. Nell'appartamento superiore evvi una stanza dipinta da Giulio Romano, ripulita ultimamente coll' assistenza di Carlo Maratta, ed altre pitture sonovi di figure, e di architettura; ma perchè hanno patito, non meritano considerazione: onde passeremo a vedere il vicino
Palazzo di Agostino Ghigi
Medesimamente col disegno di Baldassare Peruzzi fu eretto il palazzo, che siegue al piccolo Farnese: ma perchè lasciato in abbandono, retta ora in stato quasi da rovinare, e serve ad uso di fenile.
Di fianco evvi il passo della barchetta per comodo di quei, che vogliono tragittare il fiume; e dall'altro fianco evvi la
Chiesa e Conservatorio di s. Giacomo
In Septimiana fu detta questa chiesa, dalla vicina porta, e vi stettero per qualche tempo i monaci Silvestrini: ma nell'anno 1626. sotto Urbano VIII. vi fu stabilito il Conservatorio per le povere donne levate dal peccato, le quali vogliono dare ad una vita penitente sotto la regola di s. Agostino. Il s. Giacomo sull' altare maggiore è del Romanelli, e gli altri quadri sono di Francesco Toppa. Incontro evvi la
Chiesa e Conservatorio della ss. Croce
Nell'anno 1615. fu eretta la chiesa insieme col conservatorio da un religioso Teresiano coll'elemosine del Duca di Baviera, e di Baldassare Paluzzi nobile Romano, per collocarvi le povere donne, che renunziate le vanità del mondo, vogliono dare ad una vita penitente sotto la regola di s. Teresa, ma senza voti, e senza clausura. Segue dopo la
Chiesa e Monastero di Regina Celi
D. Anna Colonna moglie di D. Taddeo Barberini rimasta vedova eresse sulla strada della lungara la chiesa e Monastero l'anno 1654. e collocandovi una famiglia di religiose Teresiane, ella si ritirò con esse, e poi piamente vi morì, lasciando erede di molte entrate, e ricche suppellettili la chiesa, in cui si vede il suo deposito ornato di marmi con busto di metallo. Il piccolo tabernacolo sull'altare è ricoperto di lapislazzoli, gioje, statuette, ed altro; il quadro della Presentazione è del Romanelli; del quale è ancora quello di s. Teresia; la s. Anna però è opera di Fabrizio Chiari. Queste Religiose per ispeciale ossequio alla ss. Vergine recitano ogni 4. ore l'antifona Regina Coeli ad un replicato ed artificioso sogno della loro campana, dal che la chiesa ed il monastero ha preso il nome. Segue poco dopo la
Chiesa e Convento di s. Giuseppe
I Chierici Pii operarj edificarono questa chiesa, e la loro abitazione l’anno 1734. colle limosine di Monsig. Carlo Majella Napoletano. Evvi nella chiesa la deposizione dalla Croce opera di Niccolò Ricciolini, e la s. Anna incontro di Girolamo Pesci.
Perchè troppo lontano darebbe il cammino per andare a passare i ponti, fu fatto quasi incontro a questa chiesa il secondo passaggio della barchetta, e più oltre evvi la
Chiesa ed Ospiz. di s. Leonardo, e Romualdo
Molto antica e ricca bisogna dire, che sia stata questa piccola chiesa, mentre da Innocenzo III. fu unita alla Basilica Vaticana. Gregorio XIII. la concedè ai monaci Camaldolesi riformati di monte Corona, i quali avendo rinnovata la chiesa, vi stabilirono il loro ospizio. Incontro a questa si vede il magnifico
Palazzo Salviati
Dal Card. Bernardo Salviati fu eretto questo palazzo con disegno di Nanni Baccio Bigio per darvi alloggio ad Errico III. Re di Francia, e fu detto da Corgna per quello, che vi aveva quella famiglia. Sono ne' suoi appartamenti de' quadri di Leonardo da Vinci, di Andrea del Sarto, di Paolo Veronese, del Caracci, del Domenichino, di Guido Reni, di Carlo Maratti, ed altri, ed ancora delle statue antiche di sommo pregio; evvi ancora un delizioso giardino, al pari dell'appartamento nobile.
Quindi nel vicolo a destra evvi il terzo passaggio della barchetta, e presso la celebre e salubre acqua Lancisiana, ed accanto lo
Spedale de' Pazzi
In piazza Colonna, ove è la chiesa di san Bartolommeo de' Bergamaschi, ebbe principio, come dicemmo, lo spedale de' pazzi da alcuni pii Cristiani l’anno 1560. ma perchè ivi era poco sito, nel Pontificato di Bened. XIII. fu quì trasportato con tutte le sue entrate, e fu unito allo spedale di s. Spirito. A destra di questo si vede la
Porta s. Spirito
E' questa una delle porte della città Leonina, la quale fu rinnovata da Giulio II. quando drizzò la bella strada della Lungara, e prese il nome dal mentovato spedale, che le sta accanto. Fu principiata con disegno del Sangallo, e poi proseguita dal Bonarroti; ma nata fra essi competenza, rimase imperfetta, come si ravvisa. Sopra i baluardi, che quì si vedono fatti da Urbano VIII. per difesa della porta, e città Leonina, evvi il
Casino e Giardino Barberini
Molto delizioso è questo casino per le rarità, che lo adornano, ed ancora per l’altezza del colle, su cui risiede insieme con un amenissimo giardino.
Perchè questo piccolo colle dagli antichi si disse Palatiolum; ciò ha fatto credere, che quì sia stato il palazzo di Nerone, da cui godeva le uccisioni, che si facevano nel Circo di Cajo, detto ancora di Nerone, il quale era, come diremo, dove è la basilica Vaticana.
Proseguendo poi il cammino per la salita appresso i suddetti baluardi, si trova il
Cimiterio di s. Spirito
Dal Pontefice Benedetto XIV. fu su quest' altura eretto il cimiterio per li poveri, che muojono nello spedale di s. Spirito, e vi furono fatte cento sepolture, affinchè ogni tre giorni se ne mutasse una, senza rendere gran fetore. Vi sono de' portici intorno, ed una cappella con disegno del Cav. Fuga.
Camminando poi per l'altra salita incontro alla porta di s. Spirito, evvi in primo luogo il
Conservatorio del P. Bussi
Dal P. Alessandro Bussi prete della Congregazione dell'oratorio con altri preti ebbe principio questo conservatorio l'anno 1703. in una casa presso il consolato de' Fiorentini, ad effetto di collocarvi alcune povere donne, che vogliono lasciare il peccato. Dipoi concorrendovi alcune persone pie con grosse limosine nel 1740. quì furono trasportate nel palazzo del Card. Giori, ed appresso la
Chiesa e Convento di s. Onofrio
Sull'ultima punta del monte Gianicolo verso ponente, e sovrastante alla valle Vaticana, si vede quella chiesa eretta con il convento da Eugenio IV. e poi terminata dalla famiglia Romana de' Cupis. Sebbene essa sia piccola, e di forma gotica, pure è ornata di belle pitture, e memorie riguardevoli. Sulla porta, della chiesa, evvi un immagine della ss. Vergine dipinta dal Domenichino, e altre pitture nel portico laterale. Le pitture nella prima cappella a destra sono antiche; la ss. Vergine di Loreto nella seconda è opera di Annibale Caracci il resto però è di Gio. Batista Ricci; Le pitture nell'altare maggiore, dalla cornice in su, sono di Bernardino Pintorecchio, e quelle dalla cornice in giù, di Baldassare Peruzzi. Il B. Pietro da Pisa nella cappella, che segue è del Calandrucci Palermitano, ed il s. Girolamo nell'ultima è di Michelangelo Ricciolini Romano; e le altre pitture sono di Pietro Nelli. Inoltre vi sono de' sepolcri di marmo, fra' quali evvi quello di Guglielmo Barclai letterato Inglese, di Tarquinio Tasso, e di Alessandro Guidi celebri poeti Italiani.
I Religiosi, che ufiziano quella chiesa, ebbero principio l'anno 1388. dal B. Niccolò da Pozzolo, il quale quì con alcuni compagni si pose a vivere sotto la protezione di s. Girolamo, e vi stettero da Romiti fino all'anno 1568. allorchè s. Pio V. obbligolli alla professione de' tre voti sotto la regola di s. Agostino; e però Sisto V. pose la chiesa nel numero de' Titoli Cardinalizi, e vi aperse incontro la strada. Nel chiostro del convento vi dipinse Vespasiano Strada alcuni fatti di s. Onofrio, e Leonardo da Vinci un' immagine della ss. Vergine; ma la Natività del Signore nella cappelletta ornata di marmi è del Ballano.
Teatro di pii trattenimenti
San Filippo Neri per allettare la gioventù alla parola di Dio, e altresi per allontanarla dalle lusinghe del secolo, soleva nell'alto del giardino di quello convento andare a spasso con li suoi penitenti, e con bella grazia vi introdusse alcune conferenze spirituali, con altri devoti trattenimenti. Perciò i Preti dell' Oratorio ad imitazione del loro santo Fondatore seguitano in ogni festa di precetto dopo il vespro, principiando dal secondo giorno di Pasqua di Resurrezione fino alla festa di s. Pietro Apostolo, a venirvi con gran concorso di uomini devoti, e vi fanno de' sermoni accompagnati con pii trattenimenti. A tal fine hanno eretto nel medesimo luogo, che frequentava s. Filippo tutto il comodo con sedili in forma di teatro, inalberando però sulla cima il segno della s. Croce. Appunto sotto di questo devoto teatro si vede la
Chiesa di s. Francesco di Sales
Nel vicolo accanto alla chiesa di Regina Celi corrisponde questa piccola, ma devota chiesa, e monastero, il quale fu fabbricato sotto Clemente IX. per le religiose istituite dal detto s. Vescovo, e per tale effetto fece venire da Turino le maestre per istabilirvi una comunità di quell'istituto. Ma essendo poco dopo morto il Pontefice, proseguì l'impresa il Principe Borghese colla Principessa sua consorte, e fu dedicata la chiesa alla Visitazione di s. Elisabetta, e però sull'altare maggiore si vede dipinta da Carlo Cesi; il s. Giuseppe però è di Guido Reni, e la statua di s. Francesco di Sales è di Francesco Moratti. Dipoi scendendo giù al basso, evvi il
Palazzo Lanzi
A piè del Gianicolo resta questo palazzo, ed altri casini di varie persone con deliziosi giardini, e nell'alto del monte evvi della medesima famiglia Lanti un giardino, e casino eretto con disegno di Giulio Romano, il quale vi fece alcune pitture, ajutato però da' suoi allievi; e vi sono de' bassirilievi antichi, fra' quali un vaso molto bello.
Benchè il proprio nome di questo colle fosse quello di Vaticano, secondo alcuni glie lo cambiò poi Giano, il quale quivi ebbe la sua Città a fronte del Campidoglio abitato nel tempo stesso da Saturno, perciò, come dicemmo, quello fu detto Saturnia, e questo Gianicolo. Altri però dicono esser così detto, ‘ quod ineum tamquam per Janum populus Romanus primitus transivit in agrum Hetruscum ’, poichè i Romani da questa parte passarono a vedere le ricche, e popolate terre Toscane, dando vera interpetrazione al nome, il quale non vuol dire altro, che passare innanzi. È da notarsi, che nel basso di questo monte, secondochè scrivono Livio, Solino, ed altri fu da un contadino, o coltivator di terra ritrovato a sorte il sepolcro di Numa Pompilio, 535. anni dopo la di lui morte, ed insieme 14. libri cedrati, sette in lingua Latina, e sette in lingua Greca, i quali perchè furono riconosciuti di pregiudizio alla Repubblica Romana, nel comizio vennero dati alle fiamme in presenza del Popolo.

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